30-depos | deput-m | macab-sbian | sbuco-zufol
     Cap.

3001 VII|              Ma, d’un tratto la verità sbucò dalla penombra della sua
3002  IX|               E da tutte quelle bocche sbuffanti un «ohibò»! disgustato,
3003  IX|              un istante, egli pensò di scagliarsi contro il muro e spezzarsi
3004 III|               hanno tentato di dare la scalata a quel cuore o di leggere
3005   I|                 d’essere accarezzato e scaldato, tantochè, a volte, faceva
3006  IV|               un entusiasmo vivace gli scaldò il cuore, come se quella
3007  IV|               a tergo con la casa. Una scaletta, a chiocciola di ferro,
3008 VII|                 ma gli sembrava che lo scalpiccìo enorme di una moltitudine
3009   I|                si arrestò con un breve scalpitio di cavalli innanzi alla
3010  IX|               ogni qualche giorno e di scambiarsi una stretta di mano sul
3011   I|              redingote attendevano. Fu scambiato un saluto, poi il professor
3012   I|          professore si riebbe subito e scambiò parole di viva simpatia
3013  IV|              da una serie di imperiose scampanellate.~ ~Il fatto destò meraviglia,
3014  IX|      disgustato, da tutti quei cipigli scandalizzati, da tutta quell’indignazione
3015  VI|        curiosità atroce che gli faceva scandire le parole con furia febbrile.
3016  VI|             borghese grasso e pacifico scaraventato tra i colpi immani degli
3017  IV|              coi tacchi alti delle sue scarpine i marciapiedi sonori, e
3018   I|           multicolore, ritto sopra una scatola d’amido. In quel momento
3019 XII|                illogico e stolto. Fece scattare il commutatore della luce
3020  VI|          rumore secco di una molla che scattava.~ ~Anna gli gettò un fascetto
3021 VII|              eccezione, perchè potesse scaturir fuori.~ ~Eppure egli non
3022 VII|            qualcosa che, alla fine era scaturita da lui, più forte di lui,
3023  II|             tasca ad un bimbo, bisogna scavare sotto un suolo di castagne
3024  IV|                 a chiocciola di ferro, scendeva dall’ultimo piano al giardinetto.
3025 VII|               rabbia, le più irritanti scene di amore in cui l’immagine
3026   I|                gli fecero ripetere una scenetta di Odoardo Russo, che egli
3027 VII|                la sua sventura, di una scenografia tragica, sentiva il bisogno
3028   V|             Guinizelli e Mario Garbini scesero di carrozza sulla via larga
3029   V|                sua forza consapevole e scettica. Pensava che se egli avesse
3030 VII|                avete abituata a simili scherzi: che cosa avete?~ ~Ma in
3031 VII|                profondo dell’oscurità, schiaffeggiato dai rami, che lo urtavano,
3032  VI|            cuore come il rumore di uno schiaffo dato sulla gota piena e
3033  IX|              egli non sentiva in  lo schianto fulmineo che si era aspettato.~ ~
3034  VI|            sento umile e vile come una schiava battuta.~ ~«Non saprei trovare
3035  VI|               colpa!... Sei dunque uno schiavo?...~ ~«Tutto il tuo essere
3036  IV|                 come se avesse suonato schiettamente, sbagliando di piano.~ ~–
3037  XI|                pel braccio, ma egli lo schivò con uno sguardo pieno di
3038  IX|              nei brandelli d’una veste schizzata di fango, passò lungo il
3039   I|              sciabole, lucide, chiare, sciaguratamente lunghe!~ ~– A postoripetè
3040  IX|            tutto il corpo, in una posa sciatta e deforme, in tutto, su
3041   I|               intavolato una questione scientifica col suo collega, e si sentiva
3042  IV|          scomparve nella folla, fra lo scintillio delle vetture e l’onda oscura
3043 VII|             confuso di case, da quello scintillìo di lumi, partisse un mormorio
3044 VII|                quel buon fuoco che gli scioglieva le membra, in quella luce
3045  VI|                ad una signora, e, allo scioglimento d’un breve intreccio amoroso,
3046   X|                un vuoto immenso in cui scivolare sulle ali ferme, senza scosse
3047   I|           quando, nell’andare a fondo, scivolo, e l’altro, taff».~ ~Il
3048  IX|               nel suo cervello come lo scoccar di un colpo improvviso su
3049  II|              appunto quando la pendola scoccava l’undicesimo tocco, i suoi
3050  IX|                esse si addormenta e si scolora sotto l’ostilità della pioggia.~ ~
3051  II|             vedevano qua e  immagini scolorite e biascicate, palpate da
3052  VI|                paura. Non parlare, non scolparti, non aggiungere nulla. Io
3053 XII|          semplice coi mobili di mogano scolpiti, e un tappeto oscuro per
3054  IX|                l’alta cornice di legno scolpito gettavano una luce uguale
3055  IV|               di ciò che vedeva gli si scolpivano minutamente nel cervello
3056  II|            afferrò il volume, frusto e scompaginato, v’incollò le labbra ardentemente
3057 XII|             era il passato lugubre che scompariva: l’onda fangosa, che per
3058  VI|              una creatura che si sente sconfitta, che si sentiva in lei una
3059 VII|               implacabile si riversava sconsolatamente sulla terra fradicia. Egli
3060  XI|                 l’ufficiale bizzarro e scontento che aveva conosciuto in
3061   I|     discutevano le ultime regole dello scontro, il professor Vinciguerra
3062 VII|                trascinata, calpestata, sconvolta sotto la vergogna di tutte
3063  VI|           pensare si erano stranamente sconvolte in lui, riassumendosi in
3064 XII|                piccoli tesori ignorati scoperti ad ogni passo.~ ~Egli diceva
3065  VI|           dagli impicci, giuocatore di scopone e consumatore di tabacco.
3066  VI|                le tempie per non farle scoppiare sotto la veemente rincorsa
3067  II|                si gonfiava, crepitava, scoppiava, lasciando vedere qua e
3068 VII|                trapelata, e non poteva scoprirsi se non intonando il suo
3069  IX|              suoi occhi fissi nel buio scorgevano delle masse di oscurità
3070 III|                afferra il cuore quando scorgiamo negli occhi di un essere
3071   I|         Monaldo.~ ~Il professore sentì scorrere per la schiena torpida e
3072  VI|          gelosia, gli sarebbe sembrato scorretto e villano come il bestemmiare
3073  IV|      invetriata delle scale egli aveva scorto un piccolo giardino confinante
3074   V|              anni ed anni, per qualche scoscendimento sotterraneo, e quasi nascosto
3075   I|              campestre si attutì nello scotimento delle vetture. Il braccio
3076  VI|               sospingere da molte mani screanzate e violente all’orlo di un
3077 VII|              di solitudine, gli faceva scricchiolare i denti. Doveva aver camminato
3078   X|           Palatino.~ ~La sabbia minuta scricchiolava dolcemente sotto i suoi
3079 VII|                 mentre le sue giunture scricchiolavano dolorosamente.~ ~Guardò
3080 XII|             tratto, un mobile ebbe uno scricchiolio di legno nuovo; egli si
3081  IX|               dall’alto del colle... E scrisse il titolo:~ ~«Tragica vendetta
3082  XI|           foglio di carta su cui erano scritti i quesiti tremolare nelle
3083  IX|                 Sedette innanzi al suo scrittoio e prese la penna, pensava
3084  IV|            terzo epiteto del brillante scrittore, perchè, d’un tratto, il
3085  VI|            allungati e sottili, quella scrittura soffice e sinuosa, come
3086  IX|              accinse automaticamente a scrivere, perchè la sua intelligenza
3087  IX|                seduto di fronte a lui, scriveva in fretta il riassunto d’
3088 VII|                forte e sonora a grandi scrosci, entrandogli a rivoli pel
3089 III|                prendendole senza tanti scrupoli dove le trovava, sicuro
3090  XI|               mezzo al quale un enorme scudo sabaudo a chiaro scuro ostentava
3091   V|        impassibile dignità di bellezza scultorea e Monaldo il suo fine sorriso
3092 III|                grosso professore delle scuole normali, badava a non perdere
3093 III|                dalla testa impomatata, scuotendo ogni tanto con aria volutamente
3094  IX|               un’onda di sensi ribelli scuoterlo tutto, contro l’ipocrisia
3095 VII|              illuminava una falce, una scure, delle funi, appesi alla
