IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Alla nostra Corte d'Assise questa mattina incomincerà la causa per reato di stampa contro il dottor Pietro Gori imputato di offese contro la religione dello Stato, contro l'inviolabilità della proprietà, contro l'ordine della famiglia, ed eccitamento all'odio fra le varie classi sociali. – E se è poco, scusate. – Il collegio della difesa si comporrà degli on. Ferri, on. Panattoni, Barbanti, Muratori e Serafini, tutte chiarissime illustrazioni giuridiche del Foro italiano. Sia per la personalità del Gori, simpatico e dotto giovane che è stimato ed apprezzato da quanti lo conoscono, sia per la non comune valentia dei difensori, questo processo ha destato nella cittadinanza il più vivo interesse.
Lo scopo che io mi prefiggo con questa corrispondenza è di dare un qualche cenno sulla natura morale e intellettuale del Gori, che io ho conosciuto fin da giovanetto all'Isola d'Elba, e che ho quindi ripetutamente incontrato a Pisa mentre egli studiava all'università, dimodochè ho avuto ampia opportunità di conoscerne e studiarne il carattere e le tendenze.
Figlio del caldo patriotta Maggior Gori, che fu intimo amico del Dolfi, e che mentre era sergente in Firenze cospirò, e fu valevolissimo istrumento nella cacciata della Dinastia dei Lorena, e della distinta signora Giulia Lusoni, che all'entusiastico amore dell'Italia unisce la più romantica fantasia, e le più delicate aspirazioni verso alti ideali, il giovinetto Pietro crebbe nel suo pittoresco villaggio di S. Ilario in una atmosfera troppo calda di visioni, e pericolosissima per un temperamento come il suo, che al fermo carattere del padre univa tutta la nobile e fantastica immaginazione della madre.
Dotato d'ingegno sveglio, e di fervida immaginazione, il Gori fece rapidi progressi nei suoi studi, e non ancora dodicenne, scriveva dei versi rimarchevoli per stile e per arditezza d'idee. Erano abbozzi indigesti e sconnessi, ma dove si poteva di già scorgere un albore di genio, generose ribellioni, e filantropiche aspirazioni. A sua madre che mi leggeva molti anni fa alcune poesie del giovinetto Pietro, mi ricordo che dissi: «Forse suo figlio è un precursore, uno di quelli che nascono un secolo almeno innanzi il loro tempo». Credo che la Signora non comprendesse tutto il significato della mia osservazione.
Se Pietro fosse nato cinquant'anni prima, e avesse vissuto ai tempi della nostra giovinezza, son certo che il suo temperamento avrebbe trovato ampio sfogo, cospirando e combattendo per la redenzione della patria. La sventurata a cui consacrare il suo ingegno, la stessa sua vita, sarebbe stata l'Italia; renderla indipendente, libera, unita, avrebbe formato la sua più alta aspirazione, il suo sogno, il suo ideale, e avrebbe assorbito tutte le forze del suo spirito, tutte le passioni del suo cuore. Il Gori son certo sarebbe stato un eroico soldato della patria, un campione del nostro risorgimento.
Questo nobile ideale non esisteva più, quando l'anima del Gori si affacciò giovinetta ed inesperta alle crude realtà della vita. Ma se più non v'era lo straniero che calpestasse il santo suolo della Patria, nè il dispotismo che incatenasse il pensiero e la libera azione dei suoi concittadini, egli vide però altre sventure, altri guai, altri dolori, altre vittime, ed il suo cuore sensibile ne sanguinò. Vide la società muoversi ed agitarsi fra inganni, fra falsità, fra errori, fra ingiustizie. Vide il vizio opulento ed ozioso gozzovigliare nel lusso, nelle adulazioni, negli onori. Vide il proletariato che lavora, che suda e che tutto produce, sprezzato ed avvilito, privo d'ogni conforto, che la società condanna ad una vita di stenti e d'abbrutimenti, e ad una morte prematura allo spedale. Il Gori vide tutto questo, ed altre infinite strazianti mostruosità, e l'anima sua delicata ed entusiastica, e il suo spirito cavalleresco si sentirono irresistibilmente attratti verso i miseri e da quel momento la sua missione fu di soccorrerli, il suo ideale fu di consacrarsi alla loro redenzione. Allora egli abbracciò le dottrine socialiste, si fece il soldato della sofferente ed oppressa umanità.
Che lo scopo che si propongono i seguaci delle dottrine di cui è fervido apostolo il Gori, non sia altamente umanitario e cristiano, sarebbe stoltezza e malafede il negarlo, appunto come sarebbe cecità e follìa il negare che lo stato sociale presente non necessiti pronti e radicali miglioramenti. Se per socialista s'intende colui che vuole una più equa distribuzione dei beni di questa terra, e sollevare dal fango i miseri, e procurare che tutti i nostri fratelli abbiano un pane cristiano, chi di noi non è socialista? Però fra i socialisti della scuola del Gori e noi correla la differenza del metodo, essi nel loro impaziente fanatismo vorrebbero togliere tutte le asperità sociali ad un tratto e violentemente. Noi credenti nel Progresso e nella perfettibilità umana abbiamo inconcussa fede che la scienza e la ragione finiranno per trionfare dei molti mali che angustiano l'umanità, e portare sulla terra quel massimo grado di felicità a cui l'essere mortale può aspirare. La natura non fa nulla a salti, ma procede lenta ed inesorabile alla sua meta. Verrà giorno che anche le Alpi saranno appianate dal lento lavorìo del tempo, come pure le asperità sociali scompariranno sotto la giusta mano livellatrice del progresso.
Gli apostoli però della tempra del Gori non hanno la virtù della pazienza, vedono il bene, e lo vogliono subito, ad ogni costo, la loro fede è così ardente che non conoscono ostacoli. Certo che a parer mio s'ingannano, ma che perciò? Quando, come nel caso del Gori, uno è sincero, coscienzioso, pronto ad ogni sacrifizio per un'idea che crede nobile e magnanima, si potrà dire che sia illuso, ma egli avrà la stima e il rispetto di tutti gli onesti.