30-depos | deput-m | macab-sbian | sbuco-zufol
     Cap.

   1    | 30
   2  IX|              vertigine dell’abisso che abbacina i morenti.~ ~Il labbro superiore,
   3 III|                Viviana ed Anna.~ ~– Vi abbaiamo scoperto, signor soppiattone!… –
   4  IV|              quel bacio sognato non ci abbandona più le labbra.~ ~La lontananza
   5 III|            delle fiaccole nei cunicoli abbandonati.~ ~Egli aveva la parola
   6  II|        moribondo scarno era un senso d’abbandono così amaro e triste che
   7 VII|               dietro un uscio, egli lo abbattè d’un colpo solo, fu dentro,
   8  IX|             una così stanca volontà di abbattersi, davanti alla violenza imperiosa
   9  IX|               vento e della pioggia si abbatteva con furia inutile, nascondeva
  10  VI|                gioconda nemica, che lo abbevera di gioia e lo uccide gli
  11   V|             odori acri della campagna, abbeverata di pioggia, li investivano
  12    | abbi
  13  II|             tutte le misere frodi dell’abbigliamento per cui il busto del vecchio
  14 VII|        afferrare una lunga cesoia sull’abbigliatoio, e in tutto il suo essere
  15  XI|              l’avvocato difensore si è abboccato con lui e lo ha abbracciato,
  16  XI|             era chiuso in un soprabito abbottonato fino al mento, ed aveva
  17  II|              bianche si avvolgevano in abbracciamenti inverosimili.~ ~Il vecchio
  18 XII|              Essi discesero: gli amici abbracciarono Monaldo e volevano accompagnarlo
  19  XI|              abboccato con lui e lo ha abbracciato, gli ha detto: «– Povero
  20 XII|              filari dei pioppi.~ ~Egli abbracciò in silenzio i tre amici
  21  II|               e , ancora delle anche abbronzate o delle poppe affumicate.~ ~
  22 XII|                un odor di vernice e di abete, quell’odore fresco delle
  23  IX|             con aria grave, – alla sua abilità ed alla sua discrezione.
  24 VII|                   Monaldo non mi avete abituata a simili scherzi: che cosa
  25  II|           sentimenti, ma pian piano si abituò a credere anch’egli che,
  26 III|                creerebbe il femminismo abolirebbe gli eserciti! – sentenziò
  27 III|          felicità umana, vale a dire l’abolizione della musica tedesca, ed
  28 III|          innamorato di lei, ed essa ne abusava per esperimentare in anima
  29  II|               con le donne, di cui non abusò, per principio igienico,
  30 III|                inaugurazione dell’anno accademico.~ ~– È il professor Thefner,
  31  IX|            qualcosa che avrebbe potuto accadere, in un fatto che lo avrebbe
  32  VI|               orientali che sembravano accampare come selvaggi invasori sul
  33  IX|           volta.~ ~Egli si diceva, con accanimento, come insultando un nemico:
  34 III|               noi, sosteneva con me un’accanita discussione. Tu che sei
  35 VII|              innanzi alla toilette, in accappatoio, passando leggermente un
  36  IV|                 che l’avrebbe baciata, accarezzata, che avrebbe fatto scaturire
  37 VII|           umida che sapeva di pioggia, accelerando il passo perchè l’impeto
  38  VI|             lei lo investì pian piano, accendendogli il volto, e ad un tratto
  39   I|             loro di cose d’arte, senza accennare affatto al duello avvenuto,
  40  VI|            profili osceni e grotteschi accennarsi sotto le maschere di tutte
  41 III|       musicista cui poco innanzi aveva accennato Giorgio; egli non la guardava,
  42   I|               udito da Zanardelli…» ed accennava di sì, col capo, sorridendo
  43  VI|                parlare con un bizzarro accento canagliesco.~ ~Monaldo aveva
  44  XI|           pallore del suo volto si era accentuato stranamente, ed i suoi occhi,
  45  IX|        sentimenti verso Viviana, erano accesi di lei, tutto il suo arido
  46  VI|           divino e tutto il suo essere acceso in una suprema febbre di
  47 XII|               adattavano all’ambiente; accettando senza discuterlo questo
  48  VI|          diversamente!~ ~Ed egli aveva accettato l’ultimo convegno con un
  49  VI|        internamente, sporgendo il viso accigliato, come se rispondesse a muso
  50  IX|               aveva innanzi ed egli si accinse automaticamente a scrivere,
  51  VI|                sembravano disposti per accogliere le meditazioni di un’anima
  52   X|              come una Venere greca, di accoglierla a . Lentamente, aprì la
  53 XII|      accompagnarlo in casa, ma egli si accomiatò. Sentiva un vivo bisogno
  54  VI|          moglie, facilitava il codardo accomodamento. È più facile perdonare
  55  VI|             tragica.~ ~Era un buon Dio accomodante e pacifico, come un buon
  56 VII|               focolare e brontolò:~ ~– Accomodatevi!~ ~Indi, senza domandar
  57 III|           piedi con grande rapidità ed accompagnando evidentemente la dama con
  58 III|               egli promettesse loro di accompagnarle a visitare il luogo del
  59 XII|       abbracciarono Monaldo e volevano accompagnarlo in casa, ma egli si accomiatò.
  60 III|               quieto e dolce, sotto le acconciature ingemmate, sulle spalle
  61  VI|               fin da quando ella aveva acconsentito, col suo riso ambiguo e
  62 VII|          vergogna di tutte le carezze, accoppiò con questo tormentoso fantasma
  63 III|              giungevano semispenti gli accordi d’una lenta mazurka, che
  64 XII|               non riusciva a mettere d’accordo il proprio io reale col
  65 VII|              balzò fuori, rovesciò gli accorrenti e si precipitò in fuga,
  66 VII|       irradianti.~ ~Egli udì dei passi accorrere nel corridoio.~ ~Ed allora
  67   I|                la sciabola.~ ~I medici accorsero. Era una cosa da nulla,
  68  IX|                corsa, un grido... Sono accorsi in fretta e sono stati quasi
  69 VII|                  Ed essa si ampliò, si accrebbe, si svolse nella notte con
  70  XI|          sghignazzare tutto il giorno, accusandosi di aver ucciso la moglie,
  71  VI|         demoniaco di cui la leggenda l’accusava.~ ~Era un’amica dolce e
  72 III|            strana e misteriosa, come d’acque ferme, di cui il fondo fosse
  73   X|                sopraffatte, si sarebbe acquietata.~ ~Pensò con un rimpianto
  74  IV|               istinto quasi poliziesco acquistato in tre o quattro anni di
  75  IV|          famosi – si ridestava in lui, acuito da una sottile febbre di
  76   X|         pensieri.~ ~Provò un desiderio acutissimo di cercare fuori di ,
  77  XI|          proseguì il giovane ufficiale addentando quasi con ira il sigaro,
  78 III|       vuotavano lentamente, gli ultimi addii risuonarono nell’anticamera,
  79   X|             dalla città sottostante si addolcivano per la distanza, tantochè
  80  XI|              la visione pallida che li addolorava.~ ~Un usciere sospinse l’
  81  IX|               è di ospitale in esse si addormenta e si scolora sotto l’ostilità
  82 VII|              gli martellava le tempie, addormentando sotto il suo spasimo ogni
  83  IX|               in quel silenzio di cose addormentate in un sonno grasso e pacifico,
  84   X|            raggi del sole. Ciò diceva: Addormentati, dimentica, sogna, povero
  85 VII|                fuoco, e l’anima sua si addormentava in un torpore invincibile.~ ~
  86 VII|           avvolse nel suo tabarro e si addormentò.~ ~Monaldo si era gettato
  87   I|              sul chiosco sfondato, cui aderiva ancora un cartello rèclame
  88   I|          appena mitigato dalla peluria adolescente dei baffetti biondi.~ ~Il
  89  IX|               cenci e dalle mille mani adunche e sudicie, che dichiarava
  90  IX|             uomo alto, magro, dal naso adunco e dai piccoli occhi brillanti
  91 XII|           bianco ed una finestra cui s’affacciavano sempre dei bimbi... Qui
  92  IX|                pietà, di ribrezzo e di affanno gli tormentavano il cuore.~ ~
  93 VII|        Borghese.~ ~Per un tratto corse affannosamente, provando un sollievo nel
  94  IX|             per qualche cosa in questo affare? – gli domandò a bassa voce.~ ~
  95  IX|        cadavere; eppure egli avanzava, affascinato dalla spaventosa visione,
  96    | affatto
  97  IX|                massa enorme passa e si afferma, rimane qualcosa di mutato,
  98  XI|         volontà i giurati non potevano affermare che Monaldo non avesse ucciso
  99  VI|             che egli aveva tante volte affermato, con un fine sorriso, nei
 100 III|           quell’arcano sgomento che ci afferra il cuore quando scorgiamo
 101  IV|               quasi morto, o l’avrebbe afferrata con la violenza selvaggia
 102   I|               fumava, con tranquillità affettata, perchè mai aveva scritto
 103  II|              sua vita intellettuale ed affettiva delle norme di antica cavalleria.
 104  XI|            della gabbia, gli stringeva affettuosamente le mani, mormorandogli delle
 105  XI|                ha dato la vita e vi ha affidato la vostra compagna, voi
 106  IV|             quando egli, che di solito affidava il disbrigo delle minori
 107  XI|          delitto, la cesoia sottile ed affilata che aveva ancora la punta
 108  VI|               e lei.~ ~E la sua mente, affinata dallo strazio recente, vedeva
 109 VII|       esercizio ben noto: solo sotto l’affluenza del sangue arso dalla febbre
 110 VII|          tratto, sentì tutto il sangue affluirgli al cuore.~ ~Automaticamente,
 111  VI|               tutto il sangue le fosse affluito al cuore.~ ~Le sue ciglia
 112  XI|                 la povera donna che si affoga ingoiando l’acqua fangosa
 113 VII|           violenti le ombre che gli si affollavano nel cuore.~ ~Un signore
 114  IX|           riconsacrava senza pietà, le affratellava a tutto ciò che non si definisce
 115  IX|              tre persone accigliate ed affrettate passarono accanto a Mario
 116   V|         attraverso i campi. Anna volle affrontate la pioggia, ma dovette ripararsi
 117  II|               abbronzate o delle poppe affumicate.~ ~Quando tutto fu in cenere,
 118   X|             stile acuto, dal manico di agata; un gingillo giapponese
 119  VI|               lettere sottili e curve, agganciate l’una all’altra sul fondo
