Maria Savi Lopez
Leggende delle Alpi
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LEGGENDE SUI CASTELLI

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LEGGENDE SUI CASTELLI

Non di rado nelle valli a piè delle Alpi o sui fianchi scoscesi delle montagne, vedonsi antichi castelli o rovine di mura o di torri. Nella nostra Italia, fra tutte le valli alpine, spetta il primato pel numero e per la bellezza dei suoi castelli alla Valle d'Aosta, e non saprò dimenticare mai in quale aspetto fantastico essi mi apparvero, nello splendore di una giornata di luglio, mentre le cime nevose, i ghiacciai immensi spiccavano sotto l'azzurro cupo del cielo; e sulle vette che sembravano inaccessibili, o nell'ombra della valle vedevansi alte torri, fortezze diroccate e mura stranamente merlate, dalle strette finestre ove si poggiarono in altri tempi paggi e castellane; ed io poteva obliare il moto febbrile della civiltà moderna per vivere col pensiero fra cavalieri e conti, fra nobili dame e trovatori dei tempi medioevali. Nella Savoia si trovano pure in gran numero altre preziose reliquie del passato, ed anche nella Svizzera come su tutta l'estesa catena, innumerevoli sono le leggende intorno alle dimore degli antichi signori feudali, che vengono ricordate ancora dagli alpigiani, mentre moltissime fra esse hanno origine storica o narrano casi pietosi d'amore.

La leggenda del castello di Viù, ricordata generalmente in quella valle, dice dei predatori che uscivano di a danno infinito dei valligiani, e forse realmente vi ebbero dimora verso la metà del secolo XVI, quando il Piemonte era oppresso dai Francesi. Dicesi ch'essi perirono tutti in un incendio che distrusse il castello, il quale apparteneva alla nobile famiglia Provana; ed è rimasto nella valle un ricordo così triste di quei predatori, che ora ancora non tutti avrebbero il coraggio di andare di notte fra le piante secolari, che si alzano vicino ad una graziosa cappella dedicata alla Vergine, e fabbricata nel sito ove sorgeva il castello297.

La torre di Bramafam in Valle d'Aosta, ricorda, secondo alcuni scrittori, una storia di gelosia e di dolore, che potrebbe fino ad un certo punto renderla celebre come quella del Conte Ugolino, se un poeta dalla mente sublime la narrasse colla potenza del proprio ingegno. La vecchia torre, costrutta sopra un bastione nel sito ove sorgeva parte delle mura romane che cingevano Aosta, si eleva ancora come a minaccia vicino alla città, e fece parte di un antichissimo castello dell'illustre casa di Challand. Diverse sono le tradizioni che spiegano la causa che valse a farle dare il nome di Bramafam; fra queste la più tragica dice che un signore dell'illustre famiglia, acceso di tremenda gelosia, rinchiuse la moglie in quella torre ove la lasciò morire di fame. Per un caso strano un torrente delle Alpi che gittasi sul versante francese nella Durance, chiamasi pure Bramafam.

In un vecchio manoscritto trovai una specie di leggenda scritta con ammirevole ingenuità, benchè in modo appena intelligibile, in cui narrasi di tutte le arti di un cacciatore, il quale non viene ricordato dalla storia, ma seppe, secondo quello strano racconto, che pur deve avere un'origine storica, aiutare i Biellesi ad entrare di notte nel loro castello a danno e spavento del vescovo Giovanni Fiesco.

