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SCENA PRIMA (Camera con toelette, tavolino e libri).
SCENA II ARTEMIDORO, poi EUFELIA.
SCENA IV DON PIASTRONE e Detti.
SCENA V (Bosco; in fondo erta e sassosa rupe, a piè della quale selvaggia grotta con due ingressi.)
SCENA VI MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA ambe da viaggio; poi TROFONIO che ritorna.
SCENA VIII DORI, poi DON GASPERONE in abito da filosofo caricato ridicolosamente, con libro in mano.
SCENA IX ARTEMIDORO ballando dalla grotta, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA che ritornano, e DETTI.
SCENA X DORI, poi DON PIASTRONE ed EUFELIA.
SCENA XII DON PIASTRONE, poi EUFELIA fuggendo indi ARTEMIDORO che cerca di Eufelia.
SCENA XIII DORI e DETTO, poi EUFELIA.
SCENA XIV DON GASPERONE ed ARTEMIDORO da diverse strade, e DETTI.
SCENA XV TROFONIO, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA indi DON GASPERONE ed ARTEMIDORO.
SCENA XVI EUFELIA e DORI in disparte, e Detti.
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
(Camera con toelette, tavolino e libri).
DON PIASTRONE in veste da camera studiando. DORI adornandosi avanti allo specchio; EUFELIA che domanda varii libri, anche servite dai loro Domestici.
DORI.
Melensi che siete,
Ben messo non sta.
Dell'asino avete;
Leggetelo qua.
DORI.
Da me lo farò.
Si termina, o no?
EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.
Tal asino, al certo,
Mai visto non ho.
Più capo non ho.
Che il più probabil genitor son io
Siate dunque ubbidienti al cenno mio.
DORI.
Figlia non fu di me più ubbidiente;
Di marito pigliar, divengo matta.
Io poi solo desio
Un marito conforme al genio mio.
La lettura, il ritiro e la quiete.
Se alcun su questo far mi si presenta,
Io non cerco di più, vivrò contenta.
Delle viscere mie, vi stringo al petto,
E specialmente te, che generata
Par che t'abbi Aristotele. I mariti
Gli avrete, sì gli avrete. I tuoi sponsali
Son già conclusi, e tu nol sai.
DORI.
Oh bella!
Ma con chi? Già sapete,
Che son di genio allegro, ed uno sposo
Vorrei dell'umor mio.
Così l'avrai.
Egli è un Italian come siam noi,
Che ha tante e tante volte
Fatto con me negozi; è un mercadante
DORI.
Sarà quello
Che spesso a trafficar venne in Levante?
DORI.
E verrà?
Giunse in Libadia, e adesso qui s'aspetta,
Giovinetto il conobbi, e siamo amici
A segno tal che sostener potrei,
Che tutti i padri suoi son padri miei.
DORI.
Oh me felice! Or sì ne son contenta,
Sempre inclinata fui per tal nazione,
Con cui per il vestir ancor mi adatto.
Ed io?
E tu non hai
In vista alcun?
No, veramente... solo...
DORI.
Non fare la smorfiosa.
Quel giovane che viene in questa casa
A conversar con noi.
Parli di Artemidoro?
Me l'era quasi quasi immaginato;
Non mi dispiace, è un giovine posato;
Però, però Piastrone
Non farà passo affatto
Se non va a consigliarsi con chi sa.
La terra, in vece di cocuzze e cavoli,
Sguiglia scienze e filosofi. Tagliare
Senza pria misurarla: scrisse Tale
Colui che inventò la serra e il sesto,
Alla pagina trenta, capo sesto.
Or su già compresi
Il vostro desio,
E quel che poss'io,
Per voi lo farò.
Pur ch'abbia criterio,
In quel che si può.
(Parte.)
Trovar non si può.
ARTEMIDORO, poi EUFELIA.
Barbaro amor, per tanti miei raggiri
Perchè non mi fai giungere alla meta
Caratter di filosofo, e nol sono,
Rimedio al suo languir. Barbaro amore!
Della germana mia lo sposo, ed ella
(Oimè! che sento!).