3096   V|            riassunse tutta la severità sdegnosa della sua bellezza austera.
3097  IX|                 era un grido di bocche sdentate, un brillare d’occhi giallastri
3098  VI|            casa ricca e rispettata. Lo sdoppiamento normale della vita borghese
3099 VII|           risalire l’argine da cui era sdrucciolato e ricominciò a camminare
3100  II|           suolo di castagne o di fichi secchi. E, circa ai diciott’anni,
3101  IX|           risolto poi nei suoi aspetti secondari, tormentandolo ora per ora
3102  IV|             appena desiderate, con una secreta voglia di battere quella
3103  XI|             che il suo cuore mormorava secretamente.~ ~– Questo, riprese il
3104  IX|           goffa vestale malata di vizi secreti e pronta a rovesciare il
3105  XI|             nell’aula. Mario e Giorgio sedettero nell’emiciclo.~ ~– Guarda,
3106  XI|        vibranti di voluttà.~ ~Ora egli sedeva, immobile, con le mani bianche
3107 III|       gentilezza squisita per tutte le sedicenni, porta loro i libri che
3108 III|           fanteria ed un giovinetto di sedici anni, anch’egli in frack
3109   X|               morte.~ ~Si levò dal suo sedile e si avanzò a piccoli passi
3110   I|         Monaldo e la sua signora erano seduti accanto presso il tavolo
3111 VII|              umide e indurite, che gli segavano le carni, mentre le sue
3112 III|                che tutte le grazie più segrete della sua bellezza calma
3113 III|     convincersi che aveva sbagliato.~ ~Segui lo sguardo di Anna. Era
3114  IV|         Esquilino, egli non faceva che seguire l’itinerario stabilito:
3115 III|             sia perfino travestito per seguirla. Fiasco completo. Un giorno
3116 III|               Egli le domandò: vuoi tu seguirmi e dimenticare l’uomo che
3117  VI|             altro atteggiamento da cui seguitare a guardare il mondo dall’
3118   V|          spense subito.~ ~E, come egli seguitava a guardarla, implorando
3119  IV|                di un cattivo dramma.~ ~Seguitò a discendere, sentendo nel
3120 VII|               splendore perito.~ ~Egli seguiva la via Nazionale, ampia,
3121   I|         casetta.~ ~Era un’antica villa seicentesca, abbandonata: Un tempo doveva
3122  IX|            delle lampade elettriche il selciato umido e le statue gigantesche
3123   V|             folla turbolenta di piante selvagge. Un vecchio guardiano attendeva
3124  VI|              sembravano accampare come selvaggi invasori sul marmo liscio
3125   V|                vette alte dei finocchi selvatici.~ ~Bisognò mandare il guardiano
3126 III|                  guarda se essi non ti sembrano le figure di un cinematografo
3127 VII|            ciottoli, preoccupandosi di sembrar diritti e in gamba, egli
3128 III|               salone vicino giungevano semispenti gli accordi d’una lenta
3129  IX|              tutte quelle teste bolse, semisveglie sul guanciale, alla luce
3130  XI|                di queste gentildonne è semplicemente orrendo. Fra poco essi santificheranno
3131  XI|            veniva a riprendere nel suo seno tepido e profumato, l’uomo
3132  VI|           amaro di una creatura che si sente sconfitta, che si sentiva
3133 III|             abolirebbe gli eserciti! – sentenziò il giovanetto dalla grossa
3134  VI|              legato il tuo ricordo, ti sentirei in me in tutti i miei sgomenti,
3135   V|              in una evocazione.~ ~Essi sentivano quasi il tonfo sordo delle
3136 III|            veduti più da qualche anno, separati dalla vita di guarnigione
3137   V|       abbandonate, i ruderi dei vecchi sepolcri, rosicchiati dal tempo e
3138  VI|               animo rievocando terrori sepolti, ebbe paura come un povero
3139   V|               un alito freddo, come di sepoltura, partiva dal fondo cieco
3140 III|          medico aveva ucciso la madre, seppellendola in un luogo ignorato di
3141 VII|            fine immagine di Athos, era seppellito troppo a fondo sotto la
3142   I|       Caprettari, dove andava tutte le sere, a raccontar i fatti della
3143 III|           figgendo i suoi grandi occhi sereni sul giovane, – vedete, voi
3144   I|            uomini entrarono in gruppo, seri, impettiti negli abiti neri,
3145   I|              mai una persona come lui, seria, posata, s’era lasciata
3146   X|                   Vagò per piccole vie serpeggianti fra le rovine, passò sotto
3147  VI|           fosse in lei come un nido di serpi, capaci di destarsi tutti
3148 III|              giardino. Delle piante da serra rameggiavano intorno, nell’
3149  XI|                Sentiva le sue mascelle serrarsi sotto uno spasimo acuto
3150  IX|                 nel tepore interno, si serrava di fronte all’estranea,
3151  VI|                fazzoletto di trine che serravano.~ ~– Una colpa!...esclamò...
3152 III|           acuto e imperioso di voluttà serrò la gola del giovane.~ ~D’
3153  IX|         disprezzo verso gli uomini che serviva e che un giorno lo avrebbero
3154 III|         carezza, non c’erano che sei o sette persone, raccolte in un
3155  XI|              un bell’uomo dall’aspetto severo: mento raso e lunghe fedine
3156  IX|               in cerca d’un vizioso da sfamare.~ ~Ed ecco, tutte le cervici
3157  II|           dovuta rappresentare con una sfera, perchè egli aveva in ogni
3158 VII|        entrandogli a rivoli pel collo, sferzandolo, facendogli sprofondare
3159 VII|               un sollievo nel sentirsi sferzare la fronte e le mani dalla
3160 VII|              come un colpo di staffile sferzargli le reni.~ ~Lo prese una
3161  VI|               e impenetrabile come una sfinge, lo fece entrare, gli era
3162   V|           contatto dell’orrido mistero sfiorato. E Mario, ancora una volta,
3163  VI|             dell’affetto, in cui tutto sfiorisce ed impallidisce, e di ogni
3164  VI|          tremanti, le fauci aride egli sfogliò lungamente le lievi carte
3165  XI|               verdetto dei giurati, si sfollava lentamente, quando Mario
3166  II|           rivelando un corpo gracile e sformato, in cui la vita (il medico
3167 III|              tremula, – io sono sempre sfortunato al giuoco.~ ~Viviana passò
3168 VII|              di felicità.~ ~A furia di sforzi laboriosi riuscì a risalire
3169  IX|           offeso tutti, con l’ampiezza sfrenata del suo godimento, gettando
3170  VI|               avvincere un uomo che mi sfugge, non saprei trovare un eufemismo
3171  XI|           profumato, l’uomo che le era sfuggito per un istante, dubitando
3172  VI|                qualcosa in lei che gli sfuggiva nel modo più assoluto, qualcosa
3173  IX|            cozzò con rumore contro uno sgabello. Dalla guardaroba si udiva
3174  XI|        ammalato. In segreta lo udivano sghignazzare tutto il giorno, accusandosi
3175  IX|               occhi.~ ~Sotto i platani sgocciolanti, innanzi alla casa alta
3176  XI|                Ed i carabinieri fecero sgombrare con rapidità l’aula.~ ~
3177  VI|                brutalmente, mormorando sgomentato:~ ~– No, no, Runa, lasciami!~ ~
3178  VI|                un’onda di sangue caldo sgorgare, compiere tutte queste cose,
3179   X|             folle imperatore era stato sgozzato era deserto e silenzioso.~ ~
3180   V|           furono all’uscita ebbero una sgradita sorpresa. Una pioggerella
3181  XI|          signorina Pini, con gli occhi sgranati ed immobili, aveva bevuto
3182   I|              quella rovina di casupola sgretolata, e si sentiva in core una
3183   I|           mezzo abbandonata e piena di sgretolature.~ ~I cavalli allungarono
3184 III|          agenti di polizia erano stati sguinzagliati alla ricerca del cadavere
3185  IV|       incamminò a testa bassa, facendo sibilare il suo bastoncino con un
3186   I|               perfetti gentiluomini.~ ~Sicchè, quando il sor Domenico
3187 VII|           battendo una strada solida e sicura, si potesse tornare a vivere
3188  II|             linee e le movenze agili e sicure del suo corpo, era istintivamente
3189  XI|                cadere su di una panca. Siedi qui. Non ne hai abbastanza,
3190 III|                qua, riprese Giorgio, e siediti vicino a noi. La signorina
3191  XI|              romanticismo, e quando un Sienkiewich o un Rostand permette loro
