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Perchè mentre il reo cavalca
Glorïoso, trïonfante
Geme il giusto sotto il peso
De la croce sanguinante?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Così ognuno si domanda
La risposta che ci tocca,
Son due zolle, che per sempre
Ci sigillano la bocca.
Oggi mamma ha recato il pio messaggio,
che il morente Luigi le affidava,
e a l'imminente prova il mio coraggio
E diman siederò sul duro scanno,
ove il reo siede corrucciato e fiero,
e di fare un processo crederanno
al mio pensiero.
E diman l'ira torva dei potenti
le nubi addenserà de la tempesta,
e de le umane leggi i dubbi eventi
su la mia testa.
Ma le ultime parole di quel morto
solenni, e piene d'una triste calma,
hanno in me suscitato lo sconforto
– «Qui tutti presso a me (del morïente
erano queste le parole estreme)
veniste ad allietare del dolente
«I miei compagni e la mia dolce sposa
raccoglieranno l'ultimo sospiro;
e a voi, che a torno al mio letto in pietosa
mercè di tanto caldo affetto; o cari,
ben mesto ai colpi de la morte io cedo,
io parto, e Pietro a consolar gli amari
«Quando più non sarò gli porterai
o Bice, questo mio fraterno bacio,
e a ritrovarmi teco il condurrai,
«A lui direte, è questa la parola
d'un moribondo, che la vita è un vano
desìo, felicità la eterna fola
«Chè se la terra una dolcezza accoglie
vera, grande, ineffabile, profonda,
lei non adduce d'abbaglianti voglie
«La dolcezza del mondo è presso il santo
sorriso de la sposa e de la madre,
se veglia e splende su quel mite incanto
«E gli direte, il popolar favore
mal fermo. Oh come, in suo fraterno ufficio,
solo ed ignoto pugnerà ne le ore
del sacrificio!
«E un giorno a le baldanze ed agli affanni,
a li entusiasmi del suo cor fedele
non tardo seguirà dei disinganni
«Pria che lo colga lo sconforto amaro
consacri a famigliari opre l'affetto,
e teco, o sposa, allieti, ed ami il caro
«Io muoio, Bice, ma se il fato acerbo
m'ha dai söavi tuoi nodi strappato,
m'è dolce anche la morte – io son superbo
Tale il morente ragionava. Ed io,
ne la mestizia dei ricordi assorto,
ripenso tanta giovinezza. Addio,
Addio, fratello – addio, compagno onesto
del mio tempo migliore, o pie fidanze
dei più baldi anni miei, serto contesto
di rimembranze!
Ne le ore meste de la vita – quando,
da la viltà percosso e da la ingiuria,
sanguina il cor, e sovra esso mugghiando
ricorderò tuoi detti estremi. Orrendo
certo è il presagio; pur contro l'immenso
turbo de le ire io movo, e non attendo
Tale il mio fato; e tu, povero estinto,
non dir ch'io manco al tuo desir: la mia
bandiera io seguo, e un dì, forse, non vinto,
Io fui già prode, e tu, che non piegasti
l'ardito cor giammai, pe 'l crudo e fello
destino, a la viltà non consigliasti
il tuo fratello.
Ma il gentil voto intendo: a la tua sposa
custodia invochi; ed il fratel pugnace,
– «M'è sacro, dice, il desir tuo; riposa,
28 Luglio.