Pietro Gori
Ceneri e faville
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Ceneri e Faville

IL FASCIO DEI LIBERI

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IL FASCIO DEI LIBERI

Al Convegno libertario di Follonica.

Compagni,

i promotori di cotesta riunione m'invitarono a venire tra voi – dovessi pure rimanervi silenzioso. Preferiscogiacchè il muovermi anche mi è vietatounire qualche mio pensiero ai vostri pensieri.

È questo che giova, anche se il frale corpo è assente. Ed il pensiero, quando i fatti e le esperienze solo lo muovono, è sobrio e conciso.

Nessuna pretesa in me di tracciarvi suggerimenti, di additarvi la via. Voi l'avete scelta. E la mia parola non viene tra voi, che evocatrice dei ricordi comuni di lotta, con quelli tra voi a cui gli anni dell'ansie e delle sconfitte non scemarono il giovanile entusiasmo – e si mesce, ringiovanendo, alle irrequiete baldanze dei lavoratori ventenni che accorsero volontari alla chiamata grande dei senza frontiera anche prima d'essere soldati di ristretti confini.

Dovrò ridirvi adunque ciò che penso ormai da ventidue anni di esperienza e di osservazioni, irrobustite al cimento delle grandi e piccole lezioni della vita, intensamente vissuta nelle sue gioie e nei suoi doloridovrò riferirvi ancora una volta le mie conclusioni di studioso e di combattente, ingigantite al contatto delle masse operaie, questo possente fattore della società moderna, squassata dalla laboriosa gestazione del domani?

Voi avete la fortuna d'essere lavoratori dalla netta e diritta visione, ed io ho la sorte di non amare i lambiccati e tortuosi discorsi. Ed avete anche la soddisfazione d'essere costà convenuti, sotto la spinta d'una comune convinzione, la quale ormai trionfa in tutti i problemi della operosità umana: che lo sforzo associato quando armonizzi in un fine unico e sia effetto di meditata concordia, un prodotto maggiore di quello delle singole forze, semplicemente sommate insieme.

Vecchia nozione, è vero; appunto di quelle, che malgrado i lenocini di una non meno vecchia, per quanto riverniciata egosofia, resta tra le verità indistruttibili del mondo fisico. Chi è che non vuol riconoscere la esattezza di codesto teorema, applicato ai fenomeni del mondo sociale? Solamente colui, che inebriato dalla sua illusione antropocentrica, sogna tutta una palingenesi, sotto la semplice pressione della sua volontà.

Ma non ci lasciamo noi pure travolgere, come costoro, dal rimbombo delle grosse parole, e restiamo fedeli alle concezioni limpide e forti. Poichè è ancora quella la nostra magnifica certezza: la certezza che bandimmo alle folle, e sostenemmo, con alta fronte, pur di tra le sbarre infami: che se l'associazione è suprema legge biologica e sociologica di sviluppo e d'innalzamento a forme superiori di vita – l'associazione umana ideale è quella che sviluppa il suo progredire infinito, senza coazione esterna di leggi o di capi.

L'ordine sociale nelle aggruppazioni umane, liberamente alleate per gli svariati fini della vita e della civiltà, non sarà altrimenti che una federazione internazionale di enti produttori e consumatori in mutua e spontanea dipendenza tra loro senza accentramenti autoritari. Cotesta è l'anarchia, a cui condurrà fatalmente l'esaurirsi dei due grandi cicli, Capitalistico e Statario – l'anarchia, pauroso fantasma per la servile maggioranza inconscia, plaga felice, nella vita e nello spazio della piccola Terra, verso la quale muovono tutte le più alte e pure correnti della sua storia.

Malcauti coloro, che preannunziandola e per lei combattendo, sostengono che l'ordine e la libertà integrale non sono compatibili in una organizzazione; concedendo così agli avversari, che non è possibile un ordinamento sociale senza autorità.

E l'errore consiste nel non distinguere la organizzazione autoritaria dalla organizzazione libertaria: e nel dimenticare, che non è certo nella dissociazione universale, che la libertà dell'individuo potrebbe svilupparsi col rispetto e nel rispetto dell'altrui libertà.

E come oseremmo asserire, che sarà attuabile un giorno l'ordine senza autorità nelle molteplici e svariate aggruppazioni etniche che vanno dalla nazione alla razza – in una pacificazione federante tutte le razze – se avessimo paura di perdere le nostre iniziative e la nostra indipendenza mentale con lo stringerci in semplici vincoli di solidarietà e di metodico lavoro con uomini che professano le nostre medesime idee?

Siamo o no capaci di profilare, in mezzo alle strutture autoritarie attuali, dallo Stato ai partiti gerarchici, un embrione – sia pure sulla semplice piattaforma della propaganda e della lotta – di quello che potrà esser domani la società libertaria?

Quelli che crederanno far di più e di meglio restando fuori, ove si manifestino dissidenti sereni e leali, potranno similmente rendersi utili al movimento per altre vie: e sarà così dimostrato sempre più che l'anarchismo, pur nella splendida unità della concezione non ha uniformità di metodi rigidità di dogmi.

Il tempo dei mutui anatemi dovrebbe essere cessato definitivamente per chi non crede in alcuna infallibilità spirituale.

È così vasto l'agone e così svariata la necessità dell'attacco, che c'è posto per tutte le energie e scelta per tutte le attitudini.

Serrate dunque le file, compagni; giacchè intendeste tutta la virtù emancipatrice del libero patto nella schiera in cui ognuno sarà milite e capitano a se stesso, e si farà dei commilitoni cooperatore fidente, senza alterigie e senza abdicazioni.

Formate la libera catena dei pensieri e dei sentimenti, dei propositi e degli atti rivendicatori, tra casa e casa, ove il lavoro appende le sue armi lucenti e mansuete – tra borgata e borgata, tra paese e paese, e i lavoratori della terra abbiano sentito la parentela ideale con quelli dell'officina. Ovunque troverete solco fecondo per la vostra sementa.

Scolte vigili, che nulla chiedono alle plebi tormentate, se non di combattere con loro e per loro – il vostro passaggio sarà salutato come quello della colonna antesignana, in marcia verso il giustiziero avvenire; e la gente che suda, e cammina essa pure verso le albe sospirate, lungo questa nostra Maremma pensosa ed austera, intenderà il significato di questo vostro adunarvi, di codesto battito collettivo dei vostri cuori, ben più eloquente delle vostre parole.

Alle vostre mani, che si cercarono e si strinsero nel generoso patto affrancatore del vostro e dell'altrui diritto, unisco la mia destra, fraternamente.

Rosignano Marittimo, 24 Aprile 1908.

Pietro Gori


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