Giovanni Battista Casti
Opere scelte di Giambattista Casti
Lettura del testo

LA GROTTA DI TROFONIO

ATTO PRIMO

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SCENA PRIMA (Camera con toelette, tavolino e libri).

SCENA II ARTEMIDORO, poi EUFELIA.

SCENA III DORI e DON GASPERONE, che vengono cantando, senza fare minima attenzione ad EUFELIA ed ARTEMIDORO, che stanno seduti alla parte apposta.

SCENA IV DON PIASTRONE e Detti.

SCENA V (Bosco; in fondo erta e sassosa rupe, a piè della quale selvaggia grotta con due ingressi.)

SCENA VI MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA ambe da viaggio; poi TROFONIO che ritorna.

SCENA VII DON GASPERONE fuggendo, poi ARTEMIDORO nella istessa maniera; indi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA.

SCENA VIII DORI, poi DON GASPERONE in abito da filosofo caricato ridicolosamente, con libro in mano.

SCENA IX ARTEMIDORO ballando dalla grotta, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA che ritornano, e DETTI.

SCENA X DORI, poi DON PIASTRONE ed EUFELIA.

SCENA XI

SCENA XII DON PIASTRONE, poi EUFELIA fuggendo indi ARTEMIDORO che cerca di Eufelia.

SCENA XIII DORI e DETTO, poi EUFELIA.

SCENA XIV DON GASPERONE ed ARTEMIDORO da diverse strade, e DETTI.

SCENA XV TROFONIO, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA indi DON GASPERONE ed ARTEMIDORO.

SCENA XVI EUFELIA e DORI in disparte, e Detti.

SCENA XVII DON PIASTRONE e DETTI; TROFONIO in disparte.

SCENA XVIII TROFONIO che si fa avanti inosservato, e Detti.

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ATTO PRIMO

 

 

<< <   > >>SCENA PRIMA

(Camera con toelette, tavolino e libri).

 

 

DON PIASTRONE in veste da camera studiando. DORI adornandosi avanti allo specchio; EUFELIA che domanda varii libri, anche servite dai loro Domestici.

 

DORI.

Melensi che siete,

Gran rabbia mi fate,

Quel nastro, il vedete!

Ben messo non sta.

 

EUFELIA.

Plutarco porgete,

Terenzio cercate

Dell'asino avete;

Servir non si sa.

 

DON PIASTRONE.

Silete vel zitto,

Chi strilla, fa chiasso,

Laerzio l'ha scritto,

Leggetelo qua.

 

DORI.

Sta male, vi ho detto,

Da me lo farò.

 

EUFELIA

Virgilio l'ho letto,

Plutarco qui vo'.

 

DON PIASTRONE.

Ma zitto un pochetto,

Si termina, o no?

 

EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.

Tal asino, al certo,

Mai visto non ho.

Che chiasso! che ghetto

Più capo non ho.

 

DON PIASTRONE.

Figlie, di voi sapete

Che il più probabil genitor son io

Siate dunque ubbidienti al cenno mio.

 

DORI.

Figlia non fu di me più ubbidiente;

Ma oggi, che si tratta

Di marito pigliar, divengo matta.

 

EUFELIA.

Io poi solo desio

Un marito conforme al genio mio.

Amo, come sapete,

La lettura, il ritiro e la quiete.

Se alcun su questo far mi si presenta,

Io non cerco di più, vivrò contenta.

 

DON PIASTRONE.

Figlie, dolce pupazze

Delle viscere mie, vi stringo al petto,

E specialmente te, che generata

Par che t'abbi Aristotele. I mariti

Gli avrete, sì gli avrete. I tuoi sponsali

Son già conclusi, e tu nol sai.

 

DORI.

Oh bella!

Ma con chi? Già sapete,

Che son di genio allegro, ed uno sposo

Vorrei dell'umor mio.

 

DON PIASTRONE.

Così l'avrai.

Egli è un Italian come siam noi,

Che ha tante e tante volte

Fatto con me negozi; è un mercadante

Di cuoio, grasso, allegro.

 

DORI.

Sarà quello

Che spesso a trafficar venne in Levante?

 

DON PIASTRONE.

Certo: don Gasperone.

 

DORI.

E verrà?

 

DON PIASTRONE.

Ieri sera

Giunse in Libadia, e adesso qui s'aspetta,

Giovinetto il conobbi, e siamo amici

A segno tal che sostener potrei,

Che tutti i padri suoi son padri miei.

 

DORI.

Oh me felice! Or sì ne son contenta,

Sempre inclinata fui per tal nazione,

Con cui per il vestir ancor mi adatto.

 

EUFELIA.

Ed io?

 

DON PIASTRONE.

E tu non hai

In vista alcun?

 

EUFELIA.

No, veramente... solo...

Non saprei dir; ma forse...

 

DORI.

Dillo via.

 

DON PIASTRONE.

Non fare la smorfiosa.

 

EUFELIA.

Quel giovane che viene in questa casa

A conversar con noi.

 

DON PIASTRONE.

Capisco, figlia,

Parli di Artemidoro?

Me l'era quasi quasi immaginato;

Non mi dispiace, è un giovine posato;

Però, però Piastrone

Non farà passo affatto

Se non va a consigliarsi con chi sa.

Siam nella Grecia, dove

La terra, in vece di cocuzze e cavoli,

Sguiglia scienze e filosofi. Tagliare

Mai tavola si deve

Senza pria misurarla: scrisse Tale

Gran filosofo greco,

Colui che inventò la serra e il sesto,

Alla pagina trenta, capo sesto.

Or su già compresi

Il vostro desio,

E quel che poss'io,

Per voi lo farò.

Tu serio lo brami?

Allegro tu l'ami?

Sia allegro, sia serio,

Pur ch'abbia criterio,

Che opporre non so.

Son facil, son buono

In quel che si può.

(Parte.)

