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Al poliziotto emerito, Sig. Comm. F. B.
Ah questo, araldi apostoli
De l'avvenire, è il vostro fato; e voi
Cadrete a merli simili
Di vecchia torre, o screpolati eroi.
Sì, voi, voi pure attendono
Il canile, la fogna e la belletta,
La cellula od il lastrico,
La paglia o il morso, il cencio o la manetta.
A. Costanzo, Gli eroi della soffitta.
Ah, voi non ci credete,
panciuti eroi, crocesignati ciuchi,
dal cor vile di prete,
e da l'usbergo di pensieri eunuchi?
Non ci credete a questa
superba fede nei destini umani?
E su la plebe mesta
gittate scherno e fango a piene mani!
Non ci credete al santo
giorno de l'ira e de la ribellione?
Ed insultate il pianto,
che attende l'alba de la redenzione!
E a chi combatte, ed ama,
e non piega la fronte ai vostri oltraggi,
imputate una trama
d'ambizïosi e calidi miraggi.
E i vili, ed i venduti,
e li ambiziosi siete voi. Che vale
di sacrifici muti
la offerta su l'altar de l'idëale?
Che val – per voi – sereni,
soffrir la sconsolata prigionia?...
i baldi eroi dei freni
sono gli agenti de la polizia.
Per voi – pugnar fidenti,
senza stipendio, per un'alta idea,
e, di raggi lucenti,
illuminar la torbida marea;
e scender tra i reietti,
fra le ondate di fango e di dolore,
suscitando nei petti
la scintilla de l'odio e de l'amore:
odio fiero, implacato,
a quanto accoglie d'ingiustizie il mondo,
amore sconfinato
a l'uomo, al vero, a l'avvenir fecondo;
per voi – questa battaglia
di principii, di fame e di miseria,
è gioco di canaglia,
crëato per turbar la gente seria.
A quei, che a la tenzone
venne di fede e di coraggio armato,
«è una speculazione»
avete detto, e avete sentenziato.
A voi, gente pagata
col vil sangue plebeo, par cosa strana
la disinteressata
opra del core, o non par cosa umana.
L'opra di chi non vende
a un tanto il mese il braccio ed il cervello
non crede, o non comprende,
chi sol pensa a la pancia e al suo fardello.
Per voi – le mani strette
ed il pensiero tra i feroci denti
de le patrie manette,
son di libere leggi i complimenti.
Ma noi ridiamo in faccia
ai vostri insulti turpi e bottegai,
e su la rosea traccia
del pensier nostro il sol non muore mai.
Come augello a richiamo,
la mente vola al fulgido avvenire;
e noi non ci pieghiamo
a le paure vostre, a le vostr'ire.
Voi, per un po' di croce,
di laute paghe i rischi affronterete,
ma l'incorrotta voce
nostra vi giungerà da le segrete.
Da le segrete oscure
ove languimmo fiduciosi e forti,
un dì, liete e sicure,
muoveranno le intrepide coorti.
E innanzi a voi, tremanti,
sorgerà un urlo d'odio e di letizia;
«Pe' i lunghi, amari pianti,
vigliacchi, questo è il dì de la giustizia!»
Livorno, Carcere dei Domenicani, Agosto 1890.