Gabriele D'Annunzio
Isaotta Guttadauro ed altre poesie
Lettura del testo

0

EPODO

RILEGGENDO OMERO

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

                       RILEGGENDO OMERO

A GIULIO SALVADORI

I.

Son paghi i voti miei. Divin custode
ondeggia innanzi a la mia porta il mare.
Canta, grave e soave: il suo cantare
ha un’ignota virtù su l’uom che l’ode.

Qual gregge, con un lento digradare
scendon li olivi a le ricurve prode;
in su ’l meriggio la pia selva gode
le chiome ne la queta onda specchiare.

Son paghi, o amico, i voti miei. Conviene
Omero ne’ giocondi ozi: non cede
pur la sua voce a ’l grande equoreo coro.

Quale il Sole per l’alte aure serene,
fulgido, lungo i liti Achille incede
ne la lorica tutta quanta d’oro.
[281]

II.

In vano, in van tra le colonne parie
de ’l mio sogno di lusso e di piacere
le bellissime forme statuarie
ridon pur sempre. — O sacre primavere

de l’arte antica, o grandi e solitarie
selve di carmi ove raggianti a schiere
passan li eroi, ne l’arida barbarie
de l’evo or chiedo splendami a ’l pensiere

la vostra luce! — Troppo in un malsano
artifizio di suoni io perseguii
a lungo de l’amor le larve infide.

Ora un lucido senso alto ed umano
me invade, poi che novamente udii
cozzar ne ’l verso l’armi de ’l Pelide.
[282]

[283]

 

[284]

                      


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2013. Content in this page is licensed under a Creative Commons License