 120  VI|            parlare, non scolparti, non aggiungere nulla. Io ti vedo e ti so.
 121  XI|                mani bianche e sottili, aggrappate alla sbarra.~ ~Mario vedeva
 122  II|                aperta e le mani ancora aggrinzite, in aria come per afferrare
 123  IV|                           Capitolo IV~ Agguato~ ~La mattina dopo, nella
 124  VI|                   Da quel momento egli agì come nella penombra fantastica
 125  IV|          magari estremamente ardua, ma agire, poichè ora egli sentiva
 126  XI|               vide un tremito sommesso agitargli le labbra ed il volto, per
 127 VII|           sentendo un brivido profondo agitarlo tutto...~ ~– Viviana, –
 128  XI|            vetrate. La sua voce un po' agitata, lesse la formula sacramentale,
 129   V|               danza scomposta di forme agitate.~ ~– Ecco! – disse il guardiano,
 130  IX|              brillanti e vivaci.~ ~Era agitatissimo.~ ~– Signor Marioesclamò
 131 III|              di dominio, di un momento agognato in cui, sotto tutto quel
 132  II|             una volta di assistere all’agonia di un vecchio scapolo, suo
 133   X|               sociali che le crearono, agonizzavano senza splendore e senza
 134  XI|          contadina e mi metto a fare l’agricoltore.~ ~– Corbezzoli! E perchè?~ ~–
 135 VII|          entrare.~ ~La solitudine dell’Agro educa alla fratellanza del
 136   I|            quale s’irrigidiva la forma aguzza e dura d’un paio di sciabole,
 137 III|             essere il mio maggiore o l’aiutante di campo del mio generale,
 138  VI|              il suo esteriore lo aveva aiutato moltissimo. Quando diceva
 139 VII|                lungamente ferocemente, aizzato in  qualcosa che, alla
 140 III|            sommessamente nella tazza d’alabastro.~ ~Giorgio si lasciò cadere
 141  IV|               s’era inoltrata sotto le alberate della piazza: Mario dovette
 142  IX|                densa profilarsi, degli albori diffusi, di luce elettrica
 143  IX|               calma del salotto e dall’alcova, non apparteneva più a quel
 144  IX|               l’aveva rubata a Aleardo Aleardi, tanto la vecchia fierezza
 145  IX|          dicevano che l’aveva rubata a Aleardo Aleardi, tanto la vecchia
 146  II|         contemporanei, da una pagina d’Alessandro Dumas padre, e senza ch’
 147   V|        ondulata come un mare coperto d’alghe verdastre, fino ai colli
 148   X|         immenso in cui scivolare sulle ali ferme, senza scosse e quasi
 149  VI|        campagna, dalla faccia rotonda, alieno dagli impicci, giuocatore
 150   V|             mani tremanti e fredde, ed alitarle la sua passione sul volto,
 151 VII|               rossa del sangue, che si allargava pian piano, coronandosi
 152   I|              di Monaldo. Il professore allargò le gambe e tese la sciabola,
 153 III|         conosci il mondo, sarai il mio alleato: è vero o non è vero che
 154   I|            luogo,  la giornata erano allegri: la campagna romana, tutta
 155 III|               bohémien ed il troupier, allegro e scettico, tormentato da
 156  II|               opera nella vita, avendo allevato Monaldo.~ ~Ed egli prese
 157 VII|             vederli i gioielli lucidi, allineati sulle tavolette foderate
 158  IX|            contadina superstiziosa per allontanare da  ciò che era avvenuto,
 159  IV|               ma in realtà non potendo allontanarsi, entrò in un piccolo caffè
 160  IV|             sopra una grande lastra di alluminio: Elvira Corti, ricamatrice.~ ~
 161 XII|             delle campagne di pianura, allungantisi senza corrente e senz’onde
 162   I|              sgretolature.~ ~I cavalli allungarono il muso e fiutarono amichevolmente
 163 III|             mezzo alle gonnelle appena allungate. È d’una gentilezza squisita
 164  VI|          conosceva bene quei caratteri allungati e sottili, quella scrittura
 165    | almeno
 166  XI|              sua espressione finemente altera dell’uomo che rende conto
 167  IV|           innanzi, battendo coi tacchi alti delle sue scarpine i marciapiedi
 168  II|               bello, ma d’una bellezza altiera e solenne, che i quarant’
 169   X|              rovine, passò sotto archi altissimi, pieni di un’ombra fresca,
 170 III|                   Conosci quel signore altissimo laggiù? – domandò il tenente.~ ~–
 171    | altrimenti
 172    | altrove
 173 VII|               giunto su di una piccola altura, in un luogo sconosciuto,
 174 VII|            enorme, le mani e i bastoni alzati lo inseguisse gridando,
 175  VI|              momento in cui si sarebbe alzato da quel tavolo sudicio,
 176  XI|               lo ha rievocato a . Se alzava gli occhi alla tribuna delle
 177 III|           momento Mario – anch’essa lo ama… ma dovette subito convincersi
 178 III|             luogo due persone degne di amarsi erano Anna e Monaldo.~ ~
 179   V|            posso essere che vostro, ed amarvi, non vi discuto, vi soggiaccio,
 180  VI|               si domandava se Anna non amasse in lui il ricordo di un
 181  IV|              uose, ma non le aveva mai amate: appena desiderate, con
 182   X|           cerimonie fenicie, in cui si amava e si moriva orribilmente,
 183    | ambedue
 184 VII|              un delitto.~ ~Nel piccolo ambito di quel cervello venivano
 185 III|              animo un po’ arido, molto ambizioso, entrato da poco nella vita
 186  VI|               vicino a lui e gli prese ambo le mani:~ ~– Ho voluto –
 187  II|             come lui si fosse chiamato Ambrogio o Teofilo.~ ~Inoltre Monaldo
 188 III|              quella signora tolstoiana amerebbe con desiderio vivissimo
 189 III|                signorina una caramella americana all’ananas, arrivata da
 190 III|                riunisse con alcune sue amiche (chi?…altro mistero) e che
 191   I|              ritto sopra una scatola d’amido. In quel momento egli sentì
 192 III|              artificiale ed alle foche ammaestrate, ma tutto questo non mi
 193  XI|               cane battuto ed un bimbo ammalato. In segreta lo udivano sghignazzare
 194  IX|              perfetta e consapevole un ammasso di putredine.~ ~Ma tutte
 195   I|                 di cui era addirittura ammirato, e questi lo ascoltava nominare
 196   I|                ironica, qualcosa della ammirazione comune. E fumava, fumava.~ ~
 197 III|              La signorina Pini, che tu ammiri di fronte a noi, sosteneva
 198  II|            norme di antica cavalleria. Ammise senza discussione che certe
 199  VI|    grassottelle dei salotti lo avevano ammollito.~ ~Pensò alla società ed
 200  II|              tristezza alle reliquie d’amori lontani che intristivano
 201   V|               I suoi occhi si aprivano ampiamente nelle tenebre.~ ~Qualche
 202   X|                soffio del vento, e per ampie solitudini in cui della
 203   X|                la zona delle rovine si ampliava, irta di mura crollanti,
 204 VII|               di Viviana.~ ~Ed essa si ampliò, si accrebbe, si svolse
 205 III|                caramella americana all’ananas, arrivata da Boston la sera
 206  IX|               e inesorabile, partiva l’anatema, il comando feroce ed inespresso,
 207 III|              giornalismo, malgrado gli anatemi di sua madre, che lo voleva
 208  IX|               il fanale d’un vascello, ancorato in lontananze ignote, brillare
 209  IV|            seguì alla lontana, come se andasse per i fatti suoi, dicendo
 210  XI|             giustifica, vi perdona!~ ~«Andate, Monaldo Gavarni, e rendetevi
 211  IX|          salotto, nel corridoio era un andirivieni di uniformi; la sciabola
 212  VI|               voce vibrante, non te ne andrai così. La tua società, la
 213   V|                parete e mormorò: – Non andrò più innanzi!... – Aveva
 214   I|              negli abiti neri, sotto l’androne dell’acciottolato consunto.~ ~
 215   I|                Dio, raccontò due o tre aneddoti salaci al professore che
 216 VII|                si rimetteva in cammino anelando.~ ~Ad un tratto si fermò:
 217  VI|               le lettere, e, tremante, anelante, ruppe il nastrino che le
 218  IX|             mani, le mani lattee dagli anelli sontuosi, le sue belle mani
 219  IV|               Termini, col suo candido anfiteatro e il giglio argenteo della
 220   I|             tutti i terrori e tutte le angosce, e sentiva in cuor suo un
 221   X|             senza pericolo, la società angusta ed usurale in cui le convenzioni
 222  IX|              tutto, su quel lettuccio, angusto, sembrava rattrappito e
 223 III|             passione poteva entrare ed animare quella statua sovrumana.~ ~
 224  IX|               luce limpida e schietta, animata da un soffio caldo di vita,
 225   I|              buon tratto, continuarono animate.~ ~Ma, pian piano, la malinconia
 226   I|              ogni frase, e tutti erano animati dalla più viva cordialità.~ ~
 227 VII|             egli aveva atteso, la voce animatrice del gesto tragico, cantava
 228 III|               immensa attenzione che l’animava, pareva vibrare di voluttà
 229  XI|               un gran fruscìo quasi di animazione.~ ~Monaldo, in mezzo ai
 230 VII|             una donna, per un pane, si animò, si esaltò, divenne uno
 231 III|          stringere le loro manine e di annegar lo spirito in mezzo al leggero
 232 VII|            fangosa, che avrebbe potuto annegarlo. Si sentiva gettato fuori
 233  IX|               redazione, qualche libro annegava in mezzo ad un diluvio di
 234   V|               braccio, una povera cosa annerita e deforme, il matricida
 235  IV|               rigido, e dagli occhiali anneriti, cui egli domandò con molta
 236   I|         intascò una, con un lieve atto annoiato. Era una lunga busta azzurra,
 237 III|         momento.~ ~Il personaggio così annunciato aveva sempre le tasche piene
 238  XI|         signore hanno tutte Gabriele D’Annunzio sul tavolo del salotto e
 239 VII|               più vili; aspettando con ansia che la belva originaria
 240   X|               con le ciglia contratte, ansimando dolcemente, come la prima
 241 III|          ultimi addii risuonarono nell’anticamera, un brusio di voci; un fruscio
