30-depos | deput-m | macab-sbian | sbuco-zufol
     Cap.

2001 III|               accompagnare il racconto macabro.~ ~Erano sopraggiunte alcune
2002 III|                moglie di un rajah?~ ~– Macchè! Prima di tutto ciò è passato
2003 VII|          fronte come per strapparsi la macchia orribile che v’era impressa,
2004  VI|          pacchetto di fogli come dalla macchina infernale di un anarchico,
2005  VI|            coprì il foglio con le mani madide di sudore per non leggere.~ ~
2006 III|           persone, i figli uccidono le madri, eccetera.~ ~In quel tempo
2007 III|                 dovreste essere il mio maggiore o l’aiutante di campo del
2008 III|                Savigny: dottoresse del magistero superiore, estremamente
2009   X|              di essere interrogata dai magistrati. Provava, di fronte a questo
2010  VI|             mascherata della sua vita, magnificamente riuscita per il pubblico
2011   X|                solitudini in cui della magnificenza antica non sopravanzavano
2012   I|       sorrideva spesso, a causa di due magnifiche file di denti, era una bella
2013 III|              il lampo quasi ferino dei magnifici occhi misteriosi.~ ~Passò
2014  VI|     quattrocentesca dalle gambe un po' magre, quasi maschili, ancora
2015  IX|             Paolini. Era un uomo alto, magro, dal naso adunco e dai piccoli
2016  IV|         Padreterno, il Maestro con l’M maiuscola; il…~ ~Ma non si seppe mai
2017 XII|              domandarsi vagamente come mal desto: Chi ci sarà in quel
2018  IX|          freddolosa, una goffa vestale malata di vizi secreti e pronta
2019  XI|           processo, è l’apoteosi d’una malattia sociale. A momenti avrei
2020  IV|               assenzio, i giornali, la maldicenza sui colleghi, tuttociò era
2021  VI|                aveva nel cuore un vago malessere.~ ~Per la prima volta il
2022 III|               mentore, sei un Astarot: maligni troppo. Dimmi chi è quella
2023 III|              fra di noi come il vapore maligno di un incensiere nascosto
2024  IX|         esclamò con un sorriso acuto e malvagio da vecchio predatore, –
2025 III|               pronuncia sostituiva l’s mancante, gli morì sulle labbra impallidite.~ ~
2026 VII|               Ma di un tratto si sentì mancarsi la terra sotto i piedi,
2027   V|          finocchi selvatici.~ ~Bisognò mandare il guardiano fino sulla
2028 III|             mio generale, ho voglia di mangiarmi il fodero della sciabola
2029   X|               piccolo stile acuto, dal manico di agata; un gingillo giapponese
2030  II|            uomo di buon consiglio e di maniere signorili, che si faceva
2031  IV|                manina aveva toccato la maniglia della porta. Per terra era
2032  IV|             stesso metallo, che la sua manina aveva toccato la maniglia
2033 III|          contenta di stringere le loro manine e di annegar lo spirito
2034 VII|              senso furente di egoismo, manomesso, il senso belluino che caccia
2035 VII|            barba, tutto ravvolto in un mantello oscuro. Monaldo balbettò
2036 III|        benedirvi quando mi faceste una marcia di 30 chilometri.~ ~– Il
2037  IV|              alti delle sue scarpine i marciapiedi sonori, e Mario lottò ancora
2038 XII|          essere come un oceano oscuro, mareggiante a profondità inesplorata,
2039  II|              una pipa in un bastone da maresciallo.~ ~La prima donna che lo
2040 VII|              dolore acuto e feroce gli martellava le tempie, addormentando
2041   X|          uscita purificata da un lungo martirio, in cui la sua carne fosse
2042  XI|           ribellione... Sentiva le sue mascelle serrarsi sotto uno spasimo
2043  VI|           diavolo senza coraggio.~ ~La mascherata della sua vita, magnificamente
2044  VI|         grotteschi accennarsi sotto le maschere di tutte le persone che
2045  VI|              gambe un po' magre, quasi maschili, ancora tutta rigida nella
2046 III|             innanzi all’evocazione del maschio dominatore, che punisce
2047  IX|              nel buio scorgevano delle masse di oscurità più densa profilarsi,
2048   X|                 Essa sedette, sopra un masso di marmo.~ ~Non poteva spiegarsi
2049  IV|                i giornali del mattino, masticando delle bestemmie contro il
2050   I|                incido lo sterno–cleido–mastoideo...».~ ~Mario Garbini s’era
2051 III|             breve inchino ed «entrò in materia» consegnando alla signorina
2052 VII|              irritazione.~ ~Quel segno materiale, che riattaccava alla realtà
2053  VI|                 C’era una così orrenda materialità in tutto ciò che egli vedeva,
2054  IX|          ascolterò, ma con severità... materna».~ ~E la firma, un V sottile
2055  XI|         compatimento affettuoso, quasi materno; una signora inglese scoppiò
2056 III|           tutta Roma si occupava di un matricidio avvenuto in condizioni spaventevoli.
2057  II|                audaci spasimanti.~ ~Il matrimonio fu concluso senza amore
2058   I|            aspetto di severità dolce e matronale sul bel volto composto.~ ~
2059  IV|    perfidamente con la chiara e fredda mattinata autunnale, la nudità divina
2060  IV|               spiegazzò i giornali del mattino, masticando delle bestemmie
2061  IV|             lassù, in mezzo al via vai mattutino delle serve, innanzi a quel
2062  IX|                una di quelle crisi che maturano nel cuore di un uomo, dieci
2063  II|              casa le cedole di rendita maturate. Non giuocò mai e non bevve
2064  VI|             fenomeno silenzioso si era maturato sotto la luce eguale dei
2065 III|                gli accordi d’una lenta mazurka, che parevano accompagnare
2066  VI|              nobile con cui offriva un mazzolino di fiori ad una signora,
2067  VI|             lingua straniera, recitato meccanicamente una parte non sua, ed ora
2068  XI|               stato in linea ed hai la medaglia: Sissignore. Abbiamo fatto
2069  IX|               e sinistro delle sale di medicazione, gli prese le narici.~ ~
2070  II|               fosse avaro: era un uomo medio, come ce ne sono tanti:
2071 XII|             assuefatto alle sensazioni mediocri si contorceva e soffriva
2072  VI|             disposti per accogliere le meditazioni di un’anima tormentata,
2073 III|                   Chi ha veduto ciò?…O meglio, chi lo ha detto?…Non lo
2074  XI|             senza abbandonare la dolce melanconia del suo viso.~ ~Giorgio
2075  II|                Monaldo e Savarni, nomi melodici, sonori e romanzeschi, che
2076 III|             che abbia scritto solo una memoria sulla zootecnica presso
2077  II|           volume. Forse esso conteneva memorie compromettenti di antiche
2078 VII|            lentamente come un forzato, mendicando dalla sua tremante anima
2079  VI|            gola. Voi mi fate ribrezzo, mentite come una prostituta!...~ ~
2080  IX|               corrotto, di ipocrita di mentito e di ladro in quelle case
2081 VII|              correndo, fra gli sguardi meravigliati dei rari passanti, l’ampia
2082   X|               melodia si era intuonata meravigliosamente. Ora essa vedeva con limpidezza
2083 VII|       impeccabile, esule in mezzo alla mercantile viltà del secolo.~ ~A patto
2084   V|             tanto che le sembrava alla mercè della sua forza consapevole
2085  VI|               che egli aveva udito non meritavano altra risposta.~ ~Poi come
2086   X|                in modo che i lembi del merletto le nascondessero il volto,
2087   V|               come trascinata verso la mèta.~ ~– Ho provato anch’io
2088   V|      incominciò a narrare. La sua voce metallica aveva delle durezze inesorabili,
2089  IV|                fatto vibrare lo stesso metallo, che la sua manina aveva
2090   V|              Egli sentiva la vecchia e meticolosa anima borghese della sua
2091  II|               con una precisione ed un metodo veramente fiammingo, eredità
2092  VI|             stessa, sono una donna che mette paura. Povero demente!...
2093   X|             gli alberi, poco distanti, mettendo le loro voci tenui, in cui
2094   I|                faceva venire voglia di mettersi , sopra un divano, e crogiolarsi
2095  IV|                  Attese così per circa mezz’ora, con una specie di tetra
2096 XII|            voci dei detenuti cantare a mezza voce qualche triste ritornello.~ ~
2097 III|             far qualche cosa. Se fossi milionario, mi potrei permettere il
2098  XI|             Oggi nell’aula vi sono due milioni di pietre preziose e tre
2099   I|             bella persona dall’aspetto militare, misurava il terreno, contando
2100  XI|            aria un po' infagottata dei militari in borghese. Stentò un po'
2101  VI|            fatto il comodo suo, non un millimetro di più, di meno, e buona
2102  IV|               si possa immaginare e fu minacciato d’un rapporto alla direzione:
2103 VII|          lontano dalla folla urlante e minacciosa, da quel fantasma pallido
2104 VII|           verso di lui si erano levate minacciose, tutti i sorrisi erano divenuti
2105   X|         marmorea aveva qualche cosa di minaccioso e di inibitivo.~ ~Egli sorgeva
2106   V|            alta e vasta. I picconi dei minatori avevano lasciato migliaia
2107  XI|            pazze di lui! E il Pubblico Ministero! Lo hai udito? Pareva che
2108   I|                lo ascoltava nominare i ministri e i deputati col solo cognome,
2109 III|         rabbiosamente le sillabe, – la minore di quelle due tortorelle
2110 III|              Sales ed un corruttore di minorenni. Egli non si trova bene
2111  IV|             affidava il disbrigo delle minori faccende ai reporters, annunciò
2112  IV|               vedeva gli si scolpivano minutamente nel cervello come i particolari
2113  VI|                dalla società pedante e minuziosa, sui dettami della poesia
2114  IV|                alla sua mente un sogno miracoloso e febbrile, gli inaridì
2115  VI|                passione senza fine, il miraggio di questo rogo unico, in
2116  II|               egli avesse compiuto una missione di giustizia e di dolore.
2117 III|          mistero!…~ ~– Avete anche dei misteri qui?… Ma allora l’ambiente
2118  IX|               gettatogli innanzi.~ ~Un misto di pietà, di ribrezzo e
2119   I|                sciabole, che i secondi misuravano.~ ~– Signori, a posto! –
2120   X|     ingentilite dal sole, in una rosea mitezza, inermi e solitarie. La
2121   I|               di giovane falco, appena mitigato dalla peluria adolescente
2122 VII|               altro essere, secondo il mito eroico che avevano insinuato
2123 III|              di tutto ciò è passato di moda: ad esser principesse nihiliste
2124  XI|        episodio, pian piano, era stato modellato sulla forma letteraria che
2125   V|                e man mano che la città moderna e corretta si apriva innanzi
2126 III|              inappuntabilmente col più moderno frack della stagione, era
2127  IV|              al suo spirito ed ai suoi modi una compostezza aristocratica.~ ~
2128  IV|               non c’è una sarta od una modista chic, a pagarla un occhio!…
2129 VII|           fuori, una voce informe, che modulava un canto simile ad un lamento.~ ~
2130 XII|          stanza semplice coi mobili di mogano scolpiti, e un tappeto oscuro
2131 III|                principesse nihiliste o mogli di rajah c’è il caso di
2132   X|               crollanti, e lontano, la mole del Colosseo, tutta dorata
2133  VI|             udì il rumore secco di una molla che scattava.~ ~Anna gli
2134    | molta
2135    | moltissimo
2136   V|             imminente, di uno scandalo mondano, e man mano che la città
2137  IV|              delle case, i cenci di un monello che si baloccava al suolo
2138   V|                 una specie di bizzarro monolito, pendente, ove Monaldo la
2139  XI|                ucciso Viviana, ma quel monosillabo netto e reciso, che consacrava
2140   I|            perchè mai aveva scritto un monte d’impertinenze contro la
2141  IX|               domanda che il comune di Montecelio venga autorizzato...»~ ~
2142  II|              puntuale come il Conte di Montecristo».~ ~
2143  XI|               del salotto e Saverio di Montepin sul tavolo da notte; in
2144  VI|               gradinata di Trinità dei Monti, e malgrado la serenità
2145  IV|              suo cuore, sotto la greve mora delle convenienze sociali,
2146  VI|                lampi, tanto le novelle morbide dei romanzieri per bene
2147  II|               sua vita scorse sopra un morbido tappeto, senza nome: le
2148  VI|                la traccia triste di un morbo interno che non perdona,
2149   X|               facesse crollare la pace morbosa del suo spirito e rovesciasse
2150 VII|             dove si avvolgeranno forme morbose sconosciute.~ ~– È finita!... –
2151  VI|                orientali, in cui è una morbosità di forme che sembra nata
2152 VII|             mezzo frodatorio, bevendo, mordendosi, quasi, l’anima e le carni,
2153 III|             maligna, mi vien voglia di mordere: t’immagini quel mostro
2154  VI|                di esserti vicina, e mi morderei le mani per non potermi
2155  XI|             pubblico non si forma alla Morgue!~ ~Monaldo, pallidissimo,
2156 III|           sostituiva l’s mancante, gli morì sulle labbra impallidite.~ ~
2157  II|          perdette il babbo e la mamma. Morirono a breve tempo, l’uno dall’
2158  II|          bizzarri appelli d’amore, che morivano in un singulto, biascicati
2159  XI|               affettuosamente le mani, mormorandogli delle parole alle quali
2160  II|            All’alba, egli incominciò a mormorare delle parole tronche, bizzarri
2161 VII|             bel gesto, e le sue labbra mormorarono confusamente una frase,
2162   V|               di un precipizio, in cui mormori una folla di piante sconosciute.~ ~
2163  IX|              se stesso: Ora cadrò, ora morrò. Invece provava un senso
2164   X|              le prese le tempie in una morsa gelata...~ ~La bimba corse
2165  IV|               e ad un tratto sostò, si morse le labbra ed arrossì di
2166  XI|                oserebbero uccidere una mosca, e guardano la colpa ed
2167 VII|              alcune parole imploranti, mostrando i suoi panni fradici, stridendo
2168  IX|                orpello e le piume, per mostrare l’orrido bruto che vi era
2169  XI|          debolezza: quando gli avevano mostrato il corpo del delitto, la
2170   V|                 coi suoi palazzi dalle mostre luminose, Viviana riprendeva
2171  VI|            creato questo capolavoro di mostruosità. L’essere esteriore plasmato
2172 III|       lievemente sarcastico per i loro moti d’istintivo terrore.~ ~Dal
2173  VI|          tormentata, quel ripetersi di motivi orientali, in cui è una
2174   I|                e si mise a zufolare un motivo qualunque, guardando la
2175  II|        osservava un poco le linee e le movenze agili e sicure del suo corpo,
2176 VII|           contadino tese la mano ad un mucchio di paglia, contro il focolare
2177  IX|                sotto il lividore delle mucose gelate.~ ~E tutto il corpo,
2178   I|             latta, ostentando un gallo multicolore, ritto sopra una scatola
2179  IX|               grugnisce un bene! od un muoia, e che si chiama la pubblica
2180   X|        verdeggiando sotto le edere e i muschi empivano i suoi sensi di
2181  XI|          severità, ma quando vide quel musino dai capelli crespi, ebbe
2182   V|         straniero, abitato da immagini mute. Il cielo era freddo e pallido
2183  IX|           piazza, vigilata dai palazzi muti ed enormi, era tutta deserta,
2184  IV|             terra era un fiorellino di myosotis, lo raccolse.~ ~Ma nessuno
2185    | n’
