Giovanni Battista Casti
Opere scelte di Giambattista Casti
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ATTO SECONDO

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SCENA PRIMA (Bosco con grotta come nell'atto primo.) MADAMA BARTOLINA, DON PIASTRONE e RUBINETTA, poi ARTEMIDORO in disparte.

SCENA II MADAMA BARTOLINA, poi TROFONIO dalla grotta.

SCENA III (Camera come nell'atto Primo.) EUFELIA leggendo con gravità, poi DON GASPERONE che sopraggiunge.

SCENA IV DORI e Detti.

SCENA V DON GASPERONE e DORI.

SCENA VI ARTEMIDORO, ed EUFELIA con l'istesso libro in mano, e DETTI.

SCENA VII TROFONIO in forma di Piastrone, e Detti.

SCENA VIII TROFONIO scrivendo, poi RUBINETTA.

SCENA IX DON GASPERONE, ARTEMIDORO, DORI ed EUFELIA, indi DON PIASTRONE.

SCENA X DON PIASTRONE, poi RUBINETTA.

SCENA XI DON GASPERONE parlando al suo SERVITORE, e DON PIASTRONE.

SCENA XII (Bosco con grotta come sopra.) TROFONIO in propria forma, poi DORI ed EUFELIA.

SCENA XIII DON GASPERONE e DON PIASTRONE, che escono cercando le Donne Suddette; TROFONIO di dentro, poi EUFELIA e DORI che escono dall'opposta bocca della grotta.

SCENA XIV DON GASPERONE, EUFELIA, poi ARTEMIDORO.

SCENA XV (Camera in casa di don Piastrone.) DON PIASTRONE pensieroso, poi DON GASPERONE, indi TROFONIO da vecchio pastore.

SCENA XVI DORI, poi EUFELIA, indi ARTEMIDORO.

SCENA XVII (Bosco con grotta.) TROFONIO, DON PIASTRONE, DON GASPERONE.

SCENA XVIII TROFONIO da mago, e Detti.

SCENA XIX EUFELIA, DORI e Detti.

SCENA XX ARTEMIDORO, DON GASPERONE e Detti.

SCENA XXI RUBINETTA, MADAMA BARTOLINA e Detti, poi TROFONIO, DORI ed EUFELIA che escono dalla grotta.

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ATTO SECONDO

 

<< <   > >>SCENA PRIMA

 

(Bosco con grotta come nell'atto primo.)

 

MADAMA BARTOLINA, DON PIASTRONE e RUBINETTA, poi ARTEMIDORO in disparte.

 

MAD. BARTOLINA.

Sior Piastrone, non deve Gasperone

Vostra figlia impalmar.

 

DON PIASTRONE.

Esser non può, perchè don Gasperone

Di concetti e d'umori

Va di conformità colla mia Dori.

Disunirli sarebbe, un'eresia;

Pitagora di botto

In gatto pardo mi trasmigreria.

 

MAD. BARTOLINA.

Oh bello! Ed io frattanto,

che cosa me ne fo senza marito?

 

DON PIASTRONE.

Vieni in casa ancor tu.

 

MAD. BARTOLINA.

Oh il rimbambito!

Gli piace di scherzar con le figliuole.

 

DON PIASTRONE.

E pur rider mi fan le tue parole.

Batti ben col martelletto,

Dimmi pur qualche saletto,

Che la mia filosofia

Con piacer ti ascolterà.

 

MAD. BARTOLINA.

Oh! il mio caro pupazzetto

Fa il bambin di fresca età.

RUBINETTA.

Son qua io, che mi diletto

Di crear qualche concetto,

E tenerti in allegria

Per far rabbia a quella :

 

ARTEMIDORO.

(Siegui pur, ragazza mia,

Fa l'amor con libertà.)

 

TUTTI.

Il cervello in questo giorno

Da me parte e fa ritorno,

Ho timor che ai mattarelli

Per le poste se n'andrà.

 

<< <   > >>SCENA II

 

MADAMA BARTOLINA, poi  TROFONIO dalla grotta.

 

MAD. BARTOLINA.

(Or guarda quel Piastron, come mi stringe

Le spalle al muro, acciò gli schiacci il naso!

 

TROFONIO.

E ancor per qua s'aggira

Quella vaga donzella.

 

MAD. BARTOLINA.

Dite un poco

Saprebbe questa vostra

Filosofia pensare una vendetta

Contro un don Gasperone,

Che tradendo mi sta?

 

TROFONIO.

Tutto mi è noto.

 

MAD. BARTOLINA.

Io sol desio,

Ch'ei non sposi la Dori;

E non mi curo poi che non sia mio.

 

TROFONIO.

Così farò.

 

MAD. BARTOLINA.

