Pietro Gori
Prigioni
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AL POPOLO E A QUANTI COMBATTONO PER L'UMANESIMO

Cuique....

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Cuique....

O tu, che leggi i miei poveri versi,
cercando in essi il blando idillio, e speri
scovrir la traccia di amori sommersi

tra i miei pensieri,

O tenti intravedere, oltre i segreti
affetti, i fili d'una treccia bionda,
o una pupilla, che a l'amante lieti

raggi profonda;

Senti! il profilo delle donne amate
io non lo vendo in pallidi elzeviri,
so fondere in rime zuccherate

i miei sospiri.

Ma sdegni alteri – e non per mio diletto
come strali ribelli al mondo io vibro;
lettor mio buono, acconciati al soggetto,

o getta il libro.

Milano, 1891.

. . . . . . . . . . . . .

Ma se de le miserie umane il pianto
o lettor mio, comprendi, e senti, e imprechi,
e scerner vuoi, sotto l'altiero manto,
d'una cadente età li affetti biechi,

lugubre fioritura d'un inverno
squassato dal furor de le bufere,
pria che tornino a vita in ritmo alterno
i lieti fiori de le primavere

vieni, e vedrai. Son poveri brandelli
di cuore e di cervello, che ho gittati,
come una sfida, a' rosei menestrelli
da' capei ricciolini e incipriati.

Gittati nei vortici del mondo,
come un seme di balda ribellione,
germe non corruttibile, e fecondo;
sacrato al sole de la redenzione

fidentemente. Son battaglie meste,
son pensieri e baldanze giovanili,
inni e canzoni da la rozza veste,
e schiaffi, senza guanto, in faccia ai vili.

1891.


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