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Quando sentisti
fuggir la luce, l'aria e la speranza,
e tra l'ignota ombra vincente udisti
salire alto i singhiozzi per la stanza,
e, come un lampo,
balzar dal core le memorie, oh quanta
tristezza! E non sperar tregua nè scampo!
Morir, quando di fior l'orbe s'ammanta!
Saper, che tutta
ride la terra a la stagione novella,
e aver la giovenil carne distrutta
di rio malor da le roventi anella!
Aver creduto
i lunghi studii in questi dì compire,
e, presso a la fatal mèta caduto,
nel fior dei venticinque anni morire!
Sentire a torno
lo schianto de gli affetti, e del dolore;
i rai più non vedere almi del giorno,
non poter più risalutar l'amore!
Con la velata
pupilla il tenebroso aere scrutare,
e non scernere più la donna amata,
chiamar sentirsi, e non poter parlare!
O moribondo,
come dolente allor, forse, ti apparve
la fuggitiva imagine del mondo,
di lutti cinta e di mentite larve!
E qual bugiarda
sfinge allora la vita hai maledetto,
mentre la diva tragica e beffarda
ti componeva sul funereo letto.
30 Luglio