Giovanni Battista Casti
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IL RE TEODORO IN VENEZIA DRAMMA EROI-COMICO PER MUSICA

ARGOMENTO

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IL RE TEODORO IN VENEZIA

 

DRAMMA EROI-COMICO PER MUSICA

 

 

ARGOMENTO

 

 

Teodoro baron di Neuhoff è uno di quei singolari fenomeni che di tratto in tratto offre la storia. Era egli nativo di Westfalia, di spirito fervido e intraprendente, e d'indole romanzesca. Dopo corse varie avventure in Germania, Francia, Svezia e Spagna, si portò in Tunisi ove col mezzo del suo famoso amico baron di Riperda che caduto dal ministero di Spagna si era con grandi ricchezze ricoverato in Africa, gli riuscì d'ottenere da quel Bey e mercadanti, considerabili somme di danaro e munizioni da guerra, colle quali, sbarcato in Corsica, accolto fu con sommi onori da quei malcontenti, che allora erano alle mani co' Genovesi; e lusingandoli con grandiose premesse di flotte e di altri soccorsi per parte di diverse corti d'Europa, gl'indusse a farsi da loro eleggere e incoronar re di Corsica. Ma non comparendo mai flotte soccorso, e mancatagli totalmente il danaro, i Corsi più non gli prestarono obbedienza; ed ei fu costretto a ritirarsi dall'isola, e portarsi in Olanda e in Inghilterra.

Ivi gli riuscì di ammassar di nuovo del danaro, che l'incoraggiò a far qualche altra comparsa in Corsica; ma non fu ricevuto riconosciuto da quei popoli, e spaventato dal bando pubblicato dalla repubblica di Genova sopra la sua testa, ritornò in Olanda, ove fu carcerato per debiti. Uscito dalla prigionia, si trasferì a Londra, e anche colà fu fatto carcerare da' suoi creditori: e liberato ancora da questa prigionia, avendo per così dire esaurito e svaporato il cervello in tanti raffinati pensamenti e artificiosi ritrovati, restò stupido; e indi a poco morì. Alcuni amatori dello straordinario gl'innalzarono un mausoleo, ove era descritta la sua vita e le sue gesta.

Questo singolar personaggio è il soggetto del presente dramma, ove Teodoro si fa comparire in Venezia, come lo rappresenta uno dei più ameni tratti sortiti dalla penna d'un celebre scrittore in una delle sue più leggiadre e bizarre produzioni, generalmente conosciuta. Tutte le circostanze sono immaginate, e l'incontro di Acmet e di Belisa non deve riguardarsi che come semplice episodio. Si è dovuto sagrificare la convenevole estensione che richiederebbe il soggetto al comodo della musica, agl'incomodi usi comunemente ricevuti dal Teatro Italiano, e ai limiti del tempo, dentro i quali devono ristringersifatti spettacoli.



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