3192 VII|               fiancheggiato da piccole siepi rade, oltre le quali si
3193  II|             bello: la sua bellezza era significativa. Vi sono degli uomini che
3194  II|            buon consiglio e di maniere signorili, che si faceva ancora ammirare
3195 III|                 quell’uomo è malato di signorinite!~ ~– Sarebbe? – domandò
3196  VI|              antico paludamento. Venne silenziosamente vicino a lui e gli prese
3197 VII|             fiancheggiato da alte case silenziose, e dalle mura di Villa Borghese.~ ~
3198 XII|                palazzi cinquecenteschi silenziosi, era tutta umida di pioggia
3199 III|             spiccando rabbiosamente le sillabe, – la minore di quelle due
3200  II|              intorno a lui una zona di simpatie e di affetti vasta e intensa.~ ~
3201  VI|                Siamo forti.~ ~Egli era sincero, aveva avuto orrore di quella
3202  XI|                rimasto in quella posa, singhiozzando sommessamente, mentre le
3203 III|              partivano dallo strumento singhiozzavano il suo proprio dolore e
3204  VI|           caffeuccio deserto, a grandi singhiozzi appassionati.~ ~Poi si asciugò
3205 VII|           ampiezza smisurata, piena di singulti e di lacrime, finchè egli
3206  IX|               conosceva bene il quadro sintomatico che aveva intorno agli occhi.~ ~
3207  VI|             quella scrittura soffice e sinuosa, come la molle pronunzia
3208  XI|              linea ed hai la medaglia: Sissignore. Abbiamo fatto fuoco per
3209 XII|          dovuto trattenersi a Roma per sistemare i suoi interessi, prima
3210 III|               un immenso Erard a coda, situato in fondo alla sala.~ ~L’
3211 III|             replicò Monaldo; – vi sono situazioni dalle quali non si esce
3212  IX|               la firma, un V sottile e slanciato, attraeva gli sguardi del
3213 VII|               recitasse con indicibile slancio una bella parte creata per
3214 VII|                di fiamme urlanti, e si slanciò su di lei.~ ~Essa fuggì,
3215 III|           Sembrava uscita da un antico smalto veneziano, tanto nella sua
3216  IX|            muoversi e di lavorare, una smania di stancarsi, perchè il
3217 VII|                voce rauca, nel supremo smarrimento della paura, la folle difesa
3218 VII|            alla sua figura.~ ~Si sentì smarrito e vinto: aveva le fauci
3219  IV|               il cuore, come se quella smentita ai suoi dubbi fosse stata
3220  IX|             fatto che lo avrebbe forse smentito. I suoi occhi si aprivano
3221   I|                ed un giovanotto alto e smilzo, dalla chioma breve e crespa,
3222 VII|               nella notte con ampiezza smisurata, piena di singulti e di
3223  IV|              piena di sole e del verde smorto degli alberi e, come confessò
3224  VI|            oppio, quel profumo acuto e snervante che era nell’aria, dava
3225   X|               di una pace innaturale e soave. Forse essa pregava lo sconosciuto
3226  VI|         cotillon.~ ~Tuttociò era stato sobrio, elegante e corretto, come
3227 VII|                sua moglie, leggermente socchiusa, lasciava trapelare una
3228 III|             Anna aveva le sopracciglia socchiuse e Mario credè di vedere
3229  IX|          delitto, nelle sale di pronto soccorso degli ospedali, o in mezzo
3230  IV|              Ora Viviana, senza dubbio soddisfatta del suo esame, s’era inoltrata
3231   I|                momento che l’onore era soddisfatto, parve che un vento di letizia
3232  IX|              sommessa: «Il consigliere Soderini fa domanda che il comune
3233  VI|               suo riso ambiguo e quasi sofferente, egli aveva inteso che non
3234 VII|        abbrutito, indolenzito da mille sofferenze fisiche.~ ~Picchiò all’uscio.
3235  VI|              sottili, quella scrittura soffice e sinuosa, come la molle
3236  XI|              del magistrato si levò al soffitto in mezzo al quale un enorme
3237  VI|          tacete!... Non mi obbligate a soffocarvi la voce in gola. Voi mi
3238  IV|             piani, linda e nova, quasi soffocata fra due enormi palazzi di
3239  XI|                di seta, delle risatine soffocate, quel bisbiglio che indica
3240   V|      visitatori non avevano risonanza, soffocati dal terriccio molle del
3241   X|            splendore e senza onore, la soffocava come una coltre di piombo.~ ~
3242 XII|               della via muta in cui si soffre e si muore al vento ed alla
3243 III|           farvi soffrire quello che io soffro: venite; odiatemi, se vi
3244  II|        armonica e bella, e volle farne soggetto d’un suo splendido quadro.~ ~
3245   V|             amarvi, non vi discuto, vi soggiaccio, sono cosa vostra, fate
3246 III|           tutti.~ ~– Avete ragione!… – soggiunse Anna, ridendo anch’essa.~ ~
3247   I|                mormorava dentro di , sogguardando il suo giovane avversario,
3248  IV|               quell’ora le signore non sogliono recarsi a fare delle spese.
3249   X|          irreparabile. Aveva finto col sognare sensazioni inaudite, per
3250 III|                 muta e pensosa come se sognasse un gran sogno di pace universale:
3251  VI|              Si sarebbe detto che essa sognava. A dì  del limite di tensione
3252 III|                          Capitolo III~ Soirée~ ~Quando la sera del mercoledì,
3253   V|               pensieroso, dalla fronte solcata di rughe precoci. Li videro
3254   V|           lasciato migliaia di piccoli solchi, come rughe terrose, nella
3255  II|             età in cui, per trovare un soldo in tasca ad un bimbo, bisogna
3256  II|               d’una bellezza altiera e solenne, che i quarant’anni avevano
3257   V|         momento essi erano stranamente soli. Tuttociò che li circondava
3258   X|                            Capitolo X~ Solis occasu~ ~Anna Guinizelli
3259 VII|                delitto. Essi erano due solitari. L’uomo del campo e quello
3260   X|                rosea mitezza, inermi e solitarie. La stessa stanchezza che
3261   X|          soffio del vento, e per ampie solitudini in cui della magnificenza
3262  IX|          creatrice, per cui l’amore si solleva al di sopra delle contingenza
3263 VII|            rimase immobile, non osando sollevare la densa cortina che era
3264  IX|                   Il labbro superiore, sollevato in una contrazione di spasimo,
3265  II|               accendeva talvolta… Egli somigliava tanto ad Athos, che, senza
3266  XI|          Ebbene, ciò che risulta dalla somma di questi gentiluomini e
3267  XI|                 Si udivano dei fruscii sommessi di seta, delle risatine
3268  IX|            notte di ogni buon borghese sonnecchiante, dormiva un po' di fango
3269   I|            correvano sull’acciottolato sonoro della città, ed i fanali
3270  IX|               mani lattee dagli anelli sontuosi, le sue belle mani da dogaressa,
3271  VI|              inquadrate nella pezzente sontuosità delle bacchette dorate.~ ~
3272 III|              abbaiamo scoperto, signor soppiattone!… – esclamò la signora:
3273  XI|          qualche particolare era stato soppresso, qualche altro esaltato,
3274  XI|              chiamato era chiuso in un soprabito abbottonato fino al mento,
3275   X|             fibre tacessero, saziate e sopraffatte, si sarebbe acquietata.~ ~
3276 III|              racconto macabro.~ ~Erano sopraggiunte alcune signore: il giovane
3277   X|                magnificenza antica non sopravanzavano il suolo se non pochi sassi
3278   X|       convenzioni antiche del costume, sopravvissute alle necessità sociali che
3279 VII|           uomini giudici, tuttociò che sopravvive in noi dell’immensa carneficina
3280  VI|         cadevano ritmicamente con toni sordi come in uno specchio di
3281  IX|                folla, la folla oscena, sordida e bestiale, dai mille cenci
3282 VII|            cencio inutile e misero che sormontava nella notte, senza speranza
3283 XII|                 Per un istante egli si sorprese a domandarsi vagamente come
3284  IV|                di casa Savarni e s’era sorpreso a guardare in su, verso
3285   I|              disse la signora Viviana, sorridendogli.~ ~La signora Viviana sorrideva
3286   X|                  Addio, – mormorò Anna sorridendole, – addio!...~ ~Sentì, dapprincipio,