 242   X|                immondo e fastoso delle antichissime cerimonie fenicie, in cui
 243  VI|          intorno. Era un piccolo luogo antiquato, dalle pareti stinte, inquadrate
 244    | anzi
 245  XI|            volesse consolare un amico, anzichè perorare contro un delinquente.
 246   X|         deserto e silenzioso.~ ~Per le aperture a feritoie entrava la luce
 247 III|                per giungere l’ora dell’Apocalisse, poichè succedono i fatti
 248  XI|                 non è un processo, è l’apoteosi d’una malattia sociale.
 249   I|            secondo, e gli occhi gli si appannarono. Che diamine voleva da lui
 250  IV|              mai amata, d’un tratto ci appare nel sogno, ci fa sentire
 251  II|               Le bretelle complicate d’apparecchi ortopedici, le pancere,
 252  VI|            culto placido e molle delle apparenze aveva steso una superficie
 253  IV|                vedere, toccare ciò che appariva alla sua mente un sogno
 254  IV|               hanno i campanelli degli appartamenti vuoti. Chi avrebbe aperto?…
 255  IX|             salotto e dall’alcova, non apparteneva più a quel mondo. Era una
 256   V|               certe forme del male non appartengono più alla nostra stirpe.
 257  VI|               il resto della sua vita. Appassionarsi per una di queste amanti
 258  VI|           deserto, a grandi singhiozzi appassionati.~ ~Poi si asciugò gli occhi
 259   I|                tutta arrossata di erbe appassite e di tufi vulcanici brulli
 260 III|             lievemente irregolare e di appassito, come se centinaia di baci
 261  II|               parole tronche, bizzarri appelli d’amore, che morivano in
 262  XI|               vivo, il loro romanzo di appendice. Io ho veduto, in Cina,
 263 VII|                 una scure, delle funi, appesi alla parete di giunco della
 264 XII|               precipizio, in cui fosse appiattato l’orrendo mistero che l’
 265  XI|                 Io ho veduto, in Cina, applicata la tortura: era una cosa
 266   V|             questo svolto egli dovette appoggiarsi alla parete e mormorò: –
 267   V|              della cava. Viviana s’era appoggiata alla parete, ancora piena
 268 VII|                elevazione del terreno, appoggiato ad una vanga, cantava. Era
 269   V|          Viviana sostò un istante e si appoggiò alla parete. Era pallidissima.~ ~–
 270  II|               cui i suoi occhi avevano appreso quel fulvo baleno che li
 271   I|           grassottello, dalla barbetta appuntita e rada, e con due occhi
 272  II|            entrare nel salone del Club appunto quando la pendola scoccava
 273 XII|                libertà, il cuore mi si aprirà di gioia: oppure i rimorsi
 274  IV|        raccolse.~ ~Ma nessuno venne ad aprire.~ ~Più volte egli fece suonare
 275  IV|            clergimen». Suonò. Venne ad aprirgli un vecchio dall’aspetto
 276  VI|               attraverso un improvviso aprirsi e richiudersi di una cortina.~ ~«
 277   I|         rossiccia, contro la quale gli arboscelli esili e neri sembravano
 278   X|             fra le rovine, passò sotto archi altissimi, pieni di un’ombra
 279  IX|                faceva pensare al volto arcigno d’un avaro che rifiuti l’
 280 VII|                Aureliane, attraversò l’arco di Porta Pinciana e si internò,
 281 VII|               scaturire dal suo cuore, ardendogli tutte le fibre e facendo
 282 VII|             scorgere un gran fuoco che ardeva ed un uomo dalla folta barba,
 283  VI|          riflesso immobile e profondo, ardevano di una luce selvaggia, le
 284  IV|              cosa, magari estremamente ardua, ma agire, poichè ora egli
 285  IV|         candido anfiteatro e il giglio argenteo della sua fontana, gli apparve
 286 VII|          laboriosi riuscì a risalire l’argine da cui era sdrucciolato
 287  II|               questa figura geniale ed arguta di viveur, che era lo zio
 288 VII|             sulle mani; sulle sue mani aristocratiche e fini, inesperte alla violenza,
 289  II|          tragico avvenimento. Poichè l’aristocratico pallore del suo volto sembrava
 290  II|              arte» tanto la coppia era armonica e bella, e volle farne soggetto
 291 III|          ultima vibrazione delle corde armoniche si perdette nell’aria calma
 292 III|         intensamente Viviana: il volto armonioso della donna era calmo e
 293 VII|              sue parole, i suoi gesti, armonizzarsi spontaneamente a ciò che
 294  IV|              quella veste di seta, che armonizzava così perfidamente con la
 295  VI|               di stile. Gli oggetti si armonizzavano non nelle linee, ma nell’
 296 XII|            lasciò penetrare dall’odore aromatico che vaporava dalla tazza
 297 III|                senza sorridere e senza arrabbiarsi, come se avesse rifiutato
 298   I|             campanule si ostinavano ad arrampicarsi. In un angolo altri quattro
 299   V|            Ecco! – disse il guardiano, arrestandosi.~ ~Era una cripta alta e
 300  IX|              un fatto simile?... Ne ho arrestate, di notte e nei vicoli fuori
 301 VII|     ardentemente di essere scoperto ed arrestato, per sentire la voce di
 302 III|             sguardo.~ ~Certe volte gli arrestava la parola sulle labbra solo
 303  IX|                la gente che lo urtava, arretrando con l’animo, man mano che
 304 III|        caramella americana all’ananas, arrivata da Boston la sera stessa.~ ~
 305 III|             altro lato della sala dall’arrivo di un nuovo gruppo di ospiti.~ ~–
 306   I|              la campagna romana, tutta arrossata di erbe appassite e di tufi
 307  IV|           sostò, si morse le labbra ed arrossì di rabbia. Da una finestra
 308 III|           epoca di Nerone, roba da far arrossire me o te, e non dico poco:
 309  IV|           parte per non far vedere che arrossiva:~ ~– Sono indisposto, favoritemi
 310   I|        pianerottoli si perdevano in un arruffio di bambù e di piante da
 311 VII|           sotto l’affluenza del sangue arso dalla febbre e dall’alcool,
 312  VI|            viltà, non sono dotta nelle arti di avvincere un uomo che
 313   X|                aveva scritto due o tre articoli pieni d’una così sapiente
 314 III|           polvere senza fumo, al latte artificiale ed alle foche ammaestrate,
 315 III|              in una sola, qui, sotto l’ascella».~ ~– Povera donna!… – mormorò
 316   X|             sua solitudine.~ ~Ora essa ascendeva l’erta del Palatino.~ ~La
 317  IX|               col capo. Poscia si levò asciugando le sue lacrime, vergognoso
 318  VI|      singhiozzi appassionati.~ ~Poi si asciugò gli occhi e guardò intorno.
 319 III|              cronista fu circondato ed ascoltato religiosamente: ed in quel
 320 III|              ho veduto qui?… Mentre tu ascoltavi la divina musica di quel
 321  IX|                Domattina al Pincio. Vi ascolterò, ma con severità... materna».~ ~
 322   X|            gorgoglio della fontanella. Ascoltò, lungamente, muta, con le
 323 VII|          persone più laide e più vili; aspettando con ansia che la belva originaria
 324  IV|           pretesto per piantarsi  ad aspettarla. E siccome Mario era logico
 325  IX|           schianto fulmineo che si era aspettato.~ ~Avvicinandosi all’uscio
 326  VI|              luci calde nello spirito. Aspettava che da un angolo qualunque
 327 III|          mobili vibravano come se ella aspirasse la melodia che ascoltava
 328  IV|         pensiero audace, una di quelle aspirazioni da antico moschettiere che,
 329 XII|             gioia: oppure i rimorsi mi assaliranno con violenza più acuta.~ ~
 330  XI|              la moglie, e dandosi dell’assassino. Aveva delle allucinazioni.
 331  XI|              giudici costoro?»~ ~Mario assentì col capo. Gli sembrava che
 332  XI|           delle parole alle quali egli assentiva con piccoli cenni del capo,
 333  XI|              chi fosse stato: qualcuno asserì che era stato un giovane
 334  VI|               tuo essere è dominato ed asservito, tutto l’animo tuo dipende
 335   X|            febbre di godimenti, si era assiderata sotto un gelo mortale. Essa
 336 XII|             vita.~ ~Salì in coupè e si assise accanto ai suoi amici. Egli
 337  II|              era avvenuto una volta di assistere all’agonia di un vecchio
 338  XI|               Ma certo, certissimo!... Assolto!... e chi ne può dubitare?...~ ~–
 339  XI|              tribunale degli uomini ti assolve. (Un fremito, subito represso,
 340  IV|              grande, di terribile, che assopisse, con l’immenso fragore di
 341 VII|               suo spirito, cercando di assorbirsi tutto nel suono malinconico
 342  VI|               un rigurgitare di veleni assorbiti da tempo. Aveva il sorriso
 343 VII|          sgomento che lo prendeva, ora assorbiva tutta la sua facoltà di
 344   X|               dorata di sole, sembrava assorta in una indicibile dolcezza
 345 VII|          indifferenza.~ ~Non si poteva assuefare all’idea di quel cadavere,
 346  IX|                tutta la sua psiche era assuefatta...~ ~– Mi raccomando, Garbini –
 347  II|           esterno all’interno. Egli si assuefece a porre certi termini obbligati
 348  XI|          istante, per un istante solo, assumere l’espressione dell’anima
 349  II|         piccolo mobile, ed i suo occhi assunsero un’espressione di desiderio
 350   I|            scintillante, che tutti gli astanti lo guardavano con involontaria
 351 III|             non sei un mentore, sei un Astarot: maligni troppo. Dimmi chi
 352 III|                da due sole cose, da un astio feroce contro la musica
 353  II|              che gli veniva forse dall’atavismo della vecchia bottega. Non
 354  IV|             sono pretesti a cui egli s’attacca con furore.~ ~Viviana camminava
 355 VII|         terribile nell’angoscia che lo attanagliava, si sentì così in armonia
 356  VI|         avvedersene, studiava un altro atteggiamento da cui seguitare a guardare
 357  IV|               uscire dalla farmacia ed attendere all’angolo vicino, nascondendosi
 358   I|           quattro signori in redingote attendevano. Fu scambiato un saluto,
 359 III|                da un sogno, sorrideva, attendo leggermente le palpebre,
