Giuseppe Bandi
I mille: da Genova a Capua
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PARTE PRIMA Da Genova a Marsala

III

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III

 

Tornati che fummo in casa, vi trovammo non so quanta gente, ed io conobbi il gentile nostro ospite, che fu il colonnello Vecchi da Ascoli Piceno, uomo di buone lettere e di buonissimo umore e caro a tutti per le egregie doti dell’animo. In un batter d’occhi fummo amici; ed ei mi condusse in giro per la villa e parlammo di centomila cose che, su per giù, tutte facevano capo alla romanzesca passeggiata in Sicilia, che il generale stava almanaccando.

Il Vecchi m’andava contando ad una ad una le difficoltà dell’impresa, raccomandandosi che col desiderio nostro e colla nostra impazienza non si aggiungessero stimoli a quelli che già aveva del proprio Garibaldi.

– Benché – soggiungeva il Vecchi – tu devi sapere, ed io l’ho saputo prima di te, che Garibaldi, alla fin del salmo, fa sempre quel che gli pare.

E, infatti, quell’uomo meraviglioso, per quanto sembrasse, a prima vista, facilissimo a lasciarsi condurre dai discorsi altrui, nelle faccende un po’ serie lasciava sempre discorrer tutti e faceva a modo suo.

Tornando poi in casa, sedemmo insieme nel vasto salone, che serviva di anticamera alla stanza da studio del generale. C’erano parecchie persone, che non conoscevo neppur di vista, e il Vecchi prese a farmi da Cicerone, passandole in rivista ad una ad una.

Vedidicevavedi quel bell’uomo dalla faccia allegra, che sta sbracciando e predicando? Quello è il La Masa. Nel 1849 venne a Roma con cento prodi, e aveva in capo un elmo d’argento col pennacchio bianco. Lo chiamavano il generale Enea, e parrebbe tale davvero, se lo mettessimo in mezzo alle fiamme, con Anchise sulle spalle e i Penati in braccio. Quell’altro che pare un profeta, e che conta con gli occhi imbambolati i punti delle mosche nel soffitto, è il colonnello Sirtori, che fece cose di fuoco in Venezia. Era prete e in Parigi dette in ciampanelle; te lo do per un uomo di coraggio stupendo e pieno zeppo di dottrina. Guarda quello , col naso rosso e coi capelli arruffati: è Montanari. Costui ha girato tutte le carceri della cristianità; lo imprigionarono persino nel Belgio; è un bravo ingegnere dicono, ma è più cospiratore che altro.

E così via via, mi fe’ conoscere molte persone i cui nomi avevo letti nelle cronache di dieci anni innanzi; finché venne Francesco Nullo, e la sua venuta interruppe il nostro colloquio.

Poco dopo, l’uscio della stanza del generale si aperse, e comparve Giuseppe La Farina. La sua comparsa fu salutata da un mormorio tutt’altro che lusinghiero per lui, giacché si credeva mandato da Cavour per mettere bastoni fra le gambe a Garibaldi e far sì che il disegno della spedizione andasse a monte. Egli però non fece segno d’accorgersi dei cattivi saluti che occhi e bocche gli mandavano e se ne andò difilato.

Partito lui, giunse il Missori, e poi Medici, che subito si ristrinse in colloquio col generale. Mentre parlavano, due volte la voce di Garibaldi mi chiamò nella stanza per darmi non so che ordini, e nell’esser , co’ miei buoni e valorosi occhi lessi a rispettosa distanza sopra un foglio di appunti che era sul tavolino, queste parole: «Armi, munizioni, vapori, punto di sbarco».

Rammento che la seconda volta che fui chiamato nella stanza, Garibaldi mi disse:

Andreste stasera a Livorno? Ho bisogno che sieno consegnate con sollecitudine certe lettere e si prepari qualche cosa...

E siccome io non rispondevo, soggiunse:

– Avete forse qualche difficoltà?

– Eh... – risposi – la difficoltà è questa: io sono assente senza licenza dal reggimento, e per di più c’è in Toscana il Ricasoli, che m’ha a noia come il fumo agli occhi. Non rammentate che bell’accoglienza mi fece, l’anno scorso, quando da Rimini mi mandaste a far volontari nel senese?

– Avete ragioneripigliò il generale, e mi fe’ segno che mi ritirassi.

Corsi subito a cercare Vecchi, e lo trovai nel giardino.

– Ma è possibile – gli chiesi – che il generale non sappia ancora dove si sbarcherà?

Possibilissimo.

– E il giorno della partenza?...

– Gli è probabile che non sappia neanche questo.

– Come?

To’! credi tu che si giuochi di noccioli? Tutto dipende dalle notizie della Sicilia; e intanto, queste non son punto buone. C’è pur troppo il generale Enea, e ci sono altri, che vorrebbero trascinarlo via col capo nel sacco, ma lui non è uomo, come già t’ho detto, da lasciarsi tirare pecapelli.

 

*

* *

 

Rividi Garibaldi all’ora di desinare e poi la sera. Parlava allegro, ma la sua conversazione non s’aggirava che su cose indifferenti. E intanto, molta gente veniva a visitarlo, e parecchi ufficiali della guarnigione di Genova si raccomandavano a noi, come anime perse, perché pregassimo il generale di condurli con sé. Ma gli ordini erano severissimi: dovevamo mandarli in pace senza misericordia.

 

 


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