Libro

  1    1|         ricchi e poderosi uomini,  come a grossi pesci, gittar
  2    1|           miei piú freschi giorni  giovenilmente dattorno al
  3    1|           sto, affaticare debbia,  come quelli che molto bene
  4    1|         aquila sui vanni al cielo  divinamente poggiando vola.
  5    1|      attempati fanciulli, i quali  fattamente hannomi tenuto
  6    1|        giudicio castigate oppure,  come poco gradevoli e molto
  7    1|          egli posto a trattare un  profundissimo suggetto non
  8    2|           Padre alleggi e molci,~  che ’l suo braccio armato
  9    2|         spezza.~ Se m’alzi dunque , se sí mi folci~ ch’io di
 10    2|           Se m’alzi dunque sí, se  mi folci~ ch’io di Giovanni
 11    2|     imprima;~ ché chi vedrá di me  duro scempio~ lacrimar poscia
 12    2|           ad ascoltar lor carmi,~  che dal sonno mal puotei
 13    2|   ritrarmi.~ ~9~ ~Bello m’apparve  l’aspetto loro,~ ch’esser
 14    2|        qual con ripe a’ fianchi è  patente,~ che gir ben cento
 15    2|         cosa bella~ destin lor è,  come Dio fermollo,~ e quinci
 16    2|          buchi e ciò che asconde~  come al lampeggiar de l’
 17    2|         in mano~ donde si paga in  lunghi anni il fio.~ Queste
 18    2|          ch’uscir ne dovea cagion  forte~ d’unirsi a l’uomo
 19    2|     superbo il fren di legno,~ ma  ricalcitrò, che Teti offesa~
 20    2|           le vene~ a lui di mosto  che ne giacque ebro,~ schernito
 21    2|            Evvi Eliseo di santitá  chiaro,~ per cui piú morti
 22    2|          vita privo.~ Evvi Michea  poco al suo re caro,~ dal
 23    2|   giardino a diportarsi,~ solinga  ch’in fuor da l’alte stelle~
 24    2|      donne segua la vanarte,~ ma  di legge l’osservate carte.~ ~
 25    2|           e d’onorato nome~ a lei  occultamente sian entrati.~
 26    2|        lascivo~ credendo uscir di  canute teste,~ ha di morto
 27    2|     questa ria Susanna,~ la qual ( come aggiunta noi l’avemo)~
 28    2|      deggio, deh, Signore,~ muoia  il corpo, e vivo sia l’onore! –~ ~
 29    2|         sassi.~ Non antro è nigro , non speco orrendo~ che ’
 30    2|         Lateran fia indegno~ d’un  limato e universal ingegno.~ ~
 31    2|     gentil, Vinegia vaga,~ che di  belle piante il ciel v’appaga!~ ~
 32    2|         ora~ che Giambattista fe’  gran discorso~ (di Giambattista
 33    2|        croce l’onorata soma~ e da  lungo oblio giá l’alme dèste,~
 34    2|         il corpo in cui traspare~  come sol nel vetro e rifermato,~
 35    3|         parlava e con le ciglia;~  che stan muti e fuora di
 36    3|  gravidezza gli mostrò l’effetto~  come fuor potevasi veder.
 37    3|        degli santi ministri a noi  fidi~ fu Gabriel veduto
 38    3|    precipizio~ la prima donna per  lieve cosa,~ dissegli Dio: –
 39    3|       sfrondi e strugga il nostro  bel fiore!~ Se questo avien
 40    3|           sospetto,~ ché vede lei  ritrosetta e schiva~ di
 41    3|          ciel posseder debbia, ma  come~ sposa d’un fabro,
 42    3|       seme,~ poi c’ho qui meco un  gravoso incarco~ (gravoso
 43    3|        umil desio~ ha risguardato , ch’esso fu degno~ di sollevarmi
 44    3|           col suo Signore e vedel  presente~ se ’n vetro fosse
 45    3|         sian ver’ lor figliuoli)~  disse al padre: – Mal può
 46    3|       poscia il prega~ ch’a brame  sfrenate metta freno;~ ma
 47    3|          che fosti nel condurmi a  empia sorte!~ ~65~ ~Or,
 48    3|         ministre siete al torto e  leggiadre;~ ma troppo l’
 49    3|          donde figliuol mi nome:~  vissi contra te malvagio
 50    3|          coporci de l’inferno,~  del ben privo come del mal
 51    3|       perché, anzi ’l dato anello  feconde,~ s’accorge esser
 52    3| intercetti~ questi mistier d’amor  singolare. –~ Cosí l’angelo
 53    3|         fu, non è, non fia spirto  degno,~ che giunga ov’ella
 54    3|            trionfando a Colui che  la lascia~ per scioglier