3287   X|          piccoli ricordi d’infanzia le sorridevano come una visione di sogno,
3288 III|             guardano sempre in terra e sorridono poco.~ ~In quel momento
3289 VII|                che vi erano dentro gli sorrisero con grandissima deferenza,
3290  II|                  Monaldo Savarni aveva sortito dalla natura due grandissimi
3291  VI|          davanti al mostro che gli era sorto incontro.~ ~Nessuna aveva
3292  XI|                fato!~ ~Vi fu una breve sospensione, un rimescolio di piume
3293 VII|                 Egli rimase un istante sospeso, in un raccapriccio indicibile,
3294  VI|                lei una specie di paura sospettosa. Tutta la pacifica indolenza
3295  IX|             qui – disse il funzionario sospingendo un uscio. In una stanza
3296 XII|                posarglisi sul collo, e sospingerlo, e comprese che essa non
3297  XI|               addolorava.~ ~Un usciere sospinse l’uscio di fondo e gridò
3298 III|             giacchè le ha lasciato una sostanza fenomenale. Ha un appartamento
3299   I|            rideva, ed i quattro uomini sostarono un minuto, gravemente, per
3300 III|                ammiri di fronte a noi, sosteneva con me un’accanita discussione.
3301 III|                un difetto di pronuncia sostituiva l’s mancante, gli morì sulle
3302   I|     Vinciguerra gettava ogni tanto, di sottecchi, uno sguardo al suo avversario,
3303 III|           particolare della incursione sotterranea, al lume delle fiaccole
3304   V|             per qualche scoscendimento sotterraneo, e quasi nascosto sotto
3305  XI|              cosa poteva fare?... Si è sottomesso pian pianino. La società
3306  VI|             preghiere. C’era nella sua sottomissione il rimpianto amaro di una
3307  VI|               e non praticabile, di un sottosuolo della vita sociale in cui
3308 III|               ed animare quella statua sovrumana.~ ~Egli presentì che, il
3309  VI|                che venisse da un mondo sovrumano, attraverso la vestaglia
3310  IX|                un po' di fango e della sozzura comune, un po' di quella
3311 III|           verde, e nasconderselo nello sparato della camicia. Fu come una
3312  IX|               i fogli dei suoi appunti sparsi su di un piccolo tavolo. –
3313  XI|         dimentichi il sangue che avete sparso.~ ~«La società non vi giustifica,
3314  II|               i ginocchi ai più audaci spasimanti.~ ~Il matrimonio fu concluso
3315  IX|               e i denti in una volontà spasmodica di esser forte... Non sarà
3316  XI|           sguardo non esprimeva alcuna spavalderia, ma sembrava così limpido
3317 VII|                grida acute delle donne spaventate, che inaspriscono l’ira
3318  VI|             della sua psicologia.~ ~Lo spaventava però, vagamente, e quasi
3319 III|      matricidio avvenuto in condizioni spaventevoli. Un giovane medico aveva
3320   X|              avevano goduto l’ebbrezze spaventosamente intense di un popolo intiero
3321  VI|                propria posizione nello spazio egli soffriva una vertigine
3322  IX|                ed avesse violentemente spazzato di dosso al fantoccio impennacchiato
3323 III|             sogni e senza passione. La specchiera enorme, di antico vetro
3324    | specialmente
3325  IV|              fra due enormi palazzi di speculazione.~ ~– Essa ha un amante!…
3326  IV|                lottare, di vincere, di spegnere nella gioia fragorosa del
3327  II|                c’era nulla da fare) si spegneva lentamente, con un tremito
3328   V|       fuggevole luce interiore, che si spense subito.~ ~E, come egli seguitava
3329  IV|          sogliono recarsi a fare delle spese. L’idea che essa si recasse
3330  VI|           fosse divenuto d’un colpo lo spettatore di  stesso, egli rabbrividì
3331 VII|         istante, gli parve di sentirsi spezzare il cuore.~ ~Era vero! Egli,
3332   V|             mormorò Mario – voi potete spezzarmi come un fuscello, io vi
3333  IX|            scagliarsi contro il muro e spezzarsi il cranio, trascinando con
3334  VI|       lasciarci ora che nel lasciarci, spezziamo un legame degno di noi,
3335 XII|               con gli occhi socchiusi, spiagge lontane piene di sole e
3336 III|         tedesco?…Ho veduto, – proseguì spiccando rabbiosamente le sillabe, –
3337 VII|              istante, la sensazione di spiccare il volo in un mare di fiamme
3338 III|              la sua grossa mano pelosa spiccava sul corsetto candido, come
3339  IV|         palazzo ed ordinò un assenzio: spiegazzò i giornali del mattino,
3340   V|             piccolo cappello a cencio, spiovente sul volto scarno e sconvolto.
3341 III|               molle d’ireos, e qualche spira sottile del fumo azzurrognolo
3342   I|              ad un duello?…~ ~E quello spiritato di un giornalista, mormorava
3343  II|                farne soggetto d’un suo splendido quadro.~ ~Monaldo conservava
3344 III|               scuro, erano diffusi gli splendori dell’oro. Le sue labbra
3345 VII|       rameggiavano confusamente alberi spogli ed in cui la pioggia perenne
3346 III|           cristallo verdastro come una spoglia di naufragio.~ ~
3347  II|              ebbe quasi paura.~ ~Nello spogliare il morente, tutte le misere
3348 VII|            gesto, aveva abbandonata la sponda calma, dolce e tranquilla
3349 VII|               suoi gesti, armonizzarsi spontaneamente a ciò che egli doveva compiere:
3350 XII|            venne alle labbra con tanta spontaneità, seguendo il corso della
3351   V|               po’ angoscioso di chi si sporge a guardare il fondo oscuro
3352 XII|               nero, irto di inferriate sporgenti: per un attimo gli biancheggiò
3353  XI|                in lui.~ ~Le signore si sporgevano dalla tribuna, per vederlo:
3354   I|             virumque~ ~Monaldo Savarni sporse la testa dal finestrino
3355   I|           corsa davanti ai vetri dello sportello, come una riga di fuoco.~ ~
3356  II|            Domeniddio gli conduceva la sposa, e non c’era nessuna ragione
3357  II|                 Il giorno in cui i due sposi entrarono a braccetto in
3358  XI|                al mio paese, torno , sposo una contadina e mi metto
3359  IV|              tanto si sentiva debole e spossato, lassù, in mezzo al via
3360  XI|            però l’origine non impura e spregevole, voi avete ucciso una creatura
3361  VI|                 in tutto il luogo, una sprezzatura indicibile d’ogni armonia
3362 XII|               per un istante gli aveva spumeggiato d’intorno, si ritraeva,
3363  IX|               disprezzo, con cui aveva sputato poco prima, dall’alto del
3364  IX|               volto pallido, convulso, sputò sulla città addormentata.~ ~. ~ ~
3365  IX|              innanzi agli occhi quello squallore di carni misere e bianche,
3366  IV|               campanello e suonò…~ ~Lo squillo del campanello ebbe un’eco
3367 III|          allungate. È d’una gentilezza squisita per tutte le sedicenni,
3368  II|              suo Viviana fu una moglie squisitamente gentile, quasi affettuosa,
3369    | sta
3370  IV|               che seguire l’itinerario stabilito: ma non era vero. La verità
3371  VI|              vicenda e non ci sapremmo staccare. Siamo forti.~ ~Egli era
3372   V|          polverosa: ai lati, dietro le staccionate, si stendeva la campagna
3373 VII|                 sentì come un colpo di staffile sferzargli le reni.~ ~Lo
3374 III|                più moderno frack della stagione, era ancora presto, e nell’
3375  VI|      attraverso l’onda immobile di uno stagno, e faceva scintillare negli
3376 XII|               travolto, lo aveva anche stancamente assuefatto alle grandi sensazioni.
3377  IX|                lavorare, una smania di stancarsi, perchè il tempo, fino alla
3378 VII|            dolcezza di luci violacee e stanche, sotto il languore un po'
3379 VII|          innanzi, non c’era che l’uomo stanco ed abbrutito, indolenzito
3380   X|           vedere i suoi mobili, le sue stanze, tutto ciò che viveva intorno
3381  IX|             una stanza quasi nuda, uno stanzino da cameriera in cui l’avevano
3382   I|          trovarono tutti riuniti nello stanzone a terreno, innanzi alla
3383    | star
3384    | state
