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Alfabetica [« »] equilibrio 1 equivoca 1 equivoco 1 era 350 erano 50 erard 1 erbe 2 | Frequenza [« »] 441 una 440 in 405 si 350 era 313 le 310 non 290 a | Luigi Lucatelli Athos Concordanze era |
Cap.
1 I| facciata della casetta.~ ~Era un’antica villa seicentesca, 2 I| piangere.~ ~Che diamine era venuto a fare lì?~ ~Come 3 I| come lui, seria, posata, s’era lasciata trascinare ad un 4 I| davvero!… ma come fare?… S’era trovato lì, sospinto come 5 I| secondo, Monaldo Savarni, era magnifico. In quel momento, 6 I| voce. Uno, due, tre! Ed era così bello, con la nobile 7 I| fumava, fumava.~ ~Veramente, era stato lui, Mario Garbini, 8 I| Un buttero a cavallo era venuto preso la corte, sul 9 I| sciabola.~ ~I medici accorsero. Era una cosa da nulla, una graffiatura, 10 I| quasi affettuoso, tanto era contento del modo come era 11 I| era contento del modo come era andata la cosa.~ ~Il buttero 12 I| dal momento che l’onore era soddisfatto, parve che un 13 I| mastoideo...».~ ~Mario Garbini s’era avvicinato a Monaldo Savarni, 14 I| Domenico annunciò che il pranzo era in tavola, e gli otto signori 15 I| Alle frutta il Radaelli, ch’era napoletano, fece un brindisi 16 I| meraviglia. Il professore era esultante, ed avendo bevuto 17 I| politica con Monaldo, di cui era addirittura ammirato, e 18 I| bocca, che la fine del mese era prossima e che le barzellette 19 I| mano al professore, che s’era quasi addormentato, e Monaldo 20 I| un lieve atto annoiato. Era una lunga busta azzurra, 21 I| del Tevere di cui Monaldo era vice–presidente.~ ~Salì 22 I| baciare.~ ~In tutta la casa era la pace e un non so che 23 I| magnifiche file di denti, era una bella donna sulla quarantina, 24 II| grandissimi doni.~ ~Il primo era quello di chiamarsi Monaldo 25 II| Teofilo.~ ~Inoltre Monaldo era bello, ma d’una bellezza 26 II| pensosa, quel sorriso in cui era una certa tinta di malinconia 27 II| intensa.~ ~Perchè Monaldo non era soltanto bello: la sua bellezza 28 II| soltanto bello: la sua bellezza era significativa. Vi sono degli 29 II| e sicure del suo corpo, era istintivamente tratto a 30 II| tutti che il suo pallore era il colore naturale della 31 II| dispiaceri gravi, dacchè era al mondo, avrebbe fatto 32 II| ricordava la sua giovinezza. Era tanta l’abitudine, che ormai, 33 II| Eppure, nessuna vita era stata così pacifica e dolce 34 II| Savarni. Suo padre, che era un ricco commerciante ritirato 35 II| lui, e trovavano che nulla era troppo bello o troppo costoso 36 II| Non ch’egli fosse avaro: era un uomo medio, come ce ne 37 II| dimensioni psicologiche, ed era passabilmente buono, passabilmente 38 II| senso di previdenza.~ ~Gli era avvenuto una volta di assistere 39 II| ed arguta di viveur, che era lo zio putativo di tutte 40 II| di tutti i giovanotti.~ ~Era una specie di veterano del 41 II| in quel moribondo scarno era un senso d’abbandono così 42 II| cui il busto del vecchio era ancora eretto, e le sue 43 II| imbottiture di bambagia, tutto ciò era caduto, rivelando un corpo 44 II| la vita (il medico se n’era andato, dicendo che non 45 II| andato, dicendo che non c’era nulla da fare) si spegneva 46 II| unico cassetto del mobile. V’era un grosso album rilegato. 47 II| gemito sordo di voluttà. Era morto.~ ~Allora Monaldo, 48 II| brivido di ribrezzo.