Virgilia D'Andrea
Tormento
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LA PRESA E LA RESA DELLE FABBRICHE

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LA PRESA E LA RESA DELLE FABBRICHE

Dalle pesanti è fùmide gualchiere,
Dalle officine scintillanti al sole
Ondeggian le bandiere e rosse e nere
Fioriti steli di smaglianti aiuole.

Salute! o del lavor, vindici figli,
Oggi marcianti all'ultima conquista...
Salite i colli fulgidi e vermigli,
Forza non v'è che all'impeto resista.

Salute! o nel fulgor, vigili e forti,
Belli tra i marmi, intrepidi titani,
Limpide schiere innumeri d'insorti,
Lampo di genio e schianto d'uragani.

Ponete al sole le bandiere e al vento,
O del Valdarno, bronzei minatori,
E date forza e impulso al movimento
Coi foschi cigli e cogli invitti cuori.

Liberi canti e le sirene,
Sìculi ardenti de le zolfatare
Ed olezzanti fiori a le carene,
Trepida gente de l'azzurro mare.

E piantate, sui campi, l'orifiamma,
O della Puglia, indomiti fratelli,
E date i cenci per l'immensa fiamma
Che gavazza dal campo dei ribelli.

Arde la pugna e fremono gli eventi
O di Liguria, scamiciati eroi...
Figli del ferro, invitti tra i cimenti,
Oggi la vita ne sorride... A noi!

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

E una donna d'amor passa pei cieli
E fiori getta lungo il suo cammino...
Dai drappeggiati suoi rosati veli
Scendono gemme di color turchino.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ma batte, a un tratto, un'ala di sventura:
Cupa la turba ondeggia.
Un tetro giorno triste di tortura
Sul pallido orizzonte amaro albeggia.

Passano nubi sulle oscure fronti,
Più nulla ne sostiene,
Sanguina il cielo sopra i grigi monti,
Curvano, stanche, le domate schiene.

Oh! resistete, su... quest'è la resa...
Pel sangue dei perduti,
Per la morte che fosca s'è distesa
Sul corpo dei compagni qui caduti,

Resistete da forti, o logorati
Petti febbricitanti...
Vi siamo accanto, ovunque, affratellati,
Per darvi vita e non vedervi franti.

Ma scossa ha la parola, ormai, la fede.
Escono ad uno, ad uno.
L'un dopo l'altra ogni officina cede
E un canto trema nel silenzio bruno.

No, non cantate, no. Questa è perduta,
Forse, per sempre, splendida battaglia!
L'avvilimento vostro oggi ben fiuta
Chi, con leggi, vi stringe e vi attanaglia.

No, non cantate, no. Ponete il lutto
Su le bandiere... sotto il cielo nero...
… Il folle sogno, illusi, è ormai distrutto,
Sogghigna, lieto, il vecchio di Dronero.

E sogguarda e sorride, or che sconvolta
È, finalmente, l'orrida visione...
E mentre tace, vinta la rivolta,
I ferri appronta per la rëazione.

Fremono i morti de le pugne amare
Ne l'urlo de le macchine scroscianti...
Par di veder le cinghie sanguinare
Strette ed attorte al cuore dei volanti.

Milano, Ottobre 1920.


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