3385  IX|      elettriche il selciato umido e le statue gigantesche dei Dioscuri
3386  II|            stessa età, quasi la stessa statura, la stessa forma di bellezza
3387  IV|              per modo che le sue forme statutarie parevano serrate entro una
3388    | stavate
3389  VI|              necessario, è fatale!».~ ~Stavolta era avvenuto un fatto nuovo.
3390  IV|            albergo in provincia od una stazione ferroviaria di terz’ordine,
3391   X|               il cui clamore vada alle stelle. Le piccole voci della vita
3392 VII|                rade, oltre le quali si stendevano prati umidi ed ondulati.~ ~
3393  IV|                 da cui egli si salvò a stento, gettandosi in una bottega
3394  XI|              dei militari in borghese. Stentò un po' a riconoscerlo e
3395   X|             sofferto in quel luogo era sterminatamente lontano.~ ~Le perversità,
3396   I|                 ma no, se io incido lo sterno–cleido–mastoideo...».~ ~
3397  II|          dentiera, poi, le sue mani si stesero verso un piccolo mobile,
3398  VI|            molle delle apparenze aveva steso una superficie candidamente
3399    | stesse
3400    | stette
3401    | stiano
3402  XI|                fatto si era lentamente stilizzato nella mente del pubblico.
3403  VI|              tu berrai fino all’ultima stilla come se tu bevessi il mio
3404  IX|          voluttà.~ ~Ogni porta chiusa, stillante di pioggia, nel tepore interno,
3405  II|              con grandissima reciproca stima. Il giorno in cui i due
3406  VI|                antiquato, dalle pareti stinte, inquadrate nella pezzente
3407   V|              sotto i suoi abiti neri e stinti, ed il figlio, l’uomo dal
3408  VI|           dalle sue mani, corse ad uno stipo, lo aprì con mano fremente.
3409  IV|           veniva in cuore una violenta stizza contro se stesso, per sentirsi
3410 III|         ufficiale, che usciva con aria stizzita.~ ~– Ah!…Sei tu?… Vieni
3411    | sto
3412 XII|             qualche terrore illogico e stolto. Fece scattare il commutatore
3413  II|              alla sua fortuna e al suo stomaco, ma sapeva perdere con disinvoltura
3414   I|                eolia. L’aria sapeva di stoppie bruciate e d’acqua.~ ~Dimodochè
3415 VII|             con una brutale volontà di stordirsi, di cacciar via a colpi
3416 III|            professor Thefner, illustre storico tedesco. Ma io credo che
3417  XI|                l’eroe di una di quella storie che passano nei ricordi
3418   I|           Aveva il naso sottile un po’ storto ed un aspetto di giovane
3419 VII|              principale, si internò in straducce oscure, fiutando l’aria
3420  XI|                pace», e il soldato che stramazza, col cranio sfondato da
3421 III|             formate, intorno a lei, le strane leggende che la circondavano.~ ~
3422  VI|              occhi della donna, quegli strani occhi dal riflesso immobile
3423  VI|              allora parlato una lingua straniera, recitato meccanicamente
3424   V|           circondava era come un paese straniero, abitato da immagini mute.
3425 VII|       percuotendosi la fronte come per strapparsi la macchia orribile che
3426 III|           dimenticare l’uomo che ti ha strappato a me?… Vuoi il mio perdono?
3427  XI|               rimescolio di piume e di strascichi. L’avvocato di Monaldo,
3428 III|                intuonato un waltzer di Strauss e si vedevano le coppie
3429  XI|            lurida».~ ~Monaldo, le mani strette alla sbarra, volgeva lentamente
3430  IX|                      mormorava a denti stretti salendo a lunghi passi verso
3431 VII|        mostrando i suoi panni fradici, stridendo coi denti pel freddo e per
3432  XI|               minaccia ed i suoi denti stridevano d’orrore.~ ~«Era un fenomeno
3433 VII|                 si esaltò, divenne uno strido ed una lingua di fuoco...~ ~
3434  VI|                  Essa ebbe uno scoppio stridulo di risa disperate, le sue
3435  VI|          cristalli violacei, venati di strie azzurre, come attraverso
3436  IX|            Egli torna a casa, discute, strilla!... la servitù che era nel
3437 III|              più rari e si contenta di stringere le loro manine e di annegar
3438   X|             ardente, inestinguibile di stringerlo a , di accendersi tutta,
3439 III|                Laura Coltano, tutti si strinsero intorno a lui: a suo tempo,
3440 III|                disinvoltura signorile, strisciando brevemente i piedi con grande
3441  VI|          nostro amore è stato come una strofa di poesia, se noi incatenassimo
3442 III|          disperati che partivano dallo strumento singhiozzavano il suo proprio
3443  XI|              il suo antico compagno di studi, l’ufficiale bizzarro e
3444  VI|               Quasi senza avvedersene, studiava un altro atteggiamento da
3445  II|             Monaldo conservava nel suo studio questo capolavoro.~ ~Dal
3446  IX|                dormiveglia, attutite e stupefatte.~ ~Egli si avanzò automaticamente,
3447  IX|                 Domandò il funzionario stupefatto.~ ~– Io le volevo bene!
3448 VII|               gamba, egli guardava con stupefazione innanzi a , un punto vago
3449  VI|               a quelle cose flaccide e stupide, per non vedere e non udire.~ ~
3450 III|              giornalista.~ ~– Bravo! È stupido, ma è così. Nessuno di noi
3451  IV|               vagamente, nel cuore, si stupiva e si umiliava del tono quasi
3452    | Sub
3453 III|              cervello, gli dava impeti subitanei di entusiasmo e talvolta
3454 VII|             tutta l’ampiezza del fatto subìto, che un giorno l’avrebbe
3455   V|     sconosciute.~ ~Il mistero acre dei substrati sociali, in cui preme una
3456 III|               mistero) e che  dentro succedessero delle cose degne dell’antica
3457 III|                dell’Apocalisse, poichè succedono i fatti più inverosimili:
3458  XI|             uno dei cortiletti umidi e sudici dell’ex convento dei Filippini,
3459  IX|             dalle mille mani adunche e sudicie, che dichiarava il suo dominio
3460  IV|           dimenticato di telefonare un suicidio, ebbe il più aspro rabbuffo
3461  IV|          aprire.~ ~Più volte egli fece suonare di nuovo il campanello,
3462 VII|                naufragare in esso o di superarlo d’un balzo, traversò la
3463  VI|                Un istintivo bisogno di superiorità, rimasto in lui per abitudine,
3464 VII|            essere più lui, divenire il superstite fangoso e ridicolo di uno
3465  IX|               seta e di velluto le sue superstizioni e le sue vergogne, non si
3466  IX|             come una vecchia contadina superstiziosa per allontanare da  ciò
3467 VII|         balbettava con voce rauca, nel supremo smarrimento della paura,
3468  IX|           penetrata in lui e vi avesse suscitata l’eco del sentimento corrispondente,
3469 VII|          realtà le immagini provocanti suscitate alcuni momenti prima, lo
3470 XII|               alcun aspetto non avesse suscitato in lui ricordi pericolosi.~ ~
3471  IV|                e guardò l’ora. Ebbe un sussulto di meraviglia. Egli era
3472 VII|                carne sua, e lo avevano svaligiato godendosi la sua parte!~ ~
3473 III|          sottile del fumo azzurrognolo svaniva lentamente nell’aria calda
3474  IV|           iersera!… Oh! Un articolo di Svarani!… Il Padreterno, il Maestro
3475  II|             sue spalle quadre, s’erano svelate ai suoi occhi. Le bretelle
3476 VII|                come un enorme cadavere sventrato, in tutto l’orrore delle
3477  XI|              dovuto portarlo via mezzo svenuto. La seconda si era coperto
3478 VII|             possibile, egli non poteva svincolarsi.~ ~Doveva precipitare avvolto
3479  VI|              pareva di non aver ancora sviscerato il proprio dolore e che
3480   V|                del pensiero delittuoso svolgersi nelle tenebre del cuore...~ ~
3481 III|              le linee del suo corpo si svolgevano con una suprema eleganza
3482 XII|              in cui la tragedia si era svolta, affinchè nei pochi giorni
3483   V|              sostenerlo. Qui, a questo svolto egli dovette appoggiarsi
3484   I|          chiacchieravano in un angolo, svoltolando delle fasce.~ ~Egli esitò
3485  XI|            conto solo a Dio del dramma svoltosi in lui.~ ~Le signore si
3486    | t’
