Pietro Gori
Ceneri e faville
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IL MARTIRIO DI CHICAGO

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IL MARTIRIO DI CHICAGO18

In un'alba fredda e nebbiosa, nella grigia luce soffusa sinistramente all'orizzonte, nereggiano quattro patiboli.

Ahi, Chicago crudele e bugiarda, la tua stella bianca si offusca nel cielo azzurro delle repubbliche Nord-Americane!

Tu uccidi vilmente dei corpi umani, per soffocare l'idea che li faceva sembrare giganti.

La tua borghesia, trepidante pei tesori sottratti al sudore de' paria, minaccianti la reintegrazione civile, sguinzagliò contro innocenti apostoli di verità e di giustizia i suoi cagnotti.

Spie, traditori, ruffiani, maffiosi, e simili lordure, uscirono da' tuoi lupanari, dagli angiporti oscuri, dalle taverne fetide, dagli abituri foschi, e per un pugno di rame accusarono i martiri, chè i Giuda non valgon più argento a' nostri. Li accusarono di delitti commessi dalla polizia, assoldata e prezzolata per conto di privati e per loro mandato, dai bassi fondi onde fu tratta, uscente anch'essa, a mentire dinanzi a tribunali d'infamia, enuncianti sentenze di morte, pagate dai Cresi, volute da governanti, fabbricate da questurini.

Vedi potenza nefasta dell'oro omicida più che il ferro, in una repubblica non meno borghese di un impero autocratico!

Tu insozzasti di sangue e di lutto la tua stella curata, o Chicago!

Tu sola?

Oh, no, le glorie e i fasti del sangue e del delitto, non hanno confine all'Orenoco.

***

Ricordo:

Dinanzi a quelle forche biecamente protendenti il braccio e la corda, orgoglio di un boia, onta di tutto un sistema e di tutto un popolo, che lo sorregge o lo tollera, stanno puntate contro i petti inermi di centomila plebei frementi tutte le artiglierie, tutte le bocche a fuoco della... serenissima repubblica.

I suoi armigeri tutti, sono sotto le armi, nel Trafalgar sterminato, pronti ad un cenno, a rinnovare le sanguinarie gesta del 27 aprile e 4 maggio in Haymarket, di truce memoria.

Il cielo plumbeo stilla lagrime silenziose sulla plebe gemente, presso le moderne croci.

Chi sta per risalire al Golgota de' nuovi Farisei?

Non uno solo, non basta un martire oggi alla causa della redenzione di un popolo, alla crudeltà degli aurei Sinedrii.

Quattro sono le croci e doveano esser cinque. E l'altra?

Lo scoppio di una capsula di dinamite, il tonfo di un corpo esanime al suolo, nella cella cupa e solitaria, l'arretrarsi pieni di spavento di tutti gli aiutanti del boia vestiti in gonnella ed in toga, che si eran recati a visitare il suicida, resero inutile l'opera del carnefice.

Sia gloria a Luigi Lingg! La tigre borghese non contaminò il suo cadavere con l'alito felino.

Sia gloria a lui e gloria agli altri che la morte subirono serenamente, – a Parsons, a Fischer, ad Engel, a Spies!

mancano le pie donne piangenti dietro le croci...

Ma se i Giudei e i sergenti permisero che sul Calvario e fino ai piedi della croce, esse potessero recarsi a consolare l'agonia del Crocifisso; agl'impiccati innocenti si nega il supremo conforto. Altri, il prete repubblicano, lo darà loro.

E lo respingono, perchè nel divino conforto non credono e dell'umano non abbisognano.

«Onore, morte e gloria; per tutti loro». Così scrisse la storia a caratteri d'oro.

E le pie donne vengon respinte dal patibolo dai tetri scherani vestiti da uomo.

Ecco Sofia Neebe ed Enrichetta Parsons, coperte di brune gramaglie, più che piangendo, fulminando, col guardo minaccioso e corrucciato tutti quegli empi arnesi di tortura e di morte! Ave, o valorose donne, l'esercito proletario, gli anarchici cavalieri della morte, vi salutano animosi, audaci, pur con la corda al collo, dall'alto del patibolo!