Ma come?

 

TROFONIO.

Odi: Piastrone

Si trattiene girando intorno all'antro

Per desio di vedermi. Io di lui prendo

L'immago e le sembianze: anderò in casa

A sovvertir il tutto, a ingarbugliare

Le cose in guisa tale,

Che al giunger suo dovranno suscitarsi

Sconvolgimenti assurdi, ire e contrasti

Fida in me, son Trofonio, e ciò ti basti.

 

MAD. BARTOLINA.

Fate la mia vendetta, ed aspettate

Il premio al ben servir, se il meritate.

Non son io qual mi credete

Superbotta e ritrosina,

Ma son umile e bonina

Quanto mai si può pensar.

 

TROFONIO.

(Ben lo scorgo al suo parlar.)

 

MAD. BARTOLINA.

Amorosa, bella e soda

Per lo più son con gli amanti;

Ma chi poi non va alla moda

Mi fa trista diventar.

 

TROFONIO.

(Qua ci è molto da pensar.)

 

MAD. BARTOLINA.

Se farete a modo mio

Oh che giorni benedetti!

Con scherzetti e con balletti

Io vi voglio consolar.

(Parte.)

 

TROFONIO.

(T'amerò; ma poi rifletti,

Ch'io mi so ben regolar.)

Per verità la salsa d'una moglie

Necessaria saria

All'asprezza di mia filosofia.

Convien che da Piastron vada a mutarmi,

Acciò poss'io con lei merito farmi.

 

<< <   > >>SCENA III

 

(Camera come nell'atto Primo.)

 

EUFELIA leggendo con gravità, poi DON GASPERONE che sopraggiunge.

 

EUFELIA.

Gran Sofocle!

 

DON GASPERONE.

Gran fistolo!

Lei mi vuole ascoltare?

 

EUFELIA.

Chi mi desta.

Dal soave letargo de' miei studi?...

Mia germana di .

 

DON GASPERONE.

E se ne viene

Alto la mano.

 

EUFELIA.

L'ha con voi, bisogna

Pigliarla colle buone.

 

DON GASPERONE.

Ora bel bello

Io l'empio ben di ossequi, parolette,

E mettici se occorre,

Cognata, una grazietta tu ancora.

 

EUFELIA.

Si, sì, non dubitate.

 

<< <   > >>SCENA IV

 

DORI e Detti.

DORI.

(Qui l'infedele, e ardisce

Ridermi in volto, oh guarda il furfantello

Mi chiama coll'occhietto

Si accosta. Lo vorrei

Proprio sfregiar. Volgiamogli le spalle.)

 

DON GASPERONE.

All'ecclissata mia luna di Marzo

Col cor spaccato ed arso

Viene a mostrarsi un sole in Capricorno,

Che qual porco a te intorno

Si umilia, grugnoleggia, e a voi s'inchina

Come onesta donzella modestina.

 

DORI.

Si, sì, si, grazie tanto.

 

DON GASPERONE.

Io mi sono umiliato

Sino a terra parlando con creanza.

E lei, poter di un anno!

Non fa una riverenza, e non s'inchina?

 

DORI.

Lo speri invan, non siamo ballerina.

 

DON GASPERONE.

Ah, ah, la bambinella!

Amata mia madama.

 

DORI.

Che madama, e madama.

Domestica io non son, son scuffìara.

(Passandogli avanti.)

 

DON GASPERONE.

(E si passa.) Volete

Passeggiare a braccetto,

Che io farò da monsieur pulito e netto?

 

DORI.

Oh il braccio serbate

Per quella che di voi fu prima amante.

 

DON GASPERONE.

E che prima! la prima

È de' ragazzi. Tu adesso sei

La prima, la seconda, quarta e quinta

Non è ver donn'Eufelia? (Dacci adesso

Aiuto, che ora sta.)

 

EUFELIA.

Sofocle è questo;

Se volete studiar; Plauto è costui...

 

DON GASPERONE.

Ammazzato sia questo, lei, e lui.

 

EUFELIA.

Come! ohimè! che ardir, che orrore!

In sentirli il cor si affanna!

E baldanzatiranna

Tarda Giove a fulminar?

Ombre dotte; che vagate

Per gli Elisi in liete schiere,

L'armonia di lasciate,

E venite orrende e nere

Ad empirlo di terrore;

A ridurlo a palpitar.

 

<< <   > >>SCENA V

 

DON GASPERONE e DORI.

 

DON GASPERONE.

Veh bella rimenata

Mi ha fatto adesso la filosofia;

Ed io soffro per te, carina mia.

 

DORI.

(Mi fa pietà.)

 

DON GASPERONE.

Ed ecco si è voltata

In agro dolce.

 

DORI.

