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Luigi Lucatelli Athos Concordanze (Hapax - parole che occorrono una sola volta) |
Cap.
1 | 30 2 IX| vertigine dell’abisso che abbacina i morenti.~ ~Il labbro superiore, 3 III| Viviana ed Anna.~ ~– Vi abbaiamo scoperto, signor soppiattone!… – 4 IV| quel bacio sognato non ci abbandona più le labbra.~ ~La lontananza 5 III| delle fiaccole nei cunicoli abbandonati.~ ~Egli aveva la parola 6 II| moribondo scarno era un senso d’abbandono così amaro e triste che 7 VII| dietro un uscio, egli lo abbattè d’un colpo solo, fu dentro, 8 IX| una così stanca volontà di abbattersi, davanti alla violenza imperiosa 9 IX| vento e della pioggia si abbatteva con furia inutile, nascondeva 10 VI| gioconda nemica, che lo abbevera di gioia e lo uccide gli 11 V| odori acri della campagna, abbeverata di pioggia, li investivano 12 | abbi 13 II| tutte le misere frodi dell’abbigliamento per cui il busto del vecchio 14 VII| afferrare una lunga cesoia sull’abbigliatoio, e in tutto il suo essere 15 XI| l’avvocato difensore si è abboccato con lui e lo ha abbracciato, 16 XI| era chiuso in un soprabito abbottonato fino al mento, ed aveva 17 II| bianche si avvolgevano in abbracciamenti inverosimili.~ ~Il vecchio 18 XII| Essi discesero: gli amici abbracciarono Monaldo e volevano accompagnarlo 19 XI| abboccato con lui e lo ha abbracciato, gli ha detto: «– Povero 20 XII| filari dei pioppi.~ ~Egli abbracciò in silenzio i tre amici 21 II| e là, ancora delle anche abbronzate o delle poppe affumicate.~ ~ 22 XII| un odor di vernice e di abete, quell’odore fresco delle 23 IX| con aria grave, – alla sua abilità ed alla sua discrezione. 24 VII| Monaldo non mi avete abituata a simili scherzi: che cosa 25 II| sentimenti, ma pian piano si abituò a credere anch’egli che, 26 III| creerebbe il femminismo abolirebbe gli eserciti! – sentenziò 27 III| felicità umana, vale a dire l’abolizione della musica tedesca, ed 28 III| innamorato di lei, ed essa ne abusava per esperimentare in anima 29 II| con le donne, di cui non abusò, per principio igienico, 30 III| inaugurazione dell’anno accademico.~ ~– È il professor Thefner, 31 IX| qualcosa che avrebbe potuto accadere, in un fatto che lo avrebbe 32 VI| orientali che sembravano accampare come selvaggi invasori sul 33 IX| volta.~ ~Egli si diceva, con accanimento, come insultando un nemico: 34 III| noi, sosteneva con me un’accanita discussione. Tu che sei 35 VII| innanzi alla toilette, in accappatoio, passando leggermente un 36 IV| che l’avrebbe baciata, accarezzata, che avrebbe fatto scaturire 37 VII| umida che sapeva di pioggia, accelerando il passo perchè l’impeto 38 VI| lei lo investì pian piano, accendendogli il volto, e ad un tratto 39 I| loro di cose d’arte, senza accennare affatto al duello avvenuto, 40 VI| profili osceni e grotteschi accennarsi sotto le maschere di tutte 41 III| musicista cui poco innanzi aveva accennato Giorgio; egli non la guardava, 42 I| udito da Zanardelli…» ed accennava di sì, col capo, sorridendo 43 VI| parlare con un bizzarro accento canagliesco.~ ~Monaldo aveva 44 XI| pallore del suo volto si era accentuato stranamente, ed i suoi occhi, 45 IX| sentimenti verso Viviana, erano accesi di lei, tutto il suo arido 46 VI| divino e tutto il suo essere acceso in una suprema febbre di 47 XII| adattavano all’ambiente; accettando senza discuterlo questo 48 VI| diversamente!~ ~Ed egli aveva accettato l’ultimo convegno con un 49 VI| internamente, sporgendo il viso accigliato, come se rispondesse a muso 50 IX| aveva innanzi ed egli si accinse automaticamente a scrivere, 51 VI| sembravano disposti per accogliere le meditazioni di un’anima 52 X| come una Venere greca, di accoglierla a sè. Lentamente, aprì la 53 XII| accompagnarlo in casa, ma egli si accomiatò. Sentiva un vivo bisogno 54 VI| moglie, facilitava il codardo accomodamento. È più facile perdonare 55 VI| tragica.~ ~Era un buon Dio accomodante e pacifico, come un buon 56 VII| focolare e brontolò:~ ~– Accomodatevi!~ ~Indi, senza domandar 57 III| piedi con grande rapidità ed accompagnando evidentemente la dama con 58 III| egli promettesse loro di accompagnarle a visitare il luogo del 59 XII| abbracciarono Monaldo e volevano accompagnarlo in casa, ma egli si accomiatò. 60 III| quieto e dolce, sotto le acconciature ingemmate, sulle spalle 61 VI| fin da quando ella aveva acconsentito, col suo riso ambiguo e 62 VII| vergogna di tutte le carezze, accoppiò con questo tormentoso fantasma 63 III| giungevano semispenti gli accordi d’una lenta mazurka, che 64 XII| non riusciva a mettere d’accordo il proprio io reale col 65 VII| balzò fuori, rovesciò gli accorrenti e si precipitò in fuga, 66 VII| irradianti.~ ~Egli udì dei passi accorrere nel corridoio.~ ~Ed allora 67 I| la sciabola.~ ~I medici accorsero. Era una cosa da nulla, 68 IX| corsa, un grido... Sono accorsi in fretta e sono stati quasi 69 VII| Ed essa si ampliò, si accrebbe, si svolse nella notte con 70 XI| sghignazzare tutto il giorno, accusandosi di aver ucciso la moglie, 71 VI| demoniaco di cui la leggenda l’accusava.~ ~Era un’amica dolce e 72 III| strana e misteriosa, come d’acque ferme, di cui il fondo fosse 73 X| sopraffatte, si sarebbe acquietata.~ ~Pensò con un rimpianto 74 IV| istinto quasi poliziesco acquistato in tre o quattro anni di 75 IV| famosi – si ridestava in lui, acuito da una sottile febbre di 76 X| pensieri.~ ~Provò un desiderio acutissimo di cercare fuori di lì, 77 XI| proseguì il giovane ufficiale addentando quasi con ira il sigaro, 78 III| vuotavano lentamente, gli ultimi addii risuonarono nell’anticamera, 79 X| dalla città sottostante si addolcivano per la distanza, tantochè 80 XI| la visione pallida che li addolorava.~ ~Un usciere sospinse l’ 81 IX| è di ospitale in esse si addormenta e si scolora sotto l’ostilità 82 VII| gli martellava le tempie, addormentando sotto il suo spasimo ogni 83 IX| in quel silenzio di cose addormentate in un sonno grasso e pacifico, 84 X| raggi del sole. Ciò diceva: Addormentati, dimentica, sogna, povero 85 VII| fuoco, e l’anima sua si addormentava in un torpore invincibile.~ ~ 86 VII| avvolse nel suo tabarro e si addormentò.~ ~Monaldo si era gettato 87 I| sul chiosco sfondato, cui aderiva ancora un cartello rèclame 88 I| appena mitigato dalla peluria adolescente dei baffetti biondi.~ ~Il 89 IX| cenci e dalle mille mani adunche e sudicie, che dichiarava 90 IX| uomo alto, magro, dal naso adunco e dai piccoli occhi brillanti 91 XII| bianco ed una finestra cui s’affacciavano sempre dei bimbi... Qui 92 IX| pietà, di ribrezzo e di affanno gli tormentavano il cuore.~ ~ 93 VII| Borghese.~ ~Per un tratto corse affannosamente, provando un sollievo nel 94 IX| per qualche cosa in questo affare? – gli domandò a bassa voce.~ ~ 95 IX| cadavere; eppure egli avanzava, affascinato dalla spaventosa visione, 96 | affatto 97 IX| massa enorme passa e si afferma, rimane qualcosa di mutato, 98 XI| volontà i giurati non potevano affermare che Monaldo non avesse ucciso 99 VI| che egli aveva tante volte affermato, con un fine sorriso, nei 100 III| quell’arcano sgomento che ci afferra il cuore quando scorgiamo 101 IV| quasi morto, o l’avrebbe afferrata con la violenza selvaggia 102 I| fumava, con tranquillità affettata, perchè mai aveva scritto 103 II| sua vita intellettuale ed affettiva delle norme di antica cavalleria. 104 XI| della gabbia, gli stringeva affettuosamente le mani, mormorandogli delle 105 XI| ha dato la vita e vi ha affidato la vostra compagna, voi 106 IV| quando egli, che di solito affidava il disbrigo delle minori 107 XI| delitto, la cesoia sottile ed affilata che aveva ancora la punta 108 VI| e lei.~ ~E la sua mente, affinata dallo strazio recente, vedeva 109 VII| esercizio ben noto: solo sotto l’affluenza del sangue arso dalla febbre 110 VII| tratto, sentì tutto il sangue affluirgli al cuore.~ ~Automaticamente, 111 VI| tutto il sangue le fosse affluito al cuore.~ ~Le sue ciglia 112 XI| la povera donna che si affoga ingoiando l’acqua fangosa 113 VII| violenti le ombre che gli si affollavano nel cuore.~ ~Un signore 114 IX| riconsacrava senza pietà, le affratellava a tutto ciò che non si definisce 115 IX| tre persone accigliate ed affrettate passarono accanto a Mario 116 V| attraverso i campi. Anna volle affrontate la pioggia, ma dovette ripararsi 117 II| abbronzate o delle poppe affumicate.~ ~Quando tutto fu in cenere, 118 X| stile acuto, dal manico di agata; un gingillo giapponese 119 VI| lettere sottili e curve, agganciate l’una all’altra sul fondo 120 VI| parlare, non scolparti, non aggiungere nulla. Io ti vedo e ti so. 121 XI| mani bianche e sottili, aggrappate alla sbarra.~ ~Mario vedeva 122 II| aperta e le mani ancora aggrinzite, in aria come per afferrare 123 IV| Capitolo IV~ Agguato~ ~La mattina dopo, nella 124 VI| Da quel momento egli agì come nella penombra fantastica 125 IV| magari estremamente ardua, ma agire, poichè ora egli sentiva 126 XI| vide un tremito sommesso agitargli le labbra ed il volto, per 127 VII| sentendo un brivido profondo agitarlo tutto...