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L'INFANZIA | «» |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
La mia educazione di bambino fu alquanto sommaria, affidata, come succede, a me stesso.
Mio padre e mia madre avevano un piccolo commercio. Lavoravano diciotto ore al giorno. Il mio avvenire era il loro pensiero dominante. Nel presente invece godevo della mia libertà, correvo per i campi e lungo le rive del fiume. Da questa vita di campagna non nacque in me nessuna tendenza idillica. Il sentimento piú profondo che la natura mi ispirò fu allora di mistero e mi valse come un richiamo alle mie meditazioni. In genere prevaleva in me il senso dell'avventura umana. Per adattare un linguaggio estetico a un tempo in cui io letteralmente non sapevo cosa fosse la poesia direi che io mi trovavo nel mondo dell'epica e della drammatica; della lirica capivo soltanto la forma gnomica.
In casa non potevo non sentire due preoccupazioni che a mio padre e a mia madre toglievano il sonno. L'impegno del loro lavoro era di arricchire e arricchire non soltanto per trovare la vita piú facile ma per tener alta la testa, permettersi e permettermi una vita dignitosa. In quanto a me essi pensavano di dovermi dare un'istruzione, quella che essi non avevano potuto avere. In tutte le imprese di mio padre l'audacia e la bellezza dei suoi progetti [...]
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