Maria Savi Lopez
Leggende del mare
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La nebbia, le conchiglie e l'arcobaleno

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La nebbia, le conchiglie e l'arcobaleno

Quasi tutti i popoli della terra credettero che gli spiriti malvagi, le streghe, i maghi, i demoni suscitassero le burrasche. Anche la nebbia, che alzasi sui mari e sugli oceani ad involgere le navi, fu creduta opera di quegli esseri malefici.

Questa credenza dura in certe regioni in mezzo al popolo, e nel paese di Tréguier dicesi che se la nebbia impedisce ad un bastimento di andare per la sua via, danzano in mezzo ad essa certi diavoletti, che si rallegrano quando possono spingere le navi contro gli scogli.

Sulle coste della Manica dicesi pure che in mezzo alla nebbia fitta appaiono certi grossi sugheri neri: sono diavoli che vengono a cercare i naufraghi ed a tormentare i vivi. Nella Bassa Bretagna sono molto temuti i diavoli nella nebbia, perché fanno naufragare le navi. Questi diavoli sono chiamati Poulpiquets o Kernaudons del mare.54

Nel Medioevo si credette pure che le streghe potessero far alzare la nebbia, agitando le onde con certe bacchette che avevano ricevuto in dono dal mare. Uno stregone confessò che Satana, a cagione dei suoi scongiuri, aveva circondato con una densa nebbia la flotta di Giacomo VI per farla naufragare. Un altro stregone fu accusato di aver fatto alzare la nebbia per danneggiare una nave inglese. Vuolsi pure che per far apparire la nebbia basta che Satana getti una palla nel mare.

Non mancano neppure strane credenze e leggende intorno alle conchiglie. Esse furono anche onorate nel tempio di Venere a Gnido; e presso diversi popoli vennero usate nelle cerimonie civili e religiose. I devoti di Vishnou portavano sempre una conchiglia; e nel Giappone, se un pescatore raccoglie nella sua rete delle conchiglie, deve portarle come tributo a Jebis, Nettuno giapponese. Anche i pellegrini portavano nel Medioevo ed in tempi più recenti, alcune grosse conchiglie sui loro abiti da viaggio; essi erano obbligati ad usare quelle che si vendevano nella città di Compostella, in memoria di Sant'Jago, il quale nella chiesa di San Clemente in Roma trovasi raffigurato sopra un antichissimo quadro ed è adorno con certe conchiglie.

I Peruviani conservavano molte conchiglie rare nei tesori dei loro templi; e con preziose conchiglie, secondo certe tradizioni raccolte nei libri sacri degli Aztechi, era adornata una parte del maraviglioso tempio di Quetzalcoatl, nella sacra città di Tula, povera stazione dei primi Aztechi, che acquistò una grandezza leggendaria nella poesia e nelle tradizioni dei Messicani.55 Le conchiglie furono usate al pari dei fiori per manifestare con una specie di linguaggio simbolico gli affetti umani; e nell'Atala, Chateaubriand, parlando di una collana che un indiano attacca al collo della fanciulla amata, dice che eranvi tre conchiglie rosse per significare l'amore; tre di color viola che accennavano ai timori del guerriero; tre azzurre, che rappresentavano la speranza.

In una fiaba dello stretto di Torres i crani del padre e della madre di un certo Sesere, gli consigliano di tenere in casa, se vuole evitare che i suoi nemici l'uccidano, una grossa conchiglia, che abbia la forma di un fuso, e di entrarvi dentro quando, essendo assalito, sarà stanco di combattere, perché nella conchiglia si muterà in uccello. Sesere segue il consiglio ricevuto, nascondesi nell'estremità superiore della conchiglia, che viene rotta dai suoi nemici, mentre egli fugge, essendosi trasformato in un uccelletto nero col petto bianco.56

Nell'Alta Bretagna dicesi che vi sono nel corpo umano tre vermi. Quando un uomo si annega ciascuno di questi vermi penetra in un osso, il quale distaccasi dal corpo del morto. Dopo tre mesi queste ossa diventano conchiglie. A cagione di questa credenza, quando i marinai di quella regione sentono parlare di una persona morta in mare dicono: «Un uomo di meno e tre conchiglie di più».