Tu filosofo sei,
Filosofa son io,
Si potrebbe fra noi far un bel paio
Di sposi filosofici.
(Si cambi
I caratteri leggo di Teofrasto.
Ecco allegri di qua vengon gli sposi
Sediam noi da filosofi a studiare.
(Oh affanno! o gelosia! e pur conviene
Fra tante pene e tante
Ch'io tolleri di più questa seccante!)
DORI e DON GASPERONE, che vengono cantando, senza fare minima attenzione ad EUFELIA ed ARTEMIDORO, che stanno seduti alla parte apposta.
Largo, largo al matrimonio,
Noi vogliamo germogliar.
DORI.
Col parlar quest'alma incanti.
ARTEMIDORO, EUFELIA, a due.
Dove sei, tranquillità?
DORI.
Qualche cosa del viaggio
ARTEMIDORO, EUFELIA, a due.
Tra fanciulli e ragazzelle;
Mia bellina, accanto a te.
DORI.
Il più amabile non v'è.
Ma un tantin di convenienza
A seccaggine non pensa,
Chi ha piacer d'amoreggiar.
DORI.
Acciò non tralasciamo
L'intrapresa allegria, lieti sediamo.
Fo ciò che vuoi, mia bella. Sto scaldato
Posso, dico, levarmi la parrucca?
DORI.
Fate ciò che volete.
Cavami dal bagaglio un berrettino.
(Dà la parrucca al servitore, dal quale riceve una berretta.)
Italiani, subito
Arrivati alla casa, ci spogliamo.
L'ho letto.
DORI.
Dunque diceste il mio visin v'aggrada?
Cattera! E che per questo A matrimoniarla son venuto
DORI.
Dir vorrete Arcipelago.
ARTEMIDORO battendo con flemma sulla spalla a don Gasperone.
Di grazia.
DON GASPERONE volgendosi con sorpresa.
Che comanda?
Si alzi.
La sedia è mia.
È vostra? compatisca;
Or me ne prendo un'altra.
(Don Gasperone s'alza, ed Artemidoro siede accanto a Dori.)
(Non credo che quell'uom sì scimunito
Doride voglia prendersi in marito.)
DON GASPERONE accennando a Dori che vada da lui.
DORI s'accostando a don Gasperone.
Senti un po', Artemidor, senti il divino.
Non ho piacer di più studiare affatto.
(Costui ha del filosofo e del matto.)
E così sappia ella...
(Appena seduto dall'altra parte don Gasperone accanto a Dori, Artemidoro gli fa l'istessa azione di sopra in sulla spalla.)
Di grazia.
(Un'altra volta!) Che le manca?
S'alzi.
Anche di qua?
La sedia è mia.
Come! tutte le sedie son le sue?
Or me ne prendo un'altra.
(S'alza, e va a sedere in un'altra.)
(Dori, ai cenni di don Gasperone, s'alza e va da lui.)
DORI.
Eccomi a' cenni tuoi.
Quel merlotto
Spirante che ne vuol da' fatti miei?
Perchè tu non sei qui... fanno un contrasto …
(Maledirei Platone e Teofrasto.)
DORI.
Ripigliamo il discorso.
Sappia ella...
Dori s'alza per parlargli in segreto.
Che comanda.
Una parola.
DORI.
Eccomi.
Dica un po'? chi è quel signore
Pugni negli occhi e sganasson su i denti?
Un dei greci filosofi eccellenti.
ARTEMIDORO piano a Dori.
Dunque vi piace?
DORI.
Assai.
DON GASPERONE ad Artemidoro.
Quel mobile
È error d'ortografia; ma quando uniamo
Così un uomo e una femmina, il prospetto
Comparisce più dotto:
Un boccon di pollanca, un bicchierotto.
Tu m'hai seccato, e credi darmi spasso.
DON GASPERONE minacciando.E se vuoi che t'ingrassi, ora t'ingrasso.
Ma Artemidor!
Ma Eufelia!
Io non voglio studiar, ho altro in testa.
Numi di Grecia, e qual bestemmia è questa?
Degli antichi filosofi d'Atene,
Che concetto farete di costui!