~ ~L’album era pieno di fotografie, raccolte 49 II| collezioni più turpi.~ ~Era una specie di breviario 50 II| e se ne andò.~ ~L’alba era fredda e triste, e quando 51 II| moglie.~ ~Viviana Dorian era una donna bellissima, di 52 II| conduceva la sposa, e non c’era nessuna ragione di non crederlo.~ ~ 53 II| pittore dichiarò che «ciò era un avvenimento d’arte» tanto 54 II| d’arte» tanto la coppia era armonica e bella, e volle 55 III| moderno frack della stagione, era ancora presto, e nell’ampia 56 III| guarnigione che Giorgio Barteil era costretto a condurre.~ ~– 57 III| labbra impallidite.~ ~Egli era follemente innamorato di 58 III| capelli ai calvi.~ ~Il tenente era una specie di individuo 59 III| Bisogna anche dire che era ricchissimo. Egli salutò 60 III| il tenente.~ ~– Di vista, era alla inaugurazione dell’ 61 III| dire chi fosse, ma certo era un signore, o parecchi signori, 62 III| rispondeva a questo nome barbaro era una famiglia composta di 63 III| fondo della sala.~ ~Egli era un giovane dall’animo un 64 III| lui, presso il pianoforte, era seduta Anna Guinizelli. 65 III| e di lacrime.~ ~Al piano era seduto il musicista cui 66 III| Segui lo sguardo di Anna. Era perduto nel vuoto, seguendo 67 III| irreale: tutta l’anima sua era fuori della vita. Dall’altro 68 III| dentro!…~ ~Entrarono.~ ~Era un piccolo luogo, discreto 69 III| universale: il suo ballerino, che era un grosso professore delle 70 III| cadavere misterioso, che era stato rinvenuto in una vecchia 71 III| sul luogo della sua colpa, era stata celebre.~ ~Mario ricostruiva, 72 III| Mario ricostruiva, come era risultato dal processo, 73 III| donna!… – mormorò Anna.~ ~– Era bella? Domandò una signorina.~ ~– 74 III| disse freddamente Monaldo, era un gentiluomo.~ ~– Povera 75 III| volto armonioso della donna era calmo e dolce, e le linee 76 III| inaccessibile esistevano, ed era possibile vederle e goderle, 77 III| piccolo salotto intimo, ov’era un immenso tavolo verde, 78 III| vivissimo moto di stupore: gli era sembrato scorgere Monaldo 79 III| che ci fanno domandare: era un uomo?… una pianta?… un 80 IV| brillante cronista del giornale era di pessimo umore.~ ~Un reporter 81 IV| reporter che la sera innanzi s’era dimenticato di telefonare 82 IV| corpo secco ed agile, non era mai entrato un turbamento 83 IV| immagine di Viviana Savarni si era definitivamente impadronita 84 IV| collegiale».~ ~Infatti egli era giunto sotto le finestre 85 IV| finestre di casa Savarni e s’era sorpreso a guardare in su, 86 IV| maldicenza sui colleghi, tuttociò era stato un volgare pretesto 87 IV| aspettarla. E siccome Mario era logico nelle sue cose, pagò 88 IV| itinerario stabilito: ma non era vero. La verità era che 89 IV| non era vero. La verità era che Viviana indossava un 90 IV| dietro un tram, mentre essa s’era fermata in mezzo alla piazza 91 IV| soddisfatta del suo esame, s’era inoltrata sotto le alberate 92 IV| nella porta per cui Viviana era entrata.~ ~In quel periodo 93 IV| dipinto alla Pompeiana, era un cosa penosamente triviale, 94 IV| state pronunciate.~ ~Non era vero?… E perchè no?…~ ~Non 95 IV| sussulto di meraviglia. Egli era là da due ore!