2186 VII|              l’istinto della preda gli nacque nel cuore con gioia crudele,
2187   I|             frutta il Radaelli, ch’era napoletano, fece un brindisi in dialetto,
2188 III|          profonde e nascoste.~ ~Le sue nari diafane e mobili vibravano
2189   V|         Garbini precedeva i visitatori narrando.~ ~Egli aveva accompagnato
2190   V|          ciglio di essa e incominciò a narrare. La sua voce metallica aveva
2191  XI|              mie. Non c’è paura che ne nascano dei topi o delle locomotive
2192 III|              d’ireos delle loro grazie nascenti. Ma, e tu, capiti qui per
2193  IX|            pace.~ ~Egli sentiva l’idea nascergli nel cervello ed illuminarsi
2194 VII|             carezze.~ ~Egli non poteva nascondere l’ulcera immonda da cui
2195 III|                piccolo foglio verde, e nasconderselo nello sparato della camicia.
2196  IV|            della piazza: Mario dovette nascondersi più volte, per evitare il
2197   X|                i lembi del merletto le nascondessero il volto, si alzò ed uscì.~ ~
2198  IX|           abbatteva con furia inutile, nascondeva una piccola anima ingorda
2199  IX|               ed il raso delle signore nascondevano alla folla. E da tutte quelle
2200 III|              espressione di rancore.~ ~Nascose la piccola busta nella tasca
2201  VI|            Tutta la pacifica indolenza nascosta sotto la casacca del moschettiere
2202 III|          vibrare di voluttà profonde e nascoste.~ ~Le sue nari diafane e
2203  VI|           tremante, anelante, ruppe il nastrino che le legava.~ ~Un gelo
2204  VI|                quali si era comportato naturalmente, con uno squisito sentimento
2205 VII|        incontro al proprio destino, di naufragare in esso o di superarlo d’
2206 VII|          perito.~ ~Egli seguiva la via Nazionale, ampia, luminosa, tutta
2207 III|                 quello con la barba da Nazzareno, che la guarda?… È un maestro
2208  IX|               cose umane, era incerta, nebbiosa, falsa.~ ~Egli si sentiva
2209  VI|                 ciò che avviene doveva necessariamente avvenire, il nostro amore
2210  IV|             fibre, che non pensò più a negare a  stesso la verità: egli
2211  IV|           bestemmie contro il reporter negligente che gli aveva fatto perdere
2212 VII|            stella dorata: un fanale di negozio o di vettura che si accendeva.
2213 III|               suo nonno fosse stato un negro!…~ ~– Perchèdomandò Mario.~ ~–
2214  VI|              dinanzi alla sua gioconda nemica, che lo abbevera di gioia
2215    | Nemmeno
2216    | neppur
2217 III|              Pini, che aveva due occhi nerissimi in un visino da creola sotto
2218 III|        particolari degni dell’epoca di Nerone, roba da far arrossire me
2219  IX|             venuto?... – domandò Mario nervosamente.~ ~Paolini era l’altro reporter,
2220 VII|         fragoroso.~ ~Non aveva un’idea netta di ciò che era avvenuto,
2221  XI|           Viviana, ma quel monosillabo netto e reciso, che consacrava
2222 III|            come una zampa d’orso sulla neve; passò la signora bionda,
2223  IV|         rivoltata, via Umbria, via San Nicolò da Tolentino, piazza S.
2224  VI|                vi fosse in lei come un nido di serpi, capaci di destarsi
2225    | Niente
2226 III|               E’ forse una principessa nihilista, o la moglie di un rajah?~ ~–
2227 III|             moda: ad esser principesse nihiliste o mogli di rajah c’è il
2228  VI|               col solo dubbio?~ ~Pensò nitidamente che questo era il suo dovere
2229  II|          profumo di tempi passati, più nobili, più fieri, più tragici,
2230  IX|       generazione passata vi traluceva nobilmente.~ ~– Mi raccomando – continuò
2231  II|           chiamarsi Monaldo e Savarni, nomi melodici, sonori e romanzeschi,
2232   I|        ammirato, e questi lo ascoltava nominare i ministri e i deputati
2233 III|                prossimo.~ ~Quando egli nominò Laura Coltano, tutti si
2234 III|                che può dare perchè suo nonno fosse stato un negro!…~ ~–
2235 III|                professore delle scuole normali, badava a non perdere il
2236  VI|            nostre voci fondersi in una nota sola, tu non sai amare come
2237 III|            momento si udì un trillo di note sul pianoforte, un immenso
2238  IX|        lavorare: non c’era alcun fatto notevole.~ ~Uno dei suoi reporters,
2239   X|                così, sola e muta.~ ~La notizia del fatto atroce le aveva
2240  IV|             redazione del Pensiero, si notò con grande meraviglia che
2241  IV|           casetta a due piani, linda e nova, quasi soffocata fra due
2242  VI|            fulmini,  lampi, tanto le novelle morbide dei romanzieri per
2243 VII|            uniforme di quel velario di nubi.~ ~L’uomo dei campi, immobile
2244  VI|               braccia di lei candide e nude uscirono dalla vestaglia
2245  IV|                mattinata autunnale, la nudità divina e tangibile, che
2246  VI|           Gavarni aveva avuto un certo numero di avventure nelle quali
2247 XII|               sole e di luce, paesaggi nuovi, tutto un mondo animato
2248  VI|              infame, tacete!... Non mi obbligate a soffocarvi la voce in
2249  II|        assuefece a porre certi termini obbligati ai suoi ragionamenti, il
2250  VI|                di respingere l’offerta obbrobriosa con la mano e di andarsene.
2251 III|               una piccola busta verde, oblunga.~ ~La aprì e lesse:~ ~«Amico
2252   X|                      Capitolo X~ Solis occasu~ ~Anna Guinizelli piegò
2253 III|               signorina gli rivolse un’occhiata terribile, e l’ultimo f
2254  II|             casa sua, gli parve che un occhieggiare di figure bolse e lascive
2255   I|                campagna morta, il sole occiduo metteva una gran fascia
2256  XI|                fatto di essa?...~ ~«Ed occorrerà in voi una lunga vita di
2257 III|           provarono come un fremito di occulto terrore, innanzi all’evocazione
2258 III|               quel tempo tutta Roma si occupava di un matricidio avvenuto
2259  II|              antico commercio paterno, oculato e probo, il che non toglieva
2260   X|              c’era nulla da amare o da odiare,  dentro. Non era neppure
2261 III|          quello che io soffro: venite; odiatemi, se vi è possibile, ma venite.
2262  IV|             suoi simili, egli provò un odio acuto contro tutto ciò che
2263   I|               ripetere una scenetta di Odoardo Russo, che egli diceva a
2264   V|             era freddo e pallido e gli odori acri della campagna, abbeverata
2265  VI|                che in ogni suo atto lo offendeva, lo infangava, torceva fino
2266  VI|        sentimento di cavalleria. Aveva offerto il suo cuore con la grazia
2267 VII|        drappeggiarsi nella sua dignità offesa, egli trasse le lettere
2268 VII|               alcuni momenti prima, lo offese violentemente. Provò un
2269  VI|               la grazia nobile con cui offriva un mazzolino di fiori ad
2270  VI|             ogni armonia di stile. Gli oggetti si armonizzavano non nelle
2271  XI|              folla elegante e gentile. Oggi nell’aula vi sono due milioni
2272  IX|            quelle bocche sbuffanti un «ohibò»! disgustato, da tutti quei
2273  XI|               hai veduto!... Sembra un oleografia dell’epoca romantica. Ci
2274  IX|          Tragica vendetta di un marito oltraggiato...»~ ~
2275 III|           nella contemplazione del mio ombelico troverò forse delle cose
2276  VI|             ignudi di una battaglia di Omero, e la respinse brutalmente,
2277  IX|              tragica ed imperiosa dell’omicidio, nessuno gridava al vento
2278  VI|              gli rimase in mente quell’ondeggiare di segni eleganti e docili
2279   V|                sulla campagna, facendo ondulare le vette alte dei finocchi
2280   V|           campagna piatta ed uniforme, ondulata come un mare coperto d’alghe
2281 VII|              stendevano prati umidi ed ondulati.~ ~Sotto di lui, non lontano,
2282 VII|           campagna, uniforme, a larghe ondulazioni verdi, si stendeva fino
2283 VII|            tale lo avevano celebrato e onorato, e avevano assuefatto il
2284 III|           tutto chiuso da una vetriata opaca, dietro la quale s’indovinavano
2285   I|                 sul collo d’un pallore opaco e carnoso, un piccolo neo
2286 VII|               dell’immensa carneficina operata da secoli sui campi del
2287  VI|                bronzo lucido di alcune opere d’arte giapponesi. C’era,
2288   V|         attraverso la città luminosa e operosa, rappresentassero un mondo
2289  IX|              che si chiama la pubblica opinione.~ ~E, sporgendo nella notte
2290  XI|               è un odore di viviz e di opoponax che leva il fiato. Roba
2291  VI|             sembra nata dai sogni dell’oppio, quel profumo acuto e snervante
2292 VII|                 e si volse dalla parte opposta. La collina discendeva in
2293    | oppure
2294  IV|              nella sua mente chiara ed ordinata una incrollabile fiducia
2295  VI|            nuova, con le sue abitudini ordinate!...~ ~Impossibile!... Cosa
2296  IV|                di fronte al palazzo ed ordinò un assenzio: spiegazzò i
2297 III|          questo non mi sembra una cosa organica da cui possa venir fuori
2298   X|          imperiali di quel luogo, alle orge mostruose interrotte dal
2299   X|             solitudine del suo essere, orgogliosamente solo fuori di ogni legge
2300 III|          lasciò cadere sopra un divano orientale e mormorò stizzosamente: –
2301 VII|      aspettando con ansia che la belva originaria che dorme in ognuno di noi
2302  VI|               La donna, la donna dalle origini ignote, entrata nel mondo
2303  IX|               del romanticismo, il suo orpello e le piume, per mostrare
2304 III|                bocca carnosa ed i suoi orribili baffetti grigi ed ispidi.
2305  XI|                un ghigno atroce, quell’orrida smorfia della creatura umana
