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tu sai che da tre anni ormai son tra le catene d'un tiranno crudele e cieco, il quale troppe volte non concede che la amnistia della morte.
Ma voi, amici, che lavorate per la vita, voi lottate, o compagni, per la integrale vita degli uomini, inalberata come uno stendardo dalle mani invitte delle moltitudini trasfigurantisi al bagliore d'una idea semplice ed augusta di benessere e di libertà.
Ed assurge a significazione storica e simbolica cotesto convegno di liberi e di liberatori, in questo momento, nel quale sull'esecrato, nostro manipolo si scatena con tanto veleno di calunnie e di contumelie la serpentaglia gazzettiera, ed il variopinto maggiorascato, dei patrigni politici ripete alle turbe le sue idiote variazioni sulla teppa ed i suoi pretesi meneurs, mentre più d'un capo gregge, che parve a tutt'ieri nostro fratello... uterino, cretineggia tra le laudi dei ben pensanti e le energie... ruminatrici della mandra.
Ma se il corpo, come più volte d'altre violenze prigioniero, rimane lunge da voi – mette ali veloci il pensiero, e su voi si libra, e freme nelle vostre discussioni ardenti, le quali gravitano ad una armonia gagliarda, a traverso il cozzo de le volontà.
Due urgenti risoluzioni s'impongono alle vostre vigili coscienze nella attuale sonnacchiosa ora italiana: Qualche cosa più d'un soccorso verbale alla Russia rivoluzionaria, ed un numero di più, d'iniziativa esclusivamente popolare, nel programma dei festeggiamenti progettati, per la sua venuta in Italia, al papa, vermiglio di tutte le forche e di tutte le ortodossie.
Una azione energica e concorde tra i libertari di tutte le scuole con un appello agli onesti di tutti i partiti, per richiamare al pudore la magistratura Milanese, che nelle malandrinesche persecuzioni contro la Protesta Umana, si è messa fuori d'ogni sua legge e d'ogni elementare principio di civiltà.
L'una e l'altra risoluzione rispondono allo stesso principio animatore: la solidarietà di tutti gli animi liberi contro il dispotismo, sia nazionale che d'oltre frontiera, tanto se esso è perpretato dai massacratori dell'autocrazia, che da una aguzzinesca menzogna costituzionale.
Ed ai militi della vecchia guardia, i quali portano tra voi con la canizie di Maestri, e con la saggezza di precorritori, il grido e l'anelito, in altri idiomi, degli stessi dolori e delle medesime idealità, venga il saluto fervente del compagno d'arme e dell'esilio, col giovanile entusiasmo delle prime lotte, che furono l'alba ideale delle moderne riscosse per la conquista del pane, nel senso complesso della espressione.
Tra voi, della vecchia e giovine guardia – nella fierezza dei ricordi e nell'impeto delle speranze, io vedo – come un tempo al di là delle inferriate, così da questo domicilio ove son coatto del male – vedo la fiammata che divampa, più che dalle vostre parole, dai nostri propositi, atta ad incendiare non solo la fracida impalcatura sociale d'ingiustizie e di contraddizioni onde tutti soffriamo, ma ben anche ad incenerire in noi e tra noi tutti i detriti di cinismo e di viltà, che il passato ci lasciò in retaggio, ed il presente ci avvince come ceppo ai polsi.
Rosignano Marittimo, 10 aprile 1908.