~ ~Allora 96 IV| risolutamente nel portone. Non c’era portinaio. Sull’uscio del 97 IV| Sull’uscio del primo piano era scritto: «Dallon Herbert, 98 IV| secondo uscio, l’ultimo, era scritto sopra una grande 99 IV| tutte le sue vene. Essa era pura… un entusiasmo vivace 100 IV| maniglia della porta. Per terra era un fiorellino di myosotis, 101 IV| aveva due uscite ed egli era stato giuocato come un ragazzo 102 IV| sè stesso la verità: egli era innamorato, era geloso e 103 IV| verità: egli era innamorato, era geloso e soffriva tutte 104 IV| visitare la cava deserta ove era avvenuto il recente clamoroso 105 V| perchè il terreno intorno era tutto calpestato. Il vecchio 106 V| giudice istruttore, quando vi era stato condotto il colpevole.~ ~« 107 V| condotto il colpevole.~ ~«Era pallidissimo, diceva, e 108 V| si appoggiò alla parete. Era pallidissima.~ ~– Perchè 109 V| angoscioso, tutto ciò non era perbene: Egli sentiva la 110 V| cose atroci e tristi. Essa era forse l’unica in cui i residui 111 V| guardiano, arrestandosi.~ ~Era una cripta alta e vasta. 112 V| dura del tufo. Nel mezzo era una fossa ancora aperta, 113 V| ancora aperta, quella da cui era stata estratta la vittima.~ ~ 114 V| terrore».~ ~Mario tacque. Si era fatto, intorno, un silenzio 115 V| entrata della cava. Viviana s’era appoggiata alla parete, 116 V| tolta la sua austerità, era così donna, così deliziosamente 117 V| Tuttociò che li circondava era come un paese straniero, 118 V| immagini mute. Il cielo era freddo e pallido e gli odori 119 V| erano visibili, la campagna era solitaria... Mario prese 120 VI| avventure nelle quali si era comportato naturalmente, 121 VI| di cotillon.~ ~Tuttociò era stato sobrio, elegante e 122 VI| di dolcemente fatale che era nel suo sorriso, facevano 123 VI| è fatale!».~ ~Stavolta era avvenuto un fatto nuovo. 124 VI| vero, Anna Guinizelli non era stata mai per lui un’amante 125 VI| intendeva neppur tutta.~ ~C’era qualcosa in lei che gli 126 VI| e trattenuto a forza.~ ~Era stato stupito egli stesso 127 VI| inesorabilità verso altri, ed era stato stupito anche di non 128 VI| la leggenda l’accusava.~ ~Era un’amica dolce e rassegnata, 129 VI| Ed essa si ribellò.~ ~Era un mese che questa donna 130 VI| affannosa delle sue preghiere. C’era nella sua sottomissione 131 VI| solo lo atterriva, ma non era neppure contenuta nei termini 132 VI| presenza della passione, era un specie di gorgone di 133 VI| Per lui, tutto ciò che era tormentato e irregolare, 134 VI| sfinge, lo fece entrare, gli era ben noto.~ ~La luce entrava 135 VI| opere d’arte giapponesi. C’era, in tutto il luogo, una 136 VI| profumo acuto e snervante che era nell’aria, dava ai suoi 137 VI| un tratto si volse: Anna era entrata. Aveva una vestaglia 138 VI| staccare. Siamo forti.~ ~Egli era sincero, aveva avuto orrore 139 VI| diceva la sua parola. Essa era l’ancella della sua passione; 140 VI| ancella della sua passione; lo era sempre stata. Non doveva 141 VI| dimenticarti?~ ~La sua voce si era fatta dolcissima, era come 142 VI| si era fatta dolcissima, era come una musica sommessa, 143 VI| evidenza spaventevole ciò che era per avvenire, intuì il dominio 144 VI| animo può tollerare, essa era precipitata in uno stato 145 VI| solo. Il fascio di carte era sul tavolo, innanzi a lui, 146 VI| egli offendere tuttociò che era di più rispettabile in lui, 147 VI| Pensò nitidamente che questo era il suo dovere e che le infamie 148 VI| non aveva parlato, ma che era più forte, afferrò il pacco 149 