~ ~– Viviana, – 128 XI| vetrate. La sua voce un po' agitata, lesse la formula sacramentale, 129 V| danza scomposta di forme agitate.~ ~– Ecco! – disse il guardiano, 130 IX| brillanti e vivaci.~ ~Era agitatissimo.~ ~– Signor Mario – esclamò 131 III| di dominio, di un momento agognato in cui, sotto tutto quel 132 II| una volta di assistere all’agonia di un vecchio scapolo, suo 133 X| sociali che le crearono, agonizzavano senza splendore e senza 134 XI| contadina e mi metto a fare l’agricoltore.~ ~– Corbezzoli! E perchè?~ ~– 135 VII| entrare.~ ~La solitudine dell’Agro educa alla fratellanza del 136 I| quale s’irrigidiva la forma aguzza e dura d’un paio di sciabole, 137 III| essere il mio maggiore o l’aiutante di campo del mio generale, 138 VI| il suo esteriore lo aveva aiutato moltissimo. Quando diceva 139 VII| lungamente ferocemente, aizzato in sè qualcosa che, alla 140 III| sommessamente nella tazza d’alabastro.~ ~Giorgio si lasciò cadere 141 IV| s’era inoltrata sotto le alberate della piazza: Mario dovette 142 IX| densa profilarsi, degli albori diffusi, di luce elettrica 143 IX| calma del salotto e dall’alcova, non apparteneva più a quel 144 IX| l’aveva rubata a Aleardo Aleardi, tanto la vecchia fierezza 145 IX| dicevano che l’aveva rubata a Aleardo Aleardi, tanto la vecchia 146 II| contemporanei, da una pagina d’Alessandro Dumas padre, e senza ch’ 147 V| ondulata come un mare coperto d’alghe verdastre, fino ai colli 148 X| immenso in cui scivolare sulle ali ferme, senza scosse e quasi 149 VI| campagna, dalla faccia rotonda, alieno dagli impicci, giuocatore 150 V| mani tremanti e fredde, ed alitarle la sua passione sul volto, 151 VII| rossa del sangue, che si allargava pian piano, coronandosi 152 I| di Monaldo. Il professore allargò le gambe e tese la sciabola, 153 III| conosci il mondo, sarai il mio alleato: è vero o non è vero che 154 I| luogo, nè la giornata erano allegri: la campagna romana, tutta 155 III| bohémien ed il troupier, allegro e scettico, tormentato da 156 II| opera nella vita, avendo allevato Monaldo.~ ~Ed egli prese 157 VII| vederli i gioielli lucidi, allineati sulle tavolette foderate 158 IX| contadina superstiziosa per allontanare da sè ciò che era avvenuto, 159 IV| ma in realtà non potendo allontanarsi, entrò in un piccolo caffè 160 IV| sopra una grande lastra di alluminio: Elvira Corti, ricamatrice.~ ~ 161 XII| delle campagne di pianura, allungantisi senza corrente e senz’onde 162 I| sgretolature.~ ~I cavalli allungarono il muso e fiutarono amichevolmente 163 III| mezzo alle gonnelle appena allungate. È d’una gentilezza squisita 164 VI| conosceva bene quei caratteri allungati e sottili, quella scrittura 165 | almeno 166 XI| sua espressione finemente altera dell’uomo che rende conto 167 IV| innanzi, battendo coi tacchi alti delle sue scarpine i marciapiedi 168 II| bello, ma d’una bellezza altiera e solenne, che i quarant’ 169 X| rovine, passò sotto archi altissimi, pieni di un’ombra fresca, 170 III| Conosci quel signore altissimo laggiù? – domandò il tenente.~ ~– 171 | altrimenti 172 | altrove 173 VII| giunto su di una piccola altura, in un luogo sconosciuto, 174 VII| enorme, le mani e i bastoni alzati lo inseguisse gridando, 175 VI| momento in cui si sarebbe alzato da quel tavolo sudicio, 176 XI| lo ha rievocato a sè. Se alzava gli occhi alla tribuna delle 177 III| momento Mario – anch’essa lo ama… ma dovette subito convincersi 178 III| luogo due persone degne di amarsi erano Anna e Monaldo.~ ~ 179 V| posso essere che vostro, ed amarvi, non vi discuto, vi soggiaccio, 180 VI| si domandava se Anna non amasse in lui il ricordo di un 181 IV| uose, ma non le aveva mai amate: appena desiderate, con 182 X| cerimonie fenicie, in cui si amava e si moriva orribilmente, 183 | ambedue 184 VII| un delitto.~ ~Nel piccolo ambito di quel cervello venivano 185 III| animo un po’ arido, molto ambizioso, entrato da poco nella vita 186 VI| vicino a lui e gli prese ambo le mani:~ ~– Ho voluto – 187 II| come lui si fosse chiamato Ambrogio o Teofilo.~ ~Inoltre Monaldo 188 III| quella signora tolstoiana amerebbe con desiderio vivissimo 189 III| signorina una caramella americana all’ananas, arrivata da 190 III| riunisse con alcune sue amiche (chi?…altro mistero) e che 191 I| ritto sopra una scatola d’amido. In quel momento egli sentì 192 III| artificiale ed alle foche ammaestrate, ma tutto questo non mi 193 XI| cane battuto ed un bimbo ammalato. In segreta lo udivano sghignazzare 194 IX| perfetta e consapevole un ammasso di putredine.~ ~Ma tutte 195 I| di cui era addirittura ammirato, e questi lo ascoltava nominare 196 I| ironica, qualcosa della ammirazione comune. E fumava, fumava.~ ~ 197 III| La signorina Pini, che tu ammiri di fronte a noi, sosteneva 198 II| norme di antica cavalleria. Ammise senza discussione che certe 199 VI| grassottelle dei salotti lo avevano ammollito.~ ~Pensò alla società ed 200 II| tristezza alle reliquie d’amori lontani che intristivano 201 V| I suoi occhi si aprivano ampiamente nelle tenebre.~ ~Qualche 202 X| soffio del vento, e per ampie solitudini in cui della 203 X| la zona delle rovine si ampliava, irta di mura crollanti, 204 VII| di Viviana.~ ~Ed essa si ampliò, si accrebbe, si svolse 205 III| caramella americana all’ananas, arrivata da Boston la sera 206 IX| e inesorabile, partiva l’anatema, il comando feroce ed inespresso, 207 III| giornalismo, malgrado gli anatemi di sua madre, che lo voleva 208 IX| il fanale d’un vascello, ancorato in lontananze ignote, brillare 209 IV| seguì alla lontana, come se andasse per i fatti suoi, dicendo 210 XI| giustifica, vi perdona!~ ~«Andate, Monaldo Gavarni, e rendetevi 211 IX| salotto, nel corridoio era un andirivieni di uniformi; la sciabola 212 VI| voce vibrante, non te ne andrai così. La tua società, la 213 V| parete e mormorò: – Non andrò più innanzi!... – Aveva 214 I| negli abiti neri, sotto l’androne dell’acciottolato consunto.~ ~ 215 I| Dio, raccontò due o tre aneddoti salaci al professore che 216 VII| si rimetteva in cammino anelando.~ ~Ad un tratto si fermò: 217 VI| le lettere, e, tremante, anelante, ruppe il nastrino che le 218 IX| mani, le mani lattee dagli anelli sontuosi, le sue belle mani 219 IV| Termini, col suo candido anfiteatro e il giglio argenteo della 220 I| tutti i terrori e tutte le angosce, e sentiva in cuor suo un 221 X| senza pericolo, la società angusta ed usurale in cui le convenzioni 222 IX| tutto, su quel lettuccio, angusto, sembrava rattrappito e 223 III| passione poteva entrare ed animare quella statua sovrumana.~ ~ 224 IX| luce limpida e schietta, animata da un soffio caldo di vita, 225 I| buon tratto, continuarono animate.~ ~Ma, pian piano, la malinconia 226 I| ogni frase, e tutti erano animati dalla più viva cordialità.~ ~ 227 VII| egli aveva atteso, la voce animatrice del gesto tragico, cantava 228 III| immensa attenzione che l’animava, pareva vibrare di voluttà 229 XI| un gran fruscìo quasi di animazione.~ ~Monaldo, in mezzo ai 230 VII| una donna, per un pane, si animò, si esaltò, divenne uno 231 III| stringere le loro manine e di annegar lo spirito in mezzo al leggero 232 VII| fangosa, che avrebbe potuto annegarlo. Si sentiva gettato fuori 233 IX| redazione, qualche libro annegava in mezzo ad un diluvio di 234 V| braccio, una povera cosa annerita e deforme, il matricida 235 IV| rigido, e dagli occhiali anneriti, cui egli domandò con molta 236 I| intascò una, con un lieve atto annoiato. Era una lunga busta azzurra, 237 III| momento.~ ~Il personaggio così annunciato aveva sempre le tasche piene 238 XI| signore hanno tutte Gabriele D’Annunzio sul tavolo del salotto e 239 VII| più vili; aspettando con ansia che la belva originaria 240 X| con le ciglia contratte, ansimando dolcemente, come la prima 241 III| ultimi addii risuonarono nell’anticamera, un brusio di voci; un fruscio 242 X| immondo e fastoso delle antichissime cerimonie fenicie, in cui 243 VI| intorno. Era un piccolo luogo antiquato, dalle pareti stinte, inquadrate 244 | anzi 245 XI| volesse consolare un amico, anzichè perorare contro un delinquente. 246 X| deserto e silenzioso.~ ~Per le aperture a feritoie entrava la luce 247 III| per giungere l’ora dell’Apocalisse, poichè succedono i fatti 248 XI| non è un processo, è l’apoteosi d’una malattia sociale. 249 I| secondo, e gli occhi gli si appannarono. Che diamine voleva da lui 250 IV| mai amata, d’un tratto ci appare nel sogno, ci fa sentire 251 II| Le bretelle complicate d’apparecchi ortopedici, le pancere, 252 VI| culto placido e molle delle apparenze aveva steso una superficie 253 IV| vedere, toccare ciò che appariva alla sua mente un sogno 254 IV| hanno i campanelli degli appartamenti vuoti. Chi avrebbe aperto?