 360  XI|               senso di simpatia un po' attenuato, ma tuttora vivo, la campagna
 361 VII|              Ed egli si sentì di nuovo atterrito.~ ~Era quella la carezza
 362 VII|             voce nuova, che egli aveva atteso, la voce animatrice del
 363  IV|        magnifico vestito grigio perla, attillato per modo che le sue forme
 364 III|           questo, – riprese il tenente attirando l’amico in disparte. – Un
 365  VI|               con un leggiero brivido, attratte dalla romantica voluttà
 366   V|               tanto all’oscurità, come attratti da un fascino crudele.~ ~
 367 VII|                suo simile.~ ~Sentiva d’attraversare vasti campi deserti, fuori
 368  IV|         osavano desiderarla.~ ~Avevano attraversato, senza che essa si fosse
 369   I|             del pranzetto campestre si attutì nello scotimento delle vetture.
 370  IX|             una specie di dormiveglia, attutite e stupefatte.~ ~Egli si
 371   X|           senza dolore.~ ~I suoi sensi attutiti non percepivano alcuna voce
 372  IV|             venne in mente un pensiero audace, una di quelle aspirazioni
 373  II|              tremare i ginocchi ai più audaci spasimanti.~ ~Il matrimonio
 374  IX|                lottatore.~ ~La limpida audacia che gli aveva fatto considerare
 375 XII|             contorceva e soffriva alla augusta presenza di questo mistero.~ ~
 376  IV|       aristocratica.~ ~E la meraviglia aumentò quando egli, che di solito
 377 VII|                platani, fino alle mura Aureliane, attraversò l’arco di Porta
 378   I|              prezzo gli avevano dato l’aureola gloriosa di un duello. A
 379  VI|                un tale crollo di forme austere e candide, una tale irruzione
 380   V|          terrore le aveva tolta la sua austerità, era così donna, così deliziosamente
 381 III|                un’italiana, fiorentina autentica, almeno dalla pronuncia,
 382 III|          riprese il tenente, credo all’automobile e alla polvere senza fumo,
 383  IX|              La folla, essa stessa o l’autorità che la rappresenta, fanno
 384  IX|     possibilità enorme del sangue, che autorizzasse con feroce imperio il gesto
 385  IX|             comune di Montecelio venga autorizzato...»~ ~D’un tratto la porta
 386 VII|            spavento, essa, la vittima, avanzare dall’ombra correndo verso
 387   V|                cuore...~ ~I visitatori avanzarono nel prato, calpestando le
 388 VII|     interminate di esseri simili a lui avanzassero in un semicerchio per la
 389  VI|               Tuttavia egli sentiva di averla fortemente avvinta a lui,
 390    | averne
 391    | avessi
 392    | avrà
 393    | avrei
 394  IX|                 Questo – riprese senza avvedersi dell’orribile pallore di
 395  IX|         tollerato, tutte le giovanette avvelenate alla scuola perversa del
 396 VII|              intensa, in cui gli occhi avvelenati dall’oscurità si riattivavano
 397  II|        pensiero educa il gesto. In lui avvenne per la suggestione dell’
 398 VII|              lumi nella notte piovosa, avventandogli le mille voci confuse della
 399   X|       fragorose e limacciose avrebbero avventato a lei il rombo della vita
 400   I|              in carrozza alla rinfusa, avversari ed amici, ridendo. C’erano
 401  IX|                che si era aspettato.~ ~Avvicinandosi all’uscio egli aveva detto
 402   X|            atterriva e che essa vedeva avvicinarsi senza avere il coraggio
 403   I|                    Mario Garbini s’era avvicinato a Monaldo Savarni, fiutando
 404   V|               perdono.~ ~La vettura si avvicinava, avanzando a fatica sul
 405   V|              silenzio. Man mano che si avvicinavano al luogo sinistro una specie
 406 VII|            appiccicavano addosso.~ ~Si avvicinò al contadino, e gli domandò
 407  VI|                 Fa di me ciò che vuoi, avviliscimi, insultami, fammi sentire
 408  IX|           altra creatura, trepidante e avvilita, che egli stesso sospingeva
 409  IX|              povero essere percosso ed avvilito.~ ~Ad un tratto si fermò.
 410  VI|               sono dotta nelle arti di avvincere un uomo che mi sfugge, non
 411   X|               La stessa stanchezza che avvinceva le membra di Anna aveva
 412 VII|    disperazione corsero su di lui e lo avvinghiarono.~ ~Il senso nudo e primitivo,
 413  IX|             abisso, come un avversario avvinghiato, il dolore insaziabile che
 414 VII|              terra sotto i piedi, e si avvinghiò disperatamente ad un ciuffo
 415  VI|           sentiva di averla fortemente avvinta a lui, ma in un modo bizzarro,
 416 VII|            baratro senza nome, dove si avvolgeranno forme morbose sconosciute.~ ~–
 417  II|             membra grasse e bianche si avvolgevano in abbracciamenti inverosimili.~ ~
 418 VII|                nell’angolo opposto, si avvolse nel suo tabarro e si addormentò.~ ~
 419 VII|      svincolarsi.~ ~Doveva precipitare avvolto nella sua bella casacca
 420   V|                 così aspro e forte, un’azione così potentemente crudele
 421   I|          annoiato. Era una lunga busta azzurra, con l’indirizzo tracciato
 422  VI|              violacei, venati di strie azzurre, come attraverso l’onda
 423  VI|           lettere legate con un nastro azzurro, sul tavolo. Quindi lentamente,
 424 III|         qualche spira sottile del fumo azzurrognolo svaniva lentamente nell’
 425  II|              diciott’anni, perdette il babbo e la mamma. Morirono a breve
 426  VI|              pezzente sontuosità delle bacchette dorate.~ ~L’odore freddo
 427  IV|            calore della sua carne e ci bacia, molte volte la passione
 428 III|               arte, mi viene voglia di baciarle la mano e di volerle bene
 429  IV|         sembrava che se essa lo avesse baciato egli sarebbe quasi morto,
 430  II|            salterio della vergogna, il baco segreto e turpe di quelle
 431 III|       professore delle scuole normali, badava a non perdere il tempo e
 432   I|            testa bruna, e pallida, coi baffi neri, erti, e con l’occhio
 433  VI|                come una veste fredda e bagnata, che gli tormentasse le
 434 VII|                ogni volta che le vesti bagnate e fredde gli si appiccicavano
 435  IX|         riscosse: un sudore freddo gli bagnava le tempie, ed un dolore
 436 VII|              Era una piccola stanza da bagno.~ ~La donna era caduta sull’
 437  IX|             Egli si fermò innanzi alla balaustrata di travertino, innanzi alla
 438 VII|             abbattuta sulla seggiola e balbettava con voce rauca, nel supremo
 439 III|            come se avesse rifiutato di ballare un walzer, ma non c’è stato
 440 III|               del braccio, come se non ballasse che per lei. Anna aveva
 441 III|         Passarono Anna e Monaldo: egli ballava con disinvoltura signorile,
 442 III|                pace universale: il suo ballerino, che era un grosso professore
 443  IV|             cenci di un monello che si baloccava al suolo presso di lui,
 444  IX|             quell’indignazione grassa, balorda e inesorabile, partiva l’
 445 VII|          Vertiginosamente, follemente, balzò fuori, rovesciò gli accorrenti
 446  II|             pancere, le imbottiture di bambagia, tutto ciò era caduto, rivelando
 447 III|          mormorò l’ufficiale, – quella bambina darebbe tutto quello che
 448 III|           camerata!… Si conoscevano da bambini, e non si erano veduti più
 449   I|          greppo con le labbra, come un bambino in procinto di piangere.~ ~
 450   I|            perdevano in un arruffio di bambù e di piante da sala.~ ~Il
 451  II|              il loro amore come il suo banchiere gli portava a casa le cedole
 452  II|             portato il loro amore, e i banchieri il danaro, Domeniddio gli
 453  II|              venduto della cotonina al banco, insieme ai commessi, non
 454  XI|              eroe che muore per la sua bandiera».~ ~Tutti, ora, vedevano
 455 VII|            campo e quello della città, banditi uno dalla miseria, l’altro
 456 VII|               fauci aride, entrò in un bar e bevve con febbrile esaltazione
 457 VII|              della propria vita, in un baratro senza nome, dove si avvolgeranno
 458 VII|            spirito ardente una canzone barbara...~ ~D’un tratto i suoi
 459  VI|          irruzione di immagini turpi e barbare nella pace del suo spirito
 460 VII|               primitivo, quello che la barbarie feudale aveva trasmesso,
 461 VII|               di luce.~ ~Egli si avviò barcollando, ed aprì la porta con una
 462  XI|             sua bella voce irreale, di baritono. Bene. E tu pensa una cosa.
 463 III|                guarnigione che Giorgio Barteil era costretto a condurre.~ ~–
 464   I|             mese era prossima e che le barzellette non erano denaro.~ ~Nella
 465  IX|           ripida e solitaria verso una bassura immonda, da cui partivano
 466 VII|            fattivo e crudele.~ ~Nulla. Bastava che gli occhi gli cadessero
 467  IV|                facendo sibilare il suo bastoncino con un vago e febbrile desiderio
 468  II|             intagliasse una pipa in un bastone da maresciallo.~ ~La prima
 469 VII|              folla enorme, le mani e i bastoni alzati lo inseguisse gridando,
 470  IV|               tratto, come destandosi, battè il piede in terra e mormorò: «
 471 III|        ping-pong!…~ ~– Vi vendicherete battendomi, – rispose egli con voce
 472  IV|                ed egli sentì il sangue battergli nelle tempie un ritmo selvaggio.~ ~
 473  VI|              al cuore.~ ~Le sue ciglia battettero un istante come se si ridestassero
 474 VII|             due vertebre: il cuore non batteva più.~ ~Egli si guardò intorno,
 475  VI|                e vile come una schiava battuta.~ ~«Non saprei trovare molte
 476   I|                 come per tirarsi su il bavero, ma certamente si ricordò
 477 III|             vide rabbuiarsi tutto:~ ~– Beethoven! – mormorò rabbrividendo;
 478  VI|           spiegarsi: pareva la traccia beffarda di un’altra epoca, di un’
 479  IX|                ed uccideva, la vecchia beghina omicida. Dietro ogni finestra,
 480 VII|            tutti i profumi, a tutte le bellezze, a tutte le carezze.~ ~Egli