VI| si parò innanzi. Il luogo era quasi deserto, egli si rifugiò 150 VI| Ciò che egli intendeva era orrendo ed indiscutibile 151 VI| violento capogiro. Ciò che era non poteva essere. La realtà 152 VI| e cozzanti nel vuoto. C’era una così orrenda materialità 153 VI| Sì, ciò che egli leggeva era vero, ciò era accaduto, 154 VI| egli leggeva era vero, ciò era accaduto, quelle linee di 155 VI| piacere e per il dolore si era terribilmente deformata 156 VI| Un fenomeno silenzioso si era maturato sotto la luce eguale 157 VI| e l’essere interno che era cresciuto fuori della legge, 158 VI| selvaggia.~ ~L’anima vera non era stata raggiunta mai; nè 159 VI| raggiunto la fibra a cui era diretta e che doveva incatenare 160 VI| la fibra dell’amore, non era intonata con essa, era una 161 VI| non era intonata con essa, era una parola gelida borbottata 162 VI| tale è la loro legge, si era creata da sè deformandosi 163 VI| in fiori mostruosi.~ ~Ciò era avvenuto. Nessuna forza 164 VI| occhi, e guardò intorno. Era un piccolo luogo antiquato, 165 VI| delle proprie facoltà si era infranto qualcosa che non 166 VI| travolto e insozzato.~ ~Ciò era tanto lontano da lui, che 167 VI| intendeva completamente, era una lingua estranea al suo 168 VI| cose immani e turpi.~ ~Ma era il suo cervello, il suo 169 VI| impersonale ed enorme che era caduta su di lui. E si sentiva 170 VI| oscena, empia e tragica.~ ~Era un buon Dio accomodante 171 VI| terribilmente odiato, dov’era?...~ ~Non c’era. Non c’era 172 VI| odiato, dov’era?...~ ~Non c’era. Non c’era nulla di lui.~ ~ 173 VI| era?...~ ~Non c’era. Non c’era nulla di lui.~ ~Egli era 174 VI| era nulla di lui.~ ~Egli era un pover’uomo disgraziato, 175 VI| il proprio discorso gli era tradotto in un idioma intelligibile, 176 VI| labbra.~ ~Uccidere, per lui, era quel gesto corretto e geniale 177 VI| davanti al mostro che gli era sorto incontro.~ ~Nessuna 178 VI| rifletteva con calma. Qualcosa c’era in lui, che giustificava 179 VI| colpa di sua moglie. Essa era «due persone» come lui.~ ~ 180 VI| una Giunone antica. Di chi era la colpa se la casacca copriva 181 VI| infernale di un anarchico, era partita l’esplosione che 182 VI| di vago e di anonimo che era nella corruzione di sua 183 VII| visitate dalla sventura, c’era nel suo spirito una stanza 184 VII| sentì di nuovo atterrito.~ ~Era quella la carezza quotidiana 185 VII| suo spirito si cullava, era quello il compenso dato, 186 VII| cui la sua purezza ideale era contaminata, perchè ormai 187 VII| insinuato in lui.~ ~Non era possibile, egli non poteva 188 VII| petto di un nuotatore. Essa era piena di rumori familiari, 189 VII| l’immagine di una moglie era trascinata, calpestata, 190 VII| fine immagine di Athos, era seppellito troppo a fondo 191 VII| società, in cui il sangue era una mostruosa eccezione, 192 VII| Automaticamente, senza volerlo, era giunto dinanzi alla porta 193 VII| dinanzi alla porta di casa. Era in presenza del suo destino. 194 VII| voluto!...~ ~Entrò, la casa era vuota; la servitù era nelle 195 VII| casa era vuota; la servitù era nelle cucine del piano inferiore. 196 VII| una spinta.~ ~Sua moglie era seduta innanzi alla toilette, 197 VII| entrò muto.