Virgilia D'Andrea
Tormento
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CANTO DI RISCOSSA

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CANTO DI RISCOSSA

Eroi dell'oro e della mensa, audaci
i martoriati, i laceri, i derisi,
i sofferenti e zingari mordaci
da' scarni fianchi e da' consunti visi,

Sorgono a turbe, lividi e frementi,
da una fiamma d'amore vinti e percossi,
e col pio sangue di fratelli spenti
straziano il viso con dei solchi rossi.

E spezzano, esultanti, le catene
con cui legaste travagliose vite
e cantano, bruciandovi le vene,
l'odio dei forti e le vendette ardite.

O non temete, inghirlandati eroi,
del canto audace che si tesse in coro...
ali di sogno rilanciamo noi,
verso l'azzurro circonfuso d'oro

O non temete, giovanette belle,
così superbe tra monili e paggi...
queste... son rose d'anima ribelle,
note raccolte di passati maggi,

Quando calpesti fummo e crocifissi,
incisi ne la carne, e pugnalati,
quando, per odio e per livore, infissi
fummo alla gogna, ignudi e conculcati...

E voi plaudiste la gioconda festa,
con bianche mani di Lucrezie antiche...
gli Spartachi veggenti ne la gesta,
voi, derideste, voi, pingue nemiche!

Razze vigliacche di potenti astuti,
che vi cullate tra le bische e i troni,
oggi sorgiamo noi, che abbietti e muti,
fummo tra i ferri vinti, schiavi e proni,

E affascinati dal lontano Oriente,
che ci ha mandato un vortice di fiamma,
alziamo un canto libero e possente,
di nostra fede, magico orifiamma.

O non temete! è dunque «fior di male»
la gente che vi narra il suo dolore?
Ecco... è la plebe all'attimo finale
e nel suo volo vi trapassa il cuore.

Firenze, Febbraio 1919.


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