Virgilia D'Andrea
Tormento
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PERCHÈ?

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PERCHÈ?

Ella discese per sentir, fra i campi,
il profumo del fieno.

Verso l'occaso si accendevan lampi,
Ed era, il sole, di faville pieno.

E prese, triste, il solito sentiero
che tra i colli spariva...

odor di biancospino e di mistero,
attorno attorno, tèpido, saliva.

In alto, tra la pace e gli oliveti
il castello regnava,

e il bosco, fitto d'ombra e castagneti,
il cupo monte, torbido, abbracciava.

E tra il verde dei poggi, a la frescura,
al canto dei ruscelli,

fra l'edera salente per le mura
e attorno ai faggi rinverditi e snelli,

Sognavano, cantando, le duchesse
del palazzo regale:

fiori di vita, che il destino elesse
a far più belle le dorate sale.

E del signore, i sonnolenti schiavi
falciavano nel piano;

ma le fanciulle dei curvati ignavi
bruciavano dell'odio in mezzo al grano.

Ella sentì, quasi dolente canto,
in profumo d'incenso

alzarsi, verso il cielo, in un rimpianto
d'anime stanche per un vuoto immenso.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

A noi... l'egro lavor de la risaia,
Che ne insidia i polmoni...

il màcero, la fame e la malaria,
e le assillanti e torbide visioni.

A noi... la spola, il filo ed il telaio
per tessere dolore,

e l'umido giaciglio del solaio,
dove abbrutire il condannato amore.

Esse, ravvolte nell'azzurra seta
dei soffici divani,

si cullano fra il ganzo ed il poeta,
che sfiora rime su le bianche mani.

E ci prendono e sogno e amore e vita...
e passano cantando...

e i cenci nostri, con la bocca ardita,
arsa di baci, insultano passando.

Allor salì per monti e su pei colli
una più amara voce,

d'ansie ripiena, di singhiozzi folli,
e parve franta al peso della croce.

Sai tu dirmi perchè questo destino
la nostra vita opprime

e pruni e sterpi abbiamo sul cammino
e una bocca di fiele, il cor, comprime?

Sai tu dirmi perchè del triste segno
ci màrcano nascendo

e non abbiamo un cuore, per sostegno
e la vita si sfoglia impallidendo?

Sai tu dirmi perchè questa catena
i nostri polsi serra

e schiavi, inetti, della grande arena,
non insorgiamo a dichiarar la guerra?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Oh! giovinezza mia, come ben triste
passi, sussulti e sfiori...

niuno risponde alla domanda, e... triste
passi, sussulti... e singhiozzando, muori.

Milano, Luglio 1920.


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