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COMMIATO | «» |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
L'ultima visione di Torino: attraverso la botte di vetro traballante che va nella neve: dominante l'enorme mantello del vetturino (che è l'ultima sua poesia). Saluto nordico al mio cuore di nordico.
Ma sono io nordico? e queste parole hanno un senso? Valgono per la polemica queste antitesi dottrinali, e anche di gusti, di costumi, di ideali. Mi sentirò piú vicino a un francese intelligente che a un italiano zotico, ma quando mi proporrò delle esperienze intellettuali, quando li guarderò per la mia cultura. Ho sentito in Saffron Hill come io sia ancora attaccato alle cose umili, alla vita della razza. Io sento che i miei avi hanno avuto questo destino di sofferenza, di umiltà : sono stati incatenati a questa terra che maledirono e che pure fu la loro ultima tenerezza e debolezza. Non si può essere spaesati.
Tilgher dice che è meglio un paese civile. Ossia pensa che potrà fare meglio i suoi articoli. Egli ha rinunciato a ogni altra risonanza. Io sento che la mia azione altrove non avrà il sapore che ebbe qui: che le sfumature non saranno intese; che non ritroverò gli stessi amici che mi capivano.
Il cinismo era una difesa contro il sentimentalismo che ripugna al mio ideale virile. Ma io sarei desolato se la mia vita si riducesse a una rigorosa esecuzione d'un piano e se non avvertissi in me, difficile a dominare, nei momenti piú difficili, il tumulto della vita interiore e l'ansia degli affetti.
Il senso del fato – non come punto di partenza, ma come indifferenza alle vicende – quando si è sicuri di sé. Non m'importano i risultati perché li accetto come misura della mia azione, di me (un'altra misurazione della volontà sarebbe complicata e impossibile). Il segno: essere se stessi dappertutto. Naturalmente non bisogna [essere] isterici e si può essere tranquilli solo se non si cercano delle conferme. La concezione della vita come serie di esami è stupida: tutto si riduce invece all'aver credito, al non aver bisogno di esami perché si è qualcosa (si intende sempre socialmente).
«Questa pagina non fu scritta per essere pubblicata. Fu trovata in un taccuino, che Gobetti portò con sé a Parigi: è, si vede, una confessione, affidata a rapidi appunti delle impressioni provate lasciando l'Italia. È perciò una delle ultime cose scritte da lui: e rivela quell'intimità dell'animo suo, che gli amici conoscevano o indovinavano, ma che egli amava celare sotto il serrato gioco della dialettica o sotto la polemica implacabile».
Col titolo L'ultima visione di Torino questo «commiato» apparve trent'anni dopo, nell'edizione piemontese de L'Unità (16 febbraio 1956).
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