… 255 IX| salotto e dall’alcova, non apparteneva più a quel mondo. Era una 256 V| certe forme del male non appartengono più alla nostra stirpe. 257 VI| il resto della sua vita. Appassionarsi per una di queste amanti 258 VI| deserto, a grandi singhiozzi appassionati.~ ~Poi si asciugò gli occhi 259 I| tutta arrossata di erbe appassite e di tufi vulcanici brulli 260 III| lievemente irregolare e di appassito, come se centinaia di baci 261 II| parole tronche, bizzarri appelli d’amore, che morivano in 262 XI| vivo, il loro romanzo di appendice. Io ho veduto, in Cina, 263 VII| una scure, delle funi, appesi alla parete di giunco della 264 XII| precipizio, in cui fosse appiattato l’orrendo mistero che l’ 265 XI| Io ho veduto, in Cina, applicata la tortura: era una cosa 266 V| questo svolto egli dovette appoggiarsi alla parete e mormorò: – 267 V| della cava. Viviana s’era appoggiata alla parete, ancora piena 268 VII| elevazione del terreno, appoggiato ad una vanga, cantava. Era 269 V| Viviana sostò un istante e si appoggiò alla parete. Era pallidissima.~ ~– 270 II| cui i suoi occhi avevano appreso quel fulvo baleno che li 271 I| grassottello, dalla barbetta appuntita e rada, e con due occhi 272 II| entrare nel salone del Club appunto quando la pendola scoccava 273 XII| libertà, il cuore mi si aprirà di gioia: oppure i rimorsi 274 IV| raccolse.~ ~Ma nessuno venne ad aprire.~ ~Più volte egli fece suonare 275 IV| clergimen». Suonò. Venne ad aprirgli un vecchio dall’aspetto 276 VI| attraverso un improvviso aprirsi e richiudersi di una cortina.~ ~« 277 I| rossiccia, contro la quale gli arboscelli esili e neri sembravano 278 X| fra le rovine, passò sotto archi altissimi, pieni di un’ombra 279 IX| faceva pensare al volto arcigno d’un avaro che rifiuti l’ 280 VII| Aureliane, attraversò l’arco di Porta Pinciana e si internò, 281 VII| scaturire dal suo cuore, ardendogli tutte le fibre e facendo 282 VII| scorgere un gran fuoco che ardeva ed un uomo dalla folta barba, 283 VI| riflesso immobile e profondo, ardevano di una luce selvaggia, le 284 IV| cosa, magari estremamente ardua, ma agire, poichè ora egli 285 IV| candido anfiteatro e il giglio argenteo della sua fontana, gli apparve 286 VII| laboriosi riuscì a risalire l’argine da cui era sdrucciolato 287 II| questa figura geniale ed arguta di viveur, che era lo zio 288 VII| sulle mani; sulle sue mani aristocratiche e fini, inesperte alla violenza, 289 II| tragico avvenimento. Poichè l’aristocratico pallore del suo volto sembrava 290 II| arte» tanto la coppia era armonica e bella, e volle farne soggetto 291 III| ultima vibrazione delle corde armoniche si perdette nell’aria calma 292 III| intensamente Viviana: il volto armonioso della donna era calmo e 293 VII| sue parole, i suoi gesti, armonizzarsi spontaneamente a ciò che 294 IV| quella veste di seta, che armonizzava così perfidamente con la 295 VI| di stile. Gli oggetti si armonizzavano non nelle linee, ma nell’ 296 XII| lasciò penetrare dall’odore aromatico che vaporava dalla tazza 297 III| senza sorridere e senza arrabbiarsi, come se avesse rifiutato 298 I| campanule si ostinavano ad arrampicarsi. In un angolo altri quattro 299 V| Ecco! – disse il guardiano, arrestandosi.~ ~Era una cripta alta e 300 IX| un fatto simile?... Ne ho arrestate, di notte e nei vicoli fuori 301 VII| ardentemente di essere scoperto ed arrestato, per sentire la voce di 302 III| sguardo.~ ~Certe volte gli arrestava la parola sulle labbra solo 303 IX| la gente che lo urtava, arretrando con l’animo, man mano che 304 III| caramella americana all’ananas, arrivata da Boston la sera stessa.~ ~ 305 III| altro lato della sala dall’arrivo di un nuovo gruppo di ospiti.~ ~– 306 I| la campagna romana, tutta arrossata di erbe appassite e di tufi 307 IV| sostò, si morse le labbra ed arrossì di rabbia. Da una finestra 308 III| epoca di Nerone, roba da far arrossire me o te, e non dico poco: 309 IV| parte per non far vedere che arrossiva:~ ~– Sono indisposto, favoritemi 310 I| pianerottoli si perdevano in un arruffio di bambù e di piante da 311 VII| sotto l’affluenza del sangue arso dalla febbre e dall’alcool, 312 VI| viltà, non sono dotta nelle arti di avvincere un uomo che 313 X| aveva scritto due o tre articoli pieni d’una così sapiente 314 III| polvere senza fumo, al latte artificiale ed alle foche ammaestrate, 315 III| in una sola, qui, sotto l’ascella».~ ~– Povera donna!… – mormorò 316 X| sua solitudine.~ ~Ora essa ascendeva l’erta del Palatino.~ ~La 317 IX| col capo. Poscia si levò asciugando le sue lacrime, vergognoso 318 VI| singhiozzi appassionati.~ ~Poi si asciugò gli occhi e guardò intorno. 319 III| cronista fu circondato ed ascoltato religiosamente: ed in quel 320 III| ho veduto qui?… Mentre tu ascoltavi la divina musica di quel 321 IX| Domattina al Pincio. Vi ascolterò, ma con severità... materna».~ ~ 322 X| gorgoglio della fontanella. Ascoltò, lungamente, muta, con le 323 VII| persone più laide e più vili; aspettando con ansia che la belva originaria 324 IV| pretesto per piantarsi lì ad aspettarla. E siccome Mario era logico 325 IX| schianto fulmineo che si era aspettato.~ ~Avvicinandosi all’uscio 326 VI| luci calde nello spirito. Aspettava che da un angolo qualunque 327 III| mobili vibravano come se ella aspirasse la melodia che ascoltava 328 IV| pensiero audace, una di quelle aspirazioni da antico moschettiere che, 329 XII| gioia: oppure i rimorsi mi assaliranno con violenza più acuta.~ ~ 330 XI| la moglie, e dandosi dell’assassino. Aveva delle allucinazioni. 331 XI| giudici costoro?»~ ~Mario assentì col capo. Gli sembrava che 332 XI| delle parole alle quali egli assentiva con piccoli cenni del capo, 333 XI| chi fosse stato: qualcuno asserì che era stato un giovane 334 VI| tuo essere è dominato ed asservito, tutto l’animo tuo dipende 335 X| febbre di godimenti, si era assiderata sotto un gelo mortale. Essa 336 XII| vita.~ ~Salì in coupè e si assise accanto ai suoi amici. Egli 337 II| era avvenuto una volta di assistere all’agonia di un vecchio 338 XI| Ma certo, certissimo!... Assolto!... e chi ne può dubitare?...~ ~– 339 XI| tribunale degli uomini ti assolve. (Un fremito, subito represso, 340 IV| grande, di terribile, che assopisse, con l’immenso fragore di 341 VII| suo spirito, cercando di assorbirsi tutto nel suono malinconico 342 VI| un rigurgitare di veleni assorbiti da tempo. Aveva il sorriso 343 VII| sgomento che lo prendeva, ora assorbiva tutta la sua facoltà di 344 X| dorata di sole, sembrava assorta in una indicibile dolcezza 345 VII| indifferenza.~ ~Non si poteva assuefare all’idea di quel cadavere, 346 IX| tutta la sua psiche era assuefatta...~ ~– Mi raccomando, Garbini – 347 II| esterno all’interno. Egli si assuefece a porre certi termini obbligati 348 XI| istante, per un istante solo, assumere l’espressione dell’anima 349 II| piccolo mobile, ed i suo occhi assunsero un’espressione di desiderio 350 I| scintillante, che tutti gli astanti lo guardavano con involontaria 351 III| non sei un mentore, sei un Astarot: maligni troppo. Dimmi chi 352 III| da due sole cose, da un astio feroce contro la musica 353 II| che gli veniva forse dall’atavismo della vecchia bottega. Non 354 IV| sono pretesti a cui egli s’attacca con furore.~ ~Viviana camminava 355 VII| terribile nell’angoscia che lo attanagliava, si sentì così in armonia 356 VI| avvedersene, studiava un altro atteggiamento da cui seguitare a guardare 357 IV| uscire dalla farmacia ed attendere all’angolo vicino, nascondendosi 358 I| quattro signori in redingote attendevano. Fu scambiato un saluto, 359 III| da un sogno, sorrideva, attendo leggermente le palpebre, 360 XI| senso di simpatia un po' attenuato, ma tuttora vivo, la campagna 361 VII| Ed egli si sentì di nuovo atterrito.~ ~Era quella la carezza 362 VII| voce nuova, che egli aveva atteso, la voce animatrice del 363 IV| magnifico vestito grigio perla, attillato per modo che le sue forme 364 III| questo, – riprese il tenente attirando l’amico in disparte. – Un 365 VI| con un leggiero brivido, attratte dalla romantica voluttà 366 V| tanto all’oscurità, come attratti da un fascino crudele.~ ~ 367 VII| suo simile.~ ~Sentiva d’attraversare vasti campi deserti, fuori 368 IV| osavano desiderarla.~ ~Avevano attraversato, senza che essa si fosse 369 I| del pranzetto campestre si attutì nello scotimento delle vetture. 370 IX| una specie di dormiveglia, attutite e stupefatte.~ ~Egli si 371 X| senza dolore.~ ~I suoi sensi attutiti non percepivano alcuna voce 372 IV| venne in mente un pensiero audace, una di quelle aspirazioni 373 II| tremare i ginocchi ai più audaci spasimanti.~ ~Il matrimonio 374 IX| lottatore.~ ~La limpida audacia che gli aveva fatto considerare 375 XII| contorceva e soffriva alla augusta presenza di questo mistero.~ ~ 376 IV| aristocratica.