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Dice il mare alla notte: – paurosa
Ombra, che invadi i miei torbidi baratri,
Che chiedi, o paurosa ombra, da me?
Se nel tuo cavo sen dorme ogni cosa,
Perchè più fiero a te sorge il mio gemito?
Questo perpetuo fluttuar perchè?
M. Rapisardi, Poesie Religiose.
Sul carcer tetro scende la sera,
e sui pensieri tedio mortal,
battono il cielo con l'ala nera
i nuvoloni del temporal.
Giù ne la chiostra, d'una lanterna
si spande a torno l'incerto albor,
splende e s'oscura con vece alterna,
poi, sotto il vento, sfavilla e muor.
Lontan lontano la gigantesca
– nel buio – freme voce del mar;
passan li sbuffi dell'aria fresca,
e s'ode il tuono rumoreggiar.
«O fuggitivi baci del vento,
che via pel cielo spiccate il vol,
con voi, ne l'aria, rapir mi sento,
con voi trasmigro da questo suol.
«Da questo suol dove a brandelli
lasciai l'onesto core e il pensier,
con voi, raminghi spirti ribelli,
voglio partire sul mio corsier.
«Ed è il corsiero la mente mia,
che abborre i vili lacci del fren,
pari al fatato cocchio d'Elia,
ratto e superbo come il balen.
«Di là dai monti, di là dai mari,
galopperemo la notte e il dì,
lunge dal mondo, lunge a li avari
lidi, ove il baldo mio cor morì. –
«Senza speranze, senza memorie
con la tempesta vïaggerem;
come fantasmi di vecchie storie
nella tenèbra dileguerem.
«È sopra i nembi la nostra tomba,
oltre le nubi, fra terra e ciel,
dove il ribelle tuono rimbomba,
e splende il sole sul vasto avel.»
30 Giugno.