Ma la ballerina...

 

DON GASPERONE.

Oh sposiamoci noi, che dopo poi

Quella la farem cotta colli risi.

 

DORI.

Ed io

Voglio crederti.

 

DON GASPERONE.

Ed io

Or stringere ti voglio una manina.

Fuora grugni, considera, carina,

Che devo far l'erede, e s'a te piace...

 

DORI.

Ben; mi fido di te, staremo in pace.

 

<< <   > >>SCENA VI

 

ARTEMIDORO, ed EUFELIA con l'istesso libro in mano, e DETTI.

 

ARTEMIDORO.

Oh Dio! vi prego

Lasciatemi un po' star.

 

EUFELIA.

Sofocle ascolta;

Come costante niega

De' sommi numi la pluralità.

 

ARTEMIDORO.

Lo so. Non mi seccate in carità.

E qui fanno all'amore.

 

DORI.

Sodo un po', vien...

 

DON GASPERONE.

Chi viene?

 

DORI.

Il genitore.

 

<< <   > >>SCENA VII

 

TROFONIO in forma di Piastrone, e Detti.

 

TROFONIO.

Si ritiri ciascun da questa stanza,

Che cosa deggio farvi d'importanza.

 

DORI.

Signor padre.

 

ARTEMIDORO.

Maestro, a voi m'inchino.

 

DON GASPERONE.

Don Piastron riverito,

 

TROFONIO.

Da scrivere.

 

DORI.

(Perché così turbato!)

 

ARTEMIDORO.

(Che, avrà Piastrone?)

 

DON GASPERONE.

(Chi l'avrà guastato?)

Sior Piastron

 

TROFONIO.

Io sdegnato

Son del vostro procedere, non oso

Per pulitezza dire apertamente

Ciò che sinistramente ha meco oprato

Ciascun di voi. Entrate

dentro; ed al suonar del campanello

Ritornate, che sopra

Di questo tavolin vi sarà scritto

Chiaramente in un foglio

Ciò che posso in mia casa, e ciò che voglio.

 

ARTEMIDORO.

(Temo di me.)

 

DON GASPERONE.

M'ha visto amoreggiare

Con la figlia, e perciò si è, fatto brutto.

EUFELIA.

(Che sarà?)

 

DORI.

Mai sì gonfio l'ho veduto.

 

<< <   > >>SCENA VIII

TROFONIO scrivendo, poi RUBINETTA.

 

TROFONIO.

Già tremano di me, con poche righe

Tutti porrò in angustia, e questo sia

Il più arguto trofeo di mia magia.

 

RUBINETTA.

Signor Piastrone? Come!

indietro v'ho lasciato,

E assai prima di me siete arrivato?

 

TROFONIO.

Accelerai più il piè.

 

RUBINETTA.

Ben, siamo in casa,

Palesatemi adesso

Qual intenzione avete?

Ci sposeremo, o no?

 

TROFONIO.

Sì; mi piacete.

 

RUBINETTA.

Giuratemi un pochin di fedeltà,

E poi vi crederò.

 

TROFONIO.

Ecco vi giuro

Sull'onor di Piastron, che mia sarete.

Va bene?

 

RUBINETTA.

Va benissimo.

 

TROFONIO.

Ma dimmi

Ti vai accomodando

Pian pianino ad amarmi?

 

RUBINETTA.

Ma che ho da far! bisogna accomodarmi.

Vicino a te già sento

Nel core un certo che.

È gioia?... no, tormento...

Tormento? no, piacer.

Ah! già arrossisco in volto,

E tu puoi veder.

Caro sposo, mia speranza,

Giuro a te la mia costanza,

A te giuro eterno amor.

Giuro a te quello che giura

Ogni donna a suo marito.

Se l’affare è poi finito,

Chi la fe rammenta allor?

(Parte.)

 

TROFONIO.

Ecco entra Piastrone in nuove brighe.

Ho vergati caratteri qui ad arte,

Simili a quelli di Piastron, si suoni

Adesso il campanello, accioché appena

Avranno di Piastron gli ordini letti

Se gli sveglino al cor contrarii affetti.

(Suona e parte.)

 

<< <   > >>SCENA IX

 

DON GASPERONE, ARTEMIDORO, DORI ed EUFELIA, indi DON PIASTRONE.

 

DON GASPERONE.

Uscite, non avete inteso

Il tintinnare?

 

ARTEMIDORO.

Leggasi lo scritto.

 

DORI.

Ma che cosa sarà?

 

EUFELIA.

Per quanto disse

Io pavento di molto.

 

DON GASPERONE.

Eh lascia leggere

A me, che leggo bene l'alfabeto.

 

ARTEMIDORO.

Ma io son curioso...

 

DORI.

