Pietro Gori
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AL POPOLO E A QUANTI COMBATTONO PER L'UMANESIMO

A MIO PADRE

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A MIO PADRE

Voce che in cor mi parli, che i giambi feroci mi detti,
solo un momento, solo un momento taci.

StecchettiPolemica.

O babbo, o vecchio mio, ne' trepidi giambi trabocca
l'onda vivace di tenerezza antica.

Quando me, giovinetto, sui libri severi curvato
invigilavi – l'anima tua sentivo.

Sentivo la carezza de 'l guardo lucente ne' sogni
fantasïosi – su questo figlio tuo.

Sentìa, quasi buon genio guidante con mano secura,
la tua canizie su la mia balda aurora,

Eran, ne' tuoi ricordi, superbi fantasmi di gloria;
nel mio pensiero, de l'avvenire i raggi.

Fuggiti son quegli annicompiuti li studi severi....
ma la memoria ne resta fitta in core.

O babbo, o babbo, io pure di quella tua tempra pugnace
ho li entusiasmi, e le baldanze fiere.

Hai combattuto, o babbo, ed eri tu pure un ribelle,
e questa patria fu l'ideale tuo.

Questa patria, che avvinse – volendo inceppare al pensiero
i voli audaci – del tuo figliolo i polsi.

Mèta che i padri vostri dicevano pure utopìa,
e fecondata fu per il sangue vostro.

Siete, o vecchi, il passato, ma il santo avvenir vi saluta,
ruderi mesti – d'un idëal, che muore.

Noi pure, un , morremo, fatale legione serena,
forse, ne le alte pugne del secol novo.

Questa è la vita, o babbo, la vitabattaglia perenne
verso una mèta, che, via pe' cieli, ascende.

Io pur sono un soldato, io pure la spada fulgente
snudai, nel nome di libertà solenni.

Deh, benedici, o babbo, l'acciaro ch'io serbo incorrotto,
e il figliuol tuo, che a la battaglia move!

Lucca, Penitenziario di S. Giorgio, Novembre 1890.


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