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Erennio solo, indi Mirrina, Birria, Materina e uno stuolo di Donne.
Ah! per Roma quadrata! Vengono proprio a questa volta. Vigiliamo l'ingresso.
(si pianta dinanzi alla porta per cui è entrato Catone)
(affacciandosi all'intercolonnio, seguita dallo compagne)
È entrato per di qua. Donne, seguiamolo!
(a Mirrina)
Purchè non sia per fargli il bocchìno!
Olà! che cos'è questo chiasso? Fatevi indietro!
(avvicinandosi sempre più, insieme colla folla)
Con che diritto? È luogo pubblico. Il Campidoglio appartiene a tutti i romani.[86]
Ecco, dirò. Non c'è nessun testo di legge che lo stabilisca. Il Campidoglio è fatto per gli Dei protettori di Roma e pel popolo radunato in giusti comizii, non già per la moltitudine tumultante. Capite? tu....mul....tuan....te! Chi tenta tumulto e sedizione in città, sia punito di morte.
Va là, burlone! Queste donne hanno a parlare di cose più gravi col Console.
(squadrando la sua tunica di schiavo)
E se il tumultuante è di condizione servile, sia battuto con verghe e precipitato dal sasso Tarpeo.
Alla larga!
Che sasso? Che Tarpeo! Vogliamo andare dal Console.
Ah! ricalcitrate? Vi parlerò da pubblico uffiziale. «Se vi pare, allontanatevi, o Quiriti!»
(con gravità)
E se non ci paresse?
Ecco; il «se vi pare» è una locuzione, una formola, introdotta pel rispetto dovuto alla maestà[87] del popolo romano. Così fu stabilito ab antiquo. Ma non ve fidate, perchè se non vi allontanaste colle buone....
(andandogli incontro con gesto petulante)
Che cosa faresti?
Ehi, dico, giù quelle mani! Farei rispettare la legge. La legge è dura, ma è legge.
A me! a me!
(facendosi strada in mezzo alla calca)
Che leggi vai tu sfringuellando? Vuoi, o non vuoi tirarti da banda?
Oh!... Materina!...
Sicuro... sua moglie, o Quiriti, e vedremo se non lascierà passare sua moglie.
Che fai tu qui? Va a casa e medita le Dodici Tavole. Autorità di vita e di morte sulla moglie, è data al marito. Il testo parla chiaro.
Tirati in là colle tue dodici.... Favole! Io l'ho tutte in un calcetto. Figuratevi, Quiriti! Ei non fa che rompermi il capo colle sue leggi. Ma le faremo e le disfaremo noi, le tue leggi! Si comanda noi, oggi, e, se piace a Dio, si comanderà per un pezzo.[88]
Materina, dico! Non mi fate pasticci! Avreste bevuto vino, stamane? Sarà bastone e divorzio.
Bastone a me? Tu hai già sentito qualche volta di quante foglie sieno i miei garofani.
Com'io i tuoi, Mirrina!
Ripudiarmi, poi! Ah, lo volesse Giunone liberatrice, ch'io le porterei un voto largo tanto!
Oh, insomma! La pazienza è stata già troppa e forza dee rimanere alla legge.
Sì, eh? Qua una mano, voi altre!
Tutte
Indietro, olà! Ehi, dico, Quiriti, se vi pare!...
(atterrato Erennio, la turba si scaglia verso la porta e sparisce)
Altro che parere! questo è sentire....
(tastandosi le membra indolenzite)
E il Console che dirà? Suvvia, coraggio, inseguiamole!
(raccatta il fascio da terra ed esce per la porta anzidetta)
[89]