Son curiosa anch'io...

 

EUFELIA.

Ma quante liti!

 

ARTEMIDORO.

Si sodisfi ciascun, leggiamo uniti.

«Voglio, comando ed ordino,

 

DORI.

«Che il sior don Gasperone

 

DON GASPERONE.

«Adesso presto e subito

 

EUFELIA.

«Sposi l'Eufelia...

 

DON GASPERONE, EUFELIA, DORI, a tre.

O me!

Cambiò d'opinione.

Chi mi sa dir perché?

 

ARTEMIDORO.

Appresso: «E voglio ancora

 

DORI.

«Che Dori sposa sia...

 

DON GASPERONE.

Di chi?

 

EUFELIA.

«D'Artemidoro...

 

DON GASPERONE.

Malan che il Ciel gli dia!

 

EUFELIA.

«Se pur la locandiera,

«Ciò gli permetterà...

 

ARTEMIDORO.

Che inciampo è questo qua!

 

A QUATTRO.

L'idea del genitore

Chi mai può penetrar?

«Se questo far non vonno,

«Partir di casa ponno,

«Se no dell'armi al suono

«Farò fuggirli affè».

Col lampo insieme il tuono

Qua rimbombò per me!

 

DON PIASTRONE.

Care figlie benedette...

Cari generi vi abbraccio...

Ma mi fan le ritrosette!

Ma scappate dal mio braccio...

Maritarvi se volete,

A vostr'agio disponete,

Che contento augura a tutti

Figli mascoli papà.

 

DON GASPERONE.

Don Piastron, da me distrutta

Mezza Grecia qui sarà.

 

DORI, EUFELIA, a due.

Caro padre, tremo tutta

In sentir tal novità.

 

ARTEMIDORO.

Questi tratti son da putti

Non da uom di vecchia età.

 

DON PIASTRONE.

O impazziti siete tutti,

O mi state a corbellar.

 

ARTEMIDORO, accenna il foglio.

Qui che hai detto?

 

DON PIASTRONE.

Cosa ho detto?

 

DON GASPERONE.

Qua che hai scritto?

 

DON PIASTRONE.

Nulla ho scritto

 

EUFELIA, DORI, a due.

Zitto almeno...

 

DON PIASTRONE.

Che zitto, e zitto?

 

DORI, EUFELIA, DON GASPERONE, ARTEMIDORO, a quattro.

Nella carta si vedrà....

 

DOS PIASTRONE.

«Voglio...

 

DON GASPERONE.

«Voglio sì, e commando

 

ARTEMIDORO.

«Voglio sì, comando ed ordino...

 

DORI.

«Che il signor don Gasperone...»

 

DON GASPERONE.

Gasperone adesso, presto...

 

DON PIASTRONE.

Per pietà che fatto è questo?

Sento il capo a trabalzar!

 

DON GASPERONE, DORI, ARTEMIDORO, EUFELIA, a quattro.

Ecco subito il pretesto;

Non si vuol capacitar.

(Resta solo Piastrone considerando il foglio.)

 

<< <   > >>SCENA X

 

DON PIASTRONE, poi RUBINETTA.

 

DON PIASTRONE.

Di qual scritto mi parlano quei pazzi?

Ma che diavolo è questo? Io quando mai

Sconnessioni simili pensai.

Oibò! nemmen! ma questi

Miei caratteri son! Dunque gli scrissi.

Ma quando? dove? e come? Oh desolata

La mia filosofia!

 

RUBINETTA.

Son ritornata

Signor Piastron, dovete

Sposarmi. Il giuramento

Poc'anzi me ne daste in questo loco:

 

DON PIASTRONE.

Tu ch'altro m'affastelli?

O vuoi anche mandarmi ai mattarelli?

 

RUBINETTA.

Come? Vi ricordate,

Che stavate scrivendo?

 

DON PIASTRONE.

E dagli. Io quando

Scrissi, in vostra malora?

 

RUBINETTA.

Ah! vecchietto infedele, e nieghi ancora

Torno ad Artemidoro a tuo dispetto.

Tanto adesso la rabbia mi consiglia;

Così per sposo non l'avrà tua figlia.

 

<< <   > >>SCENA XI

 

DON GASPERONE parlando al suo SERVITORE, e DON PIASTRONE.

 

DON GASPERONE.

Come mi viene avanti don Piastrone

Gli ficco un stocco in petto. E che, burliamo?

Vo' fare in questa casa

Un ecclisse invisibile. Diana!

Starei per bestennniar in lingua strana.

 

DON PIASTRONE.

Ma per pietà, considera

Ch'hai da sposar mia figlia.

 

DON GASPERONE.

Ma qual figlia?

 

DON PIASTRONE.

