Pietro Gori
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INTERMEZZI

IV.

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IV.

Duerme en paz! – dicen los buenos.

Adiòs! - dicen los demàs. -

Ramon de Campoamor

O amico spirto, il (su dai precordi
balzano ne la mente,

fiammeggiando, le vampe dei ricordi!...)
che il tuo volto pallente

vidi l'ultima volta, era un'austera
mestizia nel tuo sguardo,

quasi veggente de la iddia severa
il sogghigno beffardo.

Aulìva il Maggio, e, chiuso ne lo sdegno,
io da casa fuggìa.

Del fuggiasco a tante ire fatto segno
tu eri in compagnia.

Fu triste quel saluto; io presentivo
nell'odio mercenario,

che incalzava a le spalle il fuggitivo,
l'onta del mio calvario.

E tu piegavi, pallido giacinto,
sotto l'avversa sorte,

e il tuo viso recava impresso e pinto
il bacio de la morte.

Così noi ci lasciammo, e da quel giorno
io più non t'ho veduto;

quello, per me, del tuo mortal soggiorno
fu l'ultimo saluto.

Mamma mi scrisse, che tu stavi male,
e che soffrivi tanto;

Bice vegliava presso al capezzale,
e si struggeva in pianto.

Poi vi sposaste, e quasi ravvivato
da la dolce sembianza

de la fanciulla che ti stava a lato,
rifiorì la speranza.

Nel mite raggio dei sorrisi casti
l'occhio tremulo assorto,

per la vita, da prode, invan pugnasti,
e, da prode, sei morto.

Ieri mia madre con la veste nera
al parlatorio ho visto

e mi domando ancor, se questa è vera
storia, od un sogno tristo.

Carcere dei Domenicani, 25 Luglio.


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