2306 VII|            confondeva con tutte le sue orride forme.~ ~I suoi occhi si
2307 VII|          infame, ha rivelato tutti gli orrori della vostra vergogna!...~ ~
2308 III|              candido, come una zampa d’orso sulla neve; passò la signora
2309  II|                complicate d’apparecchi ortopedici, le pancere, le imbottiture
2310 VII|              egli rimase immobile, non osando sollevare la densa cortina
2311 VII|              fisico della morte, senza osar fiatare. Lo sgomento che
2312  II|          invidiavano, ma non avrebbero osato picchiarlo, tanto aveva
2313   X|          alcuno l’avesse cercata e non osava più uscire, temendo che
2314  IV|                uomini, tranne lui, non osavano desiderarla.~ ~Avevano attraversato,
2315  VI|                recente, vedeva profili osceni e grotteschi accennarsi
2316  XI|             delle carni disfatte, alla oscenità macabra di quel corpo creato
2317  VI|       lasciavano intravvedere un mondo osceno e torbido, come attraverso
2318 III|              occhi di un essere umano, oscillare l’ombra perfida di un mistero.~ ~–
2319 VII|                si internò in straducce oscure, fiutando l’aria umida che
2320  II|              fosse in tutti gli angoli oscuri.~ ~Dieci giorni dopo egli
2321  XI|              costoro, uno per uno, non oserebbero uccidere una mosca, e guardano
2322 VII|          presenza del suo destino. Non osò entrare, si allontanò un
2323  IX|               di pronto soccorso degli ospedali, o in mezzo al tumulto delle
2324  IX|           quando tutto ciò che vi è di ospitale in esse si addormenta e
2325 III|                venne incontro al nuovo ospite, vi fu uno scambio di inchini
2326 III|           arrivo di un nuovo gruppo di ospiti.~ ~– Altro genere di bellezza,
2327  XI|              innanzi a , in carne ed ossa, l’eroe di una di quella
2328  XI|          passano dallo stato di realtà osservata a quello di fatto ricordato:
2329  II|             della forza gentile.~ ~Chi osservava un poco le linee e le movenze
2330  IV|              quel vestito grigio perla ossessionava la mente di Mario.~ ~Una
2331 III|                una ruggine: costoro mi ossidano tutti i sentimenti.~ ~–
2332   I|             cartello rèclame di latta, ostentando un gallo multicolore, ritto
2333  XI|           scudo sabaudo a chiaro scuro ostentava i suoi leoni a bocca aperta.~ ~
2334  IX|        addormenta e si scolora sotto l’ostilità della pioggia.~ ~Egli si
2335  XI|               la signorina Pini che si ostina ad essere più creola che
2336   I|                cui alcune campanule si ostinavano ad arrampicarsi. In un angolo
2337   V|           riaccompagnarla fuori, ma si ostinò. Il mistero orrido aveva
2338  XI|             locomotive o dei volumi in ottavo. Qui, invece, non c’è che
2339  II|               una donna bellissima, di ottima famiglia veneziana e provvista
2340  IV|                d’un tratto, d’aver due ottime carte nel suo giuoco.~ ~
2341    | otto
2342  IX|        proibito, tutto ciò che c’era d’ottuso, di verecondamente corrotto,
2343 III|                piccolo salotto intimo, overa un immenso tavolo verde,
2344   X|               l’Ebe di marmo, dal viso ovale e dal riso ambiguo di giovinetta
2345  IX|               Fascioli, un delegato di P. S., che aveva conosciuto
2346  VI|              forse finito, che da quel pacchetto di fogli come dalla macchina
2347  VI|              era più forte, afferrò il pacco di lettere, se lo mise in
2348  IV|               articolo di Svarani!… Il Padreterno, il Maestro con l’M maiuscola;
2349   I|        riunivano nel mezzo.~ ~Mentre i padrini discutevano le ultime regole
2350 XII|             una volta aveva servito da padrino in un duello.~ ~Si fermò
2351  IX|           perduto tutta la sua dignità padronale; sconvolto dalla paura pazza
2352  VI|             sentiva così profondamente padrone di  e degli avvenimenti
2353 XII|               piene di sole e di luce, paesaggi nuovi, tutto un mondo animato
2354 VII|         tragica, sentiva il bisogno di pagare in fretta alla società il
2355  IV|           sarta od una modista chic, a pagarla un occhio!… Non ci sono
2356  XI|         lontano lontano, attraverso le pagine dei giornali e dei romanzi,
2357  XI|              della Carmen o quello dei Pagliacci, un capitolo di Dumas o
2358   X|              essa ascendeva l’erta del Palatino.~ ~La sabbia minuta scricchiolava
2359   V|              intorno tutte quelle cose pallide ed abbandonate, i ruderi
2360  XI|              le dimissioni. Ho quattro palmi di terra al mio paese, torno
2361  II|                scolorite e biascicate, palpate da mani immonde che vi avevano
2362 III|               immenso ritmo, avrebbero palpitato, per lui, centinaia di cuori.~ ~
2363 III|              sottile involucro lucido, palpitava un corpo di donna, che tutte
2364  VI|       vestaglia scomposta le sue carni palpitavano di un pallore divino e tutto
2365   V|           tacendo, e come ascoltando i palpiti profondi del cuore, nell’
2366  VI|         magnifico corpo come un antico paludamento. Venne silenziosamente vicino
2367  XI|           lasciandosi cadere su di una panca. Siedi qui. Non ne hai abbastanza,
2368  II|              apparecchi ortopedici, le pancere, le imbottiture di bambagia,
2369   I|            campagna: c’erano due o tre panche zoppe, un chiosco sfondato,
2370 VII|          frutto, per una donna, per un pane, si animò, si esaltò, divenne
2371  VI|            come un soldato vile, in un panico folle, poichè tutto l’istintivo
2372  VI|               e terribile, la promessa paradisiaca confermarsi nelle labbra
2373   X|         oscurità senza fine, in cui le Parche filavano con mani grassocce
2374  IX|       semplicissimo, non c’è che dire; pare il rapporto di una delle
2375   V|              ritornassero in patria.~ ~Parlarono di altre cose, di una prima
2376  VI|        potrebbe farti rabbrividire, se parlasse.~ ~«Siamo tutti d’un fango,
2377 VII|          migliaia e migliaia di uomini parlavano, ridevano, vivevano senza
2378  VI|              sarcasticamente di quella parodia.~ ~Quasi senza avvedersene,
2379 VII|             quello scintillìo di lumi, partisse un mormorio di minaccia.~ ~
2380  IX|              un po' di quel male fosse partito da lui, come se un po' di
2381  VI|              sarebbe ancora aperta per partorire nuove cose immani e turpi.~ ~
2382 III|          illuminazione della sala e la parure di brillanti di donna Viviana.~ ~–
2383  IV|              da un’osteria vicina, gli parvero aspetti vivi ed immediati
2384  IX|         volontà di questa massa enorme passa e si afferma, rimane qualcosa
2385  VI|               entrata nel mondo con il passaporto della bellezza, erompeva
2386  IX|                fino alla mattina dopo, passasse più rapidamente.~ ~E la
2387 VII|              chiusa dinanzi alla quale passava rabbrividendo.~ ~Comprendeva
2388  VI|                delle fiamme gialle che passavano in fondo ai suoi occhi.~ ~
2389 VII|         entrare, si allontanò un poco, passeggiando fra i platani della via,
2390   I|         professor Vinciguerra rimase a passeggiare da un lato, ed un giovanotto
2391   X|              una via consueta alle sue passeggiate di un tempo.~ ~Attraversò
2392   I|               alla rinfusa, fecero una passeggiatina nel campo, fumando. Il tenente
2393  IX|            medico di fronte ad un caso patologico, più o meno interessante.~ ~
2394   V|              esuli che ritornassero in patria.~ ~Parlarono di altre cose,
2395 VII|            volte si rivolse a guardare paurosamente dietro di . Ma la via
2396  II|             raccolte con cura minuta e paziente fra le collezioni più turpi.~ ~
2397  II|              redini di casa, senza far pazzie, con un certo senso d’economia
2398  VI|          provava una specie di terrore pazzo contro questa cosa impersonale
2399  VI|                sue linee dalla società pedante e minuziosa, sui dettami
2400   I|                tufi vulcanici brulli e pelati, sotto il cielo uniforme
2401 III|           bianco, e la sua grossa mano pelosa spiccava sul corsetto candido,
2402   I|           falco, appena mitigato dalla peluria adolescente dei baffetti
2403   V|           specie di bizzarro monolito, pendente, ove Monaldo la raggiunse.~ ~
2404  II|             del Club appunto quando la pendola scoccava l’undicesimo tocco,
2405  IV|             geloso e soffriva tutte le pene dell’inferno.~ ~Quando fu
2406 XII|           tappeto di felpa e si lasciò penetrare dall’odore aromatico che
2407 VII|               impeto del movimento gli penetrasse nel sangue e nelle idee;
2408 XII|           vento ed alla pioggia, fosse penetrato nella piccola stanza.~ ~
2409   X|            acuto, man mano che la lama penetrava nel petto, poscia il dolore
2410  IV|            alla Pompeiana, era un cosa penosamente triviale, qualcosa come
2411  VI|         persona, di compiere un dovere penoso per conto di un altro, con
2412  II|         testimonio in un duello, tutti pensarono istintivamente che egli
2413 III|               purtroppo, non posso che pensarvi continuamente, senza speranza
2414  VI|                sì che la piccola amica pensasse: «È necessario, è fatale!».~ ~
2415  II|                l’uno dall’altra, quasi pensassero d'aver finita la loro opera
2416   V|                l’uomo dal volto duro e pensieroso, dalla fronte solcata di
2417   V|          angoscioso, tutto ciò non era perbene: Egli sentiva la vecchia
2418   X|                suoi sensi attutiti non percepivano alcuna voce esteriore. Pensava
2419   V|               nebbia violacea. Avevano percorso un lungo tratto di strada
2420  IX|               umili d’un povero essere percosso ed avvilito.~ ~Ad un tratto
2421 VII|                  gemette senza requie, percuotendosi la fronte come per strapparsi
2422  VI|           spirito, non posso pensare e perderti senza inorridire in tutte