Dico Dori; la vuoi?

 

DON GASPERONE.

Dori la voglio,

Con un'altra se occorre.

 

DON PIASTRONE.

E Dori è tua.

 

DON GASPERONE.

Le due

Figlie tue, Dori ed Eufelia, disperate

Se ne sono fuggite dalla casa.

 

DON PIASTRONE.

Le mie figlie fuggite?

Ohimè! tu mi scompagini!

Andiamo in traccia loro. Ah! quest'imbroglio

In casa mia chi sa come sia nato!

 

DON GASPERONE.

Andiam; senz'acqua se l'ha pasteggiato.

<< <   > >>SCENA XII

 

(Bosco con grotta come sopra.)

 

TROFONIO in propria forma, poi DORI ed EUFELIA.

 

TROFONIO.

Costante, e ognor l'istessa,

È l'efficacia dell'incanto mio.

Vengono Eufelia e Dori, vo' provarmi

se l'elevata mia virtù stupenda

Anche sul sesso femminil si estenda.

 

DORI.

No, germana. Se il padre

Non cangia di pensier, non ho desio

Di ritornare in casa.

 

EUFELIA.

E l'istess'io

Farò. Basta: troviam chi ci accompagna.

Torneremo all'albergo di città.

 

DORI.

Per fin che il genitor si cheterà.

 

EUFELIA.

Andiamo avanti dunque... Ohimè!

 

DORI.

Di nuovo

Quest'orrenda figura!

 

TROFONIO.

Non temete,

Fanciulle. Io vi considero; comprendo

Che una scorta cercate per portarvi

In casa di città. Se non vi spiace

Il trattenervi dentro a questo speco,

Io la procurerò... Animo: entrate,

Non temete di me.

 

DORI.

Ma non avreste

Appetito di noi?

 

TROFONIO.

Scacciate, o figlie,

Il panico timor. Se solitario

Dentro quell'antro, e fra gli studi involto

De' malvagi il consorzio abborro e fuggo,

Arno l'umanità, non la distruggo.

 

EU FELIA.

Entriam, sorella, i filosofi sono

I miglior nostri amici.

 

DORI.

Se stasse a lor ci renderian felici.

(Entrano nella grotta.)

 

<< <   > >>SCENA XIII

 

DON GASPERONE e DON PIASTRONE, che escono cercando le Donne Suddette; TROFONIO di dentro, poi EUFELIA e DORI che escono dall'opposta bocca della grotta.

 

DON GASPERONE.

Piastron, qui non ci sono.

 

DON PIASTRONE.

Figlie, figlie, ove siete?

 

TROFONIO, di dentro.

Le donne se volete,

Aspettate un momento, che dal cieco

Calle ritorneran di quello speco.

 

DON PIASTRONE.

Numi qual voce!

 

DON GASPERONE.

È orco,

O pur porco selvatico che parla?

 

DON PIASTRONE.

Le mie figlie in quell'antro!

 

DON GASPERONE.

La mia sposa,

Perchè ingrottata nella grotta ombrosa?

 

DON PIASTRONE.

Come andrà?

 

DON GASPERONE.

Non comprendo.

 

DON PIASTRONE.

Ma mi pare.

Ch'esce già la mia Dori.

(Escono le donne.)

 

DON GASPERONE.

E l'altra appresso.

 

DON PIASTRONE.

Figlia, perchè così?

 

DON GASPERONE.

Che vi è successo?

 

DORI.

Dolce è la greca musica!

 

EUFELIA.

E gloria il bel dipingere.

 

DORI.

Le passioni si esprimono!

 

EUFELIA.

Gli oggetti appien s'imitano!

 

DORI, EUFELIA, a due.

E le armonie si formano

Di ciò che al mondo vedesi,

E di dolcezze amabili

Empion la mente e il cor.

 

DON PIASTRONE.

Di che parlan costor?

 

DON GASPERONE.

Del più e del meno.

 

DON PIASTRONE.

Figlia, un caro amplesso

Alla tua carnagion.

 

DORI.

Figlia... t'inganni,

Io da musico padre

Nacqui, e tra' boschi da me vissi e crebbi,

E per padre un tal uom giammai non ebbi.

 

DON GASPERONE.

Sior Piastron, con salute

Siete musico ancor?

 

DON PIASTRONE.

Questa, che à detto?

Non le son padre!

 

DON GASPERONE.

Ed io

Supposto me l'avea più d'una volta,

Che figlia era d'ignota

Paternità costei.

 

DON PIASTRONE.

Taci, ed ottura

Il labbro... ah! che io son cinto

Da una gabbia di matti!

 

DON GASPERONE.

Esaminiamo

Quest'altra ancor. Signora, che parlate

Sola, e tanti strambottoli mi fate,

Si potrebbe pregar...