~ ~E la meraviglia aumentò quando egli, che di solito 377 VII| platani, fino alle mura Aureliane, attraversò l’arco di Porta 378 I| prezzo gli avevano dato l’aureola gloriosa di un duello. A 379 VI| un tale crollo di forme austere e candide, una tale irruzione 380 V| terrore le aveva tolta la sua austerità, era così donna, così deliziosamente 381 III| un’italiana, fiorentina autentica, almeno dalla pronuncia, 382 III| riprese il tenente, credo all’automobile e alla polvere senza fumo, 383 IX| La folla, essa stessa o l’autorità che la rappresenta, fanno 384 IX| possibilità enorme del sangue, che autorizzasse con feroce imperio il gesto 385 IX| comune di Montecelio venga autorizzato...»~ ~D’un tratto la porta 386 VII| spavento, essa, la vittima, avanzare dall’ombra correndo verso 387 V| cuore...~ ~I visitatori avanzarono nel prato, calpestando le 388 VII| interminate di esseri simili a lui avanzassero in un semicerchio per la 389 VI| Tuttavia egli sentiva di averla fortemente avvinta a lui, 390 | averne 391 | avessi 392 | avrà 393 | avrei 394 IX| Questo – riprese senza avvedersi dell’orribile pallore di 395 IX| tollerato, tutte le giovanette avvelenate alla scuola perversa del 396 VII| intensa, in cui gli occhi avvelenati dall’oscurità si riattivavano 397 II| pensiero educa il gesto. In lui avvenne per la suggestione dell’ 398 VII| lumi nella notte piovosa, avventandogli le mille voci confuse della 399 X| fragorose e limacciose avrebbero avventato a lei il rombo della vita 400 I| in carrozza alla rinfusa, avversari ed amici, ridendo. C’erano 401 IX| che si era aspettato.~ ~Avvicinandosi all’uscio egli aveva detto 402 X| atterriva e che essa vedeva avvicinarsi senza avere il coraggio 403 I| Mario Garbini s’era avvicinato a Monaldo Savarni, fiutando 404 V| perdono.~ ~La vettura si avvicinava, avanzando a fatica sul 405 V| silenzio. Man mano che si avvicinavano al luogo sinistro una specie 406 VII| appiccicavano addosso.~ ~Si avvicinò al contadino, e gli domandò 407 VI| Fa di me ciò che vuoi, avviliscimi, insultami, fammi sentire 408 IX| altra creatura, trepidante e avvilita, che egli stesso sospingeva 409 IX| povero essere percosso ed avvilito.~ ~Ad un tratto si fermò. 410 VI| sono dotta nelle arti di avvincere un uomo che mi sfugge, non 411 X| La stessa stanchezza che avvinceva le membra di Anna aveva 412 VII| disperazione corsero su di lui e lo avvinghiarono.~ ~Il senso nudo e primitivo, 413 IX| abisso, come un avversario avvinghiato, il dolore insaziabile che 414 VII| terra sotto i piedi, e si avvinghiò disperatamente ad un ciuffo 415 VI| sentiva di averla fortemente avvinta a lui, ma in un modo bizzarro, 416 VII| baratro senza nome, dove si avvolgeranno forme morbose sconosciute.~ ~– 417 II| membra grasse e bianche si avvolgevano in abbracciamenti inverosimili.~ ~ 418 VII| nell’angolo opposto, si avvolse nel suo tabarro e si addormentò.~ ~ 419 VII| svincolarsi.~ ~Doveva precipitare avvolto nella sua bella casacca 420 V| così aspro e forte, un’azione così potentemente crudele 421 I| annoiato. Era una lunga busta azzurra, con l’indirizzo tracciato 422 VI| violacei, venati di strie azzurre, come attraverso l’onda 423 VI| lettere legate con un nastro azzurro, sul tavolo. Quindi lentamente, 424 III| qualche spira sottile del fumo azzurrognolo svaniva lentamente nell’ 425 II| diciott’anni, perdette il babbo e la mamma. Morirono a breve 426 VI| pezzente sontuosità delle bacchette dorate.~ ~L’odore freddo 427 IV| calore della sua carne e ci bacia, molte volte la passione 428 III| arte, mi viene voglia di baciarle la mano e di volerle bene 429 IV| sembrava che se essa lo avesse baciato egli sarebbe quasi morto, 430 II| salterio della vergogna, il baco segreto e turpe di quelle 431 III| professore delle scuole normali, badava a non perdere il tempo e 432 I| testa bruna, e pallida, coi baffi neri, erti, e con l’occhio 433 VI| come una veste fredda e bagnata, che gli tormentasse le 434 VII| ogni volta che le vesti bagnate e fredde gli si appiccicavano 435 IX| riscosse: un sudore freddo gli bagnava le tempie, ed un dolore 436 VII| Era una piccola stanza da bagno.~ ~La donna era caduta sull’ 437 IX| Egli si fermò innanzi alla balaustrata di travertino, innanzi alla 438 VII| abbattuta sulla seggiola e balbettava con voce rauca, nel supremo 439 III| come se avesse rifiutato di ballare un walzer, ma non c’è stato 440 III| del braccio, come se non ballasse che per lei. Anna aveva 441 III| Passarono Anna e Monaldo: egli ballava con disinvoltura signorile, 442 III| pace universale: il suo ballerino, che era un grosso professore 443 IV| cenci di un monello che si baloccava al suolo presso di lui, 444 IX| quell’indignazione grassa, balorda e inesorabile, partiva l’ 445 VII| Vertiginosamente, follemente, balzò fuori, rovesciò gli accorrenti 446 II| pancere, le imbottiture di bambagia, tutto ciò era caduto, rivelando 447 III| mormorò l’ufficiale, – quella bambina darebbe tutto quello che 448 III| camerata!… Si conoscevano da bambini, e non si erano veduti più 449 I| greppo con le labbra, come un bambino in procinto di piangere.~ ~ 450 I| perdevano in un arruffio di bambù e di piante da sala.~ ~Il 451 II| il loro amore come il suo banchiere gli portava a casa le cedole 452 II| portato il loro amore, e i banchieri il danaro, Domeniddio gli 453 II| venduto della cotonina al banco, insieme ai commessi, non 454 XI| eroe che muore per la sua bandiera».~ ~Tutti, ora, vedevano 455 VII| campo e quello della città, banditi uno dalla miseria, l’altro 456 VII| fauci aride, entrò in un bar e bevve con febbrile esaltazione 457 VII| della propria vita, in un baratro senza nome, dove si avvolgeranno 458 VII| spirito ardente una canzone barbara...~ ~D’un tratto i suoi 459 VI| irruzione di immagini turpi e barbare nella pace del suo spirito 460 VII| primitivo, quello che la barbarie feudale aveva trasmesso, 461 VII| di luce.~ ~Egli si avviò barcollando, ed aprì la porta con una 462 XI| sua bella voce irreale, di baritono. Bene. E tu pensa una cosa. 463 III| guarnigione che Giorgio Barteil era costretto a condurre.~ ~– 464 I| mese era prossima e che le barzellette non erano denaro.~ ~Nella 465 IX| ripida e solitaria verso una bassura immonda, da cui partivano 466 VII| fattivo e crudele.~ ~Nulla. Bastava che gli occhi gli cadessero 467 IV| facendo sibilare il suo bastoncino con un vago e febbrile desiderio 468 II| intagliasse una pipa in un bastone da maresciallo.~ ~La prima 469 VII| folla enorme, le mani e i bastoni alzati lo inseguisse gridando, 470 IV| tratto, come destandosi, battè il piede in terra e mormorò: « 471 III| ping-pong!…~ ~– Vi vendicherete battendomi, – rispose egli con voce 472 IV| ed egli sentì il sangue battergli nelle tempie un ritmo selvaggio.~ ~ 473 VI| al cuore.~ ~Le sue ciglia battettero un istante come se si ridestassero 474 VII| due vertebre: il cuore non batteva più.~ ~Egli si guardò intorno, 475 VI| e vile come una schiava battuta.~ ~«Non saprei trovare molte 476 I| come per tirarsi su il bavero, ma certamente si ricordò 477 III| vide rabbuiarsi tutto:~ ~– Beethoven! – mormorò rabbrividendo; 478 VI| spiegarsi: pareva la traccia beffarda di un’altra epoca, di un’ 479 IX| ed uccideva, la vecchia beghina omicida. Dietro ogni finestra, 480 VII| tutti i profumi, a tutte le bellezze, a tutte le carezze.~ ~Egli 481 II| egli che, negli anni più belli della sua vita esistesse 482 VII| egoismo, manomesso, il senso belluino che caccia l’uomo all’inseguimento 483 I| mentre gli mettevano una benda sul braccio grasso, indolente 484 III| disperazione. Come farei a… benedirvi quando mi faceste una marcia 485 XII| senza discuterlo questo beneficio che gli veniva dall’ignoto.~ ~ 486 IV| e dei suoi colleghi.~ ~– Benissimo!… Una cronaca d’arte di 487 III| presso gli egiziani. Viene da Berlino ed ha una H nel nome, qui 488 IV| da Tolentino, piazza S. Bernardo e Piazza delle Terme, poi 489 VI| una fonte di voluttà, tu berrai fino all’ultima stilla come 490 IX| ogni finestra, sotto il berretto da notte di ogni buon borghese 491 VI| scorretto e villano come il bestemmiare in società.~ ~Del resto, 492 IV| mattino, masticando delle bestemmie contro il reporter negligente 493 II| delle voluttà più torbide e bestiali, un salterio della vergogna, 494 XI| l’espressione dell’anima bestialmente lieta. Poscia la maschera 495 III| dell’aristocrazia o nelle bettole: dove la cretineria vive 496 VII| con ogni mezzo frodatorio, bevendo, mordendosi, quasi, l’anima 497 VI| ultima stilla come se tu bevessi il mio sangue e mi facessi 498 VII| Ora tutti i suoi sensi bevevano il calore del fuoco, e l’ 499 XII| sporgenti: per un attimo gli biancheggiò innanzi agli occhi la visione 500 IX| diffusi, di luce elettrica biancicare vagamente, e qua e là un 501 II| ardente, mentre le sue labbra biascicarono in modo infantile: Dà, dà…~ ~ 502 II| là immagini scolorite e biascicate, palpate da mani immonde 503 II| morivano in un singulto, biascicati fra le labbra umide, rientrate 504 VI| inesplicabili: «Vestiremo da uomo Bibi». «Non siamo riusciti». 