 

EUFELIA, DORI, a due.

Un padrebuono

Trovar non si può.

 

<< <   > >>SCENA II

 

ARTEMIDORO, poi EUFELIA.

 

ARTEMIDORO.

Barbaro amor, per tanti miei raggiri

Perchè non mi fai giungere alla meta

De' miei disegni? Adoro

Doride bella, e fingo

Di amare Eufelia. Affetto

Caratter di filosofo, e nol sono,

E pur non spera il core

Rimedio al suo languir. Barbaro amore!

 

EUFELIA.

Artemidoro?

 

ARTEMIDORO.

Eufelia?

 

EUFELIA.

Adesso è giunto

Della germana mia lo sposo, ed ella

L'è andata ad incontrar.

 

ARTEMIDORO.

(Oimè! che sento!).

 

EUFELIA.

Tu filosofo sei,

Filosofa son io,

Si potrebbe fra noi far un bel paio

Di sposi filosofici.

 

ARTEMIDORO.

(Si cambi

discorso.) Cosa leggi?

 

EUFELIA.

I caratteri leggo di Teofrasto.

 

ARTEMIDORO.

Io del divin Platone

Sto i dialoghi leggendo.

 

EUFELIA.

Ecco allegri di qua vengon gli sposi

Sediam noi da filosofi a studiare.

 

ARTEMIDORO.

(Oh affanno! o gelosia! e pur conviene

Fra tante pene e tante

Ch'io tolleri di più questa seccante!)

(Siedono a studiare.)

 

<< <   > >>SCENA III

 

DORI e DON GASPERONE, che vengono cantando, senza fare minima attenzione ad EUFELIA ed ARTEMIDORO, che stanno seduti alla parte apposta.

 

DON GASPERONE.

Largo, largo al matrimonio,

Oh che coppia bella e gaia!

Mascolini a paia a paia

Noi vogliamo germogliar.

 

DORI.

Passeggiando m'innamori,

Col parlar quest'alma incanti.

Ambi siam di uguali umori,

Belli amanti in verità.

 

ARTEMIDORO, EUFELIA, a due.

Ah! silenzio, dove sei?

Dove sei, tranquillità?

 

DORI.

Qualche cosa del viaggio

Avrei genio d'ascoltar.

 

DON GASPERONE.

In un pelago selvaggio

Passai venti, scogli e mar.

 

ARTEMIDORO, EUFELIA, a due.

Il più incomodo del saggio

È il soffrir l'asinità.

 

DON GASPERONE.

In Livorno m'imbarcai,

Tra fanciulli e ragazzelle;

Bella musica ascoltai

Di tamburi e cetre belle

Passai Corsica e Morea,

Mare vivo e mare Morto,

Ed or vengo a pigliar Porto,

Mia bellina, accanto a te.

 

DORI.

Quanto è gaio! quanto è caro!

Il più amabile non v'è.

 

ARTEMIDORO.

Ma, signori, è un'insolenza

Quel continuo cicalar.

 

EUFELIA.

Ma un tantin di convenienza

Con chi studia s'ha da usar.

 

DORI, DON GASPERONE, a due.

A seccaggine non pensa,

Chi ha piacer d'amoreggiar.

 

DORI.

Acciò non tralasciamo

L'intrapresa allegria, lieti sediamo.

 

DON GASPERONE.

Fo ciò che vuoi, mia bella. Sto scaldato

Posso, dico, levarmi la parrucca?

 

DORI.

Fate ciò che volete.

 

DON GASPERONE.

Franceschino,

Cavami dal bagaglio un berrettino.

( la parrucca al servitore, dal quale riceve una berretta.)

Perdoni; chè noi altri

Italiani, subito

Arrivati alla casa, ci spogliamo.

 

ARTEMIDORO.

(Che matto maledetto!)

 

EUFELIA.

Leggi il divin filosofo.

 

ARTEMIDORO alzandosi.

L'ho letto.

 

DORI.

Dunque diceste il mio visin v'aggrada?

 

DON GASPERONE.

Cattera! E che per questo A matrimoniarla son venuto

Infin nell'Arcipelo.

 

DORI.

Dir vorrete Arcipelago.

 

ARTEMIDORO battendo con flemma sulla spalla a don Gasperone.

Di grazia.

 

DON GASPERONE volgendosi con sorpresa.

Che comanda?

 

ARTEMIDORO.

Si alzi.

 

DON GASPERONE.

Mi devo alzar?

 

ARTEMIDORO.

La sedia è mia.

 

DON GASPERONE.

È vostra? compatisca;

Or me ne prendo un'altra.

(Don Gasperone s'alza, ed Artemidoro siede accanto a Dori.)

 

ARTEMIDORO.

(Non credo che quell'uomscimunito

Doride voglia prendersi in marito.)

 

DON GASPERONE accennando a Dori che vada da lui.

Ehi, ehi, qua, qua ti voglio.

 

DORI s'accostando a don Gasperone.

Son qua, caro sposino.

 

EUFELIA.

Senti un po', Artemidor, senti il divino.

 

ARTEMIDORO.

Non ho piacer di più studiare affatto.

 

EUFELIA.

(Costui ha del filosofo e del matto.)

 

DON GASPERONE.

E così sappia ella...

(Appena seduto dall'altra parte don Gasperone accanto a Dori, Artemidoro gli fa l'istessa azione di sopra in sulla spalla.)

 

ARTEMIDORO.

Di grazia.

 

DON GASPERONE.

(Un'altra volta!) Che le manca?

 

ARTEMIDORO.

S'alzi.

 

DON GASPERONE.

Anche di qua?

 

ARTEMIDORO.

La sedia è mia.

 

DON GASPERONE a Dori.

Come! tutte le sedie son le sue?

Or me ne prendo un'altra.

(S'alza, e va a sedere in un'altra.)

ARTEMIDORO.

Dori, pensa che fai...