Ippolito Berta, il leggendario principe che ha lasciato un ricordo così gentile e vivo in tutta la Valle Grande di Lanzo, visse realmente e di certo ebbe nelle vene illustre sangue, come raccontasi dagli alpigiani, specialmente in vicinanza del suo piccolo castello. A quanto dicesi egli non potè reggere al dolore del triste esilio fra le Alpi, e partì movendo incontro all'ignoto, mentre anelava senza posa alla libertà sconfinata, al pericolo delle battaglie ed agli onori dovuti al suo grado. La nerissima rupe che si eleva fra le verdi acque della Stura, e donde, secondo la leggenda, fu precipitato dopo un feroce combattimento con incogniti cavalieri, attrae lo sguardo di chi passa nella valle, e va immaginando l'orrore di quel dramma, che forse si svolse realmente lassù nella notte298, e può essere in certo modo uguagliato nella tristezza da quello che altra leggenda racconta nel Trentino, dove al Passo della Morte sul monte Casale, Graziadio signore di Castelcampo aspettava coll'ira e la gelosia nel cuore un cavaliere di Castel Toblino, amante di una bellissima castellana chiamata Ginevra; ed essendogli finalmente passato accanto lo minacciò di morte, dicendo che lo avrebbe ucciso, se per andare presso la donna amata ardisse passare di nuovo accanto ad un pugnale che vedevasi confitto in un faggio vicino. Il cavaliere innamorato non tenne conto della minaccia, e dopo breve tempo una croce fu vista a ricordo di un povero morto, nel sito ove prima trovavasi il pugnale299.

La credenza nell'apparizione di animali malefici, che furono sempre ritenuti, in tempi anche non lontani, quali creazioni diaboliche, o meglio erano le streghe e i diavoli stessi trasformati in quel modo, si unisce rispetto al castello di Zumaglia, alle oscure tradizioni storiche; e la capra fantastica, come pure le lavandaie sanguinose che la fantasia popolare vede ancora in quelle vicinanze, fanno pensare ai drammi avvenuti fra le mura, ove pur rimase per tanti anni l'infelice prigioniero, vittima del Masserano e che fu liberato dai Francesi, mentre era in tale condizione, dopo molti strazi, che la sua storia potrebbe essere creduta una delle più strane leggende inventate dalla possente fantasia popolare, se i documenti non provassero la realtà delle sue sventure.

Questi tipi strani di notturne lavandaie si ritrovano con frequenza nelle leggende alpine. Esse sono, secondo la credenza popolare, anime di donne che erano solite a lavorare di festa. Le leggende francesi dicono invece che sono donne le quali hanno uccisi bambini; esse lavano un drappo mortuario e battono continuamente sul cadavere di un ragazzo che manda sempre un suono lugubre. Anche sulle Alpi della Svizzera francese non manca questa bizzarra creazione della fantasia popolare e dicesi che le gollières a noz, o lavandaie di notte, sono bellissime fanciulle ma perfide ammaliatrici. Esse al chiaror della luna lavano vicino alle fontane isolate. Se chiedono aiuto ad una persona che passi, bisogna usare molta attenzione per contentarle ed evitare d'incorrere nel loro sdegno.

Le leggende non mancano neppure intorno ai castelli dei cavallereschi Conti di Gruyères, ed una di esse ci ricorda anche una giovane della casa illustre di Miolans, che pur ritrovasi nominata qualche volta fra le leggende delle Alpi savoiarde. Essa narra che alcuni cavalieri di Gruyères si lasciavano facilmente allettare da soavi volti femminei, e fra essi andava pure annoverato Michele, che fu il più bello, il più cavalleresco di quei nobili signori, in maniera che dicevasi di lui:

Véla Michiel, li preux, li biaux
Fleur de tous aultres damoiseaux.

Egli sposò Maddalena di Miolans bella e buona, ma per cagion sua infelicissima, e visse per qualche tempo con lei nel castello di Montsalvens, ove dice il poeta della casa di Gruyères, che:

Moult belle estoit ycelle en cestui haut Chastel
Bleus flammoyoient ses ieux comme estoilles du ciel.

Essa allietavasi assai quando vi erano forti temporali,

Ou quand brison de gresle ou d'ondée elle oyait,

perchè Michele era costretto a rimanere nel castello, ma

Quand derechief pratels s'envelotoient d'erbage,
Alors sur gris cheval au loing partoit Michiel,
Biau manteau de brocart, blanche plume au chapel,
Si brauement atourné vat doncques Gruyère
Par vals si vitement comme ce estoit guerre?
Pauvre comtesse, las! quel torment pour son cor,
Avecq larmes et plours, seule sur la grande tor
Devers la mouse au loing, dolente elle regarde.

