IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
LETTERA DELL'AUTORE AL TRADUTTORE | «» |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Traducendo ad uso degl'Italiani il mio libro I Martiri del libero pensiero, voi continuate a servire colla penna la causa che difendeste sì valorosamente colla spada. La storia delle persecuzioni che il libero pensiero soffrì, è bene che sia rammemorata in ogni paese, ma principalmente in Italia. Sopra codesta terra che fu la curia del Cattolicesimo, e che è sempre la sede del papato, la potenza sacerdotale esercita anche oggidì un tale impero, che non si potrebbero mai troppo ricordare gli attentati ond'essa in ogni tempo si rese colpevole verso il pensiero ed i suoi più illustri rappresentanti. Il signor Thiers, difendendo alcuni anni fa, innanzi al Corpo legislativo della Francia, la potestà temporale del papa, osava dire che il Cattolicesimo non contrastò mai al progresso dello spirito umano. Questo volumetto basterebbe da sè solo a confutare una sì strana asserzione. Esso dimostra con alcuni esempi luminosi, come la Chiesa romana trattò sempre coloro che si adoperarono ad emancipare l'umano intelletto: ancora dimostra, per verità, quanto tali persecuzioni, come generalmente tutte quelle con cui volle il principio d'autorità soffocare quello di libertà, non poterono impedire il compimento del progresso. Se questo è ciò che il Thiers volle dire, egli sarebbe stato nel vero; ma non si potrebbero render grazie al Cattolicesimo di un tale risultato. La verità si è che la storia del pensiero sotto la dominazione cattolica non fu altro che una lunga serie di persecuzioni e di supplizi.
Il Cattolicesimo del resto non fu, per questa parte, se non la più alta incarnazione dello spirito teocratico o sacerdotale, che sempre si mostrò, come questo libro parimente attesta, quello che è di sua natura, intollerante e persecutore. Un tale spirito appunto, ricomparendo nel seno stesso del Protestantesimo, accese il rogo di Michele Servet; nel secolo scorso perseguitò, in nome delle Chiese riformate del pari che in nome della cattolica, il filosofo Gian Giacomo Rousseau, e a' giorni nostri ancora ritiene quanto può dell'antica sua dominazione. Non sarà interamente affrancata la società se non allora che, mercè del progresso della filosofia, quello spirito non avrà più veruna azione nè sulle leggi nè sui costumi. È questa una delle conclusioni che mi sembrano più chiaramente emergere dalla serie di lezioni che vi compiaceste di voltare nella lingua italiana.
Queste lezioni offrono un altro insegnamento, cioè provano che la filosofia sa anch'essa inspirare l'eroismo, ed i suoi discepoli trasmutare in martiri intrepidi, egualmente ammirabili, se non più ammirabili ancora che quelli di cui il Cristianesimo invoca la memoria per attestare la forza della sua fede.
Finalmente, tra i punti che mi sono proposto di mettere in luce ve n'ha uno pur anco, sul quale io mi fo lecito di richiamare specialmente l'attenzione del leggitore, perchè è la confutazione d'una tesi storica troppo accreditata. Per giustificare o almeno scusare il supplizio di Michele Servet, non si cessa di addurre lo spirito del tempo, e si cita a sostegno di questo preteso fatto, che nel secolo XVI una sola voce, quella di Sebastiano Chastillon, si levò contro quel supplizio. Per l'opposto io provai, co' documenti alla mano, che quella voce non era stata l'unica, che molte altre sonarono insieme con essa, che ne rappresentava essa medesima un gran numero, e che, per conseguenza, lo spirito del tempo non iscolpava il Calvino così pienamente, come si vuole affermare. Questa dimostrazione storica toglie ai difensori del carnefice del Servet il loro argomento favorito; ma non è essa, in compenso, molto più consolante per l'umanità che la trista loro teorica? Sono persuaso che se la storia non si fosse resa complice tanto spesso dei persecutori, potrebbe farsi una dimostrazione simile per tutte le persecuzioni e tutti i supplizi ordinati dal dispotismo, religioso o civile. No, dacchè la coscienza umana si manifestò sulla terra, mai non fu interamente soffocata, mai non rinunziò i propri diritti, mai non si astenne dal protestare contro gli attentati della tirannide. Solo perchè la storia si è ben guardata ordinariamente dal notare le grida di essa, troppo di leggieri si argomentò da questo silenzio della storia quello dell'umanità stessa.
Se le pagine degli annali del genere umano, cui svolge il nostro libro, sono nel loro tutto affliggenti, hanno altresì parti che consolano e fortificano; ed io credo che si cavi gran profitto dal meditarle. Mi rallegro adunque in vedere questo libro passare, mercè vostra, nella lingua italiana, e vi ringrazio del pregevole aiuto che mi date nell'opera del progresso filosofico che esso intende di propagare. La Francia imperiale gli ha chiuse le porte; non è questa una ragione di più perchè le anime libere dell'Italia lo accolgano con favore?
«» |