No, che non consentì: studiar vogl'io,
Filosofo esser voglio, e voglio amarti
Finchè avrò giorni, con sinceri ardori.
Or con quel bel parlar più m'innamori.
(Parte.)
E quei fanno all'amor! Ve' che bestiaccia!
Vuol proprio che lo prenda a pugni in faccia.
Genero mio garbato, non credeva Mai d'abbracciarti vivo.
(S'abbracciano.)
Ed io vorrei
Di qua, solo restare
Con questi galantuomini degg'io.
DORI.
DORI.Da qui a poco a te ritorno.
Sedie, pippe e caffè per tutti e tre.
Già per due galantuomini vi stimo;
Ma il comodo talora, l'occasione,
La frequenza, l'amor, la gioventù...
Malgrado la virtù,
Potrebbe... che so io... per distrazione...
Sior Piastron? questo l'è un scappellotto
Del fu mio genitor. Sai come nacque?
Non vi offendete, no,
Ma voi dovete ancora
Assicurar la mia tranquillità.
Ma in che maniera?
(O che imbarazzo!)
Che dice lei?
Io penserei, pregandovi
Eufelia a quel signore, e Dori a me.
Indorare con me.
Ma rifiutare
Eufelia è una baldanza. Io sono amico
Se ti cuoce,
E tu soffiaci, ch'io
Che ci sono venuto a patto fatto.
Da galantuom, che ucciderò quel matto,
(In atto di azzuffarsi.)
Via, non è nulla.
L'uccido.
Uccidi e chi? lascialo diavolo!
Alla fame che ho io,
Tu mi sembri un piattin di fagioletti.
Ma non più strilli, siate benedetti!
Ma lasciatemi, gli voglio
(Parte. )
Signor Piastron, si è mai veduto in Grecia
Un filosofo ancora
No, mai fin or.
Ed or ci vedi questo.
Andiam: farò abbracciarvi, ed in campagna
Ci porteremo a far i matrimonii.
In altro caso io già mi son fissato,
Che in cambio di sposar, sarò impiccato.
(Bosco; in fondo erta e sassosa rupe, a piè della quale selvaggia grotta con due ingressi.)
TROFONIO ch'esce dalla grotta.
E voi di rupi
Voi del profondo
Restate meco
In questo speco,
CORO DI SPIRITI dentro la grotta.
Perché t'infochi,
Perché ci evochi
Se in quest'antro talun per una porta
In tristo umor converta; altri che parli
In diverse favelle, altri ammattisca.
E se nell'antro torni, v'entri, e n'esca
Che riprenda ciascun l'esser primiero,
Così prescrive e vuole
Il poter di mie magiche parole.
CORO.
Ad ubbidirti.
Attenti ognor.
Ma vi è chi qua s'avanza!
Fra quelle piante io mi ritiro intanto,
Gli effetti a rinforzar del grande incanto.
MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA ambe da viaggio; poi TROFONIO che ritorna.
Viaggiando, e senza un soldo,
Che cosa si farà?
Non mi dicesti
Don Gasperon tuo cicisbeo scappato,
Certamente,
Fede di matrimonio mi giurò,
E poi m'abbandonò, per qui venire
La figliuola a sposar di un tal Piastrone,
Come detto mi fu da un servitore
Solito ad accadere a quelle donne
Che agli uomini si fidano: son quasi
Sett'anni ch'io qui fo la locandiera,
E per esser pietosa
Coi nostr'Italiani un ne alloggiai,
Che fede mi giurò di matrimonio;
Ma un giorno che dovea darmi la mano
Sen fuggì il traditor, e aggiunse a questo,
La truffa dell'alloggio di tre mesi.
Ma sebben mi ha piantata, ancor l'adoro.
RUBINETTA, MAD. BARTOLINA a due, spaventate.
Ah!
O bella da veder! fuggon le Frine
Da i Senocrati! fuggono le Lesbie
Da i Diogeni! e fuggon le Xantippe
Da i Socrati così! via non temete,
Venite a me.
No, no, ci vuoi mangiare?
Mangiarvi? oibò. In voi mi mangerei
Il peggiore boccon che sia nel mondo.
Ma di grazia, che bestia siete voi?