E Michele va ove lo porta il volubile cuore od il capriccio del momento, mentre ancora

Et la haut sur la tor, plore touste acorée
La dame en cuysance et noire destinée
Et dempui cresve cuer tousjour elle nommoyt,
La cherriere Michiel en Charmey chevaulchoit.

Ora ancora il sentiero della Mouse sul quale passava Michele, quando la dolente Maddalena lo guardava dalla torre di Montsalvens, chiamasi dagli alpigiani «le sentier de crève-cœur»300.

In Carinzia ritrovasi una leggenda d'amore intorno all'antico castello di Söbriach, del quale più non vedesi che un muro mezzo rovinato, chiamato Thurm Mauer, ed ove dimoravano i cavalieri della possente famiglia di Söbriach, che ebbe fama nel Medioevo. Sul versante di prospetto, chiamato il Launsberg, vedevasi, secondo le tradizioni, un castello, che al pari di quello di Söbriach, usciva come un'isoletta da un lago, il quale copriva, a quanto dicesi, tutta la valle inferiore della Möll. Ogni sera un cavaliere di Launsberg attraversava il lago a nuoto per andare a vedere una donna amata nel castello di Söbriach; ma non altro mi è avvenuto di sapere intorno a questa credenza popolare.

Fra i castelli dalla fama leggendaria che trovansi a piè delle Alpi, sembrami che abbia grande importanza quello di Chillon, così imponente e che viene ammirato da tutti con entusiasmo. Già vedemmo, secondo la cronaca di Savoia, che un illustre conte di questa Casa mosse alla sua difesa, e fra quelle mura, dopo le sue vittorie, riceveva dai nuovi vassalli il giuramento di fedeltà.

Parecchi racconti leggendarii corrono pure rispetto ad illustri prigionieri che furono chiusi in quel castello, che dicevasi la Bastiglia della Savoia. Vuolsi che fra essi vi fosse un conte il quale avea comandato negli eserciti di Carlomagno; ma fu pensando ad altro prigioniero, al Bonnivard che nel 1530 avendo fatto causa comune coi cittadini riformati di Berna, venne legato con una catena ad una colonna nel sotterraneo di Chillon, ove rimase per alcuni anni, che Byron scrisse i versi immortali, i quali fecero noto al mondo il nome del solitario castello.

Un'altra leggenda ricorda che fra le sue mura si trovava un cavaliere della nobile casa di Blonay quando il castello fu assalito dai soldati di Berna. La fortezza era sul punto di cadere in mano dei nemici, e vedendo il signore di Blonay che non v'era più mezzo di resistere, pensò che gli conveniva meglio fuggire e tornare nel proprio castello. Egli montò a cavallo, balzò nel lago e finalmente giunse in vicinanza dell'avita dimora: sulla sponda ove insieme al fortissimo e fido cavallo potè trovarsi al sicuro, fece edificare una cappella dedicata a Sant'Andrea. La leggenda vuole che il cavallo perdette un ferro nel toccare la riva e che una sorgente d'acqua ferruginosa uscì dal suolo in quel sito. Vicino a questa leggenda savoiarda debbo citarne un'altra, che in qualche modo le rassomiglia, e che notai nell'epopea russa del ciclo di Vladimiro. Essa narra che il fortissimo guerriero Ilia di Mourom, non dimenticato mai dal popolo, benchè la sua leggendaria figura si possa annoverare fra i miti antichi della Russia, vide scaturire una sorgente sotto un ferro del suo cavallo, ed una cappella fu eretta a ricordo del caso meraviglioso.