 55    3|     raccolse il figlio e al petto  sel tolle~ copertolo nel
 56    3|      tanto adorna.~ ~107~ ~Ma non  tosto giú posato l’have~
 57    3|          la prigion d’Egitto,~ fu  che ’l Re del ciel discese
 58    3|         l’insidie~ de l’aversario  l’avisa e desta;~ vedi la
 59    3|          ove traviene un Redentor  degno!~ Ecco di Dio s’è
 60    3|          s’è liberal natura,~ che  se stesso ti si dona in
 61    4|           i Cesari feroci,~ ch’un  fral sesso al tribunal davante~
 62    4|         catenata in Campidoglio:~  sempre spiacque a Dio de’
 63    4|          contra lor aversari), fu  adorno~ d’ira, di rabbia,
 64    4|      pensier crudel e avaro,~ han  le cose a mano, se le chiavi~
 65    4|          d’ogni parte la citade,~  come a cosa che di rado
 66    4|          e porte;~ non è pertugio  nascosto e ombroso~ ch’entro
 67    4|          i tamburri han suono!),~  aman d’esser nomati e d’
 68    4|          possente,~ che, come fu,  sempre fia leggero~ e comportabil
 69    4|           di noi conviene a un Re  immenso~ ed onorarlo d’oro,
 70    4|          ché non si crea~ pensier  folle in questo petto e
 71    4|             E pur, se in questo è  di mente ottusa,~ ch’un
 72    4|         vuol ciò mandar che l’uom  la consiglia,~ mena d’ancille
 73    4|    succede:~ ma l’unica bontá non  ti serra~ di chi rival tuo
 74    4|         voglie sue lontane vanno~  da coteste cure, ch’ove
 75    4|      scorno e tal emenda,~ che di  bel, che di sí altier corsèro,~
 76    4|             che di sí bel, che di  altier corsèro,~ levatagli
 77    4|     pugnali e spade~ di qua di  l presono a ferire,~ tal
 78    4|        preghi~ che d’una ripa giú  lo trabocchi~ o per pietá
 79    4|        svergognata prole!~ Qual è  vil viltá che non t’avanze?~
 80    4|           fosse carco,~ cacciolla  ch’al passo la ritenne;~
 81    4|         vedere~ ciascun potea, da  bel corpo tratto.~ Giá non
 82    4|             del qual non altri fu  fido unquanco)~ investigar
 83    4|        unquanco)~ investigar vuol  da lunge e presso,~ ch’alfin
 84    5|   poetando chiamaste di lontano,~  ch’a voi giunser l’altre
 85    5|          l’adulterio,~ invagitovi , che, fastidito,~ non piú
 86    5|     puoter fare?~ Qual intelletto  deliro e stolto~ non conosce
 87    5|          Acheronte aperto.~ Non è  forte cor, non sí feroce~
 88    5|           Non è sí forte cor, non  feroce~ ch’udendo lei non
 89    5|         stracco~ di tolerare omai  dura fronte!~ Non popol
 90    5|          macola ch’imbruni~ senno  bianco e vitaperfetta,~
 91    5|            sennobianco e vita  perfetta,~ arco di veritá,
 92    5|          di stupri carca.~ Questo  lordo e abominevol atto~
 93    5|    toccarla~ e, se ben tosto d’un  rio diffetto~ non ti sciorrai,
 94    5|          inanti,~ perche non v’ha  folta e scura nebbia~ ch’
 95    5|        viole.~ ~38~ ~Dico che non  tosto il gran profeta~ fu
 96    5|            essempio trar di forma  perfetta.~ Come pittor che,
 97    5| pargoletto,~ che far debbe di noi  gran conquasso~ quando muorendo
 98    5|            nel ben da noi perduto  gioioso.~ Esser può dunque
 99    5|          e l’altre note~ discerno  come discerner soglio)~
100    5|           Ho pur – dissetenuta  la traccia~ per questi boschi
101    5|        sotto le nebbie solevollo~  come augel rapace fa d’un
102    5|         mentitor chi proferilla,~  ch’essa in guisa di preclara
103    5|          Onde, quel viso e guance  leggiadre~ del celeste dongello
104    5|           se non somma bellezza a  bell’alma.~ ~88~ ~Ma sopra
105    5|          seguaci:~ empiene i vasi , che senza fallo~ può spegner
106    5|          fu questo~ il primo, che l fece manifesto.~ ~106~ ~
107    5|           manifesto.~ ~106~ ~D’un  gran fatto il grido non
108    5|           gesti mai, non modi mai  belli,~ non vider volto
