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Ho veduto la luna fuggitiva
occhieggiar per la stretta finestruola,
come un saluto, e come una giuliva
canzone, che scintilla, e che consola,
ho veduto la luna fuggitiva.
Io sospiravo: «O mite pellegrina,
non ti rammenti, di', non ti rammenti
il manto azzurro de la mia marina
frusciante al rezzo tiepido de' venti,
non ti rammenti, o mite pellegrina?
Di', non ricordi i luminosi baci,
che mi davi sui morbidi capelli,
quando, a notte sul lido, le vivaci
strofe cantai d'ignoti menestrelli,
non li ricordi i luminosi baci?
O dolce amica, tu sei sempre quella,
pallida e casta su l'iroso flutto,
ne l'alto infurïar de la procella;
tale io ti vidi a le mie gioie, al lutto;
o dolce amica, tu sei sempre quella.
Io non sono più quello, io più non canto,
e sul mio capo l'odio uman si addensa,
non piegai, non pregai, più non ho pianto;
mi avvolge, e avvince la ferocia immensa;
io non sono più quello, io più non canto.
Domani, a sera, quando tornerai
da continenti ed oceàni ignoti,
il mio golfo, là giù, saluterai,
sotto i declivi e sotto i colli noti,
domani, a sera, quando tornerai.
Va', pellegrina silenziosa e pia,
e questo bacio, che il mio labbro getta,
recalo al labbro de la madre mia,
che ne la solitaria casa aspetta;
va', pellegrina silenziosa e pia.