2423  VI|            accomodamento. È più facile perdonare la prostituta, che la donna
2424  II|           società, cosa che gli veniva perdonata, soprattutto per la sua
2425 III|           semplicissimo per cui gli si perdonava l’espressione satirica della
2426  XI|              sputare in faccia, Dio mi perdoni, al presidente del tribunale.
2427   V|                 fino ai colli lontani, perduti in una lieve nebbia violacea.
2428 VII|            spogli ed in cui la pioggia perenne ed implacabile si riversava
2429  VI|                si accende e fiammeggia perennemente, non solo lo atterriva,
2430 III|         prodigiosa armonia delle carni perfette. Ed i suoi piccoli occhi
2431   I|         affatto al duello avvenuto, da perfetti gentiluomini.~ ~Sicchè,
2432   I|        avversario. Un egregio giovane, perfetto gentiluomo.~ ~La parola
2433 III|               umano, oscillare l’ombra perfida di un mistero.~ ~– Ma no, –
2434  IV|             seta, che armonizzava così perfidamente con la chiara e fredda mattinata
2435   X|                volontà di godere senza pericolo, la società angusta ed usurale
2436 XII|               suscitato in lui ricordi pericolosi.~ ~Che cosa avrebbe fatto
2437   V|          lontana non fossero del tutto periti.~ ~Proseguirono ancora un
2438 VII|              ridicolo di uno splendore perito.~ ~Egli seguiva la via Nazionale,
2439  IX|        lasciava vedere i denti uniti e perlacei, sotto il lividore delle
2440 VII|             pian piano, coronandosi di perline purpuree, irradianti.~ ~
2441  XI|               Sienkiewich o un Rostand permette loro di dare un tuffo nel
2442 III|            fossi milionario, mi potrei permettere il lusso di salire o di
2443  XI|            consolare un amico, anzichè perorare contro un delinquente. Nell’
2444  IX|         infamia senza nome fosse stata perpetrata su di lui, senza che egli
2445  VI|            accese passioni furenti, lo perseguitava con l’umiltà affannosa delle
2446  IV|             impassibile severità delle persiane serrate.~ ~Allora egli si
2447  II|                tratto a pensare a quei personaggi del vecchio romanzo francese,
2448 III|          rimase  imbambolato, con la persuasione di aver preso una formidabile
2449  XI|              scommetto che è anch’egli persuaso di aver vendicato il suo
2450  IV|         pseudonimo!… Chi sarà?… Quella pertica di Luigia Cadoret?… Buono!…
2451  IX|      giovanette avvelenate alla scuola perversa del frutto proibito, tutto
2452  VI|          brivido di voluttà, delle più perverse voluttà del suo corpo vibrante.~ ~
2453   V|          quegli occhi profondi e quasi perversi, rappresentassero in quel
2454   X|          sterminatamente lontano.~ ~Le perversità, i delitti, le passioni
2455  VI|             avvenire, intuì il dominio perverso e distruggitore sotto cui
2456   X|                   Quella solitudine la pervertiva in modo irreparabile. Aveva
2457  IV|           cronista del giornale era di pessimo umore.~ ~Un reporter che
2458 III|                 intenta ad ascoltare i pettegolezzi delle tortorelle?~ ~– Guarda!…
2459   X|            alito fetido dei loro mille petti.~ ~Il disgusto che provava
2460  VI|               la veste ametista che ti piace tanto».~ ~Egli ebbe per
2461 XII|              sua vita, la comodità e i piaceri che egli non gustava neppure,
2462  XI|         solitaria ed umida, con le sue piane gracili, tremante sotto
2463   I|               cui gli angoli dei vasti pianerottoli si perdevano in un arruffio
2464  IV|          alcuni minuti in quel piccolo pianerottolo chiaro, in cui s’indugiava
2465   X|             lei e si fermò a guardarla piangendo, senza comprendere, nel
2466  IV|                umiliava del tono quasi piangente, quasi implorante con cui
2467  IV|           portone di una casetta a due piani, linda e nova, quasi soffocata
2468 III|           domandare: era un uomo?… una pianta?… un carro?…~ ~ ~ ~Due ore
2469  IV|                un volgare pretesto per piantarsi  ad aspettarla. E siccome
2470  VI|             fronte verso di lui. E gli piantò gli occhi in viso, con uno
2471  IX|           guardò in viso la guardia di piantone, che lo riconobbe e lo salutò,
2472   V|                si stendeva la campagna piatta ed uniforme, ondulata come
2473  II|                 ma non avrebbero osato picchiarlo, tanto aveva l’aria d’un
2474   I|                 quando vide che non si picchiavano più. Evidentemente, pensava,
2475 VII|            mille sofferenze fisiche.~ ~Picchiò all’uscio. Esso si aprì
2476 III|              ed i suoi occhi di falco, piccini e luminosi, folgoravano
2477   V|             una cripta alta e vasta. I picconi dei minatori avevano lasciato
2478  IV|              come destandosi, battè il piede in terra e mormorò: «come
2479  XI|              occhi smarriti e la bocca piegata ad una brutta e puerile
2480   X|               occasu~ ~Anna Guinizelli piegò lentamente il giornale ed
2481   X|          antico; una indulgenza mite e pietosa verso tutto e tutti, verso
2482  II|           album rilegato. Glielo portò pietosamente, pensando con tristezza
2483   V|              entrata, seduto sopra una pietra.~ ~In quel giorno i visitatori
2484   V|              un’ampia corrente molle e pigra, verso la meta dell’atto
2485 VII|             attraversò l’arco di Porta Pinciana e si internò, diguazzando
2486  IX|               mattina.~ ~«Domattina al Pincio. Vi ascolterò, ma con severità...
2487 III|            invitarvi ad una partita di ping-pong!…~ ~– Vi vendicherete battendomi, –
2488   I|            quarantina, alta lievemente pingue, con un bell’aspetto di
2489   V|             una sgradita sorpresa. Una pioggerella lenta ed uguale cadeva sulla
2490  IX|          rintocco i sensi e le idee lo piombarono in una specie di dormiveglia,
2491   X|               solitudine enorme in cui piombarvi.~ ~Gli ultimi ricordi della
2492  IX|              rispetto la mano, sarebbe piombata al livello della povera
2493   X|           soffocava come una coltre di piombo.~ ~Non c’era nulla da amare
2494 VII|         penombra della sua mente e gli piombò addosso come una tigre.
2495 XII|             senz’onde fra i filari dei pioppi.~ ~Egli abbracciò in silenzio
2496  II|            uomo che si intagliasse una pipa in un bastone da maresciallo.~ ~
2497  II|       braccetto in chiesa, un illustre pittore dichiarò che «ciò era un
2498 VII|                passando leggermente un piumino sul volto altero e bello~ ~
2499  VI|                di soffrire.~ ~Il culto placido e molle delle apparenze
2500  II|              tanti: se si fosse potuta plasmare un’immagine del suo spirito,
2501  VI|        mostruosità. L’essere esteriore plasmato sotto le norme altrui, voluto
2502  VI|             gli gridò con voce aspra e plebea:~ ~– Vigliacco!...~ ~La
2503 VII|                sollievo.~ ~Ed un sonno plumbeo, senza sogni, gli calò nelle
2504    | poca
2505    | pochissima
2506  II|                di malinconia geniale e poetica, l’eleganza naturale del
2507   I|       scintillanti.~ ~Mario parlava di politica con Monaldo, di cui era
2508  IV|               sguardo: l’istinto quasi poliziesco acquistato in tre o quattro
2509   I|             dopo un po’ si udirono dal pollaio le strida disperate di due
2510   I|                strida disperate di due polli.~ ~I primi e i secondi alla
2511  IX|               e pronta a rovesciare il pollice gottoso in segno di condanna.~ ~
2512  VI|              afferrò a sua volta per i polsi e le gridò: Tacete, infame,
2513  VI|                 Anna lo afferrò per il polso contenta forse che egli
2514  IX|        funzionario, si gettò sopra una poltrona e pianse. Erano lacrime
2515   V|             carrozza sulla via larga e polverosa: ai lati, dietro le staccionate,
2516  VI|                serenità tranquilla del pomeriggio autunnale, aveva nel cuore
2517  IV|          vedere un andito dipinto alla Pompeiana, era un cosa penosamente
2518 III|            salone si andava lentamente popolando di una vera folla elegante,
2519 VII|      ritornello malinconico di canzone popolare gli empì le orecchie, poi
2520   X|          spaventosamente intense di un popolo intiero e ne erano morte.~ ~
2521  II|               anche abbronzate o delle poppe affumicate.~ ~Quando tutto
2522  XI|                       Capitolo XI~ Vox populi~ ~L’aula del tribunale,
2523  XI|             vendicato il suo onore, il porco!...»~ ~La folla rientrava
2524  II|           interno. Egli si assuefece a porre certi termini obbligati
2525  II|                l’eleganza naturale del portamento e gli occhi neri e profondi,
2526  XI|               forte che avevano dovuto portarlo via mezzo svenuto. La seconda
2527  II|              come le donne gli avevano portato il loro amore, e i banchieri
2528  IX|             gelida ed ostile. Tutte le porte e tutte le imposte chiuse,
2529  IV|              piano al giardinetto. Una porticina ferrata si apriva su di
2530 XII|                     gli disse un amico posandogli la mano sul ginocchio.~ ~–
2531 XII|          spaventevole, una mano fredda posarglisi sul collo, e sospingerlo,
2532  IX|            tutti... Ma i suoi occhi si posarono sulle pareti dell’ampia
2533 III|             Mario sentì una mano lieve posarsi sulla sua spalla e la voce
2534   I|               persona come lui, seria, posata, s’era lasciata trascinare
2535  VI|         perduto il senso della propria posizione nello spazio egli soffriva
2536  VI|               in tutta la sua ampiezza possente e tragica, la sua carne,
2537  IX|                Le lampadine elettriche poste sotto l’alta cornice di
2538    | potendo
2539  IX|               con un fascino grazioso, potente e molle.~ ~Sul suo tavolo,
2540   V|                e forte, un’azione così potentemente crudele fossero venute da
2541 III|                anima vili su di lui la potenza dello sguardo.~ ~Certe volte