 481  II|               egli che, negli anni più belli della sua vita esistesse
 482 VII|           egoismo, manomesso, il senso belluino che caccia l’uomo all’inseguimento
 483   I|               mentre gli mettevano una benda sul braccio grasso, indolente
 484 III|            disperazione. Come farei a… benedirvi quando mi faceste una marcia
 485 XII|                senza discuterlo questo beneficio che gli veniva dall’ignoto.~ ~
 486  IV|               e dei suoi colleghi.~ ~– Benissimo!… Una cronaca d’arte di
 487 III|          presso gli egiziani. Viene da Berlino ed ha una H nel nome, qui
 488  IV|                da Tolentino, piazza S. Bernardo e Piazza delle Terme, poi
 489  VI|               una fonte di voluttà, tu berrai fino all’ultima stilla come
 490  IX|                ogni finestra, sotto il berretto da notte di ogni buon borghese
 491  VI|            scorretto e villano come il bestemmiare in società.~ ~Del resto,
 492  IV|              mattino, masticando delle bestemmie contro il reporter negligente
 493  II|            delle voluttà più torbide e bestiali, un salterio della vergogna,
 494  XI|               l’espressione dell’anima bestialmente lieta. Poscia la maschera
 495 III|              dell’aristocrazia o nelle bettole: dove la cretineria vive
 496 VII|             con ogni mezzo frodatorio, bevendo, mordendosi, quasi, l’anima
 497  VI|               ultima stilla come se tu bevessi il mio sangue e mi facessi
 498 VII|                 Ora tutti i suoi sensi bevevano il calore del fuoco, e l’
 499 XII|           sporgenti: per un attimo gli biancheggiò innanzi agli occhi la visione
 500  IX|             diffusi, di luce elettrica biancicare vagamente, e qua e  un
 501  II|          ardente, mentre le sue labbra biascicarono in modo infantile: , …~ ~
 502  II|                 immagini scolorite e biascicate, palpate da mani immonde
 503  II|               morivano in un singulto, biascicati fra le labbra umide, rientrate
 504  VI|      inesplicabili: «Vestiremo da uomo Bibi». «Non siamo riusciti».
 505  VI|                i giorni.~ ~Pagò le due bibite e si levò.~ ~– Saprò tacere, –
 506  IV|               si mise a preparargli un bicchierino e nel frattempo Mario rimase
 507  IX|             cupida voluttà, il piccolo biglietto su cartoncino verde, che
 508 III|                E queste due tortorelle bionde?~ ~– Sono le signorine Savigny:
 509   I|               adolescente dei baffetti biondi.~ ~Il professore ebbe un
 510  XI|               risatine soffocate, quel bisbiglio che indica la presenza di
 511  VI|                vita sociale in cui non bisognava mettere i piedi.~ ~Quindi
 512   X|            cuore, mormorando una laude bizzarra e gaudiosa delle sue lunghe
 513  II|        mormorare delle parole tronche, bizzarri appelli d’amore, che morivano
 514   I|           uscio, che diceva: Giuoco di bocce.~ ~I quattro uomini entrarono
 515 III|            individuo intermedio fra il bohémien ed il troupier, allegro
 516  VI|                dato sulla gota piena e bonacciona di un povero diavolo senza
 517 III|                piene dei più raffinati bonbons, che faceva venire dai luoghi
 518  VI|            essa, era una parola gelida borbottata come una preghiera in latino
 519  VI|               Ma il buon Dio dei buoni borghesi gli parve lontano come lui
 520 III|             salotti della nostra buona borghesia ricca, un paio di volte
 521   X|                Lentamente, aprì la sua borsa di seta e ne trasse un piccolo
 522 III|                all’ananas, arrivata da Boston la sera stessa.~ ~Gli fecero
 523  IV|               sono chiese, non ci sono botteghe!…~ ~Ora Viviana, senza dubbio
 524  II|               emiplegia lo fulminò nel boudoir d’una canzonettista, Monaldo
 525  II|                i due sposi entrarono a braccetto in chiesa, un illustre pittore
 526  IX|            cenciosa, tutta stretta nei brandelli d’una veste schizzata di
 527 III|            mormorò il giornalista.~ ~– Bravo! È stupido, ma è così. Nessuno
 528  II|              svelate ai suoi occhi. Le bretelle complicate d’apparecchi
 529  II|             turpi.~ ~Era una specie di breviario della voluttà, delle voluttà
 530   V|                 li investivano come la brezza dell’alto mare.~ ~Per un
 531  IX|              che faceva levar la mano, brillar l’arme e vibrare il colpo.
 532   I|             ch’era napoletano, fece un brindisi in dialetto, di cui si rise
 533  IX|       direttore. Una testa all’antica, brizzolata e dignitosa.~ ~I suoi amici
 534  XI|              levargli dalla stanza una brocca dal beccuccio tubolare,
 535   I|               una tettoia mettevano un brontolio lento e continuo, come il
 536  VI|                delle cose, c’erano dei bronzi orientali che sembravano
 537  VI|            scintillare negli angoli il bronzo lucido di alcune opere d’
 538 III|            signorine che lo chiamavano Brubrù, e gli si facevano intorno
 539 VII|             alla vittima, pungendosi e bruciandosi l’anima per fare delle sue
 540   I|               L’aria sapeva di stoppie bruciate e d’acqua.~ ~Dimodochè il
 541   I|          appassite e di tufi vulcanici brulli e pelati, sotto il cielo
 542   I|             bello, con la nobile testa bruna, e pallida, coi baffi neri,
 543  VI|       mormoravano delle parole vaghe e brutali, come un rigurgitare di
 544  XI|        consorte». Così la zuffa di due bruti ubriachi diviene «il duello
 545  XI|                la bocca piegata ad una brutta e puerile smorfia di pianto.
 546 III|                   Io desidero divenire buddista e può darsi che ci riesca:
 547   I|                telefonica, avevano, ai buffi umidicci del vento, dei
 548 XII|              vene col lieve profumo di bulgaro che era nella vettura. I
 549   I|                tepida e profumata.~ ~– Buonasera, amico mio, – disse la signora
 550  VI|               finito tutto, non amo le busse». «Avrò la veste ametista
 551  II|               abbigliamento per cui il busto del vecchio era ancora eretto,
 552 VII|               volontà di stordirsi, di cacciar via a colpi violenti le
 553  II|           nessuna stufa avrebbe potuto cacciare.~ ~All’alba, egli incominciò
 554   I|              vento di letizia generale cacciasse ogni nube di tristezza.
 555   I|          diavolaccio pieno di debiti e cacciatore di serve al cospetto di
 556  IV|            rientra nella battaglia, si cacciò e scomparve nella folla,
 557 VII|               D’un tratto i suoi occhi caddero sul letto di Anna, sul suo
 558 VII|             uguale, come se la pioggia cadesse su tutto un mondo abbandonato.
 559 VII|              Bastava che gli occhi gli cadessero sulle mani; sulle sue mani
 560  VI|           sepolcrale, in cui le parole cadevano ritmicamente con toni sordi
 561  IV|               Quella pertica di Luigia Cadoret?… Buono!… Anche il Tempo
 562  IX|        disperatamente a se stesso: Ora cadrò, ora morrò. Invece provava
 563  VI|               nella miseria fredda del caffeuccio deserto, a grandi singhiozzi
 564  XI|        rispondere, poichè egli, come a Caino, vi domanderà: Che cosa
 565   X|             come attraverso le cortine calate di una stanza concreta.
 566   X|             città, che il sole sarebbe calato, che le vie fragorose e
 567 III|             entrati hanno già fatto il calcolo di quanto costa l’illuminazione
 568  VI|               gli accendeva delle luci calde nello spirito. Aspettava
 569   X|             passi nel criptoportico di Caligola. Il luogo dell’antico delitto,
 570  IX|           cameriera ha riconosciuto la calligrafia della signora. Ne ho letta
 571  VI|            vincere. I suoi sensi erano calmi, e l’idea di una passione
 572 VII|              plumbeo, senza sogni, gli calò nelle ciglia.~ ~. ~ ~Quand’
 573   V|       visitatori avanzarono nel prato, calpestando le erbe umide, in silenzio.~ ~
 574 VII|             una moglie era trascinata, calpestata, sconvolta sotto la vergogna
 575   V|              terreno intorno era tutto calpestato. Il vecchio accese un lanternino,
 576  IX|              Ed ecco, tutte le cervici calve si levavano nel guanciale,
 577 III|              far crescere i capelli ai calvi.~ ~Il tenente era una specie
 578  IX|          affannosa di grosse zampe ben calzate, dietro colei che aveva
 579   I|           sulle rotaie, trattenuto dal cambiar strada dalla rigidezza cavalleresca
 580 III|            Mario, sono degli agenti di cambio.~ ~– Perfettamente, vivono
 581 III|              Ma guarda, guarda vecchio camerata!… Si conoscevano da bambini,
 582 III|      nasconderselo nello sparato della camicia. Fu come una visione fulminea,
 583 VII|         sociale.~ ~Come certi ubriachi camminano lungo una fila di ciottoli,
 584 VII|     scricchiolare i denti. Doveva aver camminato molto, ma non aveva alcuna
 585 VII|                 Allora si rimetteva in cammino anelando.~ ~Ad un tratto
 586  IX|                buon tratto di via egli camminò automaticamente, avendo
 587 XII|            pensare a quei canali delle campagne di pianura, allungantisi
 588  IV|                malinconico che hanno i campanelli degli appartamenti vuoti.
 589   I|                sfondato, su cui alcune campanule si ostinavano ad arrampicarsi.
 590   I|                benessere del pranzetto campestre si attutì nello scotimento
 591  IX|       godimento, gettando alla luce un campione di ciò che i kraus dei gentiluomini,
 592  VI|              finiva tra i fischi della canaglia in un teatro enorme.~ ~Con
 593  VI|                con un bizzarro accento canagliesco.~ ~Monaldo aveva finito
 594 XII|                e faceva pensare a quei canali delle campagne di pianura,
 595   V|             che le parole non potevano cancellare. Essa lo intese, e tacque.~ ~–
 596  VI|             aveva steso una superficie candidamente austera sull’esterno, e
 597 XII|        ascoltando le voci dei detenuti cantare a mezza voce qualche triste
 598  IX|               reporter dettava con una cantilena sommessa: «Il consigliere
 599  II|              fulminò nel boudoir d’una canzonettista, Monaldo lo volle portare
