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Ormai le vie del vulgo seguiremo,
E sfruttando di nostre braccia l'opera,
Alla ventura vivere potremo.
Potremo ancora attendere,
L'ora che il nostro letto al tuo dappresso
Sarà scavato, ed al dimani, gelido
Come sul tuo, sul nostro nome anch'esso
L'oblio potrà discendere.
H. Murger, Dalle "Nuits d'hiver".
Va', libriccino mio, gentil
residuo
di battaglie, di lagrime,
anatèmi e di spasimi,
a ricordanza pia d'ore mestissime.
Quando a te, messaggiero in
vesti povere,
domanderanno gli uomini:
«A che venisti?» «O pavidi,»
baldo risponderai, «venni a combattere».
Io venni, d'onde a vostre
leggi tragiche
squallide turbe imprecano,
d'onde, per vostra infamia,
livide fiamme d'ira e d'odio guizzano.
Ivi la lue d'un mondo empio
precipita,
ivi le anime piangono,
ed il pensiero medita
truci vendette e ferocie implacabili.
Non me – quando il furor del
patrio codice
sarà placato, e, libero,
lascerò questo carcere–
tale odio al novo battagliare inanimi!
Me giova meglio ne 'l dolor
la tempera
adamantina assumere,
ed a le pugne eroiche –
ricolmo il cor d'entusïasmi – muovere.
O Bice, allor che i vitupèri
e i triboli
de la vita, le splendide
ire e gli amori fervidi
avran ròso il mio cor – sul freddo tumolo,
presso al fratel dei brevi
anni miei giovini,
non menzognere epigrafi
incideranno i memori,
e sovr'esso l'oblio potrà discendere.
Ma se di alcuna amica man le
linee
avrà quel sasso funebre,
diranno
in mia memoria:
«Ha molto amato, e per amor fu milite».
Lucca, Penitenziario di
San Giorgio,
3 Novembre.