 

EUFELIA.

Se vi bramate

Ritrattar, son con voi. Se mai volete

Seneca diventar, col mio pennello

Or vi posso svenar. Se Giulio Cesare

Volete comparir, coi miei colori

Vi do ventitre colpi

Di pugnalate. Se Attilio Regolo

Esser volete, coi miei chiari oscuri

Gli occhi vi ciecherò. Se Catone,

L'alma vi passerò d'una stoccata.

 

DON GASPERONE.

Mal abbia il punto, che non sei scannata.

 

DORI.

Come? non leggeste

Ancor per i foglietti,

Chi sia Livia Testetti

Detta la Spaccascene?

Da ridere mi viene, un po' sentite

Chi son, cosa ho da essere, e stupite.

Si voi saper chi sono?

Chi sono or si saprà.

Talvolta son di Plauto

La sostenuta attrice;

Talvolta Euridice

Ne' regni dell'orror.

Son pastorella amante,

Che al suon di dolci avene

Accanto al caro bene

Mi spasso a far l'amor.

Son furia, che se m'altero

Sconquasso, abbatto e fulmino;

Qual foco sbalzo in aria,

Nessun mi può frenar.

Questa son io, temetemi,

Se no vi fo tremar.

 

<< <   > >>SCENA XIV

 

DON GASPERONE, EUFELIA, poi ARTEMIDORO.

 

ARTEMIDORO.

(Eufelia e Gasperone, ora mi viene

In acconcio qui presto farli sposi,

Pria che cambi Piastron di opinione.)

 

EUFELIA.

(Ma il vostro parmi un ramo di pazzia,

Io voglio ritrattarvi, e non volete.)

 

ARTEMIDORO.

(Si parla di pittura!)

 

DON GASPERONE.

Se io tengo un ramo di pazzia, tu n'hai

Una metà, e più assai.

Presto, cammina in casa.

 

EUFELIA.

Genti, genti,

Accorrete, che questi

Non vuol farsi dipingere.

 

ARTEMIDORO.

(Non parla

Da filosofa più? approfittiamoci.)

Che son questi rumori?

 

DON GASPERONE.

Buono che giunto sei,

Prenditi la tua moglie, e vanne via.

 

ARTEMIDORO.

Mia moglie! È moglie tua, la sposa mia

È Dori, non leggesti

Quel che scrisse Piastron?

 

DON GASPERONE.

Piastron aveva

Fatto crostin, e vino

Tanto che poco dopo si disdisse.

 

ARTEMIDORO.

(Fu giusto il timor mio.)

Se si disdisse lui, non disdich'io.

 

DON GASPERONE.

Oh buona! e tu chi sei?

 

ARTEMIDORO.

Un che qua a forza

Ti fa Eufelia impalmar.

 

DON GASPERONE.

A forza?

 

ARTEMIDORO.

A forza.

Animo a noi. Se un passo

Il tuo piè da si move

Fo saltarti quel cranio in grembo a Giove.

 

DON GASPERONE.

Piano... piano, mi faccio

Dipingere anche a guazzo. (Ah! che nel ventre,

Ci ho due cani arrabbiati.)

 

EUFELIA.

In posizione

Mettetevi.

 

DON GASPERONE.

Com'è in posizione?

 

ARTEMIDORO.

Teso in pianta così.

 

DON GASPERONE.

A noi sbrighiamo.

 

EUFELIA.

Ma pennello non ho, non ho colori.

 

ARTEMIDORO.

Ecco qui carta e lapis.

 

EUFELIA.

Bene a voi.

Situatevi.

 

DO GASPERONE.

(Crepare

Devo, e star zitto con la rabbia in petto.)

 

ARTEMIDORO.

Se manchi al tuo dover qui è lo stiletto.

 

DON GASPERONE.

Eccomi pianta e immobile,

Svolgo così un ginocchio,

Vuoi spalla? petto? o occhio?

Spiegati, donna sciocca.

(Se l'apro un po' la bocca,

La fo ben spaventar.)

Niente, l'ho fatto un vezzo

Lei l'ebbe per disprezzo,

Morì per qualche termine,

Ma in vita poi tornò.

(Cospetto! quella punta

Soffrir così mi fa!)

Ritorno all'equilibrio,

Osserva il mio calibrio...

Non dico niente affatto...

Sto fermo, e mi ritratto!...

(Quel ferro se ti strappo

Birbon t'ammazzerò.

Mi arrabbio in corpo, e fremo,

La stizza crescer sento,

Se addosso me gli avvento

Lo vo' precipitar.)

(Si getta su Arternidoro, che sta discorrendo con Eufelia, e gli toglie lo stile.)