(Dori, ai cenni di don Gasperone, s'alza e va da lui.)

 

DORI.

Eccomi a' cenni tuoi.

 

DON GASPERONE.

Quel merlotto

Spirante che ne vuol da' fatti miei?

 

ARTEMIDORO.

(Fremo di gelosia!)

 

EUFELIA.

Artemidoro,

Teofrasto e Platone...

Perchè tu non sei qui... fanno un contrasto

 

ARTEMIDORO.

(Maledirei Platone e Teofrasto.)

 

DORI.

Ripigliamo il discorso.

 

DON GASPERONE.

Sappia ella...

 

ARTEMIDORO.

Doride?

Dori s'alza per parlargli in segreto.

Che comanda.

 

ARTEMIDORO.

Una parola.

 

DORI.

Eccomi.

 

DON GASPERONE ad Eufelia.

Dica un po'? chi è quel signore

Che va cercando a forza

Pugni negli occhi e sganasson su i denti?

 

EUFELIA.

Un dei greci filosofi eccellenti.

 

ARTEMIDORO piano a Dori.

Dunque vi piace?

 

DORI.

Assai.

 

DON GASPERONE ad Artemidoro.

Ehi! quel signore,

Gli serve più quel mobile?

 

ARTEMIDORO.

Quel mobile

Sta bene dove sta.

 

DON GASPERONE.

Oibò, sta male.

Due femmine e due uomini

È error d'ortografia; ma quando uniamo

Così un uomo e una femmina, il prospetto

Comparisce più dotto:

(Tirandosi a Dori.)

Un boccon di pollanca, un bicchierotto.

 

ARTEMIDORO.

Tu m'hai seccato, e credi darmi spasso.

DON GASPERONE minacciando.E se vuoi che t'ingrassi, ora t'ingrasso.

 

EUFELIA.

Ma Artemidor!

 

ARTEMIDORO.

Ma Eufelia!

Io non voglio studiar, ho altro in testa.

 

EUFELIA.

Numi di Grecia, e qual bestemmia è questa?

O alme illuminate

Degli antichi filosofi d'Atene,

Che concetto farete di costui!

 

ARTEMIDORO.

Non sdegnarti, mio bene,

Parlò il labbro: ma il core

No, che non consentì: studiar vogl'io,

Filosofo esser voglio, e voglio amarti

Finchè avrò giorni, con sinceri ardori.

 

EUFELIA.

Or con quel bel parlar più m'innamori.

In udir quei cari accenti

Flebil voce io sento al core,

Che ravviva i miei contenti,

E la calma in sen mi .

Se sei savio ti prometto

Sempre amore e fedeltà.

Ma se ardisce un vil concetto

Proferir quel labbro audace,

Non sperar da me più pace,

Tutto sdegno il cor sarà.

(Parte.)

 

ARTEMIDORO.

E quei fanno all'amor! Ve' che bestiaccia!

Vuol proprio che lo prenda a pugni in faccia.

 

<< <   > >>SCENA IV

 

DON PIASTRONE e Detti.

DON GASPERONE.

Oh sior Piastrone amato.

 

DON PIASTRONE.

Genero mio garbato, non credeva Mai d'abbracciarti vivo.

(S'abbracciano.)

 

DON GASPERONE.

Ed io vorrei

Che non vedessi notte.

 

DON PIASTRONE.

Figlia, sloggia

Di qua, solo restare

Con questi galantuomini degg'io.

 

DORI.

Ubbidisco.

 

DOS GASPERONE.

Buon giorno,

Cara Dea.

 

DORI.Da qui a poco a te ritorno.

 

DON PIASTRONE.

Sedie, pippe e caffè per tutti e tre.

Già per due galantuomini vi stimo;

Ma il comodo talora, l'occasione,

La frequenza, l'amor, la gioventù...

Malgrado la virtù,

Potrebbe... che so io... per distrazione...

 

ARTEMIDORO.

Qual dubbio? mi offendete!

 

DON GASPERONE.

Sior Piastron? questo l'è un scappellotto

Per la testa di morte

Del fu mio genitor. Sai come nacque?

 

DON PIASTRONE.

Non vi offendete, no,

So la vostra onestà;

Ma voi dovete ancora

Assicurar la mia tranquillità.

 

ARTEMIDORO.

Ma in che maniera?

 

DON PIASTRONE.

Il sior don Gasperone

Oggi sposerà Doride, e dovete

Voi nel comun sollazzo

Dar la destra ad Eufelia.

 

ARTEMIDORO.

(O che imbarazzo!)

 

DON PIASTRONE.

Che dice lei?

 

ARTEMIDORO.

Io penserei, pregandovi

Di variar, con dare

Eufelia a quel signore, e Dori a me.

 

DON GASPERONE.

Oibò, Dori si deve

Indorare con me.

 

ARTEMIDORO alzandosi.

Ma rifiutare

Eufelia è una baldanza. Io sono amico

Di casa, e assai mi cuoce...

 

DON GASPERONE.

Se ti cuoce,

E tu soffiaci, ch'io

Che ci sono venuto a patto fatto.

 

ARTEMIDORO.

Da galantuom, che ucciderò quel matto,

Lasciami, sior Piastron.

(In atto di azzuffarsi.)

 

DON PIASTRONE frapponendosi.

Via, non è nulla.

 

ARTEMIDORO.

L'uccido.

 

DON GASPERONE.

Uccidi e chi? lascialo diavolo!

Alla fame che ho io,

Tu mi sembri un piattin di fagioletti.

 

DON PIASTRONE.

Ma non più strilli, siate benedetti!

 

ARTEMIDORO.

Vigliaccon, balordo, indegno,

Asinon, villan plebeo...

Se mi metti nell'impegno

Fo pentirti dell'orgoglio...

Ma lasciatemi, gli voglio

Insegnar la civiltà.

