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Raccontino gli abitanti di S. Pelagio di Treviso l'episodio di quel padre di sette figli a cui venne negata, con modi atroci, la grazia implorata.
(Da l'Avanti del 10 agosto 1919).
E i sette figli aspetteranno,
invano,
Il ritorno del padre,
Che sopra il monte ripido e lontano
Lotta... e disperde le nemiche squadre.
E avvinti vanno, ignari di
sventura,
Tra i sentieri smarriti...
Stelle di sogno e gemme di radura
Ridono, al vento, cèspiti fioriti.
L'aspra campagna, che di sole
stanca,
Arsiccia si distende,
Da la finestra guarda, austera e bianca,
La muta donna, che lo sposo attende.
E un ritornello di frementi cuori
Allaccia i monti al sole:
«Tornino presto a questi dolci amori
I fanti audaci da le salde gole».
Ma, invano, o bimbi, attenderete
ancora,
Con gioia alta e sentita...
Mentre di luce il Carso si colora,
Supplice ei chiede, per pietà, la vita.
E invano implora: «Per pietà, non
fate
La strage dei fratelli.
Han queste braccia salde oggi arginate
De lo straniero ribelli».
Ma gli risponde il riso alto e
squillante
Del truce e de l'infame.
Piega la fronte e, con le braccia frante,
Di sogni mira le disfatte trame.
Poi... sopra il Carso fosco e
insanguinato
trafitto egli è caduto...
L'han preso, l'han calpesto e pugnalato
Le leggi d'un venduto.
Bagni della Porretta, 20 Settembre 1919.