505 VI| i giorni.~ ~Pagò le due bibite e si levò.~ ~– Saprò tacere, – 506 IV| si mise a preparargli un bicchierino e nel frattempo Mario rimase 507 IX| cupida voluttà, il piccolo biglietto su cartoncino verde, che 508 III| E queste due tortorelle bionde?~ ~– Sono le signorine Savigny: 509 I| adolescente dei baffetti biondi.~ ~Il professore ebbe un 510 XI| risatine soffocate, quel bisbiglio che indica la presenza di 511 VI| vita sociale in cui non bisognava mettere i piedi.~ ~Quindi 512 X| cuore, mormorando una laude bizzarra e gaudiosa delle sue lunghe 513 II| mormorare delle parole tronche, bizzarri appelli d’amore, che morivano 514 I| uscio, che diceva: Giuoco di bocce.~ ~I quattro uomini entrarono 515 III| individuo intermedio fra il bohémien ed il troupier, allegro 516 VI| dato sulla gota piena e bonacciona di un povero diavolo senza 517 III| piene dei più raffinati bonbons, che faceva venire dai luoghi 518 VI| essa, era una parola gelida borbottata come una preghiera in latino 519 VI| Ma il buon Dio dei buoni borghesi gli parve lontano come lui 520 III| salotti della nostra buona borghesia ricca, un paio di volte 521 X| Lentamente, aprì la sua borsa di seta e ne trasse un piccolo 522 III| all’ananas, arrivata da Boston la sera stessa.~ ~Gli fecero 523 IV| sono chiese, non ci sono botteghe!…~ ~Ora Viviana, senza dubbio 524 II| emiplegia lo fulminò nel boudoir d’una canzonettista, Monaldo 525 II| i due sposi entrarono a braccetto in chiesa, un illustre pittore 526 IX| cenciosa, tutta stretta nei brandelli d’una veste schizzata di 527 III| mormorò il giornalista.~ ~– Bravo! È stupido, ma è così. Nessuno 528 II| svelate ai suoi occhi. Le bretelle complicate d’apparecchi 529 II| turpi.~ ~Era una specie di breviario della voluttà, delle voluttà 530 V| li investivano come la brezza dell’alto mare.~ ~Per un 531 IX| che faceva levar la mano, brillar l’arme e vibrare il colpo. 532 I| ch’era napoletano, fece un brindisi in dialetto, di cui si rise 533 IX| direttore. Una testa all’antica, brizzolata e dignitosa.~ ~I suoi amici 534 XI| levargli dalla stanza una brocca dal beccuccio tubolare, 535 I| una tettoia mettevano un brontolio lento e continuo, come il 536 VI| delle cose, c’erano dei bronzi orientali che sembravano 537 VI| scintillare negli angoli il bronzo lucido di alcune opere d’ 538 III| signorine che lo chiamavano Brubrù, e gli si facevano intorno 539 VII| alla vittima, pungendosi e bruciandosi l’anima per fare delle sue 540 I| L’aria sapeva di stoppie bruciate e d’acqua.~ ~Dimodochè il 541 I| appassite e di tufi vulcanici brulli e pelati, sotto il cielo 542 I| bello, con la nobile testa bruna, e pallida, coi baffi neri, 543 VI| mormoravano delle parole vaghe e brutali, come un rigurgitare di 544 XI| consorte». Così la zuffa di due bruti ubriachi diviene «il duello 545 XI| la bocca piegata ad una brutta e puerile smorfia di pianto. 546 III| Io desidero divenire buddista e può darsi che ci riesca: 547 I| telefonica, avevano, ai buffi umidicci del vento, dei 548 XII| vene col lieve profumo di bulgaro che era nella vettura. I 549 I| tepida e profumata.~ ~– Buonasera, amico mio, – disse la signora 550 VI| finito tutto, non amo le busse». «Avrò la veste ametista 551 II| abbigliamento per cui il busto del vecchio era ancora eretto, 552 VII| volontà di stordirsi, di cacciar via a colpi violenti le 553 II| nessuna stufa avrebbe potuto cacciare.~ ~All’alba, egli incominciò 554 I| vento di letizia generale cacciasse ogni nube di tristezza. 555 I| diavolaccio pieno di debiti e cacciatore di serve al cospetto di 556 IV| rientra nella battaglia, si cacciò e scomparve nella folla, 557 VII| D’un tratto i suoi occhi caddero sul letto di Anna, sul suo 558 VII| uguale, come se la pioggia cadesse su tutto un mondo abbandonato. 559 VII| Bastava che gli occhi gli cadessero sulle mani; sulle sue mani 560 VI| sepolcrale, in cui le parole cadevano ritmicamente con toni sordi 561 IV| Quella pertica di Luigia Cadoret?… Buono!… Anche il Tempo 562 IX| disperatamente a se stesso: Ora cadrò, ora morrò. Invece provava 563 VI| nella miseria fredda del caffeuccio deserto, a grandi singhiozzi 564 XI| rispondere, poichè egli, come a Caino, vi domanderà: Che cosa 565 X| come attraverso le cortine calate di una stanza concreta. 566 X| città, che il sole sarebbe calato, che le vie fragorose e 567 III| entrati hanno già fatto il calcolo di quanto costa l’illuminazione 568 VI| gli accendeva delle luci calde nello spirito. Aspettava 569 X| passi nel criptoportico di Caligola. Il luogo dell’antico delitto, 570 IX| cameriera ha riconosciuto la calligrafia della signora. Ne ho letta 571 VI| vincere. I suoi sensi erano calmi, e l’idea di una passione 572 VII| plumbeo, senza sogni, gli calò nelle ciglia.~ ~. ~ ~Quand’ 573 V| visitatori avanzarono nel prato, calpestando le erbe umide, in silenzio.~ ~ 574 VII| una moglie era trascinata, calpestata, sconvolta sotto la vergogna 575 V| terreno intorno era tutto calpestato. Il vecchio accese un lanternino, 576 IX| Ed ecco, tutte le cervici calve si levavano nel guanciale, 577 III| far crescere i capelli ai calvi.~ ~Il tenente era una specie 578 IX| affannosa di grosse zampe ben calzate, dietro colei che aveva 579 I| sulle rotaie, trattenuto dal cambiar strada dalla rigidezza cavalleresca 580 III| Mario, sono degli agenti di cambio.~ ~– Perfettamente, vivono 581 III| Ma guarda, guarda vecchio camerata!… Si conoscevano da bambini, 582 III| nasconderselo nello sparato della camicia. Fu come una visione fulminea, 583 VII| sociale.~ ~Come certi ubriachi camminano lungo una fila di ciottoli, 584 VII| scricchiolare i denti. Doveva aver camminato molto, ma non aveva alcuna 585 VII| Allora si rimetteva in cammino anelando.~ ~Ad un tratto 586 IX| buon tratto di via egli camminò automaticamente, avendo 587 XII| pensare a quei canali delle campagne di pianura, allungantisi 588 IV| malinconico che hanno i campanelli degli appartamenti vuoti. 589 I| sfondato, su cui alcune campanule si ostinavano ad arrampicarsi. 590 I| benessere del pranzetto campestre si attutì nello scotimento 591 IX| godimento, gettando alla luce un campione di ciò che i kraus dei gentiluomini, 592 VI| finiva tra i fischi della canaglia in un teatro enorme.~ ~Con 593 VI| con un bizzarro accento canagliesco.~ ~Monaldo aveva finito 594 XII| e faceva pensare a quei canali delle campagne di pianura, 595 V| che le parole non potevano cancellare. Essa lo intese, e tacque.~ ~– 596 VI| aveva steso una superficie candidamente austera sull’esterno, e 597 XII| ascoltando le voci dei detenuti cantare a mezza voce qualche triste 598 IX| reporter dettava con una cantilena sommessa: «Il consigliere 599 II| fulminò nel boudoir d’una canzonettista, Monaldo lo volle portare 600 VI| la sua bocca fosse stata capace di parlare con un bizzarro 601 VI| lei come un nido di serpi, capaci di destarsi tutti in una 602 III| volutamente selvaggia la capellatura folta e nera.~ ~– Ironia 603 I| momento il professore non capì più nulla: a volte confondeva 604 VI| Fortuna commerciale che capita soltanto agli uomini in 605 IX| impressionato dalle notizie che capitavano in redazione. Per solito, 606 III| grazie nascenti. Ma, e tu, capiti qui per la prima volta?~ ~– 607 III| volerle bene come alla Venere Capitolina, se fosse mia zia! Ecco 608 X| ci si potesse gettare a capofitto, cercando ferocemente la 609 VI| sensazione di un violento capogiro. Ciò che era non poteva 610 VI| estranea al suo spirito, un capovolgimento così completo di tutte le 611 I| già d’essere al Caffè dei Caprettari, dove andava tutte le sere, 612 X| aveva trovato in lei il capro espiatorio della sua passione 613 IX| uniformi; la sciabola di un carabiniere, nel passare, cozzò con 614 III| consegnando alla signorina una caramella americana all’ananas, arrivata 615 VI| Egli provava un dolore di carattere quasi fisico. Come un uomo 616 XI| insultato nei vostri affetti più cari, benchè cedendo ad un impulso 617 XI| bene, una lunga fatica di carità per i vostri simili, affinchè 618 XI| cosa; l’ultimo atto della Carmen o quello dei Pagliacci, 619 VII| sopravvive in noi dell’immensa carneficina operata da secoli sui campi 620 III| espressione satirica della bocca carnosa ed i suoi orribili baffetti 621 I| collo d’un pallore opaco e carnoso, un piccolo neo oscuro metteva 622 VII| morte.~ ~Pianse, si gettò carponi sulla terra fangosa, si 623 III| un uomo?… una pianta?… un carro?…~ ~ ~ ~Due ore dopo le 624 I| sfondato, cui aderiva ancora un cartello rèclame di latta, ostentando 625 VII| con fissità ebete ad un cartellone di rèclame che aveva intravveduto, 626 IX| il piccolo biglietto su cartoncino verde, che aveva ricevuto 627 II| stufa e stette a vedere il cartone che si gonfiava, crepitava, 628 III| necessità. In tutti e due i casi la cosa si giustifica: qui 629 III| chi ha detto che in una casina a Villa Ludovisi si riunisse 630 III| anarchico.