Eccoli: il boia della borghesia non vuole che essi parlino al popolo. Non monta: pria che il nodo scorsoio li strangoli, que' grandi sanno scagliare al mondo vigliacco, coll'«evviva» supremo, la suprema sfida.

Guai al vecchio edificio che barcolla fra le imprecazioni de' morituri!

I singulti del popolo vengono coperti dal lugubre rullio de' tamburi funerei.

E l'alba gelida dell'11 novembre 1887 è passata stendendo un velo di lutto sulla terra e dando il più terribile urto a questa vecchia carcassa ch'è la delittuosa società che ci opprime.

***

Vestite le brune gramaglie, o fanciulle del popolo, spargete l'aroma soave delle più care memorie, o nostre donne gentili, su quelle tombe inobliate, in questa decade triste su quei talami coperti di mirti precoci... e piangete pure a lacrime calde sui nostri morti. La timida giustizia di un onesto governatore dell'Illinois riconobbe l'innocenza degli assassinati dalla forca rossa in Chicago e liberò i superstiti: ma i rei di omicidio, di fellonia non furono puniti, le vedove morirono o morranno di crepacuore o di fame e... il giuramento di quel giorno non fu adempiuto ancora.

Lo ricordino mestamente gli anarchici, ed i protervi disseminatori di equivoci e di diffidenze fra noi imparino dalla memoria di quei valorosi come invero debbasi operare il bene, pur facendo meno verbali dichiarazioni di guerra al mondo delittuoso, che, per quanto vecchio ed esoso, sogghigna vedendoci inerti, imprevidenti, dottrinari soltanto in atteggiamento di eroi.

Ricordiamocene.

Portoferraio, novembre 1910.

LETTERE APERTE

L'A. che aveva un intelletto superiore, un carattere adamantino, una, coscienza illibata, una bontà eccelsa, ciò non di meno dovette impugnare la penna per difendere la sua dignità vilmente calpestata – per vari ignobili moventi – da gente di ogni risma e di ogni colore politico.

Egli che era stato il gentile cavaliere errante dell'umanità e che al suo grande sogno di resurrezione umana aveva dato tutto se stesso, disprezzando le seduzioni della vita materiale a profusione e con mille mezzi fategli intravedere da coloro che avevano interesse di strapparlo al nucleo dei combattenti per il trionfo della verità; Egli che per adempiere al suo apostolato di giustizia in favore degli umili, aveva anche sacrificato il suo amore per l'arte, che fortemente sentiva e che indubbiamente – se tutto ad essa si fosse dedicato – gli avrebbe fruttato oltre che serti di gloria, anche la ricchezza; Egli col cuore amareggiato rispose ai suoi calunniatori con bella fierezza, che lo innalzò maggiormente innanzi alla coscienza dei buoni e dei sinceri militi di ogni ideale.

Mentre le persecuzioni governative e questurinesche infierivano contro di Lui, mentre per la sua buona seminagione delle idee, andava sempre più rovinandosi la salute; i cattivi, i vanitosi, i deficenti, i falsi amici assecondavano colla vile calunnia l'opera nefasta dei suoi potenti persecutori.

Solo quando la morte recise la sua generosa esistenza, molti di costoro si unirono ai moltissimi che sinceramente l'amarono e lo piansero, forse nella speranza di farsi perdonare dai buoni le loro infami azioni, e chi sa, forse anche punzecchiati dal rimorso postumo di avere atrocemente offeso un cuore così grande.

Quindi ritengo doveroso, anche per insegnamento ai giovani presenti e futuri, – di mettere in rilievo questo lato deplorevole della malvagità umana, che fece provare a Lui il peggiore tormento morale, – pubblicando le seguenti lettere sue, nelle quali vi sono espressi sentimenti e risentimenti che tornano a maggior gloria sua e a perenne infamia di chi gli avvelenò in simil modo l'esistenza.

L'Editore





18 Dalla rivista Il Pensiero.



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