Di filosofi al contegno

Più non bado, e non do retta,

Se trofeo di mia vendetta,

Quell'ardito non cadrà.

(Parte. )

 

DON GASPERONE.

Signor Piastron, si è mai veduto in Grecia

Un filosofo ancora

Camminare ad un occhio?

 

DON PIASTRONE.

No, mai fin or.

 

DON GASPERONE.

Ed or ci vedi questo.

 

DON PIASTRONE.

Andiam: farò abbracciarvi, ed in campagna

Ci porteremo a far i matrimonii.

 

DON GASPERONE.

In altro caso io già mi son fissato,

Che in cambio di sposar, sarò impiccato.

 

<< <   > >>SCENA V

 

(Bosco; in fondo erta e sassosa rupe, a piè della quale selvaggia grotta con due ingressi.)

 

TROFONIO ch'esce dalla grotta.

Spirti invisibili

Ch'ite per l'aere,

Di tuoni e folgori

Eccitator;

E voi di rupi

E d'antri cupi,

Voi del profondo

Centro del mondo

Al volgo incogniti

Abitator:

Restate meco

In questo speco,

D'eletti magici

Operator.

 

CORO DI SPIRITI dentro la grotta.

Perché t'infochi,

Con gridi rochi?

Perché ci evochi

Dai stigi lochi,

Gran ciurmator?

 

TROFONIO.

Se in quest'antro talun per una porta

Entri, e per l'altra sorta;

Il tristo in gaio, e il gaio

In tristo umor converta; altri che parli

In diverse favelle, altri ammattisca.

E se nell'antro torni, v'entri, e n'esca

Per l'opposto sentiero,

Che riprenda ciascun l'esser primiero,

Così prescrive e vuole

Il poter di mie magiche parole.

 

CORO.

Qui stiam con irti

Orecchi a udirti,

Lemuri e spirti,

Ad ubbidirti.

Attenti ognor.

 

TROFONIO.

Ma vi è chi qua s'avanza!

Fra quelle piante io mi ritiro intanto,

Gli effetti a rinforzar del grande incanto.

 

<< <   > >>SCENA VI

 

MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA ambe da viaggio; poi TROFONIO che ritorna.

 

RUBINETTA.

Aure dolci, che spirate

Al fuggir dell'idol mio,

Voi gli dite, gli spiegate

Del suo cor, l'infedeltà.

 

MAD. BARTOLINA.

Viaggiando, e senza un soldo,

Che cosa si farà?

 

RUBINETTA.

Non mi dicesti

Che trovando in Libadia

Don Gasperon tuo cicisbeo scappato,

Noi eravam signore?

 

MAD. BARTOLINA.

Certamente,

Perchè quell'insolente

Fede di matrimonio mi giurò,

E poi m'abbandonò, per qui venire

La figliuola a sposar di un tal Piastrone,

Come detto mi fu da un servitore

Che in Livorno ci lasciò.

 

RUBINETTA.

Male comune

Solito ad accadere a quelle donne

Che agli uomini si fidano: son quasi

Sett'anni ch'io qui fo la locandiera,

E per esser pietosa

Coi nostr'Italiani un ne alloggiai,

Che fede mi giurò di matrimonio;

Ma un giorno che dovea darmi la mano

Sen fuggì il traditor, e aggiunse a questo,

Per cui più mal l'intesi,

La truffa dell'alloggio di tre mesi.

Ma sebben mi ha piantata, ancor l'adoro.

 

TROFONIO.

Chi susurra qua fuora?

 

RUBINETTA, MAD. BARTOLINA a due, spaventate.

Ah!

 

TROFONIO.

O bella da veder! fuggon le Frine

Da i Senocrati! fuggono le Lesbie

Da i Diogeni! e fuggon le Xantippe

Da i Socrati così! via non temete,

Venite a me.

 

MAD. BARTOLINA.

No, no, ci vuoi mangiare?

 

TROFONIO.

Mangiarvi? oibò. In voi mi mangerei

Il peggiore boccon che sia nel mondo.

 

RUBINETTA.

Ma di grazia, che bestia siete voi?

 

TROFONIO.

Bestia io?

 

MAD. BARTOLINA.

Siete orso,

Che discorre all'impiedi?

O siete uomo selvaggio!

 

TROFONIO.

Oh innocentina

Mordi un po' questo dito.

 

RUBINETTA.

Ma chi sei?

 

TROFONIO.

Trofonio è il nome mio.

 

MAD. BARTOLINA.

Trofonio? brutto nome!

 

TROFONIO.

Abito in questa grotta, ove per sempre.

Fra studii ignoti, arcani,

Lungi dal folle mondo

Solitario m'ascondo.

 

RUBINETTA.

Ti ho capito

Tu sei un di quei pazzi

Che si appellan filosofi.

 

TROFONIO.

Io pazzo?

E voi chi siete?

 

MAD. BARTOLINA.

Donne;

Che, non ci vedi?

 

RUBINETTA.

Il titolo di donna

Merita ogni rispetto.

 

MAD. BARTOLINA.

E specialmente

Io che son ballerina. Ballerina

Sai che cosa vuol dir? vuol dir virtuosa.

 

TROFONIO.

Ballerina vuol dire perniciosa,

Distruttrice e flagello

Delli cervelli e delle borse altrui.

 

MAD. BARTOLINA.

(Sgraffignerei costui!)

 

RUBINETTA.

E locandiera

Che dir vuol?

 

TROFONIO.

Vuol dir ladra

Domestica e civil.

 

RUBINETTA.

Ti compatisco,

Perché di pazzo hai la fisonomia.

 

MAD. BARTOLINA.

Povera e nuda vai, Filosofia!

 

RUBINETTA.

Se un po' mi venissi

La porta a bussar,

Se alloggio sentissi

Da te domandar,

Sai cosa direi?

Va, fatti impiccar.

 

TROFONIO.