~ ~Mario sorrise: – Caspita!… un ufficiale del Regio 631 II| Monaldo si alzò, aprì l’unico cassetto del mobile. V’era un grosso 632 II| scavare sotto un suolo di castagne o di fichi secchi. E, circa 633 XI| voleva: «il gentiluomo che castiga la infedele e corrotta consorte». 634 IX| sconsolato, di un bimbo in castigo.~ ~– Di qui, Garbini, di 635 VI| parola che insegnava la castità, non aveva raggiunto la 636 I| sinistro, a quella rovina di casupola sgretolata, e si sentiva 637 IX| pacificamente le mani in una catinella.~ ~Mario provò un senso 638 I| Viviana sorrideva spesso, a causa di due magnifiche file di 639 II| che produceva, e delle sue cause, divenne più fine e più 640 III| chi?… da quel gorilla del cavalier Vei!… Hai capito?~ ~Mario 641 II| sua discrezione degna dei cavalieri d’altri tempi.~ ~E la sua 642 III| ma non c’è stato caso di cavarne altro.~ ~– Strano! – mormorò 643 | ce 644 XI| affetti più cari, benchè cedendo ad un impulso dello spirito 645 IV| ma dovè un’altra volta cedere. Egli vide di nuovo innanzi 646 II| banchiere gli portava a casa le cedole di rendita maturate. Non 647 VII| di esser tale lo avevano celebrato e onorato, e avevano assuefatto 648 VI| cadeva: quella miracolosa celebrazione di voluttà gli apparve in 649 X| invidia acuta contro le donne celebri ed infami, che avevano goduto 650 XII| visione desolata della sua cella umida che egli misurava 651 IX| morte.~ ~. ~ ~Una donna cenciosa, tutta stretta nei brandelli 652 II| affumicate.~ ~Quando tutto fu in cenere, chiamò il servo dalla camera 653 XI| egli assentiva con piccoli cenni del capo, senza abbandonare 654 XI| Monaldo Gavarni sono giunte centocinquanta lettere di signore e signorine 655 IX| umana, ramigante nel buio in cerca d’un vizioso da sfamare.~ ~ 656 X| neppure se alcuno l’avesse cercata e non osava più uscire, 657 VII| aveva fatto tutto ciò.~ ~Cercò di ricostruire il fatto: 658 IX| lettuccio di ferro.~ ~Il volto, cereo, aveva perduto tutta la 659 X| fastoso delle antichissime cerimonie fenicie, in cui si amava 660 XI| un collega: – Ma certo, certissimo!... Assolto!... e chi ne 661 IX| sfamare.~ ~Ed ecco, tutte le cervici calve si levavano nel guanciale, 662 I| metteva molto in evidenza nel ceto delle canzonettiste, e fra 663 I| seconda vettura Monaldo chiacchierava ancora col giovane giornalista, 664 I| qua, due di là, i medici chiacchieravano in un angolo, svoltolando 665 II| Il primo era quello di chiamarsi Monaldo e Savarni, nomi 666 III| dovette subito abbandonare, chiamata all’altro lato della sala 667 XI| gomito ed udì una voce che lo chiamava per nome: si volse: l’uomo 668 III| specialmente le signorine che lo chiamavano Brubrù, e gli si facevano 669 III| sua sia un inferno. Io li chiamo i Re Pastori, perchè hanno 670 I| quelle sciabole, lucide, chiare, sciaguratamente lunghe!~ ~– 671 VII| indietreggiò. Ora egli vedeva con chiarezza ciò che sarebbe avvenuto, 672 X| Attraversò molte piccole vie chiassose, piene di una vita tanto 673 IV| una sarta od una modista chic, a pagarla un occhio!… Non 674 III| porta loro i libri che gli chiedono, i dolci più rari e si contenta 675 II| entrarono a braccetto in chiesa, un illustre pittore dichiarò 676 IV| un occhio!… Non ci sono chiese, non ci sono botteghe!…~ ~ 677 VI| eleganti e docili un po' chinati come se una volontà acre 678 V| a nessuno, solo Monaldo chinò la bella testa pensosa e 679 IV| la casa. Una scaletta, a chiocciola di ferro, scendeva dall’ 680 X| corridoio, una fontanella chiocciolare sommessamente, come se consigliasse 681 XI| che leva il fiato. Roba da chiodi! Io ho parlato con l’avvocato 682 I| giovanotto alto e smilzo, dalla chioma breve e crespa, rimase dal 683 VI| una vestaglia nera, che chiudeva il suo magnifico corpo come 684 VI| sarebbe cominciato un altro ciclo della sua vita. E, per un 685 X| Non era neppure una notte cieca, in cui ci si potesse gettare 686 VII| gettò in quelle tenebre, ciecamente.~ ~Ma quando l’ombra lo 687 V| sepoltura, partiva dal fondo cieco del cunicolo abbandonato.~ ~ 688 III| Perfettamente, vivono di cifre e di listini; si dice che 689 XI| appendice. Io ho veduto, in Cina, applicata la tortura: era 690 III| sembrano le figure di un cinematografo del villaggio.~ ~E costrinse 691 XI| di Gavarni, magnifica e cinica intelligenza di uomo di 692 XII| deserta, fra i suoi palazzi cinquecenteschi silenziosi, era tutta umida 693 VI| afferrato nell’ombra per una ciocca di capelli e trattenuto 694 VII| camminano lungo una fila di ciottoli, preoccupandosi di sembrar 695 IX| disgustato, da tutti quei cipigli scandalizzati, da tutta 696 III| leggenda ha incominciato a circolare… Oh! Niente più che una 697 VI| con un fine sorriso, nei circoli per bene della sua società, 698 VI| uscirono dalla vestaglia e gli circondarono il collo: egli vide come 699 III| il giovane cronista fu circondato ed ascoltato religiosamente: 700 X| proprio essere con la natura circostante.~ ~Si udiva, di fondo al 701 I| ridendo.~ ~Ma in questa circostanza nessuno rideva, ed i quattro 702 II| senza discussione che certe circostanze esigevano certi gesti e 703 VII| rombo uniforme della vita cittadina, il riso od il pianto del 704 III| i reporters dei giornali cittadini e tutti gli agenti di polizia 705 VII| avvinghiò disperatamente ad un ciuffo di virgulti.~ ~Sotto di 706 XI| inglese scoppiò in lacrime, clamorosamente, e tutti si volsero a guardarla.~ ~– 707 VII| della sua stirpe e della sua classe, urlò forsennatamente in 708 I| se io incido lo sterno–cleido–mastoideo...».~ ~Mario Garbini 709 I| finestrino del coupè e gridò al cocchiere un «fermate» secco ed imperioso.~ ~ 710 III| pianoforte, un immenso Erard a coda, situato in fondo alla sala.~ ~ 711 X| guardava dalla finestra, codardamente.~ ~Pensò per un istante 712 VI| sua moglie, facilitava il codardo accomodamento. È più facile 713 II| maggior eleganza dei suoi coetanei, che lo invidiavano, ma 714 II| libro d’avventure giovanili, cogliendo ancora solo qualche fiore, 715 X| folla enorme e selvaggia, e cogliere la morte nel ruggito della 716 I| moribondo. Bisognò dargli del cognac, mentre gli mettevano una 717 I| ministri e i deputati col solo cognome, come compagni di scuola. « 718 II| un gelo freddo e viscido colargli nel cuore, gettò l’album 719 | colei 720 | coll’ 721 IV| terra e mormorò: «come un collegiale».~ ~Infatti egli era giunto 722 II| minuta e paziente fra le collezioni più turpi.~ ~Era una specie 723 VII| dalla parte opposta. La collina discendeva in una oscurità 724 I| paura.~ ~I secondi s’erano collocati, due di qua, due di là, 725 IX| ha inteso il rumore di un colloquio animato, poi una corsa, 726 V| tantochè le guardie dovettero colluttarsi con lui per trattenerlo, 727 III| Dorian vestiva un dècolletté color ametista che le dava un 728 I| dietro la finestra a vetri colorati, i ventilatori di una tettoia 729 II| che il suo pallore era il colore naturale della sua pelle, 730 XI| attraverso un prisma di mille colori. Il mondo di gesti violenti, 731 X| e lontano, la mole del Colosseo, tutta dorata di sole, sembrava 732 II| facevano urlare di dolore un colosso.~ ~Si sarebbe figurato che 733 II| compromettenti di antiche colpe ignorate o dimenticate.~ ~ 734 V| vi era stato condotto il colpevole.~ ~«Era pallidissimo, diceva, 735 VI| che colpiva più lui che i colpevoli, contro l’immensa risata 736 III| tre volte no ed egli la colpì tre volte, così le ferite 737 VI| pregiudizio sociale che colpiva più lui che i colpevoli, 738 III| Quando egli nominò Laura Coltano, tutti si strinsero intorno 739 III| dècolletté, estremamente colte, guardano sempre in terra 740 I| Evidentemente, pensava, i duelli a coltellate erano più interessanti. 741 X| onore, la soffocava come una coltre di piombo.~ ~Non c’era nulla 742 | colui 743 VI| farmi uccidere. Non ho mai comandato ad essa, ma fa di me ciò 744 IX| inesorabile, partiva l’anatema, il comando feroce ed inespresso, che 745 I| Signori, a posto! – comandò brevemente Monaldo.~ ~Il 746 X| rumoreggiare nell’aria, si combattevano in basso, dagli uomini rudi 747 VI| tavolo sudicio, sarebbe cominciato un altro ciclo della sua 748 VII| fangosa, sotto la pioggia che cominciava a cadere...~ ~Monaldo percorse, 749 V| un lanternino, salutò la comitiva, ed entrò. Mario Garbini 750 VI| soltanto la primavera. Fortuna commerciale che capita soltanto agli 751 II| padre, che era un ricco commerciante ritirato dagli affari, e 752 II| fiammingo, eredità dell’antico commercio paterno, oculato e probo, 753 VI| stupefatta dell’orribile cosa commessa, pallida sulla veste nera, 754 II| cotonina al banco, insieme ai commessi, non avevano altri figliuoli 755 IV| prender notizie del fatto al Commissariato dell’Esquilino.