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II.
Scrittori che deridessero e sferzassero le mode barocche e le costumanze corrompitrici abbondarono pure nel secolo decimosettimo, ma per arte e per ironia acuta e fremebonda, che fa rammentare il Parini,65, Gabriello Chiabrera superò tutti in due de' suoi sermoni e piú mirabilmente in quello all'amico Jacopo Gaddi:
Gaddi, ch'oggi sull'Istro e per li campi
Della fredda Lamagna ami battaglie
La gioventude, e sia disposta all'armi,
Negar non oso, e negherò via meno
Che dentro i dicchi della bassa Olanda
Dico che nella Fiandra e nella Francia,
E che dovunque il sol mostra i capegli.
Nascono destre da vibrare un'asta.
Da stringere una spada, ed avvi gente
Da piantar palme sulla lor Tarpea:
Tutto vi posso dir; bella fanciulla
Appiattar non si deve, e similmente
Però cosí parlai: ma d'altra parte
Forte contrasterò che né per Fiandra,
Né per dovunque il sol mostra i capegli,
Gente leggiadra mirerai, che agguagli
La leggiadria dell'italica gente.
Chi muoverassi a contraddirmi? E dove
Calzar potrassi una gentil scarpetta?
Un calcagnetto sí polito? Arroge
I bei fiocchi del nastro, onde s'allaccia.
Che di Mercurio sembrano i talari.
Io taccio il feltro de' cappelli tinto
Oltre misura a negro; e taccio i fregi
Sul giubbon di ricchissimi vermigli.
Chi potrà dir de' collarini bianchi
Piú che neve di monte? Ovvero azzurri
Piú che l'azzurro d'ogni ciel sereno?
Ed acconci per via che non s'asconde
Il gruppo della gola, anzi s'espone
Alle dame l'avorio del bel collo?
Lungo fòra a narrar come son gai
Per trapunto i calzoni, e come ornate
Per entro la casacca in varie guise
Serpeggiando sen van bottonature.
Splendono soppannati i ferrajoli
Bizzarramente, e sulla coscia manca
Tutto d'argento arabescati; e d'oro
Ridono gli elsi della bella spada.
Or prendasi a pensar quale è a mirarsi
Fra sí fatti ricami, in tale pompa.
Una bionda increspata zazzeretta
Per diligente man di buon barbiere
Con suoi fuochi e suoi ferri; e per qual modo
Vi sfavilli la guancia sí vermiglia,
Che può vermiglia ancor parer per arte;
E chi sa? forse, forse.... O glorïosa,
E non men fortunata Italia mia,
Di quella Italia che domava il mondo
Quando fremean le legïon romane!...
Nel sermone a Francesco Gavotti il Chiabrera feriva in vece le donne, dubitoso che per le vanità delle mode e per le pompe e i sollazzi, la loro onestà potesse restar «salda in piede»:
....Io rimiro le donne oggi far mostra
Di sua persona avvolte in gonne tali,
Che stancano le man di cento sarti.
Men ricamato stassi infra le nubi
L'arco baleno: io tacerò dell'oro.
Oro il giubbone, òr le faldiglie, ed oro
Sparso di belle gemme i crini attorti.
Negletta fra' suoi veli appar l'Aurora
Sorta dall'Oceáno. Io già non nego,
Che assai sovente la beltà del viso
Fa tradimento alla mirabil pompa.
Or sí fatta donzella è non contenta
Di sua statura, ma levata in alto
Su tre palmi di zoccoli gioisce
Di torreggiare, e per non dare un crollo,
E non gire a baciar la madre antica,
Se ne va da man destra e da man manca
Appuntellata su due servi, ed alza
Il piede, andando, come se'l traesse
Fuor d'una fossa; onde movendo il passo
È costretta a contorcer la persona,
E a ben dimenar tutto il codazzo.
O Democrito antico, ove dimori?
Ove sei gito? A sí leggiadre usanze
Giungi carrozze da città, carrozze
Per la campagna, seggiole, lettiche,
Staffieri, paggi. Il padre di famiglia
I golfi passerà per mezzo il verno
Su frale nave mercatando, ovvero
Con l'armi in dosso seguirà l'insegne
Fra mille rischi, e ne' palazzi alteri
Serva farà sua libertate a' cenni
D'aspro signor, per adunar moneta;
E poi disperderalla in compir voglie
E soddisfar vaghezze della donna?
La donna darà legge? avrà la briglia
Ci voleva proprio il coraggio d'Arcangela Tarabotti per sostenere che le donne del tempo di lei e del Chiabrera erano in tutto schiave agli uomini!