2542    | potermi
2543    | potessero
2544    | potrebbe
2545 III|           Guinizelli… Oh!…~ ~– Incessu potuit Dea!~ ~Questa esclamazione
2546    | potuta
2547  VI|               della legge, saremmo due poveri zingari del sentimento.~ ~
2548  XI|               ironia quasi dolorosa: – Poverino!... – mormorò tra i denti.~ ~
2549  VI|                tuo volto, tutta la tua povertà! Io ti desidero e detesto
2550 VII|            diguazzando coi piedi nelle pozzanghere fangose, in un viottolo
2551 III|       rinvenuto in una vecchia cava di pozzolana abbandonata.~ ~L’allusione
2552   I|              Il senso di benessere del pranzetto campestre si attutì nello
2553  VI|              di un mondo torbido e non praticabile, di un sottosuolo della
2554   V|                ed entrò. Mario Garbini precedeva i visitatori narrando.~ ~
2555 III|               sotto il suo ed uscirono preceduti da Anna e da Monaldo.~ ~
2556 VII|            galoppo di forme mostruose, precipitava nell’oscurità contro di
2557 VII|            ciglio sottile, a fianco di precipizi che egli non voleva vedere.
2558 III|                e dal dolore di perdere precocemente i capelli. Siccome si conoscevano
2559   V|                fronte solcata di rughe precoci. Li videro camminare contro
2560  IX|            acuto e malvagio da vecchio predatore, – Signor Mario abbiamo
2561   X|         innaturale e soave. Forse essa pregava lo sconosciuto idolo della
2562  VI|             gelida borbottata come una preghiera in latino sulle labbra di
2563  VI|             umiltà affannosa delle sue preghiere. C’era nella sua sottomissione
2564  VI|         ribellione disperata contro il pregiudizio sociale che colpiva più
2565   V|              substrati sociali, in cui preme una vita incognita, le agitava.~ ~–
2566  XI|           stati esemplari.~ ~Non c’era premeditazione, non c’era intenzione d’
2567  VI|               mondo.~ ~Macchinalmente, premendosi le tempie per non farle
2568 VII|           figura di un altro tempo, un premio d’esser così bello e nobile.~ ~
2569  XI|                era convenuta nell’aula premurosa e commossa. Si sarebbe detto
2570   I|           portinaio gli corse incontro premurosamente e gli consegnò due lettere.~ ~
2571 III|               pietre del suo edificio, prendendole senza tanti scrupoli dove
2572   V|              che se egli avesse potuto prenderla per le mani tremanti e fredde,
2573  VI|               fammi gioire e soffrire, prendimi, io sarò tutta tua, terribilmente
2574  IX|         aspetto di vuoto sinistro, che prendono le piazza e le vie, di notte:
2575 VII|            lungo una fila di ciottoli, preoccupandosi di sembrar diritti e in
2576   I|             del luogo fu incaricato di preparare un po’ di merenda, e dopo
2577  IV|                Il farmacista si mise a preparargli un bicchierino e nel frattempo
2578 III|             replicò Viviana, – bisogna prepararsi, sta per giungere l’ora
2579 III|                scambio di inchini e di presentazione.~ ~L’ufficiale, un bel giovanotto
2580 VII|          sapeva più vedere oltre l’ora presente. Al di  di quella luce
2581 III|               statua sovrumana.~ ~Egli presentì che, il giorno in cui quella
2582 III|      incantevole e casta.~ ~Monaldo la presentò al nuovo amico: ma ella
2583 III|              avrebbe dato un terribile prestigio al suo amante, che essa
2584    | presto
2585  VI|               e pacifico, come un buon prete di campagna, dalla faccia
2586  IV|                un difetto fisico, sono pretesti a cui egli s’attacca con
2587  IV|          tuttociò era stato un volgare pretesto per piantarsi  ad aspettarla.
2588   X|               e dal ferreo clamore dei pretoriani ribelli al riso di voluttà,
2589  XI|              occhi fissi nel volto del prevenuto, vide un tremito sommesso
2590  II|                per un segreto senso di previdenza.~ ~Gli era avvenuto una
2591  XI|             sono due milioni di pietre preziose e tre o quattro di rendita.
2592   I|            avversario, che a così poco prezzo gli avevano dato l’aureola
2593 VII|          magari disprezzato, magari in prigione ma a patto di udire, fra
2594  VI|               aveva goduto soltanto la primavera. Fortuna commerciale che
2595 VII|               Si gettò fuori della via principale, si internò in straducce
2596 III|                delizioso… E’ forse una principessa nihilista, o la moglie di
2597 III|              passato di moda: ad esser principesse nihiliste o mogli di rajah
2598  XI|             dei romanzi, attraverso un prisma di mille colori. Il mondo
2599  II|           commercio paterno, oculato e probo, il che non toglieva che,
2600  II|        consapevolezza dell’effetto che produceva, e delle sue cause, divenne
2601  IX|               il suo dominio sul luogo profanato dal delitto.~ ~Egli provò
2602  IX|              afferrato dalla curiosità professionale.~ ~Paolini riprese fiato
2603  IX|            masse di oscurità più densa profilarsi, degli albori diffusi, di
2604  VI|                strazio recente, vedeva profili osceni e grotteschi accennarsi
2605 III|               volta?~ ~– Sì, e metto a profitto la tua esperienza. Ho bisogno
2606 III|              pareva vibrare di voluttà profonde e nascoste.~ ~Le sue nari
2607  XI|       riprendere nel suo seno tepido e profumato, l’uomo che le era sfuggito
2608 VII|               il suo spirito a tutti i profumi, a tutte le bellezze, a
2609  IX|             scuola perversa del frutto proibito, tutto ciò che c’era d’ottuso,
2610   V|               vacillante della lampada proiettava ombre fuggevoli, in una
2611  VI|               stupendo e terribile, la promessa paradisiaca confermarsi
2612 III|         Vollero quasi a forza che egli promettesse loro di accompagnarle a
2613  IX|               malata di vizi secreti e pronta a rovesciare il pollice
2614   I|            altra, che egli dissuggellò prontamente, conteneva l’invito ad una
2615  IV|         implorante con cui erano state pronunciate.~ ~Non era vero?… E perchè
2616  IV|                senz’avvedersene, aveva pronunciato queste parole: – Non è vero,
2617  VI|               e sinuosa, come la molle pronunzia veneziana di sua moglie.
2618   X|                terribili le sembravano pronunziate da una voce estranea in
2619  II|             sue labbra sottili avevano pronunziato parole inesorabili e giuste,
2620    | propri
2621 VII|                antico e profondo della proprietà, il senso inviolabile della
2622  XI|              aveva bevuto tutta quella prosa oscena, come un liquore
2623   V|            fossero del tutto periti.~ ~Proseguirono ancora un poco, tacendo,
2624 VII|           tratto corse affannosamente, provando un sollievo nel sentirsi
2625   V|               preso al cuore le donne. Provavano il senso un po’ angoscioso
2626  II|           affettuosa, e di una fedeltà proverbiale.~ ~Per queste ragioni Monaldo
2627  IV|            come un salone d’albergo in provincia od una stazione ferroviaria
2628  IX|              d’una seduta al Consiglio provinciale.~ ~– E Paolini è venuto?... –
2629 VII|                alla realtà le immagini provocanti suscitate alcuni momenti
2630  IV|           forzare una mano al destino, provocare un incontro, parlare, tentare
2631  II|            ottima famiglia veneziana e provvista di una dote cospicua. Monaldo
2632  II|               certo istintivo senso di prudenza che lo corazzava contro
2633  IV|               Saeimi?… Ma questo è uno pseudonimo!… Chi sarà?… Quella pertica
2634  IX|             consueta, cui tutta la sua psiche era assuefatta...~ ~– Mi
2635  IV|           breve momento di esaltazione psichica in cui aveva veduto la realtà
2636  II|             senso le stesse dimensioni psicologiche, ed era passabilmente buono,
2637  II|        insensibilmente, dei concordati psicologici. Veramente, non aveva avuto
2638  IX|              muoia, e che si chiama la pubblica opinione.~ ~E, sporgendo
2639 III|                vittima dell’adulterio, pugnalata dal marito sul luogo della
2640  IX|              sopracciglia; stringeva i pugni e i denti in una volontà
2641 VII|              dall’alcool, le sue vene, pulsavano violentemente, ed una voce
2642 VII|         toreadores fanno alla vittima, pungendosi e bruciandosi l’anima per
2643 VII|             mia dignità: sono venuto a punirvi.~ ~E siccome essa si levava,
2644 III|                maschio dominatore, che punisce con la morte ogni furto
2645  II|               i suoi amici dicessero: «puntuale come il Conte di Montecristo».~ ~
2646    | pur
2647  IV|            tutte le sue vene. Essa era pura… un entusiasmo vivace gli
2648 VII|           ulcera immonda da cui la sua purezza ideale era contaminata,
2649   X|              momenti, di essere uscita purificata da un lungo martirio, in
2650   X|           strana città di fantasmi era purificato dal silenzio dei secoli.~ ~
2651  IV|            della candida solitudine di purità in cui viveva essa, tanto
2652  IV|             che gli sembrava lontano e puro come lei, potesse realmente
2653 VII|                 coronandosi di perline purpuree, irradianti.~ ~Egli udì
2654 III|               per non pensare a me: io purtroppo, non posso che pensarvi
2655  II|              di viveur, che era lo zio putativo di tutte le signorine, le
2656  XI|             per l’amore e condannato a putrefarsi innanzi tempo per volontà
2657  VI|                 e quella piccola forma quadrata e bianca gli rimase lungamente
2658   X|              sole, disegnando immobili quadrati per terra.~ ~Essa sostò
2659  IX|           fermarono sul piccolo foglio quadrato che aveva innanzi ed egli
2660  II|                eretto, e le sue spalle quadre, s’erano svelate ai suoi
2661    | qualcuna
2662  VI|                uomini si dividono e si qualificano in felici ed infelici. Per
2663    | qualsiasi
2664    | Quand’