109    5|       belli,~ non vider volto mai  onesto e raro:~ però da
110    5|       Padre suo con esso.~ ~112~ ~ che, dapoi che del maestro
111    5|          mi trapunse~ il cor d’un  suave ardente strale,~ ch’
112    5|            Tal ch’essi, di stupor  come insani,~ dicevan l’
113    5|      imprese:~ or quando d’idiota  alto ascese? –~ ~117~ ~Ma
114    5|         volea,~ l’han per profeta , ma qual rifiute~ la patria
115    5|         in sabbia,~ perché non è,  come non fu unquanco,~ patria
116    5|         voler lontana il vostro,~  che ’l mi’ oprar non v’apre
117    5|         strania~ il dottor vostro  gentile apprezza:~ fatt’
118    6|      Faraon scampar la furia,~ né  leggeri paiano i rammarichi~
119    6|   guiderdone il simile potranno,~  che del ciel fian degni,
120    6|        artigli~ vanno acquetando,  ch’alfin si scuopre~ la
121    6|           valle.~ ~17~ ~Son genti  conforme a bestie tanto,~
122    6|         conforme a bestie tanto,~  l’altrui pace a disturbar
123    6|       vostro dolce o sia severo,~  come il tempo e ’l luoco
124    6|     bontate~ (io parlo agli altri  come a’ giudei),~ diròvi
125    6|        Qual popol, dite, prego, è  ciecato,~ ch’a questo far
126    6|            Ma s’alcun forse trovi  perverso~ che teco ingiustamente
127    6|           alquanti cespuglietti,~  veramente fecer sí che piena~
128    6| cespuglietti,~ sí veramente fecer  che piena~ debbian portar
129    6|          mordaci vermi~ ti rompon  per ch’aggio mente buona? –~
130    6|          Padre mio non piace:~ se , di’ «sí»; se no, di’ «no»:
131    6|           non piace:~ se sí, di’ «»; se no, di’ «no»: poi tace!~ ~
132    6|           giurar; ché, senza,~ o «» o «no» che dica, avrai
133    6|  forsennato~ ch’esser si persuade  prudente,~ che col vigor
134    6|    pazienzia l’onta si sopporte;~  che voi d’ogni mal quantunque
135    6|            colui che fa tant’opre  leggiadre?~ Dio vuole che
136    6|      alzaron le fiammelle~ lucide  ch’arder parea quel lito;~
137    6|       degli occhi, quei mentozzi~  sconciamente mossi, e quegli
138    6|        alma al paradiso~ è dritta , però non stretta poco:~
139    6|          l Largitor de’ beni ti è  amico,~ ch’agli usci altrui
140    6|      tempo de’ piaceri,~ malvagio  che gli negò ben spesso~
141    6|              Questi  nostri son  corti,~ van come nebbia,
142    6|          108~ ~Dimmi, dottor, che l costui diffetto,~ come
143    6|           è molesto o fiero;~ non  però ch’a l’ostinato e vano~
144    6|        frutti lor ben conosciuti~  come s’ha di mal nasciuta
145    7|         di natura.~ ~2~ ~La qual,  come d’ocio non amica~ e
146    7|         di quelle stampe ascose;~  come chi qualch’orto a far
147    7|     riesce,~ ornate di befrutti , ma schietti~ non fian s’
148    7|        salita;~ ma risospinsi lor  come vani~ cui sol per gloria
149    7|           chiuso vuoi che dorma:~  veramente non ha teco luoco~
150    7|          Bontá gli applaude, e va  baldo~ che non si duol,
151    7|            20~ ~Stette a quel dir  giusto Veritade~ in vista
152    7|    piaccia!)~ mondarmi d’esto mal  dispettoso,~ deforme sí,
153    7|           sí dispettoso,~ deforme , ch’ognun m’aborre e caccia:~
154    7|          mosso a diletto d’una   pura:~ non torce il ciglio
155    7|         arme usato,~ in cui la   abonda che trabocca,~ e
156    7|        belle,~ ch’ad ubedirvi son  pronte e snelle! –~ ~42~ ~
157    7|     funesto, il qual vedea~ fatti  degni, e pur non gli credea!~ ~
158    7|       Abramo vostro padre,~ donde  altieri a voi stessi piacete,~
159    7|        avrá chi solamente crede,~  come a simil segno l’opre
160    7|          opre vane~ van senza ,  son fra lor germane. –~ ~
161    7|        trova!~ Abbia pur fede che  ratto monda~ sará! Chi a
162    7|        Come fu questo? e chi è di  alta mente~ ch’intenda ben
