Pietro Gori
Ceneri e faville
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Ceneri e Faville

PER P. B. SHELLEY

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PER P. B. SHELLEY6

Una sera Irving, il possente attore tragico inglese, diceva nel saloon rate del «Campania» navigante a tutto vapore da New-York a Liverpool, alcuni versi, nell'idioma di Shakespeare, sgorgati dall'immenso cor di poeta, che voi volete commemorare,

Attorno al colossale steamer, appena ondulato dal rollio e dal beccheggio su marosi enormi, urlava una di quelle tempeste nordiche, che par soffino con raffiche gelide fin giù negli abissi dell'anima e i versi del poeta cantavano i furori solenni e le bontà dell'oceano.

Da quella sera (sera di esilii lontani) nessuna voce di poeta risuonò ai miei orecchi più consapevole delle tempeste e delle bonaccie marine nei combattimenti e nelle idealità umane più lucenti, di cotesto sprazzo d'anima oceanica, che nell'anima del mare volle riconfondersi fin con le ceneri.

Dal lido austero e soave, donde Byron le sparse ai venti, voi udrete la canzone eterna di cotesto nume indigete di tutte le spiaggie, nell'alito sempiterno del gigante azzurro, che a Lui fu padre e carnefice.

Mito prodigioso e gentile della vita, che palpita di forme nuove e vittoriose nella morte, la quale non è per Lui che un ritorno al gran Tutto.

Simile altezza merita altra eloquenza della mia.

Pure grato all'invito cortese, unirò la mia modesta parola a quelle ben più degne del Vate e della civile solennità d'arte e di pensiero, di cui egli è araldo e simbolo.

Rosignano, settembre 1903.





6 Dal N. U. pubblicato a Viareggio in occasione dell'inaugurazione del monumento a P. B. Shelley.



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