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Ne le cellette candide
entra la bionda estate,
e il sole scocca torridi
baci a le inferrïate.
Nel cortile una rondine
librasi, stanca, a volo,
sul pagliericcio ruvido
dorme un bigio lenzuolo,
non io: tra caldi rivoli
di stillante sudore,
tra le mosche, che ronzano
sotto il cocente ardore,
penso: – «Chi sa qual placido
sonno dentro la fossa,
e che söave fremito
di frescura ne le ossa,
Sotto l'arche marmoree,
tra vïali giulivi,
i morti, forse, dormono
assai meglio de' vivi».
Fra gl'indistinti fremiti
de l'atmosfera ardente,
lunge, s'odon le dodici
battere lente lente.
27 Giugno.