Bestia io?
Siete orso,
Oh innocentina
Ma chi sei?
Abito in questa grotta, ove per sempre.
Ti ho capito
Tu sei un di quei pazzi
Io pazzo?
E voi chi siete?
Che, non ci vedi?
E specialmente
Io che son ballerina. Ballerina
Sai che cosa vuol dir? vuol dir virtuosa.
Ballerina vuol dire perniciosa,
Delli cervelli e delle borse altrui.
(Sgraffignerei costui!)
Che dir vuol?
Ti compatisco,
Perché di pazzo hai la fisonomia.
Se un po' mi venissi
Da te domandar,
L’albergo l'ho qua.
Se un poco mi vedi
Per certo di stucco
Non son mammalucco,
RUBINETTA, MAD. BARTOLINA, a due.
Di te son più bello,
Son meglio di te.
Passar per la campagna: ma nessuno
Mai nella grotta entrò. Vorrei vederne
Gli effetti portentosi
Degli alterati sensi e degli umori:
Ma un uom correre veggo a questa volta,
Lì in osservanza fermerommi intanto
Per vedere il prodigio dell'incanto.
DON GASPERONE fuggendo, poi ARTEMIDORO nella istessa maniera; indi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA.
Oh sconquassato me! Dove mi salvo?
Veniva con mia moglie a braccio a braccio,
Per andare in campagna a far le nozze,
E mi sembrò così tra lume e lustro
Che in Livorno lasciai, mi son staccato
Dalla moglie, e fuggito son di pressa...
Eccola, ella è dessa.
Entro presto a celarmi nella grotta.
La locandiera a cui mi giurai sposo
È qui, e di lontano mi ha veduto
A braccio con Eufelia. Son perduto
Se quella ardita mi raggiunge. Oh Cielo!
In quell'antro oscurissimo mi celo.
Dove son?
Saran là?
Stanno qui?
Non vi son?
Se l'han fatta
I biricchin! saran passati avanti.
Ma per quale strada?
Li troverò.
Ma dove?
Sebben stassero assisi in grembo a Giove.
DORI, poi DON GASPERONE in abito da filosofo caricato ridicolosamente, con libro in mano.
DORI.
Io per me non capisco!
E s'è messo a fuggir come un ossesso
Non so se questo avviene all'altre spose.
Ma che abito è quel! che portamento!
Che serietà! lo riconosco a stento!
Il mondo? il mondo è un pazzo:
Meriterebbe andar coi matti a paro,
E chi crede alle femmine è un somaro.
DORI.
Che cangiamento è quello!
A sapone. Tu il mondo cosa credi
Che sia? altro non è che una ricotta;
Ma è una cosa bislunga, molle e cotta.
DORI.
Ma tu da quando in qua sei divenuto
DON GASPERONE, le dà un libro.
Leggi questo filosofo immortale.
DORI.
Qual filosofo è questo?
E quello
Che ha trentamila scienze nella pancia.
DORI.
Ma chi è?
Don Chisciotte della Mancia.
DORI.
Tu fai stupirmi!
DORI.
Io leggere non voglio altro che il libro
Dell'allegria, e voglio far l'amore.
ARTEMIDORO ballando dalla grotta, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA che ritornano, e DETTI.
DORI.
E viva l'allegria! viva la vita
Disinvolta e bagiana! il mondo è fatto
Per chi brilla, chi salta, e chi fa il matto.
DORI.
Oh questa meraviglia, anche cangiato
Filosofo non sei?
Io sono un corno.
E studia ch'ora è tempo. Il mondo è corto,
E chi visse dottor asino è morto.
Chi più mi parla di filosofia;
L'anima del gran mondo è l'allegria.
Eccolo, ah traditor! t'ho alfin raggiunto.
Or non mi scapperai più, Artemidoro.
DORI.
(Che veggo! fosser pazze anche costoro!)
MAD. BARTOLINA a don Gasperone.
Mi ravvisi birbon? guardami bene:
Quella son io che con le danze un giorno
T'incappai, e che amor tu mi giurasti,
E che senza cagion m'abbandonasti.
DORI.
Come? e con questa pilloletta indosso
Venisti qui a sposarmi?
