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Ed or languìa, da lungo, imprigionato
in questa cella, ov'io giaccio dolente,
ieri s'è co' i zolfini avvelenato,
e l'han raccolto livido e morente.
Ed oggi è morto. – Il posto abbandonato
assegnarono a me tacitamente,
e su questo giaciglio, ov'ei morìa,
riddan li spettri de la fantasìa.
E parmi, quando la tenèbra inonda
questa celletta taciturna e mesta,
sentir fra 'l sonno l'adultera bionda
sopra il guanciale mio posar la testa;
e sporger del mio letto su la sponda
l'anca procacemente disonesta,
ed il marito amante, morto or ora,
tra i novi amplessi strangolarla ancora.
Maggio 90.
Je vais,
triste et joyeux, versant
Sur ma Iyre, a travers l'orage,
De fleurs et des gouttes de sang,
Des larmes d'amour et de rage.
Francois Coppée, Poemes Magyars.
O mio pensier tenace,
Dimmi perchè non cessi di lottar?
Perchè mi chiama il tuo grido pugnace
ancora a battagliar?
Cessiam, vecchio pensiero, di pugnar.
Io son malato e stanco,
e tu mi chiami, e mi tormenti ancor.
Tu mi sei sempre, ne le notti, a fianco,
a martellarmi il cor.
Perchè mi chiami, e mi tormenti ognor?
Tutto da me tu avesti,
e canti, ed opre, e core, e gioventù,
ai baci di mia madre or mi togliesti,
và, non t'ascolto più;
è spenta nel mio seno ogni virtù!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ah no, torna, o pensiero
ribelle, torna a palpitare in me,
e torneran, sul carme battagliero,
il coraggio e la fè,
e un dì, non vinto, morirò con te.
Livorno, Carcere dei
Domenicani
1 Giugno 90.