 600  VI|               la sua bocca fosse stata capace di parlare con un bizzarro
 601  VI|             lei come un nido di serpi, capaci di destarsi tutti in una
 602 III|               volutamente selvaggia la capellatura folta e nera.~ ~– Ironia
 603   I|              momento il professore non capì più nulla: a volte confondeva
 604  VI|                Fortuna commerciale che capita soltanto agli uomini in
 605  IX|        impressionato dalle notizie che capitavano in redazione. Per solito,
 606 III|             grazie nascenti. Ma, e tu, capiti qui per la prima volta?~ ~–
 607 III|          volerle bene come alla Venere Capitolina, se fosse mia zia! Ecco
 608   X|                ci si potesse gettare a capofitto, cercando ferocemente la
 609  VI|              sensazione di un violento capogiro. Ciò che era non poteva
 610  VI|            estranea al suo spirito, un capovolgimento così completo di tutte le
 611   I|              già d’essere al Caffè dei Caprettari, dove andava tutte le sere,
 612   X|                aveva trovato in lei il capro espiatorio della sua passione
 613  IX|            uniformi; la sciabola di un carabiniere, nel passare, cozzò con
 614 III|         consegnando alla signorina una caramella americana all’ananas, arrivata
 615  VI|              Egli provava un dolore di carattere quasi fisico. Come un uomo
 616  XI|       insultato nei vostri affetti più cari, benchè cedendo ad un impulso
 617  XI|              bene, una lunga fatica di carità per i vostri simili, affinchè
 618  XI|              cosa; l’ultimo atto della Carmen o quello dei Pagliacci,
 619 VII|         sopravvive in noi dell’immensa carneficina operata da secoli sui campi
 620 III|       espressione satirica della bocca carnosa ed i suoi orribili baffetti
 621   I|             collo d’un pallore opaco e carnoso, un piccolo neo oscuro metteva
 622 VII|              morte.~ ~Pianse, si gettò carponi sulla terra fangosa, si
 623 III|              un uomo?… una pianta?… un carro?…~ ~ ~ ~Due ore dopo le
 624   I|        sfondato, cui aderiva ancora un cartello rèclame di latta, ostentando
 625 VII|                con fissità ebete ad un cartellone di rèclame che aveva intravveduto,
 626  IX|                il piccolo biglietto su cartoncino verde, che aveva ricevuto
 627  II|             stufa e stette a vedere il cartone che si gonfiava, crepitava,
 628 III|            necessità. In tutti e due i casi la cosa si giustifica: qui
 629 III|                chi ha detto che in una casina a Villa Ludovisi si riunisse
 630 III|          anarchico.~ ~Mario sorrise: – Caspita!… un ufficiale del Regio
 631  II|          Monaldo si alzò, aprì l’unico cassetto del mobile. V’era un grosso
 632  II|              scavare sotto un suolo di castagne o di fichi secchi. E, circa
 633  XI|             voleva: «il gentiluomo che castiga la infedele e corrotta consorte».
 634  IX|             sconsolato, di un bimbo in castigo.~ ~– Di qui, Garbini, di
 635  VI|                parola che insegnava la castità, non aveva raggiunto la
 636   I|           sinistro, a quella rovina di casupola sgretolata, e si sentiva
 637  IX|           pacificamente le mani in una catinella.~ ~Mario provò un senso
 638   I|            Viviana sorrideva spesso, a causa di due magnifiche file di
 639  II|             che produceva, e delle sue cause, divenne più fine e più
 640 III|              chi?… da quel gorilla del cavalier Vei!… Hai capito?~ ~Mario
 641  II|              sua discrezione degna dei cavalieri d’altri tempi.~ ~E la sua
 642 III|               ma non c’è stato caso di cavarne altro.~ ~– Strano! – mormorò
 643    | ce
 644  XI|               affetti più cari, benchè cedendo ad un impulso dello spirito
 645  IV|                 ma dovè un’altra volta cedere. Egli vide di nuovo innanzi
 646  II|        banchiere gli portava a casa le cedole di rendita maturate. Non
 647 VII|               di esser tale lo avevano celebrato e onorato, e avevano assuefatto
 648  VI|              cadeva: quella miracolosa celebrazione di voluttà gli apparve in
 649   X|          invidia acuta contro le donne celebri ed infami, che avevano goduto
 650 XII|             visione desolata della sua cella umida che egli misurava
 651  IX|                morte.~ ~. ~ ~Una donna cenciosa, tutta stretta nei brandelli
 652  II|       affumicate.~ ~Quando tutto fu in cenere, chiamò il servo dalla camera
 653  XI|             egli assentiva con piccoli cenni del capo, senza abbandonare
 654  XI|            Monaldo Gavarni sono giunte centocinquanta lettere di signore e signorine
 655  IX|           umana, ramigante nel buio in cerca d’un vizioso da sfamare.~ ~
 656   X|             neppure se alcuno l’avesse cercata e non osava più uscire,
 657 VII|               aveva fatto tutto ciò.~ ~Cercò di ricostruire il fatto:
 658  IX|        lettuccio di ferro.~ ~Il volto, cereo, aveva perduto tutta la
 659   X|             fastoso delle antichissime cerimonie fenicie, in cui si amava
 660  XI|                un collega: – Ma certo, certissimo!... Assolto!... e chi ne
 661  IX|           sfamare.~ ~Ed ecco, tutte le cervici calve si levavano nel guanciale,
 662   I|          metteva molto in evidenza nel ceto delle canzonettiste, e fra
 663   I|                seconda vettura Monaldo chiacchierava ancora col giovane giornalista,
 664   I|               qua, due di , i medici chiacchieravano in un angolo, svoltolando
 665  II|                 Il primo era quello di chiamarsi Monaldo e Savarni, nomi
 666 III|            dovette subito abbandonare, chiamata all’altro lato della sala
 667  XI|          gomito ed udì una voce che lo chiamava per nome: si volse: l’uomo
 668 III|       specialmente le signorine che lo chiamavano Brubrù, e gli si facevano
 669 III|              sua sia un inferno. Io li chiamo i Re Pastori, perchè hanno
 670   I|               quelle sciabole, lucide, chiare, sciaguratamente lunghe!~ ~–
 671 VII|      indietreggiò. Ora egli vedeva con chiarezza ciò che sarebbe avvenuto,
 672   X|           Attraversò molte piccole vie chiassose, piene di una vita tanto
 673  IV|               una sarta od una modista chic, a pagarla un occhio!… Non
 674 III|             porta loro i libri che gli chiedono, i dolci più rari e si contenta
 675  II|               entrarono a braccetto in chiesa, un illustre pittore dichiarò
 676  IV|                un occhio!… Non ci sono chiese, non ci sono botteghe!…~ ~
 677  VI|               eleganti e docili un po' chinati come se una volontà acre
 678   V|                a nessuno, solo Monaldo chinò la bella testa pensosa e
 679  IV|               la casa. Una scaletta, a chiocciola di ferro, scendeva dall’
 680   X|              corridoio, una fontanella chiocciolare sommessamente, come se consigliasse
 681  XI|             che leva il fiato. Roba da chiodi! Io ho parlato con l’avvocato
 682   I|        giovanotto alto e smilzo, dalla chioma breve e crespa, rimase dal
 683  VI|                una vestaglia nera, che chiudeva il suo magnifico corpo come
 684  VI|            sarebbe cominciato un altro ciclo della sua vita. E, per un
 685   X|              Non era neppure una notte cieca, in cui ci si potesse gettare
 686 VII|               gettò in quelle tenebre, ciecamente.~ ~Ma quando l’ombra lo
 687   V|           sepoltura, partiva dal fondo cieco del cunicolo abbandonato.~ ~
 688 III|               Perfettamente, vivono di cifre e di listini; si dice che
 689  XI|            appendice. Io ho veduto, in Cina, applicata la tortura: era
 690 III|               sembrano le figure di un cinematografo del villaggio.~ ~E costrinse
 691  XI|                di Gavarni, magnifica e cinica intelligenza di uomo di
 692 XII|            deserta, fra i suoi palazzi cinquecenteschi silenziosi, era tutta umida
 693  VI|           afferrato nell’ombra per una ciocca di capelli e trattenuto
 694 VII|            camminano lungo una fila di ciottoli, preoccupandosi di sembrar
 695  IX|              disgustato, da tutti quei cipigli scandalizzati, da tutta
 696 III|             leggenda ha incominciato a circolare… Oh! Niente più che una
 697  VI|               con un fine sorriso, nei circoli per bene della sua società,
 698  VI|         uscirono dalla vestaglia e gli circondarono il collo: egli vide come
 699 III|                 il giovane cronista fu circondato ed ascoltato religiosamente:
 700   X|           proprio essere con la natura circostante.~ ~Si udiva, di fondo al
 701   I|                ridendo.~ ~Ma in questa circostanza nessuno rideva, ed i quattro
 702  II|            senza discussione che certe circostanze esigevano certi gesti e
 703 VII|              rombo uniforme della vita cittadina, il riso od il pianto del
 704 III|               i reporters dei giornali cittadini e tutti gli agenti di polizia
 705 VII|         avvinghiò disperatamente ad un ciuffo di virgulti.~ ~Sotto di
 706  XI|            inglese scoppiò in lacrime, clamorosamente, e tutti si volsero a guardarla.~ ~–
 707 VII|           della sua stirpe e della sua classe, urlò forsennatamente in
 708   I|                 se io incido lo sterno–cleido–mastoideo...».~ ~Mario Garbini
 709   I|        finestrino del coupè e gridò al cocchiere un «fermate» secco ed imperioso.~ ~
 710 III|         pianoforte, un immenso Erard a coda, situato in fondo alla sala.~ ~
 711   X|               guardava dalla finestra, codardamente.~ ~Pensò per un istante
 712  VI|              sua moglie, facilitava il codardo accomodamento. È più facile
 713  II|              maggior eleganza dei suoi coetanei, che lo invidiavano, ma
 714  II|           libro d’avventure giovanili, cogliendo ancora solo qualche fiore,
 715   X|            folla enorme e selvaggia, e cogliere la morte nel ruggito della
 716   I|          moribondo. Bisognò dargli del cognac, mentre gli mettevano una
 717   I|         ministri e i deputati col solo cognome, come compagni di scuola. «
 718  II|               un gelo freddo e viscido colargli nel cuore, gettò l’album
 719    | colei
 720    | coll’