Gran matta che sei,

L’albergo l'ho qua.

(Accenna alla grotta.)

 

MAD. BARTOLINA.

Se un poco mi vedi

Far passi e sciassè,

Se in punta de' piedi

Ti fo un pirolè,

Per certo di stucco

Ti fo diventar.

 

TROFONIO.

Non son mammalucco,

Mi so regolar.

 

RUBINETTA, MAD. BARTOLINA, a due.

Filosofo brutto,

Selvaggio, caprone,

Stregaccio, barbone,

Mi stomachi affè.

 

TROFONIO.

Di te son più bello,

Son meglio di te.

(Le donne partono.)

Molti vidi dall'antro

Passar per la campagna: ma nessuno

Mai nella grotta entrò. Vorrei vederne

Gli effetti portentosi

Degli alterati sensi e degli umori:

Ma un uom correre veggo a questa volta,

in osservanza fermerommi intanto

Per vedere il prodigio dell'incanto.

 

<< <   > >>SCENA VII

 

DON GASPERONE fuggendo, poi ARTEMIDORO nella istessa maniera; indi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA.

 

DON GASPERONE.

Oh sconquassato me! Dove mi salvo?

Veniva con mia moglie a braccio a braccio,

Per andare in campagna a far le nozze,

E mi sembrò così tra lume e lustro

Di lontano veder la ballerina

Che in Livorno lasciai, mi son staccato

Dalla moglie, e fuggito son di pressa...

Eccola, ella è dessa.

L'affare in ver mi scotta,

Entro presto a celarmi nella grotta.

(Entra nella grotta.)

 

ARTEMIDORO.

Oime son rovinato!

La locandiera a cui mi giurai sposo

È qui, e di lontano mi ha veduto

A braccio con Eufelia. Son perduto

Se quella ardita mi raggiunge. Oh Cielo!

In quell'antro oscurissimo mi celo.

(Entra nella grotta.)

 

MAD. BARTOLINA.

Dove son?

 

RUBINETTA.

Stasser ?

 

MAD. BARTOLINA.

Saran ?

 

RUBINETTA.

Stanno qui?

 

MAD. BARTOLINA.

Non vi son?

 

RUBINETTA.

Se l'han fatta

I biricchin! saran passati avanti.

Diamoli caccia...

 

MAD. BARTOLINA.

Ma per quale strada?

 

RUBINETTA.

Li troverò.

 

MAD. BARTOLINA.

Ma dove?

 

RUBINETTA.

Sebben stassero assisi in grembo a Giove.

(Entra nella grotta.)

 

<< <   > >>SCENA VIII

 

DORI, poi DON GASPERONE in abito da filosofo caricato ridicolosamente, con libro in mano.

 

DORI.

Io per me non capisco!

Lo sposo mi ha lasciata,

E s'è messo a fuggir come un ossesso

Io dubito gran cose.

Non so se questo avviene all'altre spose.

Che vedo! Egli sen viene

Dal sen dell'antro oscuro!

Ma che abito è quel! che portamento!

Che serietà! lo riconosco a stento!

 

DON GASPERONE.

Il mondo? il mondo è un pazzo:

Meriterebbe andar coi matti a paro,

E chi crede alle femmine è un somaro.

 

DORI.

Che cangiamento è quello!

Sposo? don Gasperon?

 

DON GASPERONE.

Cambia il cervello

A sapone. Tu il mondo cosa credi

Che sia? altro non è che una ricotta;

Sembra mellone, è vero,

Ma è una cosa bislunga, molle e cotta.

 

DORI.

Ma tu da quando in qua sei divenuto

Fanatico così per la morale?

 

DON GASPERONE, le un libro.

Leggi questo filosofo immortale.

 

DORI.

Qual filosofo è questo?

Plato? Alcibiade? Demostene?

 

DON GASPERONE.

E quello

Che ha trentamila scienze nella pancia.

 

DORI.

Ma chi è?

 

DON GASPERONE.

Don Chisciotte della Mancia.

 

DORI.

Tu fai stupirmi!

 

DON GASPERONE.

Leggi.

 

DORI.

Io leggere non voglio altro che il libro

Dell'allegria, e voglio far l'amore.

 

<< <   > >>SCENA IX

 

ARTEMIDORO ballando dalla grotta, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA che ritornano, e DETTI.

 

ARTEMIDORO esce ballando.

Llarà, Ilarà, llarà...

 

DORI.

Artemidoro

Balli! qual novità!

 

ARTEMIDORO.

Viva la birba,

E viva l'allegria! viva la vita

Disinvolta e bagiana! il mondo è fatto

Per chi brilla, chi salta, e chi fa il matto.

 

DORI.

Oh questa meraviglia, anche cangiato

Ti veggo in questo giorno ?

Filosofo non sei?

 

ARTEMIDORO.

Io sono un corno.

 

DON GASPERONE.

Siedi, siedi ragazzo,

E studia ch'ora è tempo. Il mondo è corto,

E chi visse dottor asino è morto.

 

ARTEMIDORO.

Eh! ch'io prendo a sassate

Chi più mi parla di filosofia;

L'anima del gran mondo è l'allegria.

 

MAD. BARTOLINA.

Eccolo, ah traditor! t'ho alfin raggiunto.

 

RUBINETTA.

Or non mi scapperai più, Artemidoro.

 

DORI.

(Che veggo! fosser pazze anche costoro!)

 

MAD. BARTOLINA a don Gasperone.

Mi ravvisi birbon? guardami bene:

Quella son io che con le danze un giorno

T'incappai, e che amor tu mi giurasti,

E che senza cagion m'abbandonasti.

 

DORI.

Come? e con questa pilloletta indosso

Venisti qui a sposarmi?

 

MAD. BARTOLINA.

Scusi lei,

Deve, sposarsi a me.

 

DORI.

Lo sposo è mio,

E non cedo a nessun.