~ ~La donna si era rivolta a guardarlo stupefatta 198 VII| poichè essa fulminata si era abbattuta sulla seggiola 199 VII| che egli doveva compiere: era come se recitasse con indicibile 200 VII| forsennatamente in lui. Sì, era il suo denaro, la sua donna, 201 VII| sua donna, la sua roba che era stata contaminata, era il 202 VII| che era stata contaminata, era il suo avere di felicità 203 VII| felicità e di fortuna che era stato rubato, mani estranee 204 VII| si fece intorno a lui.~ ~Era una piccola stanza da bagno.~ ~ 205 VII| stanza da bagno.~ ~La donna era caduta sull’orlo d’una vasca 206 VII| dichiarato il suo impero, era andata oltre la volontà, 207 VII| spavento inumano.~ ~Tutto era come prima. La lampada elettrica 208 VII| un’idea netta di ciò che era avvenuto, ma gli sembrava 209 VII| dietro di sè. Ma la via era deserta, e non s’udiva che 210 VII| fermò: non ne poteva più.~ ~Era giunto su di una piccola 211 VII| dolce e tranquilla e si era gettato nella torva corrente; 212 VII| nella torva corrente; egli era fuori della legge. Tutte 213 VII| mormorio di minaccia.~ ~Tutto era là: tuttociò che gli aveva 214 VII| della sua vita cavalleresca, era là, in quelle case ove migliaia 215 VII| voce... quella voce di chi era?... Ah!... ricordava, era 216 VII| era?... Ah!... ricordava, era la voce di Viviana.~ ~Ed 217 VII| la macchia orribile che v’era impressa, e l’idea che un 218 VII| risalire l’argine da cui era sdrucciolato e ricominciò 219 VII| calore e di riposo. Non c’era ormai in lui nulla dell’ 220 VII| poche ore innanzi, non c’era che l’uomo stanco ed abbrutito, 221 VII| addormentò.~ ~Monaldo si era gettato sulla paglia, disfatto.~ ~ 222 VII| abbeverava insaziabilmente, non c’era che la notte, densa di tenebre 223 VII| giunco della capanna. Dov’era? Che cosa era accaduto?... 224 VII| capanna. Dov’era? Che cosa era accaduto?... Per alcuni 225 VII| sollevare la densa cortina che era nel suo spirito, cercando 226 VII| sentirsi spezzare il cuore.~ ~Era vero! Egli, Monaldo, aveva 227 VII| qualcosa che, alla fine era scaturita da lui, più forte 228 VII| appoggiato ad una vanga, cantava. Era una canzone malinconica, 229 VII| le sue vittorie luminose, era passata lontano di lì. Gli 230 VII| comprese. Il suo luogo non era lì.~ ~Tutti gli aspetti 231 IX| vena di lavorare: non c’era alcun fatto notevole.~ ~ 232 IX| nervosamente.~ ~Paolini era l’altro reporter, quello 233 IX| della cronaca nera.~ ~Non era venuto. Mario sentiva una 234 IX| violenza ed irruppe Paolini. Era un uomo alto, magro, dal 235 IX| occhi brillanti e vivaci.~ ~Era agitatissimo.~ ~– Signor 236 IX| in redazione. Per solito, era freddissimo come un medico 237 IX| Questo balzo formidabile non era tollerato dalle sue facoltà: 238 IX| allontanare da sè ciò che era avvenuto, ma anche in lui 239 IX| che regola le cose umane, era incerta, nebbiosa, falsa.~ ~ 240 IX| di disgusto invincibili. Era la folla, la folla oscena, 241 IX| Nel salotto, nel corridoio era un andirivieni di uniformi; 242 IX| Egli guardò e riconobbe. Era Fascioli, un delegato di 243 IX| strilla!... la servitù che era nel piano sotto, ha inteso 244 IX| Un odore acre di sangue era nell’aria. In un angolo, 245 IX| aspetto di ciò che vedeva era così differente dall’orrore 246 IX| impetuoso, ardente, in cui egli era stato travolto, che egli 247 IX| schianto fulmineo che si era aspettato.~ ~Avvicinandosi 248 IX| di delusione.~ ~No, non era quella. Viviana, non era 249 IX| era quella. Viviana, non era quello il suo sogno!... 