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ATTO TERZO SCENA VI. Fulvia, Annia Luscina, Plauto e Valerio indi Claudia, Licinia, Marzia Atinia e Volusia. |
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Fulvia, Annia Luscina, Plauto e Valerio indi Claudia, Licinia, Marzia Atinia e Volusia.
(Le donne tutte appariranno chiuse dal
capo alle piante nella rica, come Marzia Atinia, essendo di sotto sfarzosamente
vestite. Fulvia sola conserva la sua veste degli Atti antecedenti, e porta in
capo il ricinio.
Del rimanente, le vesti, gli ornamenti e le acconciature delle donne saranno,
salvo la varietà dei colori, e di qualche accessorio, simiglianti al vestiario
indossato da Mirrina nell'ultima scena dell'Atto primo).
(inoltrandosi amorosa verso Valerio)
Hai udito?
Ah! io non sarò che tua, sempre tua!
(facendosi incontro a Valerio)
Che eloquenza, tribuno! Consenti che io ti rapisca agli occhi innamorati di Fulvia, per congratularmi con te. Il nostro sesso non ha mai avuto un più valente campione.[104]
Sì, ma ci ha troppo fuoco. Tempera, amico mio! tempera! Il Console parlerò fieramente; metterà fiamme dal labbro. Tu, sii grave e pacato; riposerai l'uditorio, entrerai nelle grazie dei vecchi, che amano d'esser trattati con ossequio, e ti sarà più agevole il vincere.
(da sè)
Se l'amico mi sentisse a dar consigli di questa fatta contro di lui, sarei bell'e spacciato.
(affacciandosi all'intercolonnio)
(Valerio e Fulvia la seguono, per star ad udir l'oratore, ma spesso guardandosi e sempre tenendosi stretti per mano)
Bolle, come un mare in tempesta! Dei buoni, che furia di sarcasmi!... E' vuol fare di nostra carne rocchi.
Credo che sarebbe eccellente.
Eh, soltanto per metà! mangiatore di donne.
Ah, ecco Claudia coll'altre. Vedi? Ci avresti da farne una indigestione.
(andando incontro a Claudia, a Licinia, Marzia Atinia e Volusia)
Ecco dunque il gran giorno! Ecco l'ora che deciderà della nostra sorte. Il Console ha cominciato la sua invettiva.[105]
Licinia non ardiva accostarsi, fino a tanto fosse qui suo marito.
Bah! adesso siam tutte in ballo. O si vince, o si muore, ma tutte insieme.
(a Plauto)
Tito Maccio, che te ne pare? Siam pazze?
Eh, non dico che siate savissime. Ma alle donne va bene un granellin di follia, un pizzico di capricci. A proposito di capricci, eccone uno. Siete brune come tante larve.
Siamo in gramaglia. Se la legge non casca, ci buttiamo tutte quante in vedovanza.
Anzi meglio; ci si ritira sul monte Sacro.
Come la plebe, per farla in barba ai patrizi.
No, come i patrizi offesi dalla plebe, nella persona di Coriolano.
E di lassù ci piglierete colla carestia; ci affamerete....[106]
Peggio ancora. Troveremo dei Volsci, che ci terranno.
Oh, se li troverete! io lo giuro.
E coi romani, non più pace, nè tregua.
Ma noi, Veturie a rovescio, verremo in lunga fila di supplicanti ad implorare la mercè dei nuovi Coriolani; ci butteremo ai loro piedi, abbracceremo le loro ginocchia....
Non vi concederemo tanta libertà!
Via, via!.. Per fortuna avremo amici nel campo. Eccone uno laggiù,
(additando Valerio, in contemplazione di Fulvia)
che sarà sul monte Sacro.... che c'è anzi fin d'ora. La sua felicità è senza confini. Poveretto! E Marco avrà cuore di dividere quelle due creature, che s'amano tanto?
Ah, vedi? Il Console scende dai rostri!
Che è? Ha finito? Infatti egli è sceso.[107]
E come lo applaudono! Oh brutti!
(traendo Fulvia in mezzo alla scena)
Mia sempre?
Fino alla morte. Va! sii uomo; egli finirà col rispettarti. Ma sii cortese, ossequioso con lui; è mio fratello! Va, va!
(di dentro)
(di dentro)
Il Console ha finito. Chi gli risponde?
(slanciandosi alla gradinata)
(esce)
(di dentro)
Sì, Valerio, tribuno! Ai rostri Valerio!