 

MAD. BARTOLINA.

Chi ha più capelli

Or di noi si vedrà.

 

DON GASPERONE.

Eh! sesso imbelle.

Andate; a prender moglie

La sorte ancora non mi ci ha chiamato.

 

RUBINETTA.

Io ti sgraffignerò.

 

ARTEMIDORO.

Sgraffigna, o cara.

 

MAD. BARTOLINA.

Ti darò al muso.

 

DORI.

Strapperotti il naso.

 

DON GASPERONE.

Eilà sto poco, e dico, o gente cieca,

M'avete rotta la mia biblioteca.

 

ARTEMIDORO.

Llarà, Ilarà, parà...

Ballando Artemidor se n'anderà.

(Fugge.)

 

RUBINETTA.

Tu l'hai fatto scappar, conto ne bramo.

 

DORI.

Sei un ingannator.

 

MAD. BARTOLINA.

Sei un malnato.

 

DON GASPERONE.

Oh cospetto di Seneca svenato!

Come? avanti a un filosofo

Si fanno gherminelle. Andate via

O farò se mi sdegno

Mazzas coronat opus. Questo è il segno

Che vi manca Mercurio, id est dottrina,

Ed io parlar non posso

Con chi non ha quel galantuomo addosso.

 

MAD. BARTOLINA.

Déi ragionar con me.

 

DON GASPERONE.

Con te ragiono.

 

DORI.

Con me prima dell'altre.

 

DON GASPERONE.

Con te prima...

 

RUBINETTA.

Di me cosa vuoi dir?

 

DON GASPERONE.

Più d'una cosa

 

MAD. BARTOLINA.

parla.

 

DON GASPERONE.

Parlerò dall'aglio al rapo.

 

DORI.

Ma quando?

 

RUBINETTA.

Non ho flemma.

 

DON GASPERONE a Mad. Bartolina,

Io non ho capo:

Basta qui, ragazza astuta,

Il tuo genio so qual’è

(A Dori.)

La tua idea già l'ho veduta,

Vuoi tu dirmi un non so che.

(A Rubinetta.)

Non temer, mio bel visino,

So che brami, e son con te

Voi vorreste un maritino,

Questo è quello che non c'è.

Ora i tempi sono scarsi,

Ci è penuria di quattrini,

Troverete gli amorini,

Ma pecunia niente affè.

Non gridate, non fremete,

Che Mercurio se vi sente

Monta in bestia, e veramente

Vi potrebbe inquietar.

Scarpa mia se sei valente

Fuggi presto che ora sta.

(Fugge nella grotta.)

 

MAD. BARTOLINA.

Fuggito anch'è quest'altro, fanno i goffi,

Perchè pagar non voglion la gabella.

RUBINETTA.

Andiamo a querelarli. Alla perfine

Si dovranno spassar con due testine.

 

<< <   > >>SCENA X

 

DORI, poi DON PIASTRONE ed EUFELIA.

 

DORI.

Tapina me! Don Gasperon mi pare

Che diè di volta.

 

DON PIASTRONE.

Mio

Primo parto, e fatica;

Del tuo sposo che n'è?

 

EUFELIA.

Perchè fuggi

Da noi come anche fece Artemidoro?

 

DORI.

(Poc'anzi mio, or d'altra

Poco fa lieto, or serio e malinconico.)

 

EUFELIA.

Parla fra sé!

 

DON PIASTRONE.

Arrivata

Par che sia col cervello al mare Ionico!

 

EUFELIA.

Germana mia...

 

DORI.

Non ho germane affatto.

 

DON PIASTRONE.

Figlia, vieni a papà...

 

DORI.

Il padre mio

Chi è stato non lo so.

 

DON PIASTRONE.

Lo credo anch'io.

 

EUFELIA.

Ma degli amanti nostri

Vogliam saper...

 

DON PIASTRONE.

Ma il sior don Gasperone,

Che fa? dove n'andò? sta ancor nel mondo?

 

DORI.

Egli... andò... ritornò... sì... mi confondo!

Che smania, che pena,

La rabbia m'opprime,

Se perdo la speme

Del caro mio sposo,

Il cor più riposo,

Più pace non ha.

Ei torbido in faccia

Mi guarda, mi scaccia,

Stà pallido e mesto,

Si rende molesto,

Poetico parla,

Non sa quel che fa.

Ah padre, soccorso!...

Sorella, m'aita...

Ho l'alma smarrita,

Mi gira il cervello,

E al core un martello

Battendo mi sta.

(Parte.)

 

DON PIASTRONE.

Andiamo, Eufelia, appresso:

In tutta tua sorella

Io non vi riconosco altro che il viso.

 

EUFELIA.

Par che il senno si sia da lei diviso.

 

<< <   > >>SCENA XI

 

TROFONIO.

Oh degl'incanti miei

Sovrumano poter! Rimarrà eterna

A' posteri l'idea

Dell'Antro di Trofonio. Appena entrato

L'uomo di allegro umor per quella porta,

Per quest'altra è già serio ritornato.

Nel buio ha traccambiato

Gli abiti suoi galanti

Con la mia toga magistral; se torna

Dal contrario sentiero

Ilare prenderà l'esser primiero;

E così avverrà a tutti ch'ivi andranno

Questo i maghi e i filosofi far sanno.

 

<< <   > >>SCENA XII

 

DON PIASTRONE, poi EUFELIA fuggendo indi ARTEMIDORO che cerca di Eufelia.

 

DON PIASTRONE.

Perdute ho le mie figlie...

Oh Dio! non so che fare!

Nel bosco devon stare...

Le cerco, le ricerco...

E dove siano andate

Pensarlo in ver non so.

 

EUFELIA.

Ah genitor!...

 

DON PIASTRONE.

Cos'hai!

 

EUFELIA.

Ah tu non sai!

 

DON PIASTRONE.

Io no...

 

EUFELIA.