2665    | quanto
2666    | quantunque
2667  II|               altiera e solenne, che i quarant’anni avevano reso più nobile
2668   I|              era una bella donna sulla quarantina, alta lievemente pingue,
2669  VI|               una Ebe nuda, di fattura quattrocentesca dalle gambe un po' magre,
2670  IX|              nelle orecchie il lamento querulo e sinistro della voce femminile,
2671   I|            Bracci aveva intavolato una questione scientifica col suo collega,
2672 III|        rameggiavano intorno, nell’aria queta, ed in mezzo uno zampillo
2673  IX|                giunto sulla piazza del Quirinale. La piazza, vigilata dai
2674   X|               cose che la circondavano quotidianamente divenne così acuto e morboso,
2675 XII|             così frequenti nel parlare quotidiano: «Io ne morrei di dolore»,
2676 III|           veduto, – proseguì spiccando rabbiosamente le sillabe, – la minore
2677  VI|          spettatore di  stesso, egli rabbrividì di paura, di spasimo, di
2678  VI|               Roma, che potrebbe farti rabbrividire, se parlasse.~ ~«Siamo tutti
2679  IV|            suicidio, ebbe il più aspro rabbuffo che si possa immaginare
2680 III|             suonato… poi Mario lo vide rabbuiarsi tutto:~ ~– Beethoven! –
2681  VI|              moschettiere si agitava e raccapricciava all’idea delle passioni
2682  VI|                elementi di passione si raccoglievano tumultuosamente, e più la
2683  IV|             fiorellino di myosotis, lo raccolse.~ ~Ma nessuno venne ad aprire.~ ~
2684 III|           altro lato Monaldo ascoltava raccolto: la sua bella testa pensosa
2685  VI|               trovare un eufemismo per raccomandarmi a te senza sentire la mia
2686   I|       certamente si ricordò di qualche raccomandazione dei suoi secondi, perchè
2687   I|                andava tutte le sere, a raccontar i fatti della giornata.
2688 III|                Anna.~ ~E Mario dovette raccontare i particolare della incursione
2689 III|             donne: vollero degli altri racconti, trovando delizioso quel
2690 III|               parevano accompagnare il racconto macabro.~ ~Erano sopraggiunte
2691   I|              serve al cospetto di Dio, raccontò due o tre aneddoti salaci
2692 VII|         fiancheggiato da piccole siepi rade, oltre le quali si stendevano
2693  IX|              conquista. Ed ora la meta radiante, calda e luminosa come un
2694 III|                 una volta. Invita di rado e pochissima gente, ma in
2695  IX|             chiuse, contro le quali la raffica del vento e della pioggia
2696  IV|             era stato giuocato come un ragazzo da questo volgarissimo espediente,
2697   X|               tutto dorato ronzava nei raggi del sole. Ciò diceva: Addormentati,
2698  IX|               calda e luminosa come un raggio di sole, diveniva gelida
2699  VI|               anima vera non era stata raggiunta mai;  dal dettame della
2700  II|              termini obbligati ai suoi ragionamenti, il suo sorriso, nella consapevolezza
2701  IX|             della povera bestia umana, ramigante nel buio in cerca d’un vizioso
2702  II|            Gregorio Vidali.~ ~I vecchi rammentano ancora questa figura geniale
2703  IV|              un giuocatore il quale si rammenti, d’un tratto, d’aver due
2704   X|                sua passione e dei suoi rancori, ed aveva scritto due o
2705 III|           piccoli occhi grigi di falco rapace si fissarono ardentemente
2706  VI|      fulmineamente intravvedute in una rapida corsa.~ ~Per un istante
2707 VII|                connaturata abitudine a rapportare tutti i fatti della sua
2708  IX|             stessa o l’autorità che la rappresenta, fanno sempre in  qualcosa
2709  II|             spirito, si sarebbe dovuta rappresentare con una sfera, perchè egli
2710   V|               altre cose, di una prima rappresentazione imminente, di uno scandalo
2711  XI|           stato un giovane dalla barba rasa, dall’aria un po' equivoca:
2712  VI|                   Era un’amica dolce e rassegnata, che a volte gli prendeva
2713   X|                 Poscia il suo volto si rasserenò di una pace innaturale e
2714   V|            anima che, io credo, doveva rassomigliare a quell’orrendo cadavere.
2715   V|              ho mai udito qualcosa che rassomigliasse a quel grido di terrore».~ ~
2716  IX|           lettuccio, angusto, sembrava rattrappito e come rimpicciolito. Solo
2717 VII|           balbettò la donna abbattuta, raucamente, in un anelito di paura, –
2718  VI|               persona, udire le strida rauche del ferito, vedere un’onda
2719 VII|                città erano di un’altra razza, di un altro sangue.~ ~E
2720  VI|            cupa – io e te siamo di due razze differenti. Io sono un episodio
2721  IV|              spese. L’idea che essa si recasse da un amante gli apparve
2722  II|                amore e con grandissima reciproca stima. Il giorno in cui
2723  XI|               quel monosillabo netto e reciso, che consacrava la esistenza
2724 VII|           doveva compiere: era come se recitasse con indicibile slancio una
2725  VI|          parlato una lingua straniera, recitato meccanicamente una parte
2726  IX|            creatura libera e selvaggia reclamante di sotto la congerie delle
2727  IX|          morale che sanciva la colpa e reclamava la morte. Ognuna di quelle
2728  II|            Monaldo.~ ~Ed egli prese le redini di casa, senza far pazzie,
2729  VI|             stata, per gli uomini, una regina. Ho avute tutte le imperiosità
2730 III|             Caspita!… un ufficiale del Regio Esercito, e perchè?…~ ~–
2731  IX|                , la forza oscura che regola le cose umane, era incerta,
2732  VI|               sagomata dalle leggi che regolano i più, rabbrividiva al contatto
2733   I|          padrini discutevano le ultime regole dello scontro, il professor
2734 III|       terribile, dominatrice, come una religione misteriosa, a cui tutte
2735 III|                circondato ed ascoltato religiosamente: ed in quel luogo quieto
2736  II|            pensando con tristezza alle reliquie d’amori lontani che intristivano
2737  IV|               come un ritmico tonfo di remi.~ ~Salì. Sul secondo uscio,
2738  XI|         finemente altera dell’uomo che rende conto solo a Dio del dramma
2739  XI|          dinanzi alla quale voi dovete render conto della vostra colpa.
2740 XII|             constatava senza sapersene rendere ragione l’irrealtà delle
2741 VII|         distrutte, che egli non sapeva rendersi conto di esse. «L’onore
2742  XI|             Andate, Monaldo Gavarni, e rendetevi degno del perdono di Dio!»~ ~
2743 VII|              di staffile sferzargli le reni.~ ~Lo prese una necessità
2744  IX|             avute delle lettere, le ho repertate in camera di lei, per terra,
2745  IV|               in tre o quattro anni di réportageistinto che lo aveva reso
2746  XI|           assolve. (Un fremito, subito represso, corse per l’uditorio; Monaldo
2747  VI|               qualcosa di tedioso e di repulsivo, come una veste fredda e
2748 VII|               è vero!... gemette senza requie, percuotendosi la fronte
2749  IX|           petto. Per un istante non si rese ragione del fatto enorme,
2750   V|                essa non avrebbe potuto resistergli, e si sarebbe abbandonata
2751   V|           intese, e tacque.~ ~– Non mi respingetemormorò Mario – voi potete
2752 VII|        tristezza di bruto. La città lo respingeva... Gli parve, ad un diguazzamento
2753 VII|             gli aspetti circostanti lo respingevano senza pietà. Egli poteva
2754  IX|             condannato; se egli avesse respinto nel lurido fango l’illusione
2755 XII|     commutatore della luce elettrica e respirò. Era una stanza semplice
2756 III|            verde, diviso in due da una reticella, ebbe un vivissimo moto
2757  VI|               intreccio amoroso, aveva riaccompagnata correttamente la dama al
2758  IX|           biondo, dalla barbetta rada, rialzata imperiosamente lo condusse
2759  IV|               un improvviso calore gli rianimasse le vene; trasse l’orologio
2760   V|              giustiziere.~ ~E la scena riappariva agli occhi esterrefatti
2761  VI|          stranamente sconvolte in lui, riassumendosi in una sensazione vaga di
2762   V|                un momento il suo volto riassunse tutta la severità sdegnosa
2763 VII|              Quel segno materiale, che riattaccava alla realtà le immagini
2764 VII|            avvelenati dall’oscurità si riattivavano lentamente! Vegetare in
2765 III|             che quando la rendita è in ribasso in casa sua sia un inferno.
2766  VI|               affettuosa.~ ~Ed essa si ribellò.~ ~Era un mese che questa
2767   I|                secondi, perchè la mano ricadde, egli levò il capo e si
2768 VII|                nella sua bella casacca ricamata d’oro, o non essere più
2769  IV|               alluminio: Elvira Corti, ricamatrice.~ ~Per un istante egli sentì
2770   I|             suo giornale, e la signora ricamava. Non si udiva che il crepitio
2771  IX|            suoi atti, domandava questo ricambio infame...~ ~Il suo disprezzo
2772 III|             Bisogna anche dire che era ricchissimo. Egli salutò gli uomini
2773 III|               stati sguinzagliati alla ricerca del cadavere misterioso,
2774 XII|              Il servo che era venuto a riceverlo, muto e commosso, gli fece
2775  IX|          Paolini riprese fiato e Mario ricevette in pieno petto questa terribile
2776  IV|      quotidiana corrispondenza, furono richiamati all’ordine da una serie
