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Un giorno mi portarono
cinque grandi viole del pensier,
io le accolsi con gioia....
poi le dimenticai dentro un bicchier.
Mia madre al parlatorio
il linguaggio svelommi di quei fior,
e l'eco soavissima
dei cari detti in seno vibra ancor.
Un fior, essa diceami,
è il pianto, che il materno occhio versò,
un altro è del tuo vecchio
padre il pensiero, che a te ognor volò.
Il terzo è un bacio tenero,
che Bice manda al mesto prigionier;
d'affetti e di memorie,
del buon Luigi il quarto è messaggier.
È di Matilde l'ultima
vïola, d'amistà pegno fedel;
quei fiorellini ceruli
insiem noi recidemmo su lo stel.
Le ricercai, le memori
vïole, o mamma, il giorno del dolor....
erano vizze e pallide,
come un ricordo di perduto amor.
In quel giorno spezzavasi
una bella e gagliarda gioventù....
in quel giorno tra gli uomini,
Luigi nostro, tu non c'eri più!
Ed io muto nel carcere
pensavo de' tuoi baldi anni 'l fiorir,
rivedea, tra gli studii,
il tuo volto sereno impallidir.
Ahi, quel fiore sì languido
oggi non vuol più dire: «io penso a te»;
è il tuo saluto funebre,
che ripete: «ricordati di me».
1. Agosto.