Gabriele D'Annunzio
Isaotta Guttadauro ed altre poesie
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BOOZ ADDORMENTATO

I.

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I.

Ora Booz giaceva, stanco le braccia e il petto,
però che faticato avea molto su l’aja.
Ed or giaceva alfine Booz, presso le staia
ricolme di fromento, ne ’l consueto letto.

Possedea grandi il vecchio campi d’orzo e di grano
al sole; e prosperavano i suoi campi in dovizia.
Se ben dovizioso, era mite ed umano
il vecchio; e incline avea l’animo a la giustizia.

Quando a sera tornavano da le agresti fatiche
carichi di manipoli i mietitori a torme,
ei, vedendo una femmina china cercar ne l’orme,
dicea: — Lasciate, o uomini probi, cader le spiche.

Così, candidamente, lungi da oblique strade,
di probità vestito e di lino, incedeva.
Parean publiche fonti le sue sacca di biade,
però che vi attingeano quanti la fame urgeva.[126]

D’argento era la barba, come rivo d’aprile.
Le femmine guardavano, più che l’ésili e blande
forme di un uomo giovine, quella forma senile;
però che l’uomo giovine bello è, ma il vecchio è grande.

Il vecchio, risagliente a le origini prime,
entra nelli anni eterni, esce dai malcerti.
Al giovine una fiamma brilla ne li occhi aperti,
ma ne li occhi de ’l vecchio è una luce sublime.

                      


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