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= A Gabriella =
Tu non sai, quando ascolto quella musica
dolce ed appassionata, mentre sfiorano
le tue mani gli avori, qual miraggio
io sempre vedo! Sotto ciel di maggio
un giardinetto vedo. Lievi tremano
nove rame fiorite; effluvi salgono
dai petali dischiusi. È un'alta pace
intorno. Abbandonato al vento s'agita,
palpita intanto il brano d'una lettera
strappata; in essa le immutabili parole
che fur triste sentenza, legge il sole.
Le scolorite cifre che di lagrime
furon bagnate già, la storia svelano;
e in ogni foglia, in ogni filo d'erba,
penetra a poco a poco quell'acerba
pena. Le rose impallidite piegano,
e qualcuna sfiorisce Oh la terribile
strazïante novella, che per tutto
il giardino squallore porta e lutto!
ne l'aer luminoso. Ancora un soffio
di vento il fragil foglio move, investe,
e sospinge con impeto a le meste
ombrie di folta siepe. Già l'afferrano
l'acute spine, ed egli, dibattendosi
l'ultima volta, piange la sua vita
che causa fu d'una angoscia infinita!
Alfin s'acqueta il vento. Sta la pagina
tra i rovi lacerata, vinta, immobile.
Tiene il giardino un'alta pace. È sera.
Olezza l'aer mite. È primavera.