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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
. . . . su da la
tenebra
crescea per l’arti de la maga tessala,
porgendo la man nivea.
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Ora è muto il
selvaggio paradiso
già costumato a la tua signoria.
Dov’è la voce onde l’anima mia
e la selva tremavan d’improvviso?
Pavidi, in tra la
selva umida e fresca,
correano a quella voce i cavriuoli.
Splendean miti ed umani
li occhi a l’ombra in guardarti; ed i figliuoli,
alti e biondetti, sen venìano a l’esca
de ’l cibo, come a ’l pan giovini cani.
Forte ridevi tu quando a le mani
i lor teneri denti
ti mordevan con piani incitamenti.
Tra la fronda eran queti li usignuoli
ed i frassini intenti
ascoltavan salire il dolce riso.
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Quando più ne’
profondi orti le rose
aulivano per l’aria de la sera
e mesceasi a quel lor tepido fiato
sapor di miele da’ pomari d’oro,
venne Isaotta un tempo a le mie braccia,
candida e mite quale a maggio luna.
Non sì dolce chinò
li occhi la Luna
su ’l suo vago sopito in tra le rose
Endimïon, tendendo ambo le braccia,
(splendeva il Latmo a la vermiglia sera,
cui bagnano i ruscelli in vene d’oro:
sol de’ veltri s’udia l’ansante fiato)
com’ella sovra me.
Caldo il suo fiato
io sentìa su ’l mio volto, ed a la luna
vedea brillare la cesarie d’oro
cui cingevano i miei sogni e le rose.
Fulgida aurora a me parve la sera,
ne ’l cerchio de le sue morbide braccia.[77]
Dolce cosa languir
tra le sue braccia!
Dolce, languendo, bevere il suo fiato!
Voci correan d’amor per l’alta sera;
e bramire s’udian cervi a la luna
da’ chiusi, e Agosto a l’ombra de le rose
cantar soletto in su la tibia d’oro,
e a quando a
quando, come in vaso d’oro
pioggia di perle, da le verdi braccia
de li alberi che misti eran di rose
le odorifere gomme ad ogni fiato
d’aura cader su’ fonti ove la luna
piovea gl’incanti de l’estiva sera.
O donna ch’anzi
vespro a me fai sera,
cui Laura è suora ne le rime d’oro,
deh foss’io, come il vago de la Luna,
addormentato, e alfin tra le tue braccia
mi risvegliassi e bevere il tuo fiato
potessi ancora, in letto alto di rose!
Tu la Bella vedrai
diman da sera
e a lei ricingerai le chiome d’oro,
canzon, nata di notte senza luna.
QUI
FINISCE IL LIBRO D’ISAOTTA.
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