 721  IV|              terra e mormorò: «come un collegiale».~ ~Infatti egli era giunto
 722  II|               minuta e paziente fra le collezioni più turpi.~ ~Era una specie
 723 VII|                dalla parte opposta. La collina discendeva in una oscurità
 724   I|             paura.~ ~I secondi s’erano collocati, due di qua, due di ,
 725  IX|              ha inteso il rumore di un colloquio animato, poi una corsa,
 726   V|          tantochè le guardie dovettero colluttarsi con lui per trattenerlo,
 727 III|           Dorian vestiva un dècolletté color ametista che le dava un
 728   I|             dietro la finestra a vetri colorati, i ventilatori di una tettoia
 729  II|              che il suo pallore era il colore naturale della sua pelle,
 730  XI|          attraverso un prisma di mille colori. Il mondo di gesti violenti,
 731   X|                 e lontano, la mole del Colosseo, tutta dorata di sole, sembrava
 732  II|           facevano urlare di dolore un colosso.~ ~Si sarebbe figurato che
 733  II|              compromettenti di antiche colpe ignorate o dimenticate.~ ~
 734   V|               vi era stato condotto il colpevole.~ ~«Era pallidissimo, diceva,
 735  VI|              che colpiva più lui che i colpevoli, contro l’immensa risata
 736 III|                tre volte no ed egli la colpì tre volte, così le ferite
 737  VI|                pregiudizio sociale che colpiva più lui che i colpevoli,
 738 III|               Quando egli nominò Laura Coltano, tutti si strinsero intorno
 739 III|               dècolletté, estremamente colte, guardano sempre in terra
 740   I|     Evidentemente, pensava, i duelli a coltellate erano più interessanti.
 741   X|           onore, la soffocava come una coltre di piombo.~ ~Non c’era nulla
 742    | colui
 743  VI|             farmi uccidere. Non ho mai comandato ad essa, ma fa di me ciò
 744  IX|     inesorabile, partiva l’anatema, il comando feroce ed inespresso, che
 745   I|                    Signori, a posto! – comandò brevemente Monaldo.~ ~Il
 746   X|             rumoreggiare nell’aria, si combattevano in basso, dagli uomini rudi
 747  VI|                tavolo sudicio, sarebbe cominciato un altro ciclo della sua
 748 VII|          fangosa, sotto la pioggia che cominciava a cadere...~ ~Monaldo percorse,
 749   V|               un lanternino, salutò la comitiva, ed entrò. Mario Garbini
 750  VI|         soltanto la primavera. Fortuna commerciale che capita soltanto agli
 751  II|                padre, che era un ricco commerciante ritirato dagli affari, e
 752  II|         fiammingo, eredità dell’antico commercio paterno, oculato e probo,
 753  VI|          stupefatta dell’orribile cosa commessa, pallida sulla veste nera,
 754  II|          cotonina al banco, insieme ai commessi, non avevano altri figliuoli
 755  IV|           prender notizie del fatto al Commissariato dell’Esquilino.~ ~Mario
 756  XI|        convenuta nell’aula premurosa e commossa. Si sarebbe detto che essa
 757 XII|             venuto a riceverlo, muto e commosso, gli fece strada.~ ~Egli
 758 XII|              una specie di tepore, una commozione mite e quasi carezzevole
 759 XII|               stolto. Fece scattare il commutatore della luce elettrica e respirò.
 760 XII|            contorno della sua vita, la comodità e i piaceri che egli non
 761  VI|         indipendente, avrebbe fatto il comodo suo, non un millimetro di
 762  VI|              una di queste transitorie compagne: «Mia piccola amica, dobbiamo
 763  XI|                      Era il suo antico compagno di studi, l’ufficiale bizzarro
 764  XI|              del labbro, che indica il compatimento affettuoso, quasi materno;
 765  XI|           rispondeva con un sorriso di compiacenza ad un collega: – Ma certo,
 766  XI|                e dolce della morte, il compiacimento intenso e indefinibile di
 767 XII|              Vox Dei~ ~Quando Monaldo, compiute le formalità richieste dalla
 768  VI|              che egli non lo intendeva completamente, era una lingua estranea
 769  II|                suoi occhi. Le bretelle complicate d’apparecchi ortopedici,
 770  XI|           istante, dubitando della sua complicità.~ ~L’avvocato di Monaldo,
 771 III|              si facevano intorno senza complimenti.~ ~– Vedi? – mormorò il
 772  VI|           avventure nelle quali si era comportato naturalmente, con uno squisito
 773  IV|            spirito ed ai suoi modi una compostezza aristocratica.~ ~E la meraviglia
 774   I|                matronale sul bel volto composto.~ ~Dopo pochi minuti, Monaldo
 775  II|           Forse esso conteneva memorie compromettenti di antiche colpe ignorate
 776   X|          provava un senso inaudito, la comunione completa e indefinibile
 777   V|              in mezzo ad una specie di conca del terreno, franato da
 778   I|             tutta la sua attenzione si concentrò, in un momento di disperata
 779 III|                saputo trovare un’altra conclusione. Dimenticavo di dirti che
 780  II|         spasimanti.~ ~Il matrimonio fu concluso senza amore e con grandissima
 781  II|                ed insensibilmente, dei concordati psicologici. Veramente,
 782   X|           cortine calate di una stanza concreta. Vedeva le cose lontane;
 783  IX|            pollice gottoso in segno di condanna.~ ~Nessuno urlava sui tetti
 784  IX|                Era quella la città che condannava ed uccideva, la vecchia
 785  IV|               speranze, si trovò nella condizione di un giuocatore il quale
 786 III|              un matricidio avvenuto in condizioni spaventevoli. Un giovane
 787 III|              Ha un appartamento in via Condotti che è la casa più strana
 788   V|        istruttore, quando vi era stato condotto il colpevole.~ ~«Era pallidissimo,
 789 III|               eccellenza, la donna che conduce un uomo alla vittoria…~ ~–
 790  II|              il danaro, Domeniddio gli conduceva la sposa, e non c’era nessuna
 791 III|                Barteil era costretto a condurre.~ ~– Vieni qua, riprese
 792  VI|        certamente domani dove tu sai e condurrò chi tu dici».~ ~Da quel
 793  IX|             rialzata imperiosamente lo condusse in un salottino a parte.~ ~–
 794  II|               più di quel tanto che si confaceva alla sua fortuna e al suo
 795   I|     impertinenze contro la sua innocua conferenza: «Fede e scuola»?~ ~Da ,
 796  VI|                la promessa paradisiaca confermarsi nelle labbra umide e frementi,
 797  IX|         Garbini senza poter frenare la confessione affannosa che gli uscì dalle
 798  IV|            smorto degli alberi e, come confessò più tardi a  stesso, gli
 799  IV|             scorto un piccolo giardino confinante a tergo con la casa. Una
 800 III|               volte, così le ferite si confondevano quasi in una sola, qui,
 801  IX|             anima si sarebbe distesa e confortata in un senso sereno di giustizia
 802   X|              della moltitudine, quella confusa ed acre voluttà di una sensazione
 803 VII|            avventandogli le mille voci confuse della sua vita.~ ~Ed allora
 804 VII|              delle cose circostanti si confusero innanzi a lui in un senso
 805  IX|       selvaggia reclamante di sotto la congerie delle consuetudini e del
 806 VII|             immonde.~ ~Ma ora la ormai connaturata abitudine a rapportare tutti
 807  IX|               reporter gli aveva fatto conoscere tutti i funzionari della
 808  IX|              la prossima voluttà della conquista. Ed ora la meta radiante,
 809  IX|            arido e violento spirito di conquistatore sentiva con assoluto imperio
 810  IX|                le sue vergogne, non si conquistava d’assalto. Il suo sogno
 811  XI|        monosillabo netto e reciso, che consacrava la esistenza della colpa,
 812  II|    ragionamenti, il suo sorriso, nella consapevolezza dell’effetto che produceva,
 813 III|          inchino ed «entrò in materia» consegnando alla signorina una caramella
 814  IV|               uscieri, un poco lenti a consegnare la quotidiana corrispondenza,
 815   I|          incontro premurosamente e gli consegnò due lettere.~ ~Monaldo ne
 816  IX|             dogaressa, sembravano aver conservato la loro maestà.~ ~Un odore
 817  IX|               Tutto quel vecchio mondo conservatore, che copriva di seta e di
 818  II|            splendido quadro.~ ~Monaldo conservava nel suo studio questo capolavoro.~ ~
 819  IX|            audacia che gli aveva fatto considerare il mondo come una preda
 820   X|    chiocciolare sommessamente, come se consigliasse delle cose discrete ed umili,
 821  IX|                cantilena sommessa: «Il consigliere Soderini fa domanda che
 822 XII|              cervello e vi aveva preso consistenza e realtà.~ ~Il fato aveva
 823  XI|         castiga la infedele e corrotta consorte». Così la zuffa di due bruti
 824 XII|          incredibilmente lontani. Egli constatava senza sapersene rendere
 825 VII|              rumori familiari, di voci consuete, di richiami che il suo
 826   I|               casa lo informò, come di consueto, che la signora stava bene
 827 VII|               della sua vita, sotto la consuetudine normale della sua società,
 828  IV|              offerta di gioia, potesse consumarsi in un simile luogo.~ ~Ad
 829  VI|                giuocatore di scopone e consumatore di tabacco. Non aveva più
 830  IV|                nelle sue cose, pagò la consumazione e la seguì.~ ~La seguì alla
 831   I|              androne dell’acciottolato consunto.~ ~Il cortile si apriva
 832  VI|               non ho mai subito questo contagio. Ora io mi sento umile e
 833  VI|               che parte dai sentimenti contaminati.~ ~Non sentiva la necessità
 834   I|         militare, misurava il terreno, contando i passi ad alta voce. Uno,
 835  II|           dicessero: «puntuale come il Conte di Montecristo».~ ~
 836  IV|              farlo per darsi un po’ di contegno, ma in realtà non potendo
 837 III|             darsi che ci riesca: nella contemplazione del mio ombelico troverò
 838 VII|              di Anna, sul suo letto, e contemporaneamente le frasi più turpi delle
 839  II|                 per farsi ammirare dai contemporanei, da una pagina d’Alessandro
 840  VI|          atterriva, ma non era neppure contenuta nei termini della sua psicologia.~ ~
 841  IX|              solleva al di sopra delle contingenza della vita, e gusta l’orgoglio
 842   X|               le davano una sensazione continua e febbrile, come quelle
 843   I|     conversazioni, per un buon tratto, continuarono animate.~ ~Ma, pian piano,
 844   I|         mettevano un brontolio lento e continuo, come il ronfar di una stufa.~ ~
 845  IX|        nobilmente.~ ~– Mi raccomandocontinuò il direttore con aria grave, –
 846 XII|            alle sensazioni mediocri si contorceva e soffriva alla augusta
 847 XII|             che aveva formato prima il contorno della sua vita, la comodità
 848  IX|               corruscare dell’idea, si contraevano in una mossa arcigna, di
 849  II|          suggestione dell’ambiente, il contrario. Pian piano, qualcosa di
 850   X|        lungamente, muta, con le ciglia contratte, ansimando dolcemente, come
 851  IX|            superiore, sollevato in una contrazione di spasimo, lasciava vedere
 852  VI|               aveva accettato l’ultimo convegno con un segreto spavento.~ ~
 853  IV|              sotto la greve mora delle convenienze sociali, si ridestò, ed
 854  XI|      cortiletti umidi e sudici dell’ex convento dei Filippini, e che diamine
 855  XI|                La migliore società era convenuta nell’aula premurosa e commossa.
 856  VI|               riuscita per il pubblico convenzionale della sua società, per la
 857  VI|         ipocrite, falsate da secoli di convenzionalismo, aveva raggiunto la fibra
 858   X|           angusta ed usurale in cui le convenzioni antiche del costume, sopravvissute
 859 III|          facoltà della strana creatura convergessero ad un unico fòrnice di piacere,
 860   I|               po’ di musica, un po’ di conversazione!…»~ ~Ora le vetture correvano