Certi marinai della Manica dicono che ogni patella è l'occhio di un naufrago; alla fine del mondo spunteranno le ale a queste conchiglie e riprenderanno il loro posto nelle teste alle quali appartennero.57 In certi paesi orientali dicesi che i colori delle conchiglie sono stati dipinti dalle divinità, e credesi che un certo numero di giganti, figli della terra, sono incaricati dalla luna di custodire i pesci del mare, e di inverniciare le conchiglie.58

In altra leggenda affermasi che mentre imperversano le burrasche, le fate passeggiano sulle onde, seguendo la loro regina che naviga in una conchiglia; si credette pure nel Medioevo che le streghe, sedute nelle conchiglie, potessero navigare sul mare, passando senza pericolo fra le onde burrascose. Nell'Alta Bretagna dicesi pure che certe fate degli scogli sono vestite di conchiglie, e, secondo le credenze di altre genti, anche i folletti del mare, specialmente Shellycoat, del quale già tenni parola, portano abiti di simil genere. Sul litorale della Manica certi folletti trovano gusto a collocare sulla spiaggia molte conchiglie che sembrano monete d'oro, per ingannare quelli che le vanno a raccogliere. In Calabria si adoperano certe conchiglie a difesa contro la jettatura. Le donne di Aquila ne portano alcune sulla spalla o nella cintura, e molte di esse sono credute dagli zingari, dagli Eschimesi e da altri popoli amuleti preziosi.

Secondo una leggenda indiana il demone marino Panchejana viveva nel fondo del mare sotto forma di conchiglia.59

Secondo una credenza popolare siciliana le perle e le calamite sono le lagrime dei bambini morti senza battesimo. Ogni sabato un angelo, mandato dalla Vergine, scherza con loro, poi raccoglie in una tazza d'oro le lagrime che hanno versato nella settimana, le muta in perle ed in calamite, e le gitta nel fondo del mare.60

Anche l'arcobaleno vien nominato in certe leggende e diede origine a bizzarre credenze. Nella Groenlandia credesi che sia la strada che conduce alla dimora delle anime, e simil cosa vien creduta dagli Slavi. In Estonia si pensa che sia la falce usata dal fulmine quando insegue gli spiriti malvagi; per certi indigeni americani è uno spirito benefico il quale protegge ed accompagna i naviganti.

In Santa Lucia di Tallano, in Corsica, dicesi che quando appare l'arcobaleno il diavolo beve nel mare. Nella Corrèze si crede che l'arcobaleno si formi sempre sul mare, e di venga spinto altrove dal vento. Per altre genti è un serpente che scende dal cielo per bere nel mare e nei fiumi; questa credenza ritrovasi in Albania, in Romania, in Russia e nella terra degli Zulù. I Nagos, sulla Costa degli schiavi, dicono che l'arcobaleno è un immenso colubro, che vive nell'Oceano: per gli abitanti della Nuova Zelanda è una scala sulla quale salgono i capi delle tribù per andare in cielo. Su di essa salgono collo stesso scopo gl'isolani delle isole Filippine che sono stati uccisi. Nell'Edda dicesi che l'arcobaleno è un ponte sul quale passano gli dei; nell'Austra superiore affermasi che le anime dei giusti, accompagnate dal loro angelo custode, passano sull'arcobaleno per andare nel cielo; e questo ponte mirabile è ben diverso da quello tanto pericoloso descritto in certe visioni medioevali, e che ritroviamo pure, come ricordo di antiche tradizioni asiatiche, nelle leggende degli Americani, anteriori alla scoperta, in cui parlasi dei meravigliosi viaggi fatti dai vivi o dai morti nelle regioni delle anime.

Nella Charente inferiore dicesi che l'arcobaleno pesca quando con una estremità tocca il mare. In certe tradizioni dei Greci vien detto un essere vivente, che mostrasi benefico verso gli uomini, gli animali e le piante, ma punisce chi osa insultarlo. In Serbia , quando l'arcobaleno tocca l'acqua, dicesi che in quel luogo si nasconde una di quelle fate, chiamate Vile, che sono nominate con tanta frequenza nelle leggende slave. Esso è anche detto il ponte della Finlandia, perché quando appare sul golfo di Finlandia par che unisca questa terra all'Estonia. Dagl'Indiani è chiamato l'arco o l'arme d'Indra; in Turchia lo dicono l'arco di Consa, angelo delle nubi; in Portogallo vuolsi che scenda sul mare e sui fiumi per assorbirne l'acqua; secondo certi Negri porta al dio del fulmine, nelle nubi dove questi dimora, l'acqua dell'Oceano.





54 Sébillot, op. cit.



55 Di questa mitica città dirò a lungo nel volume Miti e leggende degl'indigeni americani.



56 Sébillot, Etudes maritimes, «Les coquillages de la mer, les zoophites, les mollusques, les crustacés», Vannes 1890. In questo interessante opuscolo sono raccolte molte credenze superstiziose intorno alle conchiglie.



57 «Revue des traditions populaires», 25 juillet 1887.



58 «Revue d'Ethnographie», Paris 1887. Sébillot, Les coquilles de mer.



59 «Revue des traditions populaires», 25 juillet 1887.



60 Pitrè, Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, vol. XVII, p. 29.



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