2777  VI|               a questa domanda, che lo richiamava al modo d’impiegare il proprio
2778 VII|        familiari, di voci consuete, di richiami che il suo orecchio ed il
2779 XII|         Monaldo, compiute le formalità richieste dalla legge, discese le
2780  VI|                un improvviso aprirsi e richiudersi di una cortina.~ ~«Ho dato
2781 XII|              la doglia acuta e triste, ricominciava anch’essa, tutta nuova...~ ~
2782 VII|              da cui era sdrucciolato e ricominciò a camminare per la campagna,
2783  XI|               la maschera romantica si ricompose: Athos attendeva il fato!~ ~
2784  VI|            qualcosa che non riusciva a riconnettersi nelle sue parti. Soprattutto,
2785  VI|                quale si possa vedere e riconoscere tutti i giorni.~ ~Pagò le
2786  XI|              borghese. Stentò un po' a riconoscerlo e poi mise una esclamazione
2787   X|              gelo mortale. Essa non si riconosceva più: le pareva di esser
2788  VI|               convinzione limpidamente riconosciuta, di non poter fare diversamente!~ ~
2789  IX|               terra, e la cameriera ha riconosciuto la calligrafia della signora.
2790  IX|                clamoroso, lo scandalo, riconsacrava senza pietà, le affratellava
2791   X|                più vera.~ ~Lentamente, ricoprì il capo con uno zendado,
2792  VI|               seppe e non potè mai più ricordare il testo completo di una
2793  XI|            osservata a quello di fatto ricordato: qualche particolare era
2794   I|               bavero, ma certamente si ricordò di qualche raccomandazione
2795 VII|            fatto tutto ciò.~ ~Cercò di ricostruire il fatto: aveva la sensazione
2796 III|             era stata celebre.~ ~Mario ricostruiva, come era risultato dal
2797 VII|              gli ritornò alla mente.~ ~Ricoverarsi in un cantuccio, non vedere,
2798 VII|                l’anima e le carni, per ridestar la belva primitiva addormentata
2799   X|               sensazioni inaudite, per ridestare l’atonia del suo spirito,
2800  VI|       battettero un istante come se si ridestassero da un sogno, lo guardò con
2801  IV|                avvenimenti famosi – si ridestava in lui, acuito da una sottile
2802  IV|                convenienze sociali, si ridestò, ed egli sentì il sangue
2803 VII|          migliaia di uomini parlavano, ridevano, vivevano senza sentire
2804 III|           Costoro non sanno essere che ridicoli: quasi quasi, quando io
2805 VII|                il superstite fangoso e ridicolo di uno splendore perito.~ ~
2806  XI|                di fronte alle tenebre, ridiviene belva e fanciullo...~ ~Quella
2807   I|            tristezza. Il professore si riebbe subito e scambiò parole
2808  VI|              sole e come la notte, che riempie per me tutto il mondo, che
2809  VI|             che fosse. Accennò che gli riempissero il bicchiere.~ ~Il «tue-là»
2810  IV|               un soldato sbandato, che rientra nella battaglia, si cacciò
2811  II|        biascicati fra le labbra umide, rientrate per l’assenza della dentiera,
2812  VI|        commesso tutti e due una colpa. Rientriamo in noi.~ ~Essa ebbe uno
2813 III|            buddista e può darsi che ci riesca: nella contemplazione del
2814  VI|            uccide gli corse nell’animo rievocando terrori sepolti, ebbe paura
2815 VII|           riverivano in lui l’immagine rievocata di un tempo cavalleresco,
2816  XI|                ha fatto omicida, lo ha rievocato a . Se alzava gli occhi
2817  IX|           volto arcigno d’un avaro che rifiuti l’elemosina.~ ~Il cuore
2818 XII|          interesse la propria immagine riflessa nella fontana, ed entrò
2819  VI|             era quasi deserto, egli si rifugiò in un angolo, trasse di
2820  VI|            spade sulla scena, e fra le righe dei romanzi, ma uccidere
2821  VI|           quasi maschili, ancora tutta rigida nella primitiva tecnica
2822  VI|               più la sua solida anima, rigidamente sagomata dalle leggi che
2823   I|               dal cambiar strada dalla rigidezza cavalleresca degli amici.~ ~«
2824   I|         femminile, in grandi caratteri rigidi; l’altra, che egli dissuggellò
2825  IV|                un vecchio dall’aspetto rigido, e dagli occhiali anneriti,
2826  VI|           sembrava di leggere cose che riguardassero altra persona, di compiere
2827  VI|               vaghe e brutali, come un rigurgitare di veleni assorbiti da tempo.
2828 VII|         tornavano alla mente, come nel rigurgito di una fogna, tornano alla
2829  II|          mobile. V’era un grosso album rilegato. Glielo portò pietosamente,
2830  IX|            Sopra luogo~ ~Mario Garbini rilesse, con cupida voluttà, il
2831  IX|             enorme passa e si afferma, rimane qualcosa di mutato, un disordine
2832  IX|               indietreggiò d’un passo, rimanendo contro il muro, immobile,
2833  VI|          istante, ebbe l’idea pazza di rimanere laggiù, nascosto, abbrutito
2834   V|           raggiunse.~ ~Mario e Viviana rimasero all’entrata della cava.
2835  XI|              una breve sospensione, un rimescolio di piume e di strascichi.
2836  IX|         Garbini, cose da pazzidisse rimettendo in ordine i fogli dei suoi
2837 VII|             oscurità contro di lui, si rimise a fuggire.~ ~Da quel momento
2838 XII|              aprirà di gioia: oppure i rimorsi mi assaliranno con violenza
2839  VI|               avrebbe parlato, e certo rimpiangeva la colossale follia del
2840  IX|            sembrava rattrappito e come rimpicciolito. Solo le mani, le mani lattee
2841  VI|            scoppiare sotto la veemente rincorsa del sangue, egli lesse l’
2842  XI|               uomo pallido e dignitoso ringrazierà, con voce tremante, con
2843 III|              misterioso, che era stato rinvenuto in una vecchia cava di pozzolana
2844   V|      affrontate la pioggia, ma dovette ripararsi sotto un rudero, una specie
2845 III|                dei danzatori passare e ripassare nella zona illuminata.~ ~
2846   I|               mondo, poscia gli fecero ripetere una scenetta di Odoardo
2847  VI|              un’anima tormentata, quel ripetersi di motivi orientali, in
2848 VII|               specie di lamento che si ripeteva all’infinito: imitando il
2849  IX|              vento, pareva sprofondare ripida e solitaria verso una bassura
2850  XI|                detto che essa veniva a riprendere nel suo seno tepido e profumato,
2851   V|               mostre luminose, Viviana riprendeva la sua impassibile dignità
2852 VII|              sforzi laboriosi riuscì a risalire l’argine da cui era sdrucciolato
2853  VI|            colpevoli, contro l’immensa risata che intuiva in tutta quella
2854  XI|                sommessi di seta, delle risatine soffocate, quel bisbiglio
2855   I|        brindisi in dialetto, di cui si rise un mondo, poscia gli fecero
2856 III|           vederlo impallidire.~ ~Tutti risero ed egli rimase  imbambolato,
2857  IX|               prima visione si sarebbe risolto poi nei suoi aspetti secondari,
2858  IV|         abbandonò all’istinto, e entrò risolutamente nel portone. Non c’era portinaio.
2859  VI|              buona notte.~ ~Si sentiva risoluto e quasi calmo.~ ~Qualcuno
2860   V|             dei visitatori non avevano risonanza, soffocati dal terriccio
2861  VI|                tuttociò che era di più rispettabile in lui, col solo dubbio?~ ~
2862  VI|           dignitoso della casa ricca e rispettata. Lo sdoppiamento normale
2863 VII|            esistenza fosse stata tutta risplendente di felicità.~ ~A furia di
2864  IX|            preso dalla febbre.~ ~Senza risponder nulla al reporter, prese
2865  XI|           domandarmi: Giorgio che fai? Risponderò: pianto dei semi di zucca
2866  VI|               viso accigliato, come se rispondesse a muso duro ad un impertinente.~ ~
2867  XI|               di essi. Ebbene, ciò che risulta dalla somma di questi gentiluomini
2868 III|            Mario ricostruiva, come era risultato dal processo, il delitto:~ ~«
2869 VII|         Sentiva il loro passo uniforme risuonargli nelle orecchie col ritmo
2870 III|           lentamente, gli ultimi addii risuonarono nell’anticamera, un brusio
2871  IX|               impressione che qualcosa risuonasse nel suo cervello come lo
2872  IV|            vero!~ ~Ed ora che esse gli risuonavano, come la voce di un altro,
2873 III|              per vecchie canzonettiste ritirate dagli affari. Quella 
2874  II|              era un ricco commerciante ritirato dagli affari, e sua madre,
2875 VII|               senza domandar nulla, si ritirò nell’angolo opposto, si
2876  VI|              in cui le parole cadevano ritmicamente con toni sordi come in uno
2877  IV|                colpi profondi, come un ritmico tonfo di remi.~ ~Salì. Sul
2878  VI|                della legge, torcendo e ritorcendo i suoi rami intorno a tutto
2879   V|              di indefinibile sollievo, ritornando verso la vita, la vita tiepida
2880  XI|              solitudine lo aveva fatto ritornare, era in presenza del suo
2881   V|          tenebre. Erano come esuli che ritornassero in patria.~ ~Parlarono di
2882 XII|              avvinghiarlo tutto.~ ~Era ritornato ad essere come un oceano
2883   V|             fuggì e la raggiunse.~ ~Il ritorno fu quasi gaio, essi provarono
2884 VII|          scendere del sonno di lui gli ritornò alla mente.~ ~Ricoverarsi
2885 XII|              spumeggiato d’intorno, si ritraeva, ed egli rientrava nella
2886   I|              conteneva l’invito ad una riunione del Club del Tevere di cui