 861   I|               a Roma a lungo la via le conversazioni, per un buon tratto, continuarono
 862 III|           bionda e pallida, tolstoiana convinta che parlava sempre di psicologia.~ ~–
 863  VI|              che si sentiva in lei una convinzione limpidamente riconosciuta,
 864  VI|                 le sue mani lacerarono convulsamente il fazzoletto di trine che
 865 III|           sopra una piccola terrazzina coperta.~ ~Mario sorrise e si avviò,
 866  II|           ignorate o dimenticate.~ ~La copertina, strappata e logora, cadde
 867 III|               Strauss e si vedevano le coppie dei danzatori passare e
 868 III|            interessanti di queste.~ ~E coprendo la folla dei danzatori con
 869  IX|               se un’ulcera immonda gli coprisse tutto il corpo come se un’
 870  II|               senso di prudenza che lo corazzava contro le insidie del piacere.
 871  XI|                fare l’agricoltore.~ ~– Corbezzoli! E perchè?~ ~– Perchè così
 872  IV|              indisposto, favoritemi un cordiale.~ ~Il farmacista si mise
 873   I|           erano animati dalla più viva cordialità.~ ~Soprattutto il professore,
 874   I|            sgretolata, e si sentiva in core una voglia acuta di tornar
 875  II|            casa; insieme col servo, lo coricò e lo vegliò.~ ~In quella
 876  IX|          elettriche poste sotto l’alta cornice di legno scolpito gettavano
 877  VI|             poveruomo disgraziato, un cornuto qualunque.~ ~E la parola
 878 VII|               si allargava pian piano, coronandosi di perline purpuree, irradianti.~ ~
 879  VI|              un sorriso altero con cui coronò questa frase vile.~ ~Ed
 880 VII|               febbrile incominciasse a corrergli nelle vene, e che la fiamma
 881 VII|            della pioggia, che qualcuno corresse su per l’erta, dietro a
 882  VI|          amoroso, aveva riaccompagnata correttamente la dama al suo posto, come
 883  IX|         suscitata l’eco del sentimento corrispondente, trascorsero alcuni secondi,
 884  IV|               consegnare la quotidiana corrispondenza, furono richiamati all’ordine
 885   X|              non pochi sassi informi e corrosi.~ ~Sotto di lei la zona
 886  IX|              ottuso, di verecondamente corrotto, di ipocrita di mentito
 887  II|            pensare a quell’epoca, o di corrugare le sopracciglia quando qualcuno
 888  VI|        abbandonare!...~ ~Monaldo aveva corrugata la fronte; vedeva ora chiaramente
 889  IX|           vuoto, contro il suo fato, e corrugava disperatamente le sopracciglia;
 890 VII|          fremito, poi la sua fronte si corrugò ed essa rispose:~ ~– Monaldo
 891  IX|    sopracciglia che non conoscevano il corruscare dell’idea, si contraevano
 892 III|               Francesco di Sales ed un corruttore di minorenni. Egli non si
 893  VI|               di anonimo che era nella corruzione di sua moglie, facilitava
 894 VII|            sgomenti della disperazione corsero su di lui e lo avvinghiarono.~ ~
 895 III|               mano pelosa spiccava sul corsetto candido, come una zampa
 896 XII|               spontaneità, seguendo il corso della ormai antica visione,
 897 III|               la dama con un movimento cortese del braccio, come se non
 898  IV|             cui egli domandò con molta cortesia scusa dell’equivoco, come
 899  IV|            lastra di alluminio: Elvira Corti, ricamatrice.~ ~Per un istante
 900  XI|               lo trascinava in uno dei cortiletti umidi e sudici dell’ex convento
 901  XI|             Dumas o di Victor Hugo. La coscienza del pubblico non si forma
 902   I|               e cacciatore di serve al cospetto di Dio, raccontò due o tre
 903  II|                e provvista di una dote cospicua. Monaldo pensò che, evidentemente,
 904 III|              signora: che cosa stavate cospirando col tenente?…~ ~– Scommetto, –
 905 III|             fatto il calcolo di quanto costa l’illuminazione della sala
 906  XI|            mondo.~ ~«Quando Monaldo si costituì sembrava qualcosa di mezzo
 907  II|              era troppo bello o troppo costoso per Monaldo.~ ~Egli vestì
 908 III|                che Giorgio Barteil era costretto a condurre.~ ~– Vieni qua,
 909 III|       cinematografo del villaggio.~ ~E costrinse Mario a guardare attraverso
 910  VI|                suo ambiente ed ai suoi costumi, diffidava del suo riso
 911  VI|                come dopo una figura di cotillon.~ ~Tuttociò era stato sobrio,
 912  II|           gioventù aveva venduto della cotonina al banco, insieme ai commessi,
 913 XII|                in cui un cane di terra cotta sembrava guardare con grande
 914  VI|              proprie idee oscillanti e cozzanti nel vuoto. C’era una così
 915   I|           passo al cavallo.~ ~Le spade cozzarono. Da quel momento il professore
 916  IX|              carabiniere, nel passare, cozzò con rumore contro uno sgabello.
 917  VI|                per te ciò che io saprò creare per la tua gioia. Tu non
 918   X|               necessità sociali che le crearono, agonizzavano senza splendore
 919  IX|     indefinibile entusiasmo dell’opera creatrice, per cui l’amore si solleva
 920 VII|            cozzo le idee mostruose, si creavano sogni febbrili.~ ~Egli si
 921 III|         sopracciglia socchiuse e Mario credè di vedere sotto di esse
 922  II|             era nessuna ragione di non crederlo.~ ~Viviana pareva creata
 923 III|            progresso!~ ~– E voi non vi credete? – replicò una signora bionda
 924 III|          melodia che ascoltava e Mario credette di comprendere che tutte
 925  XI|             gozzo di questa gente qui. Credimi, caro mio, non c’è maggior
 926 III|       chilometri.~ ~– Il progresso che creerebbe il femminismo abolirebbe
 927  II|               cartone che si gonfiava, crepitava, scoppiava, lasciando vedere
 928   I|          ricamava. Non si udiva che il crepitio lieve lieve della lampada
 929  VI|               l’essere interno che era cresciuto fuori della legge, torcendo
 930   I|           smilzo, dalla chioma breve e crespa, rimase dal lato opposto,
 931  XI|                quel musino dai capelli crespi, ebbe un sorriso paterno.~ ~
 932 III|               o nelle bettole: dove la cretineria vive per tradizione o la
 933   V|                arrestandosi.~ ~Era una cripta alta e vasta. I picconi
 934   X|             avanzò a piccoli passi nel criptoportico di Caligola. Il luogo dell’
 935 III|            lino pareva galleggiare nel cristallo verdastro come una spoglia
 936  IV|               imbecille di Verzani; la critica d'arte è la porta trionfale
 937  IX|           sarebbe fatto il segno della croce davanti all’opera comune.~ ~
 938   I|        mettersi , sopra un divano, e crogiolarsi un poco in quell’aria tepida
 939   X|             della vita esterno facesse crollare la pace morbosa del suo
 940  VI|               che egli vedeva, un tale crollo di forme austere e candide,
 941  XI|              vostra colpa. Voi, benchè crudelmente offeso, benchè insultato
 942  VI|            odore freddo e grasso della cucina lo prese alla gola. Gli
 943 VII|            vuota; la servitù era nelle cucine del piano inferiore. In
 944 VII|                anni, il suo spirito si cullava, era quello il compenso
 945  VI|              facoltà di soffrire.~ ~Il culto placido e molle delle apparenze
 946  IX|                pesante e sordo come un cumulo di pietre che fosse caduto
 947 III|                lume delle fiaccole nei cunicoli abbandonati.~ ~Egli aveva
 948   V|            partiva dal fondo cieco del cunicolo abbandonato.~ ~Viviana sostò
 949   I|               le angosce, e sentiva in cuor suo un intenerimento affettuoso
 950  IX|             Mario Garbini rilesse, con cupida voluttà, il piccolo biglietto
 951  IX|          brillare d’occhi giallastri e cupidi, una corsa affannosa di
 952 III|                  Una specie di macabra cupidigia splendeva negli occhi delle
 953 VII|              ciò che diceva ed ebbe un cupo entusiasmo.~ ~– Non scherzo,
 954  II|               fotografie, raccolte con cura minuta e paziente fra le
 955   V|         lugubre: la madre, una vecchia curva sotto i suoi abiti neri
 956  XI|                 che si aveva voglia di curvarsi nei suoi occhi profondi
 957  VI|           volontà acre e più forte gli curvasse sotto il suo soffio ardente.
 958  VI|               le sue lettere sottili e curve, agganciate l’una all’altra
 959  XI|            ricordo dell’attimo in cui, curvo sul volto dell’uccisa, aveva
 960  II|            avuto mai dispiaceri gravi, dacchè era al mondo, avrebbe fatto
 961  IV|              primo piano era scritto: «Dallon Herbert, clergimen». Suonò.
 962  II|                amore, e i banchieri il danaro, Domeniddio gli conduceva
 963  XI|               aver ucciso la moglie, e dandosi dell’assassino. Aveva delle
 964 XII|               l’uomo pallido e triste, dannato da un ricordo atroce, austero
 965   V|                ombre fuggevoli, in una danza scomposta di forme agitate.~ ~–
 966 III|             dopo Mario lo vide passare danzando quasi con rabbia un waltzer
 967   X|     sorridendole, – addio!...~ ~Sentì, dapprincipio, un dolore freddo ed acuto,
 968   I|             come un moribondo. Bisognò dargli del cognac, mentre gli mettevano
 969   X|    raccapriccio che se avessero voluto darle una preda ad una moltitudine
 970  VI|            cuore ciò che il mio poteva darti.~ ~«Io so una sola cosa:
 971   X|                voluta, essa si sarebbe data a lui con un brivido di
 972  VI|            lettere, e chi gliele aveva date, contro la morale del mondo
 973  VI|                 o vi avete vissuto. Io debbo a me stesso ed alla donna
 974   I|              buon diavolaccio pieno di debiti e cacciatore di serve al
 975 VII|              in fretta alla società il debito di un bel gesto, e le sue
 976  XI|               che due o tre momenti di debolezza: quando gli avevano mostrato
 977 III|         barbari invasori, in un impero decadente. Puoi star sicuro che appena
 978 XII|                su quel tappeto nuovo e decente, come sulla cavità aperta
 979   X|           Tuttavia, quel giorno, aveva deciso di muoversi. Tuttociò che
 980  XI|               di Monaldo, un bell’uomo decorativo, dall’ampia barba bionda,
 981  XI|             preso d’assalto e ci hanno decorato. Tutto il resto è così!~ ~«
 982 VII|              sorrisero con grandissima deferenza, salutandolo.~ ~Una di esse
 983  IV|              di Viviana Savarni si era definitivamente impadronita di lui.~ ~Egli
 984  VI|             legge, si era creata da  deformandosi e fiorendo in fiori mostruosi.~ ~
 985  VI|            dolore si era terribilmente deformata sotto quella superficie
 986   X|              uomini rudi e dalle donne deformate dal lavoro. La sua società
 987 VII|               tornano alla luce avanzi deformi della vita. Per un certo
 988  VI|           avuto orrore di quella lenta degenerazione del piacere e dell’affetto,
 989  II|     soprattutto per la sua discrezione degna dei cavalieri d’altri tempi.~ ~
 990 III|             sono detti dei particolari degni dell’epoca di Nerone, roba
 991  IV|          formidabile della sua persona delinearsi sotto la veste di seta.~ ~
 992  XI|             anzichè perorare contro un delinquente. Nell’aula c’è un odore
 993   X|            lontano.~ ~Le perversità, i delitti, le passioni torve che avevano
 994   V|                immutabile del pensiero delittuoso svolgersi nelle tenebre
 995   V|        austerità, era così donna, così deliziosamente debole e perduta, che egli
 996  VI|                che mette paura. Povero demente!...Egli dice: il suo mondo,
 997  VI|             nulla di quel temperamento demoniaco di cui la leggenda l’accusava.~ ~
 998 VII|             aspro: «Ho dato ancora dei denari a Claudio!...» Ed allora,
 999  II|          rientrate per l’assenza della dentiera, poi, le sue mani si stesero
1000 VII|         piccoli cristalli da toilette, deposti e delle cortine rosee...


30-depos | deput-m | macab-sbian | sbuco-zufol
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