Lascia, bestia, che ti voglio

Come un pesce qui sventrar;

E di vita anche a te voglio

Se più parli di pittar.

Una botte me ne voglio

Di filosofi salar.

(Parte.)

 

EUFELIA.

Ambi partiti sono!

Or chi dipingerò? in casa corro

A pennellar sollecita all'istante

Qualunque oggetto mi verrà davante.

 

<< <   > >>SCENA XV

 

(Camera in casa di don Piastrone.)

 

DON PIASTRONE pensieroso, poi DON GASPERONE, indi TROFONIO da vecchio pastore.

 

DON PIASTRONE.

Padre son io; ma dove son le figlie?

Quanti garbugli ohimè! che meraviglie!

 

TROFONIO.

Piastron, Piastron, Piastrone.

 

DON PIASTRONE.

Da me che mai si brama?

 

TROFONIO.

Io sono un vecchio,

Che il futuro antivedo. I mali tuoi

Sempre più cresceranno. Di Trofonio,

Gran filosofo e mago che dimora

Nella grotta vicina,

Consolarti potrà la gran dottrina.

 

DON PIASTRONE.

Da un pezzo il sento nominar: ma ancora

Non ho cognizion di un tal Trofonio.

 

TROFONIO.

Chi è Trofonio si sa.

 

DON GASPERONE.

Eh zitto. Or batto ben l'antichità.

 

DON PIASTRONE.

Andiam, vieni ancor tu.

 

DON GASPERONE.

Oibò, patisco

Di podagre.

 

DON PIASTRONE.

Ti prego.

 

TROFONIO.

Vieni, bestia.

 

DON GASPERONE.

A me bestia! la barba oggi non manca,

E gliela spennerò come pollanca.

 

<< <   > >>SCENA XVI

 

DORI, poi EUFELIA, indi ARTEMIDORO.

 

DORI.

Al teatro ho d'andare,

Chi vien la Spaccascene a pettinare?

 

EUFELIA.

Coi miei color perfetti

Deggio tutti imitare i varii oggetti.

 

ARTEMIDORO.

Mi son d'armi provvisto

Per vendicarmi. Avesse

Nissun di voi Gasperon qui visto?

 

DORI.

Devo andare al teatro.

 

EUFELIA.

Sta fermo alquanto, vo' pittarti il naso.

 

ARTEMIDORO.

Una matta tu sei, tu parli a caso.

 

<< <   > >>SCENA XVII

 

(Bosco con grotta.)

 

TROFONIO, DON PIASTRONE, DON GASPERONE.

 

TROFONIO.

Ecco l'antro. Trofonio invocherete

Umili e moderati,

Ei vi disbrigherà da un tanto affare.

Vi lascio, più con voi non ho che fare.

 

DON PIASTRONE.

Trofonio, Trofonio,

Filosofo greco,

Che dentro lo speco

Comandi al demonio,

Trofonio, Trofonio,

Ascoltami tu.

 

CORO DI SPIRITI dentro la grotta.

Trofonio nel cupo

Di questo dirupo

Fa cose stupende,

Oracoli rende;

Il Delfico e Ammonio

Men celebre fu.

 

DON GASPERONE.

Che imbroglio, che impaccio!

Io palpito e agghiaccio!

Fra queste tremende...

Grottaglie ben vecchie...

Fra streghe e fattecchie...

Qui restaci tu.

 

DON PIASTRONE.

Deh ferma, milenso,

Il colpo è già fatto;

Non ve' che propenso

Trofonio ci fu?

Ascolta una volta,

Trofonio vien su.

 

<< <   > >>SCENA XVIII

 

TROFONIO da mago, e Detti.

 

TROFONIO.

In questo minuto

Venuto è in tuo aiuto

Trofonio barbuto,

Temuto da Pluto,

Che ha sopra il demonio

Arcana virtù.

 

DON GASPERONE.

Guardarti non oso,

Trofonio peloso,

L'aspetto è d'un orco,

Il muso è d'un porco,

Un vero antimonio,

Trofonio, sei tu.

 

TROFONIO a don Piastrone.

T'ascolta Trofonio.

(A don Gasperone.)

Sta zitto un po' tu.

 

DON PIASTRONE.

L'umore e il cervello

Sconvolto han del tutto

Mie figlie, il bel frutto

Del mio matrimonio

Trofonio, Trofonio,

Risanale tu.

 

CORO unito a TROFONIO.

Dar loro altro conio

Può solo Trofonio,

Che per testimonio

Del regno plutonio,

È d'ogni demonio

Possente assai più.

 

DON GASPERONE.

Ti lascio, Piastronio,

Che don Gasperonio

Vuol fare filonio

Nel suo popolonio,

E del matrimonio

Parlar non vuol più.