250 IX| labbra come un singulto.~ ~Era la prima volta che egli, 251 IX| preda evidente e vicina era tutta contaminata dall’orrore 252 IX| Ad un tratto si fermò. Era giunto sulla piazza del 253 IX| palazzi muti ed enormi, era tutta deserta, piena dello 254 IX| d’un bagliore argentino. Era intorno una solitudine malinconica, 255 IX| La città in quell’ora, era gelida ed ostile. Tutte 256 IX| rancore e di passione.~ ~Era quella la città che condannava 257 IX| uccidi, uccidi!...~ ~Non c’era nulla in quel silenzio di 258 IX| tenebre.~ ~Essa come l’altra, era estranea. Chi aveva fatto 259 IX| apparteneva più a quel mondo. Era una creatura d’altri luoghi 260 IX| proibito, tutto ciò che c’era d’ottuso, di verecondamente 261 IX| carne bianca e voluttuosa; era un grido di bocche sdentate, 262 IX| il colpo. Quel cadavere era un po' opera di tutti. Era 263 IX| era un po' opera di tutti. Era quella oscurità umida e 264 IX| Tutto il suo essere si era irrigidito in uno sforzo 265 IX| mostrare l’orrido bruto che vi era sotto, tutta la sua anima 266 IX| cui tutta la sua psiche era assuefatta...~ ~– Mi raccomando, 267 IX| la testa. Innanzi a lui era il direttore. Una testa 268 IX| suo sogno di dominio, che era carne della sua carne, che 269 X| l’origine della tragedia era nata era tutto silenzioso 270 X| della tragedia era nata era tutto silenzioso intorno 271 X| sommesso.~ ~Da parecchi giorni era così, sola e muta.~ ~La 272 X| sè un urlo di passione, era come se la sua anima si 273 X| febbre di godimenti, si era assiderata sotto un gelo 274 X| e l’energia di fuggirla, era la possibilità di essere 275 X| Tuttociò che la circondava le era divenuto ostile, e provava 276 X| tutti.~ ~Ma poi l’immagine era divenuta austera e gelida. 277 X| divenuta austera e gelida. Non era più il Monaldo che essa 278 X| occhi pieni di mistero, era un Dio antico, lontano ed 279 X| voluttà di bestia domata. Egli era più forte, più forte di 280 X| quasi dolce.~ ~L’ignoto era in lei ed intorno a lei: 281 X| intorno a lei: ciò che si era pensato, compiuto e sofferto 282 X| e sofferto in quel luogo era sterminatamente lontano.~ ~ 283 X| strana città di fantasmi era purificato dal silenzio 284 X| distanza, tantochè non v’era, nella folla felice delle 285 X| ciò che avveniva in lei. Era un senso nuovo, malinconico 286 X| loro voci tenui, in cui era il trillo argentino di un 287 X| sentendo che la sua anima era così semplice e candida.~ ~ 288 X| semplice e candida.~ ~D’onde le era venuta questa miracolosa 289 X| serenità?...~ ~Tutto ciò che era di torbido e di bruciante 290 X| simili. Tutta la sua vita era stata una selvaggia e solitaria 291 X| divina su cui ogni melodia si era intuonata meravigliosamente. 292 X| coltre di piombo.~ ~Non c’era nulla da amare o da odiare, 293 X| da odiare, lì dentro. Non era neppure una notte cieca, 294 X| ferocemente la morte nell’ombra, era una semi oscurità senza 295 X| cui il folle imperatore era stato sgozzato era deserto 296 X| imperatore era stato sgozzato era deserto e silenzioso.~ ~ 297 XI| uomo che lo aveva chiamato era chiuso in un soprabito abbottonato 298 XI| meraviglia: Giorgio Bartel!...~ ~Era il suo antico compagno di 299 XI| disgustato profondamente. Era la prima volta che veniva 300 XI| muro, dietro il quale non c’era nessuno, poi l’abbiamo preso 301 XI| stridevano d’orrore.