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Ceneri e Faville PER LA VITA DI FRANCISCO FERRER (ai promotori dei comizio "pro Ferrer e compagni a Roma). |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
S. Ilario nell'Elba, 2 Ottobre 1909.
«Ancora una volta le ritorte del male mi incatenano lunge dalla vita, dalla lotta: ed al vostro caldo appello non può rispondere che la eco della voce lontana.
«Ma essa vi giunge col fremito dei ricordi personali e collettivi d'un lungo spasimo d'uomini e d'idee, a traverso la larvata servitù liberalesca di quest'ultimo trentennio – più o meno in tutti i paesi del mondo – con le forme serpentine dei morbi feroci, balzanti qua e là sulla salute dei popoli.
«Oggi è dalla Spagna, che sorge l'invocazione; è dal castello infame, che rivide le più nefande crudeltà della tirannide sacerdotale; è dal cuore della Catalogna, spazzata dai cannoni della parassitaria Castiglia, che si leva il grido, a cui deve rispondere la coscienza del mondo civile.
«Sopra quella idiota formola dei riguardi internazionali, sciorinata dai cosacchi del giornalismo e della diplomazia, c'è appunto la difesa di quell'antico diritto delle genti, trasformatosi nella moderna solidarietà civile, e nella protesta virile dei vinti e degli oppressi d'ogni oltre-frontiera contro le vendette di guerra, straniera o civile che chiamar si voglia.
«Giacchè a Barcellona si sta tramando, da preti e da soldati, la stessa frode giudiziaria, che anni or sono empì le prigioni e le isolette d'Italia di tanti generosi e di tanti innocenti, dopo i macelli, qua pure perpetrati su folle amorfe, sollevate a furore da insane leggi di conquista, o di fame, o da provocazioni di polizia.
«Anche nei giudizi statari catalani vi saranno – come vi furono qui – spie, agenti provocatori, cialtroni codardi pronti a testimoniare le più truci menzogne, affinchè i tribunali militari, che ne muoion di voglia, possano condannare tutti quegli uomini liberi, che dànno ombra agli inquisitori di chierica o di giberna.
«Da Roma a Parigi, da Londra a New York a Buenos Aires, vigilino le avanguardie popolari, sveglino la coscienza universale sull'immenso delitto, che si prepara nei tenebrosi maneggi dello stato d'assedio, e delle giurisdizioni eccezionali; richiamino al pudore la civiltà contemporanea contro ogni sua possibile complicità di silenzio, e di indifferenza.
«Difendendo la vita, e la integrità personale di Francisco Ferrer e dei suoi compagni, contro la risorta inquisizione che ne strazia i corpi, per dannarli alla morte, non è il libertario od i rivoluzionari che si difendono; ma è la esistenza stessa dei più alti principî di libertà e di giustizia che sono ormai il patrimonio insopprimibile della convivenza umana.
«E voi gridatelo alto e forte.
«Se la voce dei popoli civili non riuscirà a strappare Ferrer ed i suoi compagni dalle mani del carnefice, sarà menzogna ogni vanto di forza morale della pubblica opinione sulla brutalità della vendetta.
Dal Libertario di Spezia.
esprimi tu il mio rammarico ai promotori del Comizio, per non poter io accorrere al loro caloroso invito. La mia voce, che fu, se non possente, alacre, è ormai dannata dal male a questi lunghi silenzi... espiatori. E reca tu al popolo di Pisa, che amo come un vecchio amico della mia combattente giovinezza; all'austera città, che mi fu anche più cara nei giorni del dolore, reca la fiammata di sdegno che io vorrei accendere in tutti i petti liberi, come divampò nel mio, al cospetto di questa poltroneria dei più, e di questa dilagante bancarotta della rivoluzione proletaria, la quale, non che socializzare i mezzi di produzione, nemmeno è capace di strappare dagli artigli dello sdentato Leon di Castiglia quei generosi, cui si vorrebbe fare espiare una di quelle spontanee collere della folla, che Bovio chiamava divine.