Se tu sapessi...

 

DON PIASTRONE.

Che?

 

EUFELIA.

Eccolo...

 

DON PIASTRONE.

Chi?

 

EUFELIA.

Men'vo.

(Fugge.)

 

DON PIASTRONE.

Fermati... senti... oibò...

Sen fugge, e non retta!

Intenderla non so.

Ma vien quest'altro in fretta

Artemidoro, ascolta...

 

ARTEMIDORO.

Deh lascia... un'altra volta...

 

DON PIASTRONE.

Ma un pocolin ti arresta...

 

ARTEMIDORO.

Seguire Eufelia io vo'.

(Parte.)

 

DON PIASTRONE.

Che stravaganza è questa!

Perduto han già il cervello,

E forse anch'io bel bello

Con loro il perderò.

 

<< <   > >>SCENA XIII

 

DORI e DETTO, poi EUFELIA.

 

DORI.

Ah padre mio!...

 

DON PIASTRONE.

Che fu?

 

DORI.

Difendimi...

 

DON PIASTRONE.

Da chi?...

 

DORI.

Da quello...

 

DON PIASTRONE.

Resta qui...

 

DORI.

Non posso star di più.

(Fugge.)

 

DON PIASTRONE.

Ma parla! E fugge anch'ella...

Che mai son queste scene!...

Io mi confondo già.

Oh questa si ch'è bella!

Don Gasperon qui viene

Con aria e gravità!

E ancor le mie ragazze

Di nuovo tornan qua.

(Alle figlie.)

Cos'è tal novità?

 

EUFELIA, DORI, a due.

Se Artemidor vedeste...

Se Gasperon vedeste...

Così non parlereste!

 

DON PIASTRONE

Ma dite cosa è il fatto?

Or or divengo matto.

 

EUFELIA.

Don Gasperon s'appressa.

 

DORI.

Vien anche Artemidoro.

 

DON PIASTRONE.

(Stupir mi fan costoro

Con tante varietà!)

 

EUFELIA, DORI, a due.

Or vo' veder che cosa

L'ingrato mi dirà.

 

<< <   > >>SCENA XIV

 

DON GASPERONE ed ARTEMIDORO da diverse strade, e DETTI.

 

DON GASPERONE.

Cavalier io son d'Espagna

Ho il demonio nell'entragna,

Stimo ognun come un cavritto,

Tutto il mondo è un picaron.

 

ARTEMIDORO.

Sor spagnol dell'ombra matta

Teco un poco io ballar vo'.

 

EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.

Ma, signor, qua che si tratta?

Il giudizio dove andò?

 

DON GASPERONE.

Je suis, Monsieur, bien, fait.

 

ARTEMIDORO, deridendolo.

Certo, certo, en vérité.

 

EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.

Se sul sodo non staremo

Un disastro farò qui.

 

DON GASPERONE.

Ah mon Dieu! je suis joli.

 

ARTEMIDORO.

Non v'è dubbio, ell'è così.

 

EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.

(L'uno e l'altro ha preso un ramo

Di massiccia asinità.)

 

ARTEMIDORO.

Ma che veggo! Rubinetta!

 

DON GASPERONE.

Vien ohimé la ballerina!

 

EUFELIA.

Ma perché non mi retta!

 

DORI.

Non rispondi alla sposina?...

 

ARTEMIDORO, DON GASPERONE, a due.

Scappo a furia nella grotta

Per non farmi qui trovar.

(Partono.)

 

EUFELIA, DON PIASTRONE, DORI, a tre.

Son scappati già di botta

Ma con me s'han da spassar.

 

<< <   > >>SCENA XV

 

TROFONIO, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA indi DON GASPERONE ed ARTEMIDORO.

 

TROFONIO.

Oggidì nel mondo bello

Chi più crede aver cervello

Quello appunto è che non n'ha.

Divertir mi voglio un poco

Dall'istesso occulto loco,

Per veder quei due sortire

Nella lor sagacità.

(Entra.)

 

MAD. BARTOLINA.

È troppo buona quella donzella

Che si appassiona presto in amor.

 

RUBINETTA.

Felice quella che si disparte

Dai vezzi ed arte di un traditor.

 

MAD. BARTOLINA.

Ecco che viene don Gasperone.

 

RUBINETTA.

Ecco il birbone d'Artemidoro.

 

MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.

Qui mi nascondo per osservar.

(Si nascondono dietro agli alberi.)

 

DON GASPERONE, osservando.

No... non la vedo...

 

ARTEMIDORO, d’intorno.

Qui non vi è certo...

 

DON GASPERONE.

Prima che questa possa scoprirmi,

Vado di fretta Dori a sposar.

 

ARTEMIDORO.

Non so se questa viene a scoprirmi...

Ma la mia testa rimedierà.

 

MAD. BARTOLINA, trattenendo don Gasperone.

Ribaldo perfido.

 

RUBINETTA, trattenendo Artemidoro.

Bugiardo indegno.

 

MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.

Dato ci sei,

Non puoi scappar.

 

ARTEMIDORO.

Io son filosofo...

 

DON GASPERONE.

Io son lunatico...

 

ARTEMIDORO, DON GASPERONE, a due.

E con le femmine non ho che far.

 

<< <   > >>SCENA XVI

 

EUFELIA e DORI in disparte, e Detti.

 

EUFELIA, DORI, a due.

(Che cosa dicono sto ad ascoltar.)

 

MAD. BARTOLINA.

Birbo, ricordati di quelle lagrime

Che per me a copia versasti un .

 

DON GASPERONE.

Io son lunatico, non so che dir.

 

RUBINETTA.

Empio, rammentati, l'amore e il debito,

Per cui sollecita io venni qui.

 

ARTEMIDORO.

Io son filosofo, basta così.

 

DORI, si fa avanti a don Gasperone.

Che sento, barbaro!