163    7|         che ’n lor fosse un animo  forte,~ che fra le turbe
164    7|         la spica in su lo stelo,~  come suol sbrigarsi a man
165    7|        sicuri,~ ed il granaro mio  rempierete,~ ch’al molto
166    7|          passion? Quei di dolore~ l cor m’han stretto, che
167    7|          l’affanno mio, ch’udirmi  ti spiace?~ Schiudi le orecchie,
168    7|        non vien degli atti miei,~  che téma e vergogna mi richiama~
169    7|        che tua , tua constanzia  mi piace,~ che sana ti è
170    7|      citadin gli apron le porte,~  come a lui c’ha quanto vuol
171    7|         la spinosa selva~ stridon  forte, che l’orecchie sorde~
172    7|     tiranni:~ spento carbon non è  negro e inchiostro,~ com’
173    7|          vasallo~ del d’ogn’error  dottamente pieno),~ omai
174    8|          menzogne t’ha consulto;~  che rimanti pur, ch’io non
175    8|          onda eguale,~ tranquilla , ch’andar senza rumore~
176    8|      volto:~ – E perché avete voi  gran spavento?~ e qual tiranno
177    8|        vostra : chi la vi rade~  di leggér dal senso? chi ’
178    8|        aspetto~ vider le facce di  brutte in belle;~ non è
179    8|          suono, il qual rimbomba~  d’ogn’intorno e sí va su
180    8|      rimbomba~ sí d’ogn’intorno e  va su da l’ima~ valle a
181    8|       amara: – E perché affretti~  l’opre inanzi tempo e tai
182    8|          gaderani a fede,~ bestie  lorde agli demòn concede.~ ~
183    8|            Però ch’al nunzio d’un  picciol danno~ non s’avisâr
184    8|     davanti a lui come concordi,~ l pregano, per Dio, che
185    8|         proclivi);~ e nondimeno è  ciascun del fedo~ suo porco
186    8|    tuttavia, gli crebbe~ la turba , che non quell’ampio luoco,~
187    8|          con propri occhi vedonlo  ratto~ volar sotto l’incarco
188    8|     accorto,~ e con un guardo sol  l’ebbe morto.~ ~65~ ~Non
189    8|        vita.~ ~67~ ~Era di caritá  omai salito~ a quell’altezza
190    8|       farisei non portâr questo,~  come oltraggio in legge
191    8|         ne vien bianco:~ donde fa  che, se non interrompe~
192    8|     stizza e con parlar la sfoga~  come or fece l’empia sinagoga.~ ~
193    8|         si vanta, è dato,~ perché  laido e misero tragitto~
194    8|              dove onor e gloria  s’acquista,~ cercavan, come
195    8|        acqua un guazzo~ giú versa , che i fior s’acchinan spenti;~
196    8|       alpe,~ ch’or givano tanton’  come talpe.~ ~118~ ~Tant’
197    9|      scorrendo il mondo tutto; ne  interno~ né lido è sí riposto
198    9|          ne sí interno~ né lido è  riposto od antro o tomba~
199    9|         audaci lingue e sciolte:~  parla, e s’ode che ’l rinchiuso
200    9|  abbracciâro, nuovo amor incese,~  che a parecchi segni manifesto~
201    9|       vita~ gli avea da la ragion  allontanati,~ ch’a’ lumi
202    9|        tarlo!~ E ’n ricompenso di  degne prove,~ d’opre sí
203    9|           sí degne prove,~ d’opre  nuove, cercan lapidarlo;~
204    9|         che poi non congiurasse;~  che la veritá d’un maladetto~
205    9|         intenda~ di quel picchiar  forte la cagione,~ ma cauto
206    9|      spolpe,~ per sue non giá, ma  per nostre colpe.~ ~21~ ~
207    9|         sorto.~ Alcun de’ farisei l guarda in bieco~ e cercalo
208    9|        senza lor puoter serbare,~  come quel ch’era del Padre
209    9|          manto di dottrina, e son  felli,~ che solo è l’arte
210    9|           men glorificati,~ avran  come stella ciascun pelo;~
211    9|          siete a tôr de le decime  caldi~ di menta, ruta, aneto
212    9|           farisaiche invidie;~ ma  corrotta è lor natura e
213    9|     corrotta è lor natura e rea,~  dure ed ostinate lor perfidie,~
214    9|           per l’orma,~ e ne verrá  forte, che per soma~ si
215    9|      spira, ove gli grada,~ turbò  la citá mentre vi arriva~
216    9|           sgombrato.~ Non uomo fu  altier, non sí gagliardo,~
