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Quando muore triste il giorno,
e ne l'ombra è la prigione,
de' reietti e de' perduti
intoniamo la canzone.
La canzone maledetta
che ne' fieri petti rugge,
affocata da la rabbia,
che c'infiamma, e che ci strugge.
La canzon, che di bestemmie
e di lacrime è contesta;
la canzone disperata
de l'uman dolore è questa.
Noi nascemmo, e – fanciullini,
per il pane abbiam lottato,
senza gioia di sorrisi,
sotto un tetto sconsolato.
Noi soffrimmo, e niun ci volse
un conforto, o porse aìta,
niuno il cor ci ritemprava
a le pugne de la vita.
Noi cademmo – e, giù sospinti,
rotolammo per la china–
supplicammo, e de li sdegni
ci travolse la ruina.
Or, crucciosi e senza speme,
qui da tutti abbandonati,
maledetto abbiamo l'ora
ed il giorno, in che siam nati,
Ma su voi, che luce e pane
a noi miseri negaste,
e – caduti sotto il peso
de la croce – c'insultaste;
sopra voi di questo canto,
che ne l'aura morta trema,
come strale di vendetta,
si rovescia l'anatèma.
Penitenziario di S Giorgio, 20 Settembre 90