Bruna
In solitudine
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LA STANCA

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LA STANCA

 

 

“.....se è possibile

trapassi da me questo calice.„

 

I.

 

Alfine, la baldanza disfiorita,

un terrore invadente, non più ascoso,

le fece mormorare: = Ahimè, non oso... =

(e fu la prima volta ne la vita.)

 

= Un'ora, un'ora sola di riposo,

pria d'imprendere l'ardua salita! =

e tacque, e s'accsciò, stanca, sfinita,

a capo del sentiero doloroso.

 

Levavasi la nebbia da i pantani,

e il cielo incominciava a scolorare,

era ogni cosa di tristezza pinta.

 

Ne l'ombra si congiunsero le mani

picciolette, tremanti, ad implorare,

e la testa piegò sul petto, vinta.

 

II.

 

Il sonno scese, con carezze lievi

sovra le ciglia roride di pianto,

ed un sogno fluì nel core affranto

recando gigli fra le dita brevi.

 

Ella una voce udì (soave quanto!)

sussurrarle: = Che temi? sorger devi;

vogl'io che la tua fronte si sollevi

illuminata da un pensiero santo. =

 

E vide, da la nebbia di già sgombra,

fiorirle innanzi la pianura estesa,

e sorrider l'oriente colorato.

 

Questo nel sogno. Intanto densa l'ombra

avvolgea la dormente, e la scoscesa

strada attendeva il piede affaticato.


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