3487 VII|            opposto, si avvolse nel suo tabarro e si addormentò.~ ~Monaldo
3488   I|               lampada a gas, ed il tic tac dei sottili ferri da ricamo.~ ~
3489  IV|        camminava innanzi, battendo coi tacchi alti delle sue scarpine
3490   V|           Proseguirono ancora un poco, tacendo, e come ascoltando i palpiti
3491  VI|            bibite e si levò.~ ~– Saprò tacere, – mormorò a  stesso.~ ~
3492  VI|          cattivo.~ ~– No, riprese, non tacerò!... Essa non è migliore
3493   X|           sotto cui tutte le sue fibre tacessero, saziate e sopraffatte,
3494  IX|                una solitudine enorme e taciturna, in cui il pianto della
3495   I|             fondo, scivolo, e l’altro, taff».~ ~Il sor Domenico, vignaiuolo
3496  IV|          autunnale, la nudità divina e tangibile, che si poteva afferrare,
3497 III|                e nell’ampia sala dalle tappezzerie antiche in cui la luce del
3498  IV|            alberi e, come confessò più tardi a  stesso, gli venne voglia
3499 III|             annunciato aveva sempre le tasche piene dei più raffinati
3500   I|             Soprattutto il professore, tastandosi il braccio fasciato, in
3501  IX|                di giovanotto dal collo taurino, si lavava pacificamente
3502 VII|                lucidi, allineati sulle tavolette foderate di velluto, e dicendosi
3503  IX|              farraginoso, come tutti i tavoli di redazione, qualche libro
3504  VI|           tutta rigida nella primitiva tecnica del tempo, metteva la sua
3505  VI|           levarsi di dosso qualcosa di tedioso e di repulsivo, come una
3506  IV|           innanzi s’era dimenticato di telefonare un suicidio, ebbe il più
3507   I|           soltanto, i fili della linea telefonica, avevano, ai buffi umidicci
3508   X|                e non osava più uscire, temendo che qualche aspetto della
3509  VI|           trovare in lei nulla di quel temperamento demoniaco di cui la leggenda
3510 XII|          alcuna sensazione interna. La tempesta di sentimenti inusitati
3511   X|                suo cuore, come un gelo tenace ed antico; una indulgenza
3512  IV|            moto: nella sua anima tutta tendini e nervi, come il suo corpo
3513 III|               in treno per la campagna tenebrosa e che ci fanno domandare:
3514 III|       illuminata.~ ~Passò il cav. Vei, tenendo per la vita una signorina
3515 VII|             rimpianto accorato e quasi tenero.~ ~L’idea che aveva accompagnato
3516  XI|             per l’uditorio. Mario, che teneva gli occhi fissi nel volto
3517  VI|         sognava. A dì  del limite di tensione che l’animo può tollerare,
3518  VI|              degno di noi, l’amore dai tentacoli flaccidi dell’abitudine,
3519 XII|                con l’essere per lui un tentacolo mostruoso uscito dall’ombra
3520  IV|        provocare un incontro, parlare, tentare qualche cosa, magari estremamente
3521   V|            cercare una vettura, perchè tentasse di giungere a loro attraverso
3522 III|               E tutti quelli che hanno tentato di dare la scalata a quel
3523   X|        innaturale, fuori della vita.~ ~Tentava innanzi a lui con una sorda
3524   X|        distanti, mettendo le loro voci tenui, in cui era il trillo argentino
3525  II|              fosse chiamato Ambrogio o Teofilo.~ ~Inoltre Monaldo era bello,
3526  XI|                riprendere nel suo seno tepido e profumato, l’uomo che
3527  IV|          piccolo giardino confinante a tergo con la casa. Una scaletta,
3528  IV|                Bernardo e Piazza delle Terme, poi Viviana volse verso
3529 III|      raggiungere Giorgio nella piccola terrazza, ma, appena entrato, fu
3530 III|             che dava sopra una piccola terrazzina coperta.~ ~Mario sorrise
3531   X|             uccisa!... E queste parole terribili le sembravano pronunziate
3532   V|               risonanza, soffocati dal terriccio molle del suolo, ed un alito
3533   V|             piccoli solchi, come rughe terrose, nella massa dura del tufo.
3534  IV|                stazione ferroviaria di terz’ordine, ed egli provava un
3535  IV|                 Ma non si seppe mai il terzo epiteto del brillante scrittore,
3536  XI|        tubolare, perchè quel beccuccio teso verso di lui nell’ombra,
3537 XII|             gelo e di tenebre, piccoli tesori ignorati scoperti ad ogni
3538 III|                morte ogni furto al suo tesoro di piacere.~ ~Mario, da
3539  VI|           linee di segni neri erano la testimonianza di un mondo spaventevole,
3540  II|                prima volta che egli fu testimonio in un duello, tutti pensarono
3541  VI|              potè mai più ricordare il testo completo di una di quelle
3542  IX|         condanna.~ ~Nessuno urlava sui tetti e nelle vie, la volontà
3543   I|         colorati, i ventilatori di una tettoia mettevano un brontolio lento
3544   I|              una riunione del Club del Tevere di cui Monaldo era vice–
3545 III|         accademico.~ ~– È il professor Thefner, illustre storico tedesco.
3546   I|             della lampada a gas, ed il tic tac dei sottili ferri da
3547  XI|             istante in cui si sentì il tic-tac rauco dell’orologio.~ ~Il
3548   V|      ritornando verso la vita, la vita tiepida e garbata della città dopo
3549   X|                piene di sole limpido e tiepido, le davano una sensazione
3550 VII|                piombò addosso come una tigre. Egli ebbe un sordo gemito,
3551 VII|      malinconia di forme immobili e di tinte sbiadite.~ ~Il contadino,
3552  XI|             cuore una torva volontà di tiranneggiare e di offendere quella folla
3553   I|              gesto istintivo, come per tirarsi su il bavero, ma certamente
3554  VI|             che tu hai vedute, che hai toccate, ad ognuna delle quali è
3555  IV|                che la sua manina aveva toccato la maniglia della porta.
3556  II|                fondo al suo cuore, per togliere dai suoi occhi quell’ombra
3557  II|            oculato e probo, il che non toglieva che, vedendolo entrare nel
3558  IV|              Umbria, via San Nicolò da Tolentino, piazza S. Bernardo e Piazza
3559  II|                Monaldo, lentamente gli tolse dalle mani il volume. Forse
3560  II|                Gli occhi di Monaldo si tolsero dalla pagina oscena, in
3561   V|     femminilità.~ ~Il terrore le aveva tolta la sua austerità, era così
3562 VII|                per sempre; come in una tomba, in quella capanna solitaria...
3563  IX|              cadavere, contro il volto tondo, ebete e sudicio che grugnisce
3564  VI|              cadevano ritmicamente con toni sordi come in uno specchio
3565  IV|              stupiva e si umiliava del tono quasi piangente, quasi implorante
3566  XI|               paura che ne nascano dei topi o delle locomotive o dei
3567  II|             voluttà, delle voluttà più torbide e bestiali, un salterio
3568 VII|               carni dell’omicida, e le torce sotto lo spasimo senza nome
3569  VI|           cresciuto fuori della legge, torcendo e ritorcendo i suoi rami
3570  VI|               offendeva, lo infangava, torceva fino al delirio la sua facoltà
3571 VII|          faceva a se stesso, ciò che i toreadores fanno alla vittima, pungendosi
3572  XI|             gesti violenti, quello che tormenta ed uccide, è a mille piedi
3573  IX|                suoi aspetti secondari, tormentandolo ora per ora come sotto una
3574  VI|              fredda e bagnata, che gli tormentasse le carni. Discese le scale
3575  VI|                meditazioni di un’anima tormentata, quel ripetersi di motivi
3576  IX|              ribrezzo e di affanno gli tormentavano il cuore.~ ~Il funzionario
3577  VI|        terribilmente ho veduto tutti i tormenti della disperazione negli
3578 VII|           carezze, accoppiò con questo tormentoso fantasma le persone più
3579  IX|          lettere. Come? Si saprà. Egli torna a casa, discute, strilla!...
3580 VII|                rigurgito di una fogna, tornano alla luce avanzi deformi
3581   I|               core una voglia acuta di tornar via, d’essere accarezzato
3582 VII|     insignificanti del suo passato gli tornavano alla mente, come nel rigurgito
3583  XI|           palmi di terra al mio paese, torno , sposo una contadina
3584 VII|              sua si addormentava in un torpore invincibile.~ ~Che cosa
3585   X|               innanzi ai suoi occhi le torri si levavano ingentilite
3586  VI|                    Egli aveva avuto il torto di prendere sul serio 
3587  VI|            saprei trovare molte parole tortuose per dirti la mia miseria
3588  XI|          veduto, in Cina, applicata la tortura: era una cosa meno oscena
3589  IV|              nel cuore, sentendo mille torture all’idea che essa potesse,
3590   X|                 i delitti, le passioni torve che avevano edificato e
3591  II|              vi avevano lasciato delle tracce innominabili.~ ~Gli occhi
3592   I|               azzurra, con l’indirizzo tracciato da una mano femminile, in
3593 III|            dove la cretineria vive per tradizione o la colpa per necessità.
3594 VII|                della città, con le sue tragedie dell’anima, con le sue battaglie,
3595 III|            dalle quali non si esce che tragicamente.~ ~I suoi occhi ebbero un
3596  II|             più nobili, più fieri, più tragici, discese dall’esterno all’
3597  IX|           della generazione passata vi traluceva nobilmente.~ ~– Mi raccomando –
3598  IV|                nascondendosi dietro un tram, mentre essa s’era fermata
3599    | tranne
3600  VI|               egli rivide il cantuccio tranquillo del club in cui imperava
3601  VI|               romanzieri per bene e le transazioni grassottelle dei salotti
3602  VI|                diceva ad una di queste transitorie compagne: «Mia piccola amica,
3603 VII|        leggermente socchiusa, lasciava trapelare una sottil riga di luce.~ ~
3604 VII|             questo fango sarebbe certo trapelata, e non poteva scoprirsi
3605  IX|            muro e spezzarsi il cranio, trascinando con  nell’abisso, come
3606  VI|               tutti gli affetti che si trascinano alla lunga, fuori della