Ma costoro furon militi di razionalismo e di libertà nel paese più imbestialito dal fanatismo religioso; essi fors'anco protestarono contro la follia Africana, nella quale i Borbòni di Spagna tentano rinverdire i tetri allori di Cuba... Un d'essi, Francisco Ferrer, è il fondatore delle Scuole Moderne, che in pochi anni irradiarono nell'ardente anima Catalana una luce di verità, la quale stava fugando le ultime tenebre della educazione confessionale e la lugubre orda dei Gesuiti.
Ciò è stato sufficiente per mescolare questi modesti ed onesti pensatori di libertà, e molti operai inconsci, e molti innocenti ed altri ribelli consapevoli, ma disinteressati, con quanti altri caddero sotto mano dei repressori tremanti; e quelli furono incarcerati alla rinfusa con gli avventizi della rivolta, ognor pullulanti dal ventre miserabile delle grandi città – dal triste ventre famelico di pane e sitibondo di luce...
Contro tutti codesti prigionieri (prigionieri di guerra, notate, o lealisti della guerra cristianizzata) contro codesti uomini di sì diversa natura tra loro, si vuole l'aggrovigliamento delle responsabilità, si fabbrica la turpe fiaba della partecipazione... morale. Ed i fucilieri, mentre la sozza commedia giudiziaria si inscena, preparano le cartucce dietro gli spalti di Montjuich... E già dai foschi fossati del castello, riecheggia fin ne' telegrammi sui giornali lo scoppio delle prime esecuzioni...
Ah quei cattolicissimi caballeros della tortura e del mattatoio ben lo sanno; la vecchia Europa è vile!...
Si chiamino dunque a raccolta i superstiti della fierezza e della dignità umana: al di sopra di tutte le classi, al di là di tutte le frontiere.
Non è l'appello di un partito in pro' dei partigiani. Si tratta di smascherare le macchinazioni di quei soldati contro la verità, contro la giustizia, contro i principî più elementari di lealtà e d'umanità.
Occorre frugar dietro quelle sbarre ribalde, per far conoscere al mondo le frodi che sta tramando il grande inquisitore dei tribunali di guerra, per legittimare una condanna capitale.
Nessuno meglio di te, caro Paolo, può spezzare – almeno con la parola – quelle tristi mura, per metterne a nudo le vergogne...
Tu che provasti le crudeltà della moderna inquisizione di Spagna – narra, amico, come innanzi alle assise di Viterbo, anni or sono, con un accento di realtà vissuta, che fece fremere – narra lo scempio che nelle carceri Iberiche si compie sui corpi e sulle anime degli accusati: svela le torture raffinate, con le quali si tenta strappare alle labbra urlanti per lo strazio, confessioni e rivelazioni, che la innocente coscienza si addossa – perchè quei tormenti son peggiori della morte...
Ah, lo so, amici che i sottili espedienti sono ormai diventati arte, oltre che della diplomazia feudale e borghese, ben anco della burocrazia operaia!
Ma noi non chiediamo le barricate. I dirigenti delle masse organizzate vorrebbero prima il permesso del questore.
Ci basta una barricata ideale di fronti e di mani, levate in un impeto comune di solidarietà contro quei carnefici in veste di giudici.
È sufficiente un grido delle moltitudini – uno di quei moniti che fan tremare le dominazioni, e che la storia segna come un riapparire della giustizia sulla terra.
Se la intimazione della civiltà non basti a disarmare la vendetta militaresca, ricada il sangue degli innocenti sui lauri di guerra, che la Spagna regia sogna mietere in Africa, e la sincera barbarie dei Mauri ripianti la mezzaluna sulle cattedrali moresche della penisola, ove la croce fu viatico ai delitti più nefandi.
E se il pensiero e la ragione sono ancor proscritti dal mondo moderno – e la libertà, costa ancora o la pace, o la interezza, o la vita ai pensatori – ricominci il duello medioevale fra Cristo e Maometto.
Giacchè, se dopo i diritti, proclamati dalla rivoluzione francese, e dopo la carità predicata dal cristianesimo son possibili ancora di queste burle feroci – gli uomini si saranno addimostrati ancora una volta come la espressione più assurda della animalità.
Ma dalla purezza di questi monti io spero, aspetto e ascolto salire dai precordi del mondo le rivincite sante dell'umanità.