Pietro Gori
Ceneri e faville
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Ceneri e Faville

EMMA GOLDMAN

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EMMA GOLDMAN5

Mi par di vederla, nella immensa Hall bianca della Germany Rooms di New-York, eretta sull'adusta persona, con gli occhi, mentre parla, fissi come in un mondo invisibile: il mondo intimo dei suoi sogni di milite valorosa, a cui della fanciulla non restò che il cor buono.

Tedesca d'origine e di temperamento, c'è nondimeno in lei qualche cosa della foga latina: ma l'atteggiamento della persona e del pensiero resta profondamente alemanno.

Nei suoi scritti e nella sua parola lampeggia la filosofia di Kant e di Hegel, che fu la prima fonte, a cui bevvero le menti ribelli della Germania giovine.

Come le sue vesti, così è semplice il suo linguaggio, ma vivo, palpitante di fatti osservati, di verità anatomizzate e messe a nudo tra il coltello dell'investigazione ed il marmo saldo del ragionamento: tanto che, guardandola quando parla, la mente, non so perchè, la associa al ricordo degli operatori, così eloquenti nella secchezza austera dei colpi di bisturi, dati sotto lo sguardo vigile del vegliardo glorioso: Virchow.

Di tanto in tanto è vero come in tutti gli agitatori delle masse il concetto ed il gesto si fanno lirici, quasi profetici: ed allora Emma Goldman assume l'aspetto d'una sibilla: dalle sue labbra gli accenti escono come squille d'apocalisse, e le visioni come contemplazione di cose, realmente intravvedute, laggiù, nell'avvenire lucente e giustiziero. Ma passata la vibrazione nervosa, che proruppe nelle parole di fiamma e di tempesta, nel suo spirito e nel suo discorso torna la serenità imperturbata della logica fredda e tagliente come una lama: e solo quando l'anima si è caricata nuovamente d'entusiasmo e d'elettricità scroscia per pochi momenti ancora la folgore, per poi dar luogo all'alternativa blanda dei crepuscoli e delle aurore: tutta la filosofia sociale delle cose dannate a scomparire, tutta la fede fatta di scienza, che sa ed annunzia, agli uomini le cose che verranno.

La vita di Emma Goldman, dal giorno in cui seguì la bandiera delle rivendicazioni sociali, è stata tutta un sacrificio ed un combattimento. Contro lei, donna, i morsi della persecuzione e della calunnia si facevano più rabbiosi ed avvelenati; e non c'è stata raffica di reazione, che sia passata sul territorio dell'Unione Nord-Americana, senza coinvolgere anch'essa, e gettarla in carcere, o cacciarla in bando. Ma essa ha guardato con gli occhi tranquilli, levando la pallida fronte serena verso i suoi persecutori, senza odio e senza paura ed essi dovettero inchinarsi dinanzi a quella donna.

Più giovane assai di Luisa Michel, essa tiene nondimeno una stretta parentela morale con la sua sorella latina.

Dolce e valorosa come lei, i compagni del Nord-America, come quelli d'Europa per Luisa, non la ricordano che col semplice nome.

I pugnalatori a servizio della stampa gialla yankee han riso anche su questo.

Ciò non toglie, che i suoi compagni di lotta perseverino a chiamarla Emma, semplicemente. È una sorella a cui tutta la famiglia vuol molto bene.





5 Dall'Avvenire sociale di Messina, 4 dicembre 1902.



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