3607   I|                 posata, s’era lasciata trascinare ad un duello?…~ ~E quello
3608   V|            gruppo di persone per bene, trascinato di corsa attraverso la città
3609  XI|              Mormorò mentre l’amico lo trascinava in uno dei cortiletti umidi
3610  IX|             sentimento corrispondente, trascorsero alcuni secondi, durante
3611  XI|               seguito, passo passo, la trasformazione del suo spirito.~ ~«Il primo
3612 VII|              la barbarie feudale aveva trasmesso, scintillante di gemme e
3613   X|            aveva una dolcezza fresca e trasparente, e nel mare di case che
3614  IX|             cameriera in cui l’avevano trasportata in fretta, nel primo momento,
3615  VI|           profondità della mia caduta, trattami come una meretrice, ma non
3616  IV|            stesso, gli venne voglia di trattar male quell’imbecille di
3617   V|                colluttarsi con lui per trattenerlo, emise tali urla che tutta
3618 XII|           giorni in cui avrebbe dovuto trattenersi a Roma per sistemare i suoi
3619 VII|               di superarlo d’un balzo, traversò la via ed entrò nel portone.~ ~
3620  IX|            innanzi alla balaustrata di travertino, innanzi alla cortina di
3621 III|                dice che si sia perfino travestito per seguirla. Fiasco completo.
3622 VII|        inseguimento di una freccia, lo travolse e l’imbestialì.~ ~Egli ebbe,
3623  VI|            luce selvaggia, le sue mani tremavano ad un anelito convulso ed
3624  XI|                erano scritti i quesiti tremolare nelle sue mani contro la
3625 III|               egli con voce lievemente tremula, – io sono sempre sfortunato
3626 III|             che si vedono, passando in treno per la campagna tenebrosa
3627  II|              grazia aristocratica.~ ~A trent’anni prese moglie, per un
3628 III|             soffrire portavano il loro tributo di fuoco e di lacrime.~ ~
3629  VI|         convulsamente il fazzoletto di trine che serravano.~ ~– Una colpa!...
3630  VI|             discendeva la gradinata di Trinità dei Monti, e malgrado la
3631  IV|              critica d'arte è la porta trionfale per cui gli idioti entrano
3632  VI|             cui ella lo aveva lasciato trionfare, malgrado la sua inesorabilità
3633  IV|              nella gioia fragorosa del trionfo la torva passione di quel
3634  VI|              sentimento.~ ~Anna scosse tristemente il capo.~ ~– Non mi intendi –
3635  IV|                era un cosa penosamente triviale, qualcosa come un salone
3636  IX|            feroce imperio il gesto che tronca la vita, che fa d’una creatura
3637  II|               a mormorare delle parole tronche, bizzarri appelli d’amore,
3638 III|       intermedio fra il bohémien ed il troupier, allegro e scettico, tormentato
3639 III|              di minorenni. Egli non si trova bene che in mezzo alle gonnelle
3640   I|          tavola, e gli otto signori si trovarono tutti riuniti nello stanzone
3641  II|             altri figliuoli che lui, e trovavano che nulla era troppo bello
3642 III|        contemplazione del mio ombelico troverò forse delle cose più interessanti
3643  XI|               una brocca dal beccuccio tubolare, perchè quel beccuccio teso
3644  XI|               permette loro di dare un tuffo nel chiaro di luna, o fra
3645   I|       arrossata di erbe appassite e di tufi vulcanici brulli e pelati,
3646   V|          terrose, nella massa dura del tufo. Nel mezzo era una fossa
3647  VI|              passione si raccoglievano tumultuosamente, e più la sua voce si accendeva
3648    | tuoi
3649  IV|                 non era mai entrato un turbamento profondo.~ ~Aveva avuto
3650   X|               estranea alla sua da non turbare il senso della sua solitudine.~ ~
3651   V|               nascosto sotto una folla turbolenta di piante selvagge. Un vecchio
3652  II|            vergogna, il baco segreto e turpe di quelle esistenza brillante.~ ~
3653  XI|          simpatia un po' attenuato, ma tuttora vivo, la campagna solitaria
3654  VI|                Poi come se la sua mano ubbidisse ad un’altra voce che non
3655  XI|            come dei vecchi viziosi, si ubriacano di romanticismo, e quando
3656  VI|               avrò dovessi ucciderti e uccidermi!...~ ~Monaldo la interruppe,
3657  VI|               voglio e ti avrò dovessi ucciderti e uccidermi!...~ ~Monaldo
3658 III|            bene delle persone, i figli uccidono le madri, eccetera.~ ~In
3659   I|              merenda, e dopo un po’ si udirono dal pollaio le strida disperate
3660   X|       battaglie, quelle che essa aveva udite talvolta rumoreggiare nell’
3661 III|              guardando in volto i suoi uditori, ed avendo sulle labbra
3662  IX|             Quando Mario rientrò negli uffici del suo giornale egli aveva
3663   I|               i padrini discutevano le ultime regole dello scontro, il
3664  IX|              oscura che regola le cose umane, era incerta, nebbiosa,
3665   V|              secolo vissuto da tutta l’umanità, egli vide la possibilità
3666   V|                        Capitolo V~ Sub umbras~ ~Viviana Gavarni, Monaldo,
3667  IV|               fosse mai rivoltata, via Umbria, via San Nicolò da Tolentino,
3668   I|          telefonica, avevano, ai buffi umidicci del vento, dei lunghi lamenti
3669  IX|         lampade elettriche il selciato umido e le statue gigantesche
3670  VI|              contagio. Ora io mi sento umile e vile come una schiava
3671  IV|             nel cuore, si stupiva e si umiliava del tono quasi piangente,
3672  VI|         furenti, lo perseguitava con l’umiltà affannosa delle sue preghiere.
3673  IV|                giornale era di pessimo umore.~ ~Un reporter che la sera
3674  II|           quando la pendola scoccava l’undicesimo tocco, i suoi amici dicessero: «
3675  IX|                lasciava vedere i denti uniti e perlacei, sotto il lividore
3676 VII|               sotto il cielo latteo ed unito in una malinconia di forme
3677  IV|               di buon gusto portare le uose, ma non le aveva mai amate:
3678 VII|              volo in un mare di fiamme urlanti, e si slanciò su di lei.~ ~
3679  IX|           segno di condanna.~ ~Nessuno urlava sui tetti e nelle vie, la
3680 III|             che suonava per lei, e gli urli di passione ed i gemiti
3681 XII|                 I fatti che lo avevano urtato e ferito gli sembravano
3682 VII|        schiaffeggiato dai rami, che lo urtavano, infangato, fradicio, poichè
3683  XI|                che li addolorava.~ ~Un usciere sospinse l’uscio di fondo
3684  IV|           rapporto alla direzione: gli uscieri, un poco lenti a consegnare
3685  XI|               nel suo spirito. Ed egli uscirà di qui applaudito.~ ~«Vi
3686 XII|           detto più volte: – Quando io uscirò in libertà, il cuore mi
3687  IV|           deserta…~ ~La casa aveva due uscite ed egli era stato giuocato
3688   I|             due gocce di sangue, erano usciti tutti i terrori e tutte
3689   X|        pericolo, la società angusta ed usurale in cui le convenzioni antiche
3690 III|              una cosa inverosimile, un’utopia, una crudeltà, un…~ ~– Bene,
3691  IV|          Indipendenza.~ ~– Che diamine va a fare?… – mormorò Mario,
3692  VI|             tavolo. Quindi lentamente, vacillando, come stupefatta dell’orribile
3693  IX|              ad un tratto s’arrestò, e vacillò come un ubriaco.~ ~Egli
3694  IV|              rispose quell’eco strana, vacua.~ ~Allora egli, lentamente,
3695   X|              una rovina il cui clamore vada alle stelle. Le piccole
3696   V|             visitatori udivano ancora, vagante nell’aria, un’eco sperduta
3697  VI|               mormoravano delle parole vaghe e brutali, come un rigurgitare
3698   X|               lassù come un sospiro.~ ~Vagò per piccole vie serpeggianti
3699   I|           trovato , sospinto come un vagone sulle rotaie, trattenuto
3700  IV|                 lassù, in mezzo al via vai mattutino delle serve, innanzi
3701 III|               fuori la felicità umana, vale a dire l’abolizione della
3702 VII|             terreno, appoggiato ad una vanga, cantava. Era una canzone
3703 XII|               dall’odore aromatico che vaporava dalla tazza di porcellana...~ ~
3704 III|             entrata fra di noi come il vapore maligno di un incensiere
3705 VII|             era caduta sull’orlo d’una vasca di marmo, ed una sottil
3706 III|                all’ombra di un immenso vaso di porcellana giapponese.~ ~
3707 III|               è il caso di passare per vecchie canzonettiste ritirate dagli
3708  VI|                vita, ogni tuo pensiero vede il domani, e misura le ore
3709  VI|              Non mi credi?... aggiunse vedendo l’infinito disgusto che
3710  II|               il che non toglieva che, vedendolo entrare nel salone del Club
3711 III|           esistevano, ed era possibile vederle e goderle, e che una mano
3712 VII|               vetrina, guardando senza vederli i gioielli lucidi, allineati
3713 III|                intendete bene?… Voglio vedervi mercoledì prossimo. Avete
3714 III|            occhi sereni sul giovane, – vedete, voi ci avete fatto dimenticare
3715 III|             quelle cose informi che si vedono, passando in treno per la
3716 III|                almeno dalla pronuncia, vedova di un signore, che non saprei
3717  VI|                verrei ogni giorno qui, vedrei tutte le cose che tu hai
3718  VI|          sgomento della carne. L’aveva veduta in altri come la traccia
3719  VI|               tutte le cose che tu hai vedute, che hai toccate, ad ognuna
3720 III|                bambini, e non si erano veduti più da qualche anno, separati
3721 VII|               riattivavano lentamente! Vegetare in quell’angolo ignoto,
3722  II|              col servo, lo coricò e lo vegliò.~ ~In quella notte piovosa,
3723  IX|       guanciale, alla luce calma della veilleuses avevano un cipiglio disgustato,
3724  IX|                di tenebre che sembrava velare la città. I suoi occhi fissi
3725 VII|             immensità uniforme di quel velario di nubi.~ ~L’uomo dei campi,
3726  II|             malinconico sorriso, senza velarsi, e che le sue labbra sottili
