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Da mane a sera su la mia prigione
è un eterno e molesto scampanìo;
e ad ogni suono, una maledizione
buscansi il campanaro ed il suo dio.
Nei dì festivi, poi, la ribellione
divampa con allegro scoppiettìo.
E son frizzi ed apostrofi salaci
contro il vecchio e rubesto campanile,
che al tempio chiama i creduli seguaci.
E sfavilla nei detti la sottile
toscana arguzia, e scoccano i vivaci
motteggi a la giudea fòla servile.
Ma – piccina, piccosa e impertinente –
fra le cinque campane, la minore
con la sua voca garrula e stridente,
salta, squilla, tempesta a tutte l'ore.
E quando le altre tacciono, repente,
essa, sciocca, raddoppia il suo furore.
14 Giugno.