2887 III|             casina a Villa Ludovisi si riunisse con alcune sue amiche (chi?…
2888   I|             signori si trovarono tutti riuniti nello stanzone a terreno,
2889   I|           fumando, mentre gli altri si riunivano nel mezzo.~ ~Mentre i padrini
2890 VII|              furia di sforzi laboriosi riuscì a risalire l’argine da cui
2891  VI|               sua vita, magnificamente riuscita per il pubblico convenzionale
2892  VI|              da uomo Bibi». «Non siamo riusciti». E delle altre che lasciavano
2893  II|        bambagia, tutto ciò era caduto, rivelando un corpo gracile e sformato,
2894  IX|           sonno grasso e pacifico, che rivelasse la possibilità enorme del
2895  VI|          convulso ed aspro.~ ~Ora essa rivelava lentamente il fondo del
2896  IX|          dignitosa un po' arcigna, gli rivelò, il patto segreto che lo
2897 VII|                nobile.~ ~Tutti costoro riverivano in lui l’immagine rievocata
2898 VII|              perenne ed implacabile si riversava sconsolatamente sulla terra
2899  VI|       impiegare il proprio tempo, egli rivide il cantuccio tranquillo
2900 VII|          grandi scrosci, entrandogli a rivoli pel collo, sferzandolo,
2901 VII|                muto.~ ~La donna si era rivolta a guardarlo stupefatta del
2902  IV|            senza che essa si fosse mai rivoltata, via Umbria, via San Nicolò
2903 VII|          raccapriccio pauroso gli fece rizzare i capelli sul capo...~ ~–
2904 XII|            tavolo, ed i capelli gli si rizzarono sul capo.~ ~Non c’era nulla.
2905  VI|            stesso.~ ~E del suo passato romantico gli rimase la miseria di
2906 VII|            tempo cavalleresco, l’ombra romanzesca dell’uomo impeccabile, esule
2907  II|                nomi melodici, sonori e romanzeschi, che si adattavano alla
2908  VI|           tanto le novelle morbide dei romanzieri per bene e le transazioni
2909 VII|           vibrante della grande città, rompeva con fragore sommesso nel
2910   I|              lento e continuo, come il ronfar di una stufa.~ ~E la signora
2911   X|                un insetto tutto dorato ronzava nei raggi del sole. Ciò
2912 VII|                via, vacillante, con un ronzio confuso nelle orecchie,
2913 VII|                deposti e delle cortine rosee... Solo, la stella rossa
2914 VII|       elettrica dalla campana di vetro roseo metteva una luce dolce,
2915   V|            ruderi dei vecchi sepolcri, rosicchiati dal tempo e dal ladrocinio
2916   X|               fresca, in cui le eriche rossicce dondolavano lentamente al
2917   I|                metteva una gran fascia rossiccia, contro la quale gli arboscelli
2918   I|               del solito aveva il viso rosso e gli occhi scintillanti.~ ~
2919  XI|             quando un Sienkiewich o un Rostand permette loro di dare un
2920   I|          sospinto come un vagone sulle rotaie, trattenuto dal cambiar
2921  IX|              inarticolate e frettolosi rotolii di vetture.~ ~La città in
2922  VI|              di campagna, dalla faccia rotonda, alieno dagli impicci, giuocatore
2923  IX|                vizi secreti e pronta a rovesciare il pollice gottoso in segno
2924   X|              morbosa del suo spirito e rovesciasse su di lei un uragano di
2925  IX|              fretta e sono stati quasi rovesciati dal marito che fuggiva.
2926  IX|               serrate e accigliate, si rovesciava urlando contro la perduta,
2927 VII|               follemente, balzò fuori, rovesciò gli accorrenti e si precipitò
2928 VII|         fangosa, si lacerò le mani nei rovi, cadde e si rialzò implorando
2929  IX|             amici dicevano che l’aveva rubata a Aleardo Aleardi, tanto
2930  IX|               di lottare contro questo rude assalto dell’evento, insanguinandosi
2931   V|              pallide ed abbandonate, i ruderi dei vecchi sepolcri, rosicchiati
2932   V|             dovette ripararsi sotto un rudero, una specie di bizzarro
2933   X|    combattevano in basso, dagli uomini rudi e dalle donne deformate
2934  VI|                balzasse fuori la belva ruggente che doveva pur esservi.
2935 III|              mia si è fermata come una ruggine: costoro mi ossidano tutti
2936   X|                e cogliere la morte nel ruggito della moltitudine, quella
2937 III|              molto dotte, pure come la rugiada, che si faceva baciare la
2938  IX|               gridava al vento gelido, ruinante per l’immensità fosca della
2939   X|              suoi piedi, e le immagini ruinose che la circondavano, verdeggiando
2940   X|              essa aveva udite talvolta rumoreggiare nell’aria, si combattevano
2941 VII|           nuotatore. Essa era piena di rumori familiari, di voci consuete,
2942  VI|                sgomentato:~ ~– No, no, Runa, lasciami!~ ~Essa tacque
2943  VI|                 e, tremante, anelante, ruppe il nastrino che le legava.~ ~
2944 III|                vivissimo di essere una russa. Io…~ ~– Tu?…~ ~– Io desidero
2945   I|                una scenetta di Odoardo Russo, che egli diceva a meraviglia.
2946  XI|            ubriachi diviene «il duello rusticano», la povera donna che si
2947 III|              di pronuncia sostituiva l’s mancante, gli morì sulle
2948  XI|               al quale un enorme scudo sabaudo a chiaro scuro ostentava
2949   X|              l’erta del Palatino.~ ~La sabbia minuta scricchiolava dolcemente
2950  XI|              agitata, lesse la formula sacramentale, poscia incominciò a leggere
2951  IV|         entrano nel giornalismo… Lyvia Saeimi?… Ma questo è uno pseudonimo!…
2952  VI|              solida anima, rigidamente sagomata dalle leggi che regolano
2953   I|            raccontò due o tre aneddoti salaci al professore che rideva
2954   X|            ribelli al riso di voluttà, saldato sulle labbra da un colpo
2955  IX|              mormorava a denti stretti salendo a lunghi passi verso il
2956 III|             mezzo fra San Francesco di Sales ed un corruttore di minorenni.
2957 III|          potrei permettere il lusso di salire o di scendere, di andare
2958  VI|           senza sentire la mia miseria salirmi alla gola ogni secondo.
2959   I|                  Quando venne la sera, salirono in carrozza alla rinfusa,
2960 III|             delle signore eleganti gli saliva al cervello, gli dava impeti
2961 III|                scendere, di andare nei saloni dell’aristocrazia o nelle
2962  II|             più torbide e bestiali, un salterio della vergogna, il baco
2963 VII|             con grandissima deferenza, salutandolo.~ ~Una di esse si volse
2964  IX|         signora. Ne ho letta qualcuna. Salute, che roba!... Chi avrebbe
2965   I|          discese. Un ultimo scambio di saluti, una forte stretta di mano
2966   I|           attendevano. Fu scambiato un saluto, poi il professor Vinciguerra
2967 VII|                Non morire. Non morire, salvare la sua vita, quel cencio
2968  IV|                intorno, da cui egli si salvò a stento, gettandosi in
2969  IX|                quella legge morale che sanciva la colpa e reclamava la
2970 VII|               di quella luce calda e sanguigna, di quel calore in cui il
2971 XII|            come colui che ha compiuto, sanguinando, una formidabile opera di
2972 III|        giustifica: qui no. Costoro non sanno essere che ridicoli: quasi
2973  XI|              che compiva sorridendo la santificazione dell’atto immondo.~ ~Il
2974  XI|   semplicemente orrendo. Fra poco essi santificheranno o quasi l’accusato. E quell’
2975  VI|               amaro e bruciante, senza saper che fosse. Accennò che gli
2976 XII|         lontani. Egli constatava senza sapersene rendere ragione l’irrealtà
2977 III|               bel giorno, senza che si sapesse d’onde,  perchè, una leggenda
2978  IV|               questa strana via, ed il sapore misterioso di quel bacio
2979  IX|              delitto è una sventura.~ ~Sappiate usare qualche riguardo a
2980  IX|             avute le lettere. Come? Si saprà. Egli torna a casa, discute,
2981  VI|               ciò che i tuoi sensi non saprebbero neppure immaginare, io conosco
2982  VI|        inganneremmo a vicenda e non ci sapremmo staccare. Siamo forti.~ ~
2983    | sarai
2984    | saranno
2985  VI|           naufragio, lo fece sorridere sarcasticamente di quella parodia.~ ~Quasi
2986 III|           labbra un sorriso lievemente sarcastico per i loro moti d’istintivo
2987    | saremmo
2988  IV|               queste parti non c’è una sarta od una modista chic, a pagarla
2989   X|   sopravanzavano il suolo se non pochi sassi informi e corrosi.~ ~Sotto
2990 III|                perdonava l’espressione satirica della bocca carnosa ed i
2991  XI|               sul tavolo del salotto e Saverio di Montepin sul tavolo da
2992   X|                vissuto, non ti possono saziare, come la nostra voce terribile
2993   X|                le sue fibre tacessero, saziate e sopraffatte, si sarebbe
2994  VI|              amante casta, e tu ti sei saziato di me, un’amante quale io
2995  IV|          avesse suonato schiettamente, sbagliando di piano.~ ~– È sopra –
2996 III|           subito convincersi che aveva sbagliato.~ ~Segui lo sguardo di Anna.
2997  IV|              tutto. E, come un soldato sbandato, che rientra nella battaglia,
2998   V|                pallidissimo, gli occhi sbarrati sull’enorme abisso della
2999 VII|              forme immobili e di tinte sbiadite.~ ~Il contadino, ritto sopra
3000   I|                 ma il professore aveva sbiancato il viso come un moribondo.


30-depos | deput-m | macab-sbian | sbuco-zufol
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