3727  VI|                 come un rigurgitare di veleni assorbiti da tempo. Aveva
3728  XI|              semplice, quando si ha la velleità di interrogarsi. D’ora innanzi,
3729  IX|            sera egli non si sentiva in vena di lavorare: non c’era alcun
3730  VI|            piccoli cristalli violacei, venati di strie azzurre, come attraverso
3731  IX|          scrisse il titolo:~ ~«Tragica vendetta di un marito oltraggiato...»~ ~
3732 III|          partita di ping-pong!…~ ~– Vi vendicherete battendomi, – rispose egli
3733  II|           della propria gioventù aveva venduto della cotonina al banco,
3734    | venga
3735    | vengo
3736   X|              nell’ombra di un silenzio veniente.~ ~Ed ora la grande legge
3737    | venir
3738    | venissi
3739  II|              qualcuno gli rammentava i vent’anni egli impallidiva davvero.~ ~
3740   I|           finestra a vetri colorati, i ventilatori di una tettoia mettevano
3741 VII|                aveva assorbito nel suo ventre immondo e fangoso e lo confondeva
3742   I|                casa sua, pel mercoledì venturo: «Un po’ di musica, un po’
3743    | venuta
3744    | venuti
3745   V|                un mare coperto d’alghe verdastre, fino ai colli lontani,
3746 III|              galleggiare nel cristallo verdastro come una spoglia di naufragio.~ ~
3747   X|           ruinose che la circondavano, verdeggiando sotto le edere e i muschi
3748  XI|               tribunale, in attesa del verdetto dei giurati, si sfollava
3749 VII|         uniforme, a larghe ondulazioni verdi, si stendeva fino ai colli
3750  IX|             ciò che c’era d’ottuso, di verecondamente corrotto, di ipocrita di
3751  IX|             sue superstizioni e le sue vergogne, non si conquistava d’assalto.
3752  IX|             asciugando le sue lacrime, vergognoso di essersi lasciato scorgere
3753 XII|               era nell’aria un odor di vernice e di abete, quell’odore
3754  VI|                 È possibile ciò?... Io verrei ogni giorno qui, vedrei
3755 VII|              la nuca, fra le prime due vertebre: il cuore non batteva più.~ ~
3756 VII|       inseguisse gridando, ebbe paura. Vertiginosamente, follemente, balzò fuori,
3757  IV|             arte di quell’imbecille di Verzani; la critica d'arte è la
3758  IX|                e freddolosa, una goffa vestale malata di vizi secreti e
3759  II|            costoso per Monaldo.~ ~Egli vestì sempre con maggior eleganza
3760  VI|            delle frasi inesplicabili: «Vestiremo da uomo Bibi». «Non siamo
3761 III|              di casa.~ ~Viviana Dorian vestiva un dècolletté color ametista
3762  II|        giovanotti.~ ~Era una specie di veterano del piacere, scettico e
3763  XI|             che cadeva dall’alto delle vetrate. La sua voce un po' agitata,
3764 III|          squisito, tutto chiuso da una vetriata opaca, dietro la quale s’
3765 VII|              lungamente davanti ad una vetrina, guardando senza vederli
3766   V|          campagna, facendo ondulare le vette alte dei finocchi selvatici.~ ~
3767   X|               in un mare grigio, in un viaggio eterno e senza meta.~ ~Mai,
3768  IV|            spirito, egli salì i larghi viali di Villa Ludovisi e ad un
3769  XI|            troppo forte, con le narici vibranti di voluttà.~ ~Ora egli sedeva,
3770  XI|              coperto da un «silenziovibrato dal presidente.~ ~Di fondo
3771 III|              sue nari diafane e mobili vibravano come se ella aspirasse la
3772 III|             Anna e Monaldo.~ ~L’ultima vibrazione delle corde armoniche si
3773  IX|                una campana, e sotto le vibrazioni lunghe di quel rintocco
3774   I|              Tevere di cui Monaldo era vicepresidente.~ ~Salì lentamente
3775  VI|            abitudine, c’inganneremmo a vicenda e non ci sapremmo staccare.
3776  IX|              arrestate, di notte e nei vicoli fuori di mano, di quelle
3777  XI|              un capitolo di Dumas o di Victor Hugo. La coscienza del pubblico
3778  II|           scapolo, suo amico: Gregorio Vidali.~ ~I vecchi rammentano ancora
3779 III|             che una favola maligna, mi vien voglia di mordere: t’immagini
3780  IX|              del Quirinale. La piazza, vigilata dai palazzi muti ed enormi,
3781  XI|               all’aula una voce gridò: Vigliacchi!...~ ~Non si potè sapere
3782   I|              taff».~ ~Il sor Domenico, vignaiuolo e fattore del luogo fu incaricato
3783   V|               a quelle di un nuotatore vigoroso, nel terrore di un naufragio.~ ~
3784    | VII
3785   X|              fosse stata contaminata e vilipesa.~ ~L’aria aveva una dolcezza
3786 III|                di un cinematografo del villaggio.~ ~E costrinse Mario a guardare
3787  VI|           sarebbe sembrato scorretto e villano come il bestemmiare in società.~ ~
3788  IX| insanguinandosi il petto e le mani, ma vincendo.~ ~Sedette innanzi al suo
3789   I|            Monaldo Savarni, l’avvocato Vincenti, con una lunga fodera verde
3790 VII|            indicibile dolcezza di luci violacee e stanche, sotto il languore
3791  VI|         attraverso i piccoli cristalli violacei, venati di strie azzurre,
3792  IX|            così vinto, così fieramente violato in tutte le sue facoltà
3793  IV|                gli veniva in cuore una violenta stizza contro se stesso,
3794 III|               baci ardenti le avessero violentate e tutta la sua fisionomia,
3795 VII|         disperatamente ad un ciuffo di virgulti.~ ~Sotto di lui, ad una
3796  II|             incarnano il tipo di forza virile: Monaldo aveva tutte le
3797   I|                       Capitolo I~ Arma virumque~ ~Monaldo Savarni sporse
3798  II|         Monaldo sentì un gelo freddo e viscido colargli nel cuore, gettò
3799  VI|             passione emanava una quasi visibile forza di fascino.~ ~– Vieni
3800   V|               Anna e Monaldo non erano visibili, la campagna era solitaria...
3801 III|              due occhi nerissimi in un visino da creola sotto un sapiente
3802 VII|             vedere. Come in certe case visitate dalla sventura, c’era nel
3803  II|               il suo , faceva le sue visite, fumava il suo sigaro ed
3804 VII|                palpebre, ma lo sguardo vitreo ed immobile che vi scorse
3805 VII|                 le sue lacrime, le sue vittorie luminose, era passata lontano
3806  IV|                era pura… un entusiasmo vivace gli scaldò il cuore, come
3807  IX|              piccoli occhi brillanti e vivaci.~ ~Era agitatissimo.~ ~–
3808  VI|              siete di un’altra stirpe, vivete sotto un’altra legge, o
3809  II|            figura geniale ed arguta di viveur, che era lo zio putativo
3810 VII|            uomini parlavano, ridevano, vivevano senza sentire il gelo orribile
3811  XI|              Nell’aula c’è un odore di viviz e di opoponax che leva il
3812 III|             cambio.~ ~– Perfettamente, vivono di cifre e di listini; si
3813  IX|                goffa vestale malata di vizi secreti e pronta a rovesciare
3814  XI|               segreto, come dei vecchi viziosi, si ubriacano di romanticismo,
3815  IX|       ramigante nel buio in cerca d’un vizioso da sfamare.~ ~Ed ecco, tutte
3816  VI|            saperlo? Io so che ciò si è vociferato. È vero, sì, io sono una
3817 III|               di baciarle la mano e di volerle bene come alla Venere Capitolina,
3818    | volesse
3819    | volete
3820    | volevano
3821    | volevi
3822    | volevo
3823  IV|        colleghi, tuttociò era stato un volgare pretesto per piantarsi 
3824  IV|              come un ragazzo da questo volgarissimo espediente, degno di un
3825  IV|          meravigliato.~ ~Mario mormorò volgendosi dall’altra parte per non
3826  XI|              mani strette alla sbarra, volgeva lentamente l’occhio in giro.
3827   V|           sgomento, ed i suoi occhi si volgevano ogni tanto all’oscurità,
3828 VII|              sensazione di spiccare il volo in un mare di fiamme urlanti,
3829 III|                    E lei?… si è dato a volontario esilio?~ ~– Proprio così?~ ~
3830  XI|             clamorosamente, e tutti si volsero a guardarla.~ ~– Vedi, riprese
3831  XI|               o delle locomotive o dei volumi in ottavo. Qui, invece,
3832   X|                se egli l’avesse ancora voluta, essa si sarebbe data a
3833 III|          scuotendo ogni tanto con aria volutamente selvaggia la capellatura
3834  IX|           contro quella carne bianca e voluttuosa; era un grido di bocche
3835    | vorrebbe
3836    | vostro
3837   I|               erbe appassite e di tufi vulcanici brulli e pelati, sotto il
3838    | vuole
3839 III|                Due ore dopo le sale si vuotavano lentamente, gli ultimi addii
3840  IV|          campanelli degli appartamenti vuoti. Chi avrebbe aperto?… Egli
3841 III|                rifiutato di ballare un walzer, ma non c’è stato caso di
3842 VII|               febbrile esaltazione del wisky, con una brutale volontà
3843    | X
3844    | XI
3845    | XII
3846 III|             corsetto candido, come una zampa d’orso sulla neve; passò
3847  IX|              corsa affannosa di grosse zampe ben calzate, dietro colei
3848 III|            aria queta, ed in mezzo uno zampillo d’acqua cantava sommessamente
3849   I|               mi diceva…» «Ho udito da Zanardelli…» ed accennava di sì, col
3850   V|             quasi il tonfo sordo delle zappe nella terra indurita, e
3851   X|                ricoprì il capo con uno zendado, in modo che i lembi del
3852 III|               Capitolina, se fosse mia zia! Ecco l’invasione dei Re
3853  VI|              legge, saremmo due poveri zingari del sentimento.~ ~Abbiamo
3854  II|           arguta di viveur, che era lo zio putativo di tutte le signorine,
3855 III|         scritto solo una memoria sulla zootecnica presso gli egiziani. Viene
3856   I|               c’erano due o tre panche zoppe, un chiosco sfondato, su
3857  XI|            corrotta consorte». Così la zuffa di due bruti ubriachi diviene «
3858   I|               levò il capo e si mise a zufolare un motivo qualunque, guardando


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