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O tu, che leggi i miei poveri versi,
cercando in essi il blando idillio, e speri
scovrir la traccia di amori sommersi
tra i miei pensieri,
O tenti intravedere, oltre i segreti
affetti, i fili d'una treccia bionda,
o una pupilla, che a l'amante lieti
Senti! il profilo delle donne amate
io non lo vendo in pallidi elzeviri,
nè so fondere in rime zuccherate
i miei sospiri.
Ma sdegni alteri – e non per mio diletto –
come strali ribelli al mondo io vibro;
lettor mio buono, acconciati al soggetto,
Ma se de le miserie umane il pianto
o lettor mio, comprendi, e senti, e imprechi,
e scerner vuoi, sotto l'altiero manto,
d'una cadente età li affetti biechi,
– lugubre fioritura d'un inverno
squassato dal furor de le bufere,
pria che tornino a vita in ritmo alterno
i lieti fiori de le primavere –
vieni, e vedrai. Son poveri brandelli
di cuore e di cervello, che ho gittati,
come una sfida, a' rosei menestrelli
da' capei ricciolini e incipriati.
Gittati là nei vortici del mondo,
come un seme di balda ribellione,
germe non corruttibile, e fecondo;
sacrato al sole de la redenzione
fidentemente. Son battaglie meste,
son pensieri e baldanze giovanili,
inni e canzoni da la rozza veste,
e schiaffi, senza guanto, in faccia ai vili.
1891.