Scusi lei,
DORI.
Lo sposo è mio,
E non cedo a nessun.
Chi ha più capelli
Or di noi si vedrà.
La sorte ancora non mi ci ha chiamato.
Io ti sgraffignerò.
Sgraffigna, o cara.
DORI.
Strapperotti il naso.
Eilà sto poco, e dico, o gente cieca,
M'avete rotta la mia biblioteca.
Ballando Artemidor se n'anderà.
(Fugge.)
Tu l'hai fatto scappar, conto ne bramo.
DORI.
Sei un ingannator.
Sei un malnato.
Oh cospetto di Seneca svenato!
Come? avanti a un filosofo
Si fanno gherminelle. Andate via
O farò se mi sdegno
Mazzas coronat opus. Questo è il segno
Che vi manca Mercurio, id est dottrina,
Ed io parlar non posso
Con chi non ha quel galantuomo addosso.
Con te ragiono.
DORI.
Con me prima dell'altre.
Con te prima...
Di me cosa vuoi dir?
Più d'una cosa
DORI.
Ma quando?
Non ho flemma.
DON GASPERONE a Mad. Bartolina,
Io non ho capo:
(A Dori.)
(A Rubinetta.)
Questo è quello che non c'è.
Vi potrebbe inquietar.
Fuggito anch'è quest'altro, fanno i goffi,
Perchè pagar non voglion la gabella.
Andiamo a querelarli. Alla perfine
Si dovranno spassar con due testine.
DORI, poi DON PIASTRONE ed EUFELIA.
DORI.
Tapina me! Don Gasperon mi pare
Mio
Del tuo sposo che n'è?
Da noi come anche fece Artemidoro?
DORI.
(Poc'anzi mio, or d'altra
Poco fa lieto, or serio e malinconico.)
Parla fra sé!
Par che sia col cervello al mare Ionico!
Germana mia...
DORI.
Non ho germane affatto.
DORI.
Il padre mio
Lo credo anch'io.
Ma degli amanti nostri
Che fa? dove n'andò? sta ancor nel mondo?
DORI.
Egli... andò... ritornò... sì... mi confondo!
Più pace non ha.
Non sa quel che fa.
Battendo mi sta.
(Parte.)
In tutta tua sorella
Io non vi riconosco altro che il viso.
Par che il senno si sia da lei diviso.
Oh degl'incanti miei
Sovrumano poter! Rimarrà eterna
Dell'Antro di Trofonio. Appena entrato
L'uomo di allegro umor per quella porta,
Per quest'altra è già serio ritornato.
Nel buio ha traccambiato
Con la mia toga magistral; se torna
Ilare prenderà l'esser primiero;
E così avverrà a tutti ch'ivi andranno
Questo i maghi e i filosofi far sanno.
DON PIASTRONE, poi EUFELIA fuggendo indi ARTEMIDORO che cerca di Eufelia.
Ah genitor!...
Cos'hai!
Ah tu non sai!
Io no...
Se tu sapessi...
Che?
Eccolo...
Chi?
(Fugge.)
Intenderla non so.
Artemidoro, ascolta...
Deh lascia... un'altra volta...
(Parte.)
Che stravaganza è questa!
Con loro il perderò.
DORI.
Ah padre mio!...
Che fu?
DORI.
Difendimi...
Da chi?...
DORI.
Da quello...
Resta qui...
DORI.
Non posso star di più.
(Fugge.)
Ma parla! E fugge anch'ella...
Che mai son queste scene!...
Io mi confondo già.
Oh questa si ch'è bella!
E ancor le mie ragazze
(Alle figlie.)
Così non parlereste!
DORI.
Vien anche Artemidoro.
Con tante varietà!)
DON GASPERONE ed ARTEMIDORO da diverse strade, e DETTI.
EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.
Ma, signor, qua che si tratta?
Je suis, Monsieur, bien, fait.
EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.
Un disastro farò qui.
Non v'è dubbio, ell'è così.
EUFELIA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.
(L'uno e l'altro ha preso un ramo
DORI.
ARTEMIDORO, DON GASPERONE, a due.
