Virgilia D'Andrea
Tormento
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DECIMAZIONE

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DECIMAZIONE

...Rimane al Comandante il diritto ed il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte.

Il Tenente Generale

F.to Caputo.

Così, dunque, così, li martoriaste,
I dolci e sacri figli...

Come carne da preda li avvinghiaste
Con lunghi, neri e avvelenati artigli,

E li gettaste, a frotte, infami, a sorte,
Senza un'ombra di schianto,

Nel gorgo dello strazio e della morte...
Incatenati e con il core infranto!

Così, dunque, così, di sangue rosso,
Imbeveste la terra...

E il mondo non ha urlato e non si è scosso,
E lo strazio dei morti non vi afferra.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Poveri, cari morti, sagomati
Cogli alti pini del gran monte austero,
Attendete, un istante, inginocchiati
Vi ricopriamo col pio drappo nero.

Quanto sofferto avete e singhiozzato,
Membra disperse e bocche irrigidite...
Il popolo è qui tutto, oggi, prostrato,
E bacia e asperge e conta le ferite.

Che volete, siam soli, ancora soli,
E non possiamo infrangere e schiantare
Questa catena che ne arresta i voli,
Per essere più forti... e vendicare!

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

O madri, voi, che divinar sapete,
In trepida tensione,

Il periglio in agguato... e lo vedete
Ne l'ansia de le notti di passione,

Chè non balzaste e, rotte le ritorte,
Al ribaldo uccisore,

Dal Carso uscenti scapigliate e smorte,
Non mordeste dementi, il lercio cuore?

E rupi, voi, gementi e dolorose
Di giovinezze sane,

D'ombre fasciate cupe e sanguinose,
Non irrompeste in acque, in gorghi, in frane

Per troncare la vita ed arrestare
Il martirio cruento?...

Come meglio sarebbe stato andare,
Con occhi chiusi, verso ignoto evento...

Chè non avremmo qui, dentro, nel petto,
A stìmmate profonde,

Le memorie esecrande e un nodo stretto
Di pianto, che dolor cupo nasconde,

Che ci rammenta il sangue invendicato,
L'ànsito grave, umano

D'un popolo asservito e calpestato
E fatto cencio da gettar lontano.

Chè non avremmo un'ombra che ci desta,
Battendo l'ali tese,

E che ci dice sulla bocca: «È questa
L'ora di lotta e delle grandi attese!».

Bagni della Porretta, 25 Settembre 1919.


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