In altri tempi vicino al lago Lemano elevavasi una altissima torre, che secondo le tradizioni era ritenuta più antica di quelle di Chillon e del Châtelard; ora non ne restano più che alcune rovine, ed una leggenda vuole che si veda apparire in quel sito, a mezzanotte, una donna velata che vien detta la Dama di Saleuscex. Essa geme e sospira ed è seguita da un uomo che manda all'aria un riso diabolico. Dicesi che la donna velata era figlia di un temuto signore di Aigremont, che viveva nel tempo della regina Berta, ed essa era stata sempre maltrattata dal padre crudele, finchè egli fu assediato e vinto nel suo castello degli Ormonts, ed ottenne di potersi ritirare colla figlia nella torre di Saleuscex, che apparteneva alla nobile signora Isabella di Blonay, parente del feroce signore.

Bertoldo di Blonay, cugino della giovane, andava con frequenza a vederla nel castello vicino al lago, ed essi amavansi fervidamente; ma il signore di Aigremont volle separarli e minacciò in tal maniera Bertoldo, che egli fu obbligato di fuggire per avere salva la vita. Dopo qualche tempo il signore di Aigremont si ammalò ed avendo indovinato che era vicino a morte, sentì rimorso violento di tutti i delitti che aveva commessi; ma disperando di ottenerne il perdono pel solo merito del dolore che provava, chiamò la figlia e la pregò con tutto il cuore di farsi monaca, e di chiedere a Dio colle preghiere la salvezza eterna del padre.

Una tremenda lotta avvenne nel cuore della povera fanciulla, che doveva lasciare morire il padre come un disperato o rinunziare per sempre all'amor suo; finalmente la vinse una compassione infinita per quel moribondo, che le ripeteva collo sguardo la sua preghiera, ed ella promise di farsi monaca. Dopo la morte del padre mantenne la parola data e respinse inesorabilmente Bertoldo; ma non pare che ella abbia potuto dimenticare il suo dolce amore, perchè si duole ancora dopo molti secoli, come pure non sembra che il suo sacrifizio abbia salvato suo padre dall'eterna dannazione, poichè secondo la leggenda, egli ha qualche cosa di diabolico nell'aspetto, mentre la segue fra le rovine della vecchia torre.

Altre leggende narrano che sotto i ruderi del castello di Aigremont, che appartenne al feroce conte, si trovino immense ricchezze in certi sotterranei, nei quali è assai pericoloso entrare. Anche di questo castello dicesi ancora che era divenuto proprietà dei signori di Pontverre, che pure ebbero fama leggendaria sulle Alpi di Savoia. Essendo stato assalito dai Vallesani fu incendiato, ed una delle figlie del feudatario chiamata Isabella, mise quanto essa possedeva di prezioso in una cassetta e corse a gittarla nel vicino lago di Chavonnes, ove già vedemmo il meraviglioso drago bianco, amico delle fanciulle. Essa avea forse la speranza di poterla ritirare in tempi migliori, ma pare che non le riuscì di riaverla, ed ora vestita di bianco passeggia di notte sulle sponde del lago, o geme fra le rupi vicine.

Da quanto ho potuto intendere le leggende intorno ai castelli delle Alpi, ricordano quasi sempre storie di dolore e d'amore; eppur fra quelle mura vi furono banchetti e feste, ed ore di trionfo nella vittoria, o vissero ambiziosi signori che anelavano solo a rendere più illustre e temuto il proprio nome; ma non sembra che di tutto questo la coscienza popolare siasi preoccupata in tal maniera, da conservarne unicamente la memoria da secolo a secolo; essa ricorda invece con singolare compiacenza coloro che soffrirono ed amarono, e nel ripetere i loro tristi casi, la leggenda detta fra le Alpi acquista un fascino potente, perchè fra la grandezza imponente delle montagne, parmi che l'anima possa intendere meglio l'intensità di tanti affetti e di tanti dolori.





297 Nel volume sulle Valli di Lanzo trovasi un capitolo intorno al castello di Viù.



298 Nel volume sulle Valli di Lanzo parlai a lungo degli avanzi del piccolo castello d'Ippolito Berta, e della sua pietosa leggenda.



299 Annuario degli alpinisti tridentini.



300 Perrier, La Gruyères.



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