~ ~«Era un fenomeno stupendo che 302 XI| uomo semplice e nudo, come era nato, come la solitudine 303 XI| lo aveva fatto ritornare, era in presenza del suo delitto, 304 XI| Monaldo!...~ ~Realmente, c’era nell’aula un profumo dolce 305 XI| bene.~ ~La migliore società era convenuta nell’aula premurosa 306 XI| profumato, l’uomo che le era sfuggito per un istante, 307 XI| lo sguardo sulla folla. Era divenuto più pallido. Gli 308 XI| mezzo svenuto. La seconda si era coperto il volto con le 309 XI| il volto con le mani, ed era rimasto in quella posa, 310 XI| della lampadina elettrica, era terribilmente estranea al 311 XI| vittima, la dentro?...~ ~Era passato del tempo, molto 312 XI| lista di marmo. Il fatto si era lentamente stilizzato nella 313 XI| realtà sozza e sinistra si era cancellata. Era avvenuto 314 XI| sinistra si era cancellata. Era avvenuto per esso ciò che 315 XI| ricordato: qualche particolare era stato soppresso, qualche 316 XI| l’episodio, pian piano, era stato modellato sulla forma 317 XI| entrò fra due carabinieri. Era, veramente, divenuto più 318 XI| pallore del suo volto si era accentuato stranamente, 319 XI| Cina, applicata la tortura: era una cosa meno oscena e meno 320 XI| Tutti si levarono. Monaldo era così pallido che uno dei 321 XI| stati esemplari.~ ~Non c’era premeditazione, non c’era 322 XI| era premeditazione, non c’era intenzione d’uccidere, non 323 XI| intenzione d’uccidere, non c’era nulla di nulla, invece c’ 324 XI| Il presidente si alzò: era un bell’uomo dall’aspetto 325 XI| stato: qualcuno asserì che era stato un giovane dalla barba 326 XII| cinquecenteschi silenziosi, era tutta umida di pioggia e 327 XII| triste ritornello.~ ~Ciò era finito, era il passato lugubre 328 XII| ritornello.~ ~Ciò era finito, era il passato lugubre che scompariva: 329 XII| accanto ai suoi amici. Egli era meravigliato di non provare 330 XII| alle grandi sensazioni. Si era detto più volte: – Quando 331 XII| lieve profumo di bulgaro che era nella vettura. I fatti che 332 XII| Questa frase stupida gli era penetrata nel cervello e 333 XII| inesorabile avvinghiarlo tutto.~ ~Era ritornato ad essere come 334 XII| quartiere in cui la tragedia si era svolta, affinchè nei pochi 335 XII| gustava neppure, tanto vi era assuefatto, gli sembravano 336 XII| trovarsi solo. Il servo che era venuto a riceverlo, muto 337 XII| andito dipinto a nuovo.~ ~C’era nell’aria un odor di vernice 338 XII| sempre dei bimbi... Qui non c’era che un villino quasi uguale 339 XII| si volse di un balzo. Gli era rimasto nell’animo, come 340 XII| luce elettrica e respirò. Era una stanza semplice coi 341 XII| uscio e lo chiamò: il thè era pronto.~ ~Egli entrò nella 342 XII| Ora egli non lottava più: era solo, e si lasciava andare 343 XII| rizzarono sul capo.~ ~Non c’era nulla. Il posto, ove un 344 XII| Il posto, ove un tempo era un’altra tazza era vuoto. 345 XII| tempo era un’altra tazza era vuoto. Un fiore bizzarro 346 XII| afferrare, il nulla.~ ~C’era, un tempo, un altro essere, 347 XII| po' della sua vita, che era entrata nelle sue abitudini, 348 XII| Ora, al suo posto, c’era una cavità immensa, una 349 XII| abbandonata sul tavolo, era partita la realtà spaventosa 350 XII| come nella notte in cui era fuggito urlando per la campagna