Per non farmi qui trovar.
(Partono.)
EUFELIA, DON PIASTRONE, DORI, a tre.
Ma con me s'han da spassar.
TROFONIO, poi MADAMA BARTOLINA e RUBINETTA indi DON GASPERONE ed ARTEMIDORO.
Quello appunto è che non n'ha.
Divertir mi voglio un poco
Nella lor sagacità.
(Entra.)
È troppo buona quella donzella
Che si appassiona presto in amor.
Dai vezzi ed arte di un traditor.
Ecco il birbone d'Artemidoro.
MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.
(Si nascondono dietro agli alberi.)
No... non la vedo...
ARTEMIDORO, d’intorno.
Qui non vi è certo...
Prima che questa possa scoprirmi,
Non so se questa viene a scoprirmi...
MAD. BARTOLINA, trattenendo don Gasperone.
RUBINETTA, trattenendo Artemidoro.
MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.
Dato ci sei,
Non puoi scappar.
Io son filosofo...
Io son lunatico...
ARTEMIDORO, DON GASPERONE, a due.
E con le femmine non ho che far.
EUFELIA e DORI in disparte, e Detti.
(Che cosa dicono sto ad ascoltar.)
Birbo, ricordati di quelle lagrime
Che per me a copia versasti un dì.
Io son lunatico, non so che dir.
Empio, rammentati, l'amore e il debito,
Per cui sollecita io venni qui.
DORI, si fa avanti a don Gasperone.
EUFELIA, si fa avanti a Artemidoro.
DON GASPERONE accenna mad. Bartolina.
Questa è una falsa...
Questa è pettegola.
MAD. BARTOLINA, a don Gasperone.
Ah bugiardissimo!
RUBINETTA, ad Artemidoro.
DORI.
Non ho che spontere.
Io non ho debito.
DON GASPERONE, ARTEMIDORO, a due.
DORI.
(Stupida resto, non so che dire!)
(Cosa sia questo non so capire!)
(Mi viene un tremito per lo dispetto!)
(Già par che un palpito mi senta in petto.)
(Chi da tal colpo mi può difendere?)
(Da questo imbroglio se posso uscire
Per vero appendere mi voglio qua.)
DON PIASTRONE e DETTI; TROFONIO in disparte.
La vostra intenzione
Lei creperebbe un toro:
Qual bestia filosofica,
Se non si sta a dover.
DORI.
Traditi tutti siamo
Con quella sta impegnato;
Voi siete l'ingannato,
Vi avete a vendicar.
DON PIASTRONE, a don Gasperone e Artemidoro.
DON GASPERONE, ARTEMIDORO, a due.
MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.
Non ci è qui che negar.
(Ad Artemidoro.)
Far plebatiche azion
(Guarda un po' che brutto gioco
Ve' a qual rischio io star dovrò!)
MAD. BARTOLINA, RUBINETTA, a due.
Ma di grazia?...
MAD. BARTOLINA, DORI, DON PIASTRONE, a tre.
Ma vi prego...
EUFELIA, DON PIASTRONE, RUBINETTA, a tre.
Non v'è scusa.
Or comprendo i cambiamenti
Del linguaggio e degli arnesi.
(Oh! la sorte dispettosa
(Imbrogliata è sì la cosa,
Che sbrogliar non si potrà.)
DORI, EUFELIA, MAD. BARTOLINA, RUBINETTI, DON PIASTRONE, a cinque.
Chi creduto avrebbe mai
Già la mia tranquillità!
TROFONIO che si fa avanti inosservato, e Detti.
Tu me la pagherai,
Io ti tormenterò.
Ma già sarai punito,
E allor trionferò.
Venite tutti meco,
Venite in questo speco,
Possiate ristorar.
TUTTI.
Mancava questo ancora
Per farci palpitar.
TUTTI.
Venite a riposar.
TUTTI.
Ma son come voi siete.
Ah! che mi viene un tremito...
Venite, non temete.
DORI.
Ah! che nol posso credere...
TROFONIO, ad Artemidoro.
Ah! che tu sei selvaggio...
Ah sciocchi, ah matti, ah incauti
(Parte.)
TUTTI.