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Se il ferro chirurgico non avesse di questi giorni lacerato le mie carni – risponderei di presenza al vostro appello; non fosse che per restarmene silenzioso, come i medici mi prescrivono, a rinvicita de' fieri colpi recenti, ed a riscatto del mio lungo delitto di parola.
Tanto meglio dunque, se a codesto convegno (e che sia di proletari, prima che di libertari) ci sarà un avvocato di meno.
Ma ciò che di meglio vibra ancora in questo mio organismo, tribolato dalle malignità della natura, peggio ormai che da quelle degli uomini – ciò che in me sopravvive alle sconfitte del male e della sventura – no, quello non può, non vuole restarsene a casa, mentre voi tra il Quirinale ed il Vaticano volete affermare, rivendicare per l'idea delle libertà supreme il diritto alla vita, al sole, all'ampia discussione feconda, che fa abbassare, i coltelli, ed innalzare le fiaccole illuminatrici della ragione, questa grande fiammata intellettuale, che incenerirà le ultime Bastiglie regie, papali e borghesi guidando le folle alle riscosse estreme da ogni servitù, da ogni supremazia.
La mia assenza fisica non è che una prigionia di più –ma il mio cuore batte col vostro, con un ritmo assai più valido degli ordini del giorno (se ve ne saranno), con una fraternità, che vince ogni ostilità di tendenze ed ogni conflitto di metodi.
Tanto peggio per coloro che vollero restare assenti di persona e di spirito; che non intesero la semplice e forte affermazione storica del vostro convenire in aperta luce (dopo la tenebrosa leggenda, che ci seguì dovunque) nè intuirono la modesta grandezza del vostro ragionare, nel cospetto dell'Urbe, senza tutela di numi, senza violenza di maggioranze.
Parrà ai trogloditi della politica un'assemblea della chimera, una accademia dell'assurdo.
Eppure voi, se sarete capaci d'infuturarvi spiritualmente, scriverete una pagina viva d'avvenire sociale. Ed i veggenti vi leggeranno la realtà d'una utopia morale: quella, dei rapporti umani liberi alfine da sanzioni e da comandi.
Edificate, compagni, questo frammento ideale e della storia, che sarà.
Io stringo le vostre mani di demolitori e ricostruttori di civiltà, con la nostalgia dell'operaio, che vede la gioconda ed augusta fatica dei fratelli, da un suo letto di dolore.
Rosignano Marittimo, 10 Giugno 1907.