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NON SONO VINTA!
No, non son vinta. Vibra, in me,
più forte,
L'ardente fede ne l'angusta cella,
E frange i ferri e batte le ritorte,
L'onda del sogno, che il mio cor flagella.
No, non son morta. Ma più puri e
alati
Getta la penna, nei tumulti, i versi,
Ed essi vanno, azzurri e fascinati,
Verso il nitore di bei cieli tersi.
Quando da sola l'anima cammina,
E insidie e frodi il mondo le congiura
E nel fosco de l'ombra essa indovina
Che v'è l'agguato bieco o la sventura,
E passa e lotta e resistente
avanza,
Senza sgomento, verso l'alte cime
Ed aspra più diventa la distanza
E più le sembra il sogno suo sublime;
Quando... pur triste... e fragile
parvenza
Inchioda, il mondo, ad ascoltar la voce,
Che dalla cupa e turbinosa essenza
Urla il martirio de la ingiusta croce,
Allor s'è fatto di granito il core.
E non cede, non muta e non dispera:
Canto è di sogno che, giammai, non muore...
… Fonte ingemmata di bellezza vera.
Oh! ben lo so... che se cantato
avessi
Le vostre glorie e le dorate sale...
Se nel tumulto de la vita avessi
Anch'io venduto o spento l'ideale,
Certo mi avreste aperto intero il
mondo,
Rose m'avreste sparse sul cammino,
Rete di sogno mèmore e profondo...
Forse... l'alloro... in fondo al mio destino.
Ma ho cantato di cenci... e ho
calpestato
Tenero, il fior, de le languenti dame;
Ma ho scoperto i solai... e ho profanato
L'aria col tanfo de l'occulta fame.
Ma ho cantato di stanchi e di
perduti,
Di desolati nei singhiozzi proni,
Ho pianto sopra i morti ed i caduti,
E merito la gogna... e le prigioni.
Stringete, dunque, ancor... ferri e
catene!
Le azzurre strofe mie battono l'ala
Verso le lotte de le grandi arene...
Le raccoglie la teppa e le immortala.
Carceri di Milano, 28 Ottobre 1920.