 

EUFELIA, si fa avanti a Artemidoro.

Che ascolto, o perfido!

 

DON GASPERONE accenna mad. Bartolina.

Questa è una falsa...

 

ARTEMIDORO accenna Rubinetta.

Questa è pettegola.

 

MAD. BARTOLINA, a don Gasperone.

Ah bugiardissimo!

 

RUBINETTA, ad Artemidoro.

O sposa, o pagami.

 

DORI.

Che bel carattere!

 

EUFELIA.

Oh che bell'indole!

 

DON GASPERONE.

Non ho che spontere.

 

ARTEMIDORO.

Io non ho debito.

 

DON GASPERONE, ARTEMIDORO, a due.

È un'impostura per verità.

 

DORI.

(Stupida resto, non so che dire!)

 

EUFELIA.

(Cosa sia questo non so capire!)

 

MAD. BARTOLINA.

(Mi viene un tremito per lo dispetto!)

 

RUBINETTA.

(Già par che un palpito mi senta in petto.)

 

ARTEMIDORO.

(Chi da tal colpo mi può difendere?)

 

DON GASPERONE.

(Da questo imbroglio se posso uscire

Per vero appendere mi voglio qua.)

 

<< <   > >>SCENA XVII

 

DON PIASTRONE e DETTI; TROFONIO in disparte.

 

DON PIASTRONE.

Signor don Gasperone,

La vostra intenzione

Qual’è, si puol saper?

Signor Artemidoro,

Lei creperebbe un toro:

Ci dica il suo pensier.

O se per bacco m'altero,

Qual bestia filosofica,

Farò la Grecia ridere

Se non si sta a dover.

 

DORI.

Traditi tutti siamo

Don Gasperone ingrato

A quella ha pria giurato

affetto e fedeltà,

 

EUFELIA.

Ah padre! quel ribaldo

Con quella sta impegnato;

Voi siete l'ingannato,

Vi avete a vendicar.

 

DON PIASTRONE, a don Gasperone e Artemidoro.

È vero, o non è vero?

 

DON GASPERONE, ARTEMIDORO, a due.

Lei non ne creda un zero.

 

MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.

È vero, più che vero:

Non ci è qui che negar.

 

DON PIASTRONE.

Gelo, ohimè! da capo a piede!

(Ad Artemidoro.)

Un filosofo si vede

Far plebatiche azion

(A don Gasperone.)

E la stima e l'onor mio

Così lei manda in obblio

Mio signor don Gasperon?

 

ARTEMIDORO.

(Guarda un po' che brutto gioco

Io son rosso più d'un foco

Perdo il senno e la ragion!)

 

DON GASPERONE.

(Quella trista mi caccia,

Don Piastrone mi rinfaccia

Ve' a qual rischio io star dovrò!)

 

DORI, EUFELIA, a due.

(Il cervel gli sta a rumore,

E nel petto un batticore

Senza dubbio sentirà!)

 

MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.

Già mi par che al poverino

Un continuo svegliarino

Nell'orecchio suonerà!)

 

DON GASPERONE.

Ma di grazia?...

 

MAD. BARTOLINA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.

Taci, indegno.

 

ARTEMIDORO.

Ma vi prego...

 

EUFELIA, DON PIASTRONE, RUBINETTA, a tre.

Non v'è scusa.

 

DON PIASTRONE.

Or comprendo i cambiamenti

Del linguaggio e degli arnesi.

Bei Spagnuoli! bei Francesi!

Siete birbi, e basta qua.

 

DON GASPERONE.

(Oh! la sorte dispettosa

Belli scherzi che mi fa!)

 

ARTEMIDORO.

(Imbrogliata è sì la cosa,

Che sbrogliar non si potrà.)

 

DORI, EUFELIA, MAD. BARTOLINA, RUBINETTI, DON PIASTRONE, a cinque.

Chi creduto avrebbe mai

Azionnera e brutta,

Che qual nube adombra tutta

Già la mia tranquillità!

 

<< <   > >>SCENA XVIII

 

TROFONIO che si fa avanti inosservato, e Detti.

 

RUBINETTA.

Di un tale affronto, ingrato,

Tu me la pagherai,

Dovunque te ne andrai

Io ti tormenterò.

 

MAD. BARTOLINA.

Fa' pure il scimunito,

Di' pur che falsa io sono;

Ma già sarai punito,

E allor trionferò.

 

TROFONIO.

Venite tutti meco,

Venite in questo speco,

Acciò le stanche membra

Possiate ristorar.

 

TUTTI.

Ohimè! chi viene fuora!

È larva, è spettro, o furia?

Mancava questo ancora

Per farci palpitar.

 

TROFONIO.

All'antro mio vi chiamo...

 

TUTTI.

Grazie al cortese invito.

 

TROFONIO.

Ecco, il sentier v'addito,

Venite a riposar.

 

TUTTI.

È larva, è spettro, o furia?

Andiamoci a salvar.

 

TROFONIO, a don Gasperone.

Ma son come voi siete.

 

DON GASPERONE.

Ah! che mi viene un tremito...

 

TROFONIO, a Dori.

Venite, non temete.

 

DORI.

Ah! che nol posso credere...

 

TROFONIO, ad Eufelia.

Vi dissi un uom son io...

 

EUFELIA.

Ah! mi spaventi, oh Dio...

 

TROFONIO, ad Artemidoro.

Su fatevi coraggio.

 

ARTEMIDORO.

Ah! che tu sei selvaggio...

 

TROFONIO, a don Piastrone.

Via datemi la mano.

 

DON PIASTRONE

Ah no! ah no! pian piano...

 

TROFONIO.

Ah sciocchi, ah matti, ah incauti

Mi fate in vero ridere,

Nell'antro vo' tornar.

(Parte.)

 

TUTTI.

È larva, è spettro, o furia

Andiamoci a salvar.

 

FINE DELL'ATTO PRIMO



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