(Fugge.)

 

TROFONIO.

Giura alla locandiera dar la mano,

E son pronto a svelarti il grande arcano.

 

DON PIASTRONE.

La sposerò, non dubiti. Svelate

L'arcano.

 

TROFONIO.

Vedi quella caverna?

Chi vi s'interna, beve

Un magico vapor, s'entra per l'una,

E poi per l'altra porta torna fuore,

Cangiasi tosto d'indole e d'umore,

 

DON PIASTRONE.

Dunque entrar le figlie e i loro sposi?

Or comprendo gli effetti portentosi.

 

TROFONIO.

Ma ricovra il suo umor nell'antro istesso

Chi viene e riede poi per l'altro ingresso.

DON PIASTRONE.

Dunque le figlie teco

Entrino, ed escan fuor dal nero speco.

 

<< <   > >>SCENA XIX

 

EUFELIA, DORI e Detti.

DORI.

Non vive chi si attrista ne' pensieri,

Vive chi allegro sta ne' suoi piaceri.

 

EUFELIA.

V'abbiano in guardia i numi.

 

TROFONIO.

Venite ad osservare

Cose in quell'antro portentose e rare.

 

DORI.

Non ci entro.

 

EUFELIA.

E nemmen io.

 

DON PIASTRONE.

Eufelia, Dori?

Andate ad osservar i bei lavori.

 

DORI.

Allegra vo a calcar la strada oscura.

 

EUFELIA.

Riflessiva entro anch'io. Oh gran pittura!

(Entrano.)

 

<< <   > >>SCENA XX

 

ARTEMIDORO, DON GASPERONE e Detti.

 

ARTEMIDORO.

Ma facesti l'error, amico caro.

 

DON GASPERONE.

Ho torto, non lo niego, errando imparo.

 

ARTEMIDORO.

Ma Piastrone dov'è?

 

DON GASPERONE.

Qua lo lasciai.

Eccolo.

 

ARTEMIDORO.

Cosa è stato?

 

DON PIASTRONE.

Cari generi miei, tutto è aggiustato.

 

DON GASPERONE.

Ma come?

 

DON PIASTRONE.

Vi dirò...

 

<< <   > >>SCENA XXI

 

RUBINETTA, MADAMA BARTOLINA e Detti, poi TROFONIO, DORI ed EUFELIA che escono dalla grotta.

 

RUBINETTA.

Siete ancor ostinato

Sior Piastrone?

 

DON PIASTRONE.

No, son suo, musin garbato.

 

MAD. BARTOLINA.

Gasperon, questa man m'hai da baciare.

 

DON GASPERONE.

Madama, in carità non mi seccare.

 

TROFONIO.

Presto dall'antro uscite,

Ai vostri sposi, al genitor venite.

 

ARTEMIDORO.

La sposa mia dev'essere

Dori; si sa che il genitor lo scrisse.

 

DON GASPERONE.

E non ti vuoi serbare

Cotesta bocca per i bei bocconi?

 

TROFONIO.

Piastron di quello scritto

Nulla ne sa, io la sua forma presi,

E artatamente di mia man l'estesi.

 

DON PIASTRONE.

Oimè! quanto sa far!

 

TROFONIO.

Dunque adempite

Ciò che comando. Mia

È Madama. Tu sposa

Eufelia, impalma tu la locandiera.

Tu sposa Dori, e subito; altrimenti

Io vi fo diventar tanti giumenti.

 

DON PIASTRONE.

Ma a matrimonii di cotanti impegni

Luoghi questi, o signor, non sono degni.

 

TROFONIO.

Ecco: ammirate il sommo

De' miei rari portenti.

Di delizie e grandezze.

Questa spelonca omai reggia diventi.

 

(Ad una scossa della verga che darà Trofonio sparisce la grotta, e si trova nel suo luogo una deliziosa reggia, e lui in un tratto spogliato dell'abito di filosofo, e vestito di nobilissimo abito greco.)

 

DORI.

Che delizie!

 

DON PIASTRONE.

Che contenti!

 

EUFELIA.

Che prodigi!

 

ARTEMIDORO.

Che portenti!

 

DON GASPERONE.

Che bell'aria!

 

MAD. BARTOLINA.

Che piacere!

 

RUBINETTA.

Che allegria.

 

TUTTI.

Che bel vedere!

Augelletti e fiumicelli,

Zeffiretti ed arboscelli!

Fanno placida armonia

Nella verde ombrosità?

Cosa resta di più a far?

Lo stupor mandiamo in bando,

E tra giubilo e contento,

Andiam lieti, e saltellando

Nella reggia a festeggiar.

 

 

FINE DELL'ATTO SECONDO ED ULTIMO

 

 



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