217    9|        Non uomo fu sí altier, non  gagliardo,~ che nol temesse
218    9|        non è che non s’appulcri,~  come i bei, ma putridi sepulcri.~ ~
219    9|          e prodi,~ ritorna in lor  come in vecchia sede,~ ove
220    9|          monda,~ s’ha ritrovata e  superba ed alta,~ ch’ivi
221   10|            s’aveste occhi a mirar  duro scempio~ di Chi formovvi
222   10|          abitator di lei, ch’ebbe  pronte~ le mani a batter
223   10|      amore~ a quel d’un servo che  lordo pute,~ a che ’l vendi
224   10|         merto;~ di che s’attrista , che ’l vivo sangue~ stillava
225   10|     Mastro assai conforme a lui,~  che lo sceglian ben fra
226   10|    addenti;~ ma fiero alán non ha  forte ungione,~ non pel
227   10|           forte ungione,~ non pel  rabuffato e lunghi denti,~
228   10|      esser punita.~ ~26~ ~Ma quei  come statue immoti stanno:~
229   10|       come statue immoti stanno:~  dentro ’i rode un paventoso
230   10|          lor gli aduna,~ il qual,  come cavaglier provato,~
231   10|         del gran mondo~ a un atto  negletto sottomise?~ Atto
232   10|       Superbia uccise,~ la uccise , ma ravvivisse allora~ che
233   10|          l’ha da saper, se vaghi~  sempre ne la legge i pensier
234   10|          legge i pensier hai,~ se  d’esterna maiestá t’appaghi,~
235   10|       servo una guanciata!~ ~61~ ~ veramente non parrammi strano,~
236   10|        caro~ un atto ebbe a veder  temeraro?~ ~62~ ~Dionisio
237   10|        donde una fiamma lampeggiò  forte,~ che spinse Pietro
238   10|            che per vil prezzo il «» pel «no» diranno,~ che,
239   10|         fiore,~ uscitasi di parte  mal netta,~ va de l’antica
240   10|          quando cosí bell’uomo in  vil scorno~ videsi addure,
241   10|         spiacque:~ mosche non van  spesse al mele intorno~
242   10|   dispettose!~ Qual causa v’insta , che vostra rabbia~ in un
243   10|         96~ ~Mosso da leggerezza,  gli chiede~ che ’n sua presenzia
244   10|            Voi che gelosia~ avete  di legge, vostra moglie,~
245   10|         fassi~ condurre avanti un  gentil prigione,~ che ’ntenerire
246   10|    cagione~ del  pascale, a lor  singolare.~ Stanno da settemillia
247   10|          infido~ a chi ti leva di  lunga ambascia!~ Ma tosto
248   11|        vermi,~ ché i giorni ad ir  presti ne divora!~ Ite ancor
249   11|         Dogliadicea, – la qual  dura mi angi~ e di quest’
250   11|           lodarti che mi frangi,~  ch’altre doglie eguarsi
251   11|       colpa, poi ch’un Redentore~  degno vien lei tôrre in
252   11|         duol ch’io porto,~ acerbo , che chiuso fuor nol piango!~
253   11|        sanati siamo.~ ~18~ ~Ad un  fier spettacolo non puote~
254   11|          il car nipote~ c’ha vita , ma morta piú che viva.~
255   11|            di furia pieno~ contra  alpestri cuor, sí dure teste:~ –
256   11|          contra sí alpestri cuor,  dure teste:~ – Ecco ’l re
257   11|           ch’oggi, coperta~ sotto  puro, bianco e schietto
258   11|         chiude il passo,~ ché dir  occulte cose non mi lece;~
259   11|       segue e fa lamento~ dirotto , che par tempesta e vento.~ ~
260   11|       beate,~ voi sol contente in  maligna etate! –~ ~43~ ~
261   11|  pestilenzia ed arme astretto~ fu , ch’al suo figliuol come
262   11|   Redentor, giá lasso,~ giá debil  per lo soverchio peso,~
263   11|          a sdegno~ fra sé di quel  grosso e sconcio legno.~ ~
264   11|           Tibro al ver Giordano;~  scossegli di nebbia il cor,
265   11|    antichi audaci cuori e fieri?~  veramente un Cristo sí vi
266   11|            Sí veramente un Cristo  vi spegne~ il consueto ardir,
267   11|        mancanza~ sendone ingrate,  che l’iraconda~ del ciel
268   11|        pena avanza,~ lor caccerá,  come turba immonda,~ del
269   11|         ch’or sonomi tant’empie e  ’ndiscrete!~ Padre, ti prego,
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