~ ~Mario 756 XI| convenuta nell’aula premurosa e commossa. Si sarebbe detto che essa 757 XII| venuto a riceverlo, muto e commosso, gli fece strada.~ ~Egli 758 XII| una specie di tepore, una commozione mite e quasi carezzevole 759 XII| stolto. Fece scattare il commutatore della luce elettrica e respirò. 760 XII| contorno della sua vita, la comodità e i piaceri che egli non 761 VI| indipendente, avrebbe fatto il comodo suo, non un millimetro di 762 VI| una di queste transitorie compagne: «Mia piccola amica, dobbiamo 763 XI| Era il suo antico compagno di studi, l’ufficiale bizzarro 764 XI| del labbro, che indica il compatimento affettuoso, quasi materno; 765 XI| rispondeva con un sorriso di compiacenza ad un collega: – Ma certo, 766 XI| e dolce della morte, il compiacimento intenso e indefinibile di 767 XII| Vox Dei~ ~Quando Monaldo, compiute le formalità richieste dalla 768 VI| che egli non lo intendeva completamente, era una lingua estranea 769 II| suoi occhi. Le bretelle complicate d’apparecchi ortopedici, 770 XI| istante, dubitando della sua complicità.~ ~L’avvocato di Monaldo, 771 III| si facevano intorno senza complimenti.~ ~– Vedi? – mormorò il 772 VI| avventure nelle quali si era comportato naturalmente, con uno squisito 773 IV| spirito ed ai suoi modi una compostezza aristocratica.~ ~E la meraviglia 774 I| matronale sul bel volto composto.~ ~Dopo pochi minuti, Monaldo 775 II| Forse esso conteneva memorie compromettenti di antiche colpe ignorate 776 X| provava un senso inaudito, la comunione completa e indefinibile 777 V| in mezzo ad una specie di conca del terreno, franato da 778 I| tutta la sua attenzione si concentrò, in un momento di disperata 779 III| saputo trovare un’altra conclusione. Dimenticavo di dirti che 780 II| spasimanti.~ ~Il matrimonio fu concluso senza amore e con grandissima 781 II| ed insensibilmente, dei concordati psicologici. Veramente, 782 X| cortine calate di una stanza concreta. Vedeva le cose lontane; 783 IX| pollice gottoso in segno di condanna.~ ~Nessuno urlava sui tetti 784 IX| Era quella la città che condannava ed uccideva, la vecchia 785 IV| speranze, si trovò nella condizione di un giuocatore il quale 786 III| un matricidio avvenuto in condizioni spaventevoli. Un giovane 787 III| Ha un appartamento in via Condotti che è la casa più strana 788 V| istruttore, quando vi era stato condotto il colpevole.~ ~«Era pallidissimo, 789 III| eccellenza, la donna che conduce un uomo alla vittoria…~ ~– 790 II| il danaro, Domeniddio gli conduceva la sposa, e non c’era nessuna 791 III| Barteil era costretto a condurre.~ ~– Vieni qua, riprese 792 VI| certamente domani dove tu sai e condurrò chi tu dici».~ ~Da quel 793 IX| rialzata imperiosamente lo condusse in un salottino a parte.~ ~– 794 II| più di quel tanto che si confaceva alla sua fortuna e al suo 795 I| impertinenze contro la sua innocua conferenza: «Fede e scuola»?~ ~Da sè, 796 VI| la promessa paradisiaca confermarsi nelle labbra umide e frementi, 797 IX| Garbini senza poter frenare la confessione affannosa che gli uscì dalle 798 IV| smorto degli alberi e, come confessò più tardi a sè stesso, gli 799 IV| scorto un piccolo giardino confinante a tergo con la casa. Una 800 III| volte, così le ferite si confondevano quasi in una sola, qui, 801 IX| anima si sarebbe distesa e confortata in un senso sereno di giustizia 802 X| della moltitudine, quella confusa ed acre voluttà di una sensazione 803 VII| avventandogli le mille voci confuse della sua vita.~ ~Ed allora 804 VII| delle cose circostanti si confusero innanzi a lui in un senso 805 IX| selvaggia reclamante di sotto la congerie delle consuetudini e del 806 VII| immonde.~ ~Ma ora la ormai connaturata abitudine a rapportare tutti 807 IX| reporter gli aveva fatto conoscere tutti i funzionari della 808 IX| la prossima voluttà della conquista. Ed ora la meta radiante, 809 IX| arido e violento spirito di conquistatore sentiva con assoluto imperio 810 IX| le sue vergogne, non si conquistava d’assalto. Il suo sogno 811 XI| monosillabo netto e reciso, che consacrava la esistenza della colpa, 812 II| ragionamenti, il suo sorriso, nella consapevolezza dell’effetto che produceva, 813 III| inchino ed «entrò in materia» consegnando alla signorina una caramella 814 IV| uscieri, un poco lenti a consegnare la quotidiana corrispondenza, 815 I| incontro premurosamente e gli consegnò due lettere.~ ~Monaldo ne 816 IX| dogaressa, sembravano aver conservato la loro maestà.~ ~Un odore 817 IX| Tutto quel vecchio mondo conservatore, che copriva di seta e di 818 II| splendido quadro.~ ~Monaldo conservava nel suo studio questo capolavoro.~ ~ 819 IX| audacia che gli aveva fatto considerare il mondo come una preda 820 X| chiocciolare sommessamente, come se consigliasse delle cose discrete ed umili, 821 IX| cantilena sommessa: «Il consigliere Soderini fa domanda che 822 XII| cervello e vi aveva preso consistenza e realtà.~ ~Il fato aveva 823 XI| castiga la infedele e corrotta consorte». Così la zuffa di due bruti 824 XII| incredibilmente lontani. Egli constatava senza sapersene rendere 825 VII| rumori familiari, di voci consuete, di richiami che il suo 826 I| casa lo informò, come di consueto, che la signora stava bene 827 VII| della sua vita, sotto la consuetudine normale della sua società, 828 IV| offerta di gioia, potesse consumarsi in un simile luogo.~ ~Ad 829 VI| giuocatore di scopone e consumatore di tabacco. Non aveva più 830 IV| nelle sue cose, pagò la consumazione e la seguì.~ ~La seguì alla 831 I| androne dell’acciottolato consunto.~ ~Il cortile si apriva 832 VI| non ho mai subito questo contagio. Ora io mi sento umile e 833 VI| che parte dai sentimenti contaminati.~ ~Non sentiva la necessità 834 I| militare, misurava il terreno, contando i passi ad alta voce. Uno, 835 II| dicessero: «puntuale come il Conte di Montecristo».~ ~ 836 IV| farlo per darsi un po’ di contegno, ma in realtà non potendo 837 III| darsi che ci riesca: nella contemplazione del mio ombelico troverò 838 VII| di Anna, sul suo letto, e contemporaneamente le frasi più turpi delle 839 II| per farsi ammirare dai contemporanei, da una pagina d’Alessandro 840 VI| atterriva, ma non era neppure contenuta nei termini della sua psicologia.~ ~ 841 IX| solleva al di sopra delle contingenza della vita, e gusta l’orgoglio 842 X| le davano una sensazione continua e febbrile, come quelle 843 I| conversazioni, per un buon tratto, continuarono animate.~ ~Ma, pian piano, 844 I| mettevano un brontolio lento e continuo, come il ronfar di una stufa.~ ~ 845 IX| nobilmente.~ ~– Mi raccomando – continuò il direttore con aria grave, – 846 XII| alle sensazioni mediocri si contorceva e soffriva alla augusta 847 XII| che aveva formato prima il contorno della sua vita, la comodità 848 IX| corruscare dell’idea, si contraevano in una mossa arcigna, di 849 II| suggestione dell’ambiente, il contrario. Pian piano, qualcosa di 850 X| lungamente, muta, con le ciglia contratte, ansimando dolcemente, come 851 IX| superiore, sollevato in una contrazione di spasimo, lasciava vedere 852 VI| aveva accettato l’ultimo convegno con un segreto spavento.~ ~ 853 IV| sotto la greve mora delle convenienze sociali, si ridestò, ed 854 XI| cortiletti umidi e sudici dell’ex convento dei Filippini, e che diamine 855 XI| La migliore società era convenuta nell’aula premurosa e commossa. 856 VI| riuscita per il pubblico convenzionale della sua società, per la 857 VI| ipocrite, falsate da secoli di convenzionalismo, aveva raggiunto la fibra 858 X| angusta ed usurale in cui le convenzioni antiche del costume, sopravvissute 859 III| facoltà della strana creatura convergessero ad un unico fòrnice di piacere, 860 I| po’ di musica, un po’ di conversazione!…»~ ~Ora le vetture correvano 861 I| a Roma a lungo la via le conversazioni, per un buon tratto, continuarono 862 III| bionda e pallida, tolstoiana convinta che parlava sempre di psicologia.~ ~– 863 VI| che si sentiva in lei una convinzione limpidamente riconosciuta, 864 VI| le sue mani lacerarono convulsamente il fazzoletto di trine che 865 III| sopra una piccola terrazzina coperta.~ ~Mario sorrise e si avviò, 866 II| ignorate o dimenticate.~ ~La copertina, strappata e logora, cadde 867 III| Strauss e si vedevano le coppie dei danzatori passare e 868 III| interessanti di queste.~ ~E coprendo la folla dei danzatori con 869 IX| se un’ulcera immonda gli coprisse tutto il corpo come se un’ 870 II| senso di prudenza che lo corazzava contro le insidie del piacere. 871 XI| fare l’agricoltore.~ ~– Corbezzoli! E perchè?~ ~– Perchè così 872 IV| indisposto, favoritemi un cordiale.~ ~Il farmacista si mise 873 I| erano animati dalla più viva cordialità.~ ~Soprattutto il professore, 874 I| sgretolata, e si sentiva in core una voglia acuta di tornar 875 II| casa; insieme col servo, lo coricò e lo vegliò.~ ~In quella 876 IX| elettriche poste sotto l’alta cornice di legno scolpito gettavano 877 VI| pover’uomo disgraziato, un cornuto qualunque.~ ~E la parola 878 VII| si allargava pian piano, coronandosi di perline purpuree, irradianti.~ ~ 879 VI| un sorriso altero con cui coronò questa frase vile.~ ~Ed 880 VII| febbrile incominciasse a corrergli nelle vene, e che la fiamma 881 VII| della pioggia, che qualcuno corresse su per l’erta, dietro a 882 VI| amoroso, aveva riaccompagnata correttamente la dama al suo posto, come 883 IX| suscitata l’eco del sentimento corrispondente, trascorsero alcuni secondi, 884 IV| consegnare la quotidiana corrispondenza, furono richiamati all’ordine 885 X| non pochi sassi informi e corrosi.~ ~Sotto di lei la zona 886 IX| ottuso, di verecondamente corrotto, di ipocrita di mentito 887 II| pensare a quell’epoca, o di corrugare le sopracciglia quando qualcuno 888 VI| abbandonare!...~ ~Monaldo aveva corrugata la fronte; vedeva ora chiaramente 889 IX| vuoto, contro il suo fato, e corrugava disperatamente le sopracciglia; 890 VII| fremito, poi la sua fronte si corrugò ed essa rispose:~ ~– Monaldo 891 IX| sopracciglia che non conoscevano il corruscare dell’idea, si contraevano 892 III| Francesco di Sales ed un corruttore di minorenni. Egli non si 893 VI| di anonimo che era nella corruzione di sua moglie, facilitava 894 VII| sgomenti della disperazione corsero su di lui e lo avvinghiarono.~ ~ 895 III| mano pelosa spiccava sul corsetto candido, come una zampa 896 XII| spontaneità, seguendo il corso della ormai antica visione, 897 III| la dama con un movimento cortese del braccio, come se non 898 IV| cui egli domandò con molta cortesia scusa dell’equivoco, come 899 IV| lastra di alluminio: Elvira Corti, ricamatrice.~ ~Per un istante 900 XI| lo trascinava in uno dei cortiletti umidi e sudici dell’ex convento 901 XI| Dumas o di Victor Hugo. La coscienza del pubblico non si forma 902 I| e cacciatore di serve al cospetto di Dio, raccontò due o tre 903 II| e provvista di una dote cospicua. Monaldo pensò che, evidentemente, 904 III| signora: che cosa stavate cospirando col tenente?…~ ~– Scommetto, – 905 III| fatto il calcolo di quanto costa l’illuminazione della sala 906 XI| mondo.~ ~«Quando Monaldo si costituì sembrava qualcosa di mezzo 907 II| era troppo bello o troppo costoso per Monaldo.~ ~Egli vestì 908 III| che Giorgio Barteil era costretto a condurre.~ ~– Vieni qua, 909 III| cinematografo del villaggio.~ ~E costrinse Mario a guardare attraverso 910 VI| suo ambiente ed ai suoi costumi, diffidava del suo riso 911 VI| come dopo una figura di cotillon.~ ~Tuttociò era stato sobrio, 912 II| gioventù aveva venduto della cotonina al banco, insieme ai commessi, 913 XII| in cui un cane di terra cotta sembrava guardare con grande 914 VI| proprie idee oscillanti e cozzanti nel vuoto. C’era una così 915 I| passo al cavallo.~ ~Le spade cozzarono. Da quel momento il professore 916 IX| carabiniere, nel passare, cozzò con rumore contro uno sgabello. 917 VI| per te ciò che io saprò creare per la tua gioia. Tu non 918 X| necessità sociali che le crearono, agonizzavano senza splendore 919 IX| indefinibile entusiasmo dell’opera creatrice, per cui l’amore si solleva 920 VII| cozzo le idee mostruose, si creavano sogni febbrili.~ ~Egli si 921 III| sopracciglia socchiuse e Mario credè di vedere sotto di esse 922 II| era nessuna ragione di non crederlo.~ ~Viviana pareva creata 923 III| progresso!~ ~– E voi non vi credete? – replicò una signora bionda 924 III| melodia che ascoltava e Mario credette di comprendere che tutte 925 XI| gozzo di questa gente qui. Credimi, caro mio, non c’è maggior 926 III| chilometri.~ ~– Il progresso che creerebbe il femminismo abolirebbe 927 II| cartone che si gonfiava, crepitava, scoppiava, lasciando vedere 928 I| ricamava. Non si udiva che il crepitio lieve lieve della lampada 929 VI| l’essere interno che era cresciuto fuori della legge, torcendo 930 I| smilzo, dalla chioma breve e crespa, rimase dal lato opposto, 931 XI| quel musino dai capelli crespi, ebbe un sorriso paterno.~ ~ 932 III| o nelle bettole: dove la cretineria vive per tradizione o la 933 V| arrestandosi.~ ~Era una cripta alta e vasta. I picconi 934 X| avanzò a piccoli passi nel criptoportico di Caligola. Il luogo dell’ 935 III| lino pareva galleggiare nel cristallo verdastro come una spoglia 936 IV| imbecille di Verzani; la critica d'arte è la porta trionfale 937 IX| sarebbe fatto il segno della croce davanti all’opera comune.~ ~ 938 I| mettersi lì, sopra un divano, e crogiolarsi un poco in quell’aria tepida 939 X| della vita esterno facesse crollare la pace morbosa del suo 940 VI| che egli vedeva, un tale crollo di forme austere e candide, 941 XI| vostra colpa. Voi, benchè crudelmente offeso, benchè insultato 942 VI| odore freddo e grasso della cucina lo prese alla gola. Gli 943 VII| vuota; la servitù era nelle cucine del piano inferiore. In 944 VII| anni, il suo spirito si cullava, era quello il compenso 945 VI| facoltà di soffrire.~ ~Il culto placido e molle delle apparenze 946 IX| pesante e sordo come un cumulo di pietre che fosse caduto 947 III| lume delle fiaccole nei cunicoli abbandonati.~ ~Egli aveva 948 V| partiva dal fondo cieco del cunicolo abbandonato.~ ~Viviana sostò 949 I| le angosce, e sentiva in cuor suo un intenerimento affettuoso 950 IX| Mario Garbini rilesse, con cupida voluttà, il piccolo biglietto 951 IX| brillare d’occhi giallastri e cupidi, una corsa affannosa di 952 III| Una specie di macabra cupidigia splendeva negli occhi delle 953 VII| ciò che diceva ed ebbe un cupo entusiasmo.~ ~– Non scherzo, 954 II| fotografie, raccolte con cura minuta e paziente fra le 955 V| lugubre: la madre, una vecchia curva sotto i suoi abiti neri 956 XI| che si aveva voglia di curvarsi nei suoi occhi profondi 957 VI| volontà acre e più forte gli curvasse sotto il suo soffio ardente. 958 VI| le sue lettere sottili e curve, agganciate l’una all’altra 959 XI| ricordo dell’attimo in cui, curvo sul volto dell’uccisa, aveva 960 II| avuto mai dispiaceri gravi, dacchè era al mondo, avrebbe fatto 961 IV| primo piano era scritto: «Dallon Herbert, clergimen». Suonò. 962 II| amore, e i banchieri il danaro, Domeniddio gli conduceva 963 XI| aver ucciso la moglie, e dandosi dell’assassino. Aveva delle 964 XII| l’uomo pallido e triste, dannato da un ricordo atroce, austero 965 V| ombre fuggevoli, in una danza scomposta di forme agitate.~ ~– 966 III| dopo Mario lo vide passare danzando quasi con rabbia un waltzer 967 X| sorridendole, – addio!...~ ~Sentì, dapprincipio, un dolore freddo ed acuto, 968 I| come un moribondo. Bisognò dargli del cognac, mentre gli mettevano 969 X| raccapriccio che se avessero voluto darle una preda ad una moltitudine 970 VI| cuore ciò che il mio poteva darti.~ ~«Io so una sola cosa: 971 X| voluta, essa si sarebbe data a lui con un brivido di 972 VI| lettere, e chi gliele aveva date, contro la morale del mondo 973 VI| o vi avete vissuto. Io debbo a me stesso ed alla donna 974 I| buon diavolaccio pieno di debiti e cacciatore di serve al 975 VII| in fretta alla società il debito di un bel gesto, e le sue 976 XI| che due o tre momenti di debolezza: quando gli avevano mostrato 977 III| barbari invasori, in un impero decadente. Puoi star sicuro che appena 978 XII| su quel tappeto nuovo e decente, come sulla cavità aperta 979 X| Tuttavia, quel giorno, aveva deciso di muoversi. Tuttociò che 980 XI| di Monaldo, un bell’uomo decorativo, dall’ampia barba bionda, 981 XI| preso d’assalto e ci hanno decorato. Tutto il resto è così!~ ~« 982 VII| sorrisero con grandissima deferenza, salutandolo.~ ~Una di esse 983 IV| di Viviana Savarni si era definitivamente impadronita di lui.~ ~Egli 984 VI| legge, si era creata da sè deformandosi e fiorendo in fiori mostruosi.~ ~ 985 VI| dolore si era terribilmente deformata sotto quella superficie 986 X| uomini rudi e dalle donne deformate dal lavoro. La sua società 987 VII| tornano alla luce avanzi deformi della vita. Per un certo 988 VI| avuto orrore di quella lenta degenerazione del piacere e dell’affetto, 989 II| soprattutto per la sua discrezione degna dei cavalieri d’altri tempi.~ ~ 990 III| sono detti dei particolari degni dell’epoca di Nerone, roba 991 IV| formidabile della sua persona delinearsi sotto la veste di seta.~ ~ 992 XI| anzichè perorare contro un delinquente. Nell’aula c’è un odore 993 X| lontano.~ ~Le perversità, i delitti, le passioni torve che avevano 994 V| immutabile del pensiero delittuoso svolgersi nelle tenebre 995 V| austerità, era così donna, così deliziosamente debole e perduta, che egli 996 VI| che mette paura. Povero demente!...Egli dice: il suo mondo, 997 VI| nulla di quel temperamento demoniaco di cui la leggenda l’accusava.~ ~ 998 VII| aspro: «Ho dato ancora dei denari a Claudio!...» Ed allora, 999 II| rientrate per l’assenza della dentiera, poi, le sue mani